Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eveine    16/12/2017    1 recensioni
Affrontare l'ultimo anno di scuola non è mai facile ma per Keylee Malfoy, una ragazza che è costretta a pagare una colpa non sua sin dalla nascita, lo è ancora di più. Tra lezioni, compiti, M.A.G.O., conoscerà due nuovi professori che le sconvolgeranno l'anno scolastico costringendola a vivere una nuova avventura. Un'avventura che l'aiuterà a scoprire chi è veramente e cosa vuole per il suo futuro.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1
Sull’espresso per Hogwarts
 
 
 
 
 
 
 
Era arrivato. Il momento che tanto aspettava e temeva l’aveva travolta come una valanga, iniziare l’ultimo anno di scuola significava molte cose, significava crescere, maturare, avvicinarsi all’età adulta, affrontare l’ignoto. Keylee era una ragazza che già possedeva queste qualità, era stata costretta a diventare adulta prima del tempo ed era per questo motivo che, per lei, il traguardo dell’ultimo anno rappresentava solo la fine di una tortura e, forse, l’inizio di qualcosa di migliore.
La stazione di King’s Cross era immersa nella nebbia, i treni arrivavano e partivano mentre una leggera pioggerellina li investiva, ogni mattina quel luogo era attraversato da migliaia di persone e quel 1 settembre non faceva eccezione. Una strana famiglia cercava di farsi spazio tra i viaggiatori che si accalcavano sulla banchina tra i binari 9 e 10, i Malfoy, come al solito, era tra i primi ad arrivare e mischiarsi tra i babbani, a loro piaceva la puntualità. All’apparenza potevano sembrare una normale famiglia, il capostipite aveva i capelli biondi tirati all’indietro e indossava un pesante cappotto nero che gli arrivava alle ginocchia, la moglie teneva i lunghi capelli castani sciolti e anch’ella aveva un cappotto elegante ma verde smeraldo, per non tradire la sua vecchia Casa di appartenenza. Il figlio minore era la copia sputata del padre, viso allungato con lineamenti spigolosi, capelli quasi color platino portati esattamente come quelli del genitore per mostrare che voleva assomigliargli in ogni aspetto, gli occhi erano grigi e non tradivano mai le sue emozioni. E quella era la perfetta famigliola che si avvicinava furtivamente alla barriera che divideva il mondo babbano da quello magico, una madre amorevole che non faceva altro che sistemare il colletto della giacca del figlio e un padre premuroso che lo aiutava a trasportare il carrello con sopra il baule per la scuola tenendogli un braccio sulle spalle. Purtroppo, però, c’era qualcosa che stonava, che inficiava la parola “perfezione”, infatti, poco più dietro, c’era anche la loro figlia maggiore che aveva disonorato il cognome più di una volta.
La ragazza esteriormente sembrava una Malfoy, il colore degli occhi e dei capelli erano i marchi di fabbrica che si tramandavano da anni, ma lei, a differenza dei suoi famigliari, non era interessata all’ordine e alla precisione, bastava vedere i suoi capelli spettinati che le arrivavano solo al collo e alla lunga frangia che teneva dietro l’orecchio destro. Gli occhi erano spiccicati a quelli del fratello ma, al contrario di quelli del ragazzo, erano pieni di vita, rispecchiavano esattamente ogni suo stato d’animo tanto che, spesso, l’avevano anche cacciata nei guai, insomma non potevano certo essere descritti come inespressivi.
Keylee, questo era il nome della maggiore dei figli di Draco Malfoy, osservò i suoi genitori e il fratello oltrepassare insieme la barriera, nessuno si era voltato per sincerarsi se lei li avesse raggiunti o meno, per quanto interessava loro poteva anche finire sotto un treno. Fece un profondo respiro e si allacciò il giacchetto rosso, era solo il 1 settembre ma l’aria era fredda e quella leggera pioggia non aiutava la temperatura a rimanere mite, strinse forte le mani sul carrello e presa la rincorsa chiudendo gli occhi. In un attimo si ritrovò in una stazione completamente diversa ma la sua solitudine era esattamente la stessa, le persone non correvano da una parte all’altra senza neanche parlarsi ma si fermavano per salutarsi, per raccontarsi delle vacanze appena trascorse e le paure per il nuovo anno scolastico, i versi dei vari animali riempivano l’aria tanto da coprire, addirittura, il vociare dei maghi.
Il treno, una vecchia locomotiva a vapore, era già in funzione, il fumo che usciva dai fumaroli si mescolava con la nebbia rendendola ancora più densa, poco lontano da lei Keylee vide i suoi genitori che, nel frattempo, erano rimasti soli con il carrello di suo fratello Scorpius che era andato a salutare gli innumerevoli amici che non vedeva dal giugno scorso. Li osservò mentre si scambiavano poche parole, fieri di avere un figlio così bello e popolare, per un attimo ebbe l’impulso di salire senza salutarli con l’intento di non tornare a casa a giugno, sparire per sempre e crearsi, finalmente, una vita lontano da loro ma, soprattutto, fuori dall’ombra di suo fratello. Inaspettatamente ci ripensò, contro ogni sua aspettativa si ritrovò ad avvicinarsi a loro, dopotutto erano i suoi genitori, l’avevano messa al mondo donandole la vita, le permettevano di frequentare Hogwarts senza farle mancare nulla di materiale, le facevano vivere una vita agiata anche se completamente priva di affetti.
-Mamma, papà, io vado. Ci rivediamo a Natale!- così dicendo li baciò leggermente sulla guancia, prima il padre e poi la madre, uno dei pochi insegnamenti che aveva ricevuto a Malfoy Manor era l’educazione e non mancava mai di mostrarla di fronte a quei due ghiaccioli che si facevano chiamare genitori.
Le parole di commiato che si scambiarono potevano contarsi sulle dita di una mano, con il cuore pesante si allontanò da loro e decise di salire sul primo vagone del treno che, di solito, era frequentato da studenti dei primi anni e non dai suoi compagni di corso. Salire le scale e trascinarsi dietro il baule era stata un’impresa decisamente complicata, era una ragazza forte e indipendente ma aveva anche i suoi limiti ma mai avrebbe chiesto aiuto a qualcuno. Una volta all’interno si fermò per riprendere fiato e anche per rilassare i muscoli delle braccia, in quello spazio chiudo l’aria era calda e stantia, l’arredamento era vecchio quasi quanto Hogwarts, si ritrovò a domandarsi quanti studenti avevano calpestato il pavimento di quel corridoio o si erano seduti sui morbidi sedili. Il primo scompartimento era ancora completamente vuoto così vi entrò e si sedette sul logoro sedile vicino al finestrino nella direzione di viaggio, siccome la sua altezza poteva tranquillamente tradursi in bassezza decise che il suo baglio sarebbe rimasto in basso, posizionato in verticale nello spazio tra i sedili di destra e quelli di sinistra.
Finalmente poté rilassarsi guardando fuori attraverso il vetro, la banchina ormai era stracolma di persone, le undici si avvicinavano e i ritardatari si affrettavano a raggiungere il treno. Era strano stare lì seduta, quello sarebbe stato il suo ultimo 1 settembre, entro pochi minuti sarebbe stata ufficialmente una studentessa del settimo anno. Le sue emozioni erano contrastanti, era felice di dover affrontare solo un altro anno e potersi, poi, lasciare alle spalle un mondo che era convinta non le appartenesse, dove non si sentiva apprezzata. Dall’altra parte, però, era in ansia e preoccupata perché finire la scuola significava lasciare qualcosa che conosceva per avventurarsi verso l’ignoto, avrebbe dovuto abbandonare la sua comfort zone, da sola. Non aveva ancora deciso cosa fare del suo futuro ma di una cosa era certa: aveva addosso una paura tremenda che, di solito, non le apparteneva.
Coloro che erano rimasti fuori dal treno, a quel punto, erano solo le famiglie degli studenti visto che, quest’ultimi, erano tutti saliti, fu felice di constatare che il suo vagone era rimasto vuoto. Quella banchina era piena di genitori amorevoli  che salutavano con la mano i propri figli, tristi per doversi separare da loro per tre mesi, sua madre e suo padre, probabilmente, si stavano preoccupando dei sentimenti di uno solo dei loro figli mentre, per l’altra, ciò che provavano era solo indifferenza. Era difficile dover ammettere che, almeno per una volta, le sarebbe piaciuto sapere che quei saluti fossero destinati a lei, sognava che quelle persone fossero lì per lei, che fossero tristi di separarsi da lei. Quello che più desiderava, però, era sapere cosa si provava a ricevere un abbraccio paterno e materno, le sarebbe bastato riceverne uno fraterno ma niente, l’unica che nella sua famiglia le aveva mostrato un po’ di affetto era sua nonna paterna, Narcissa.
La nascita di Keylee era stata sin da subito un disonore, nella famiglia Malfoy il primogenito era sempre stato un maschio e, proprio per questo, non avevano bisogno di fare altri figli, gliene bastava uno. Dopo la Seconda Guerra Magica erano quasi scomparse le famiglie che davano importanza alla discendenza, i purosangue non esistevano quasi più ma, questo, non valeva per Draco e sua moglie Astoria. L’uomo si era sentito offeso ad essere stato il primo Malfoy ad aver generato una figlia femmina e ad essere stato costretto ad avere un secondogenito per poter permettere al cognome di proseguire nelle generazioni successive. Keylee si era ritrovata, sin dalla nascita, a dover pagare una colpa non sua, non era stato facile crescere con due genitori che la odiavano solo perché era femmina, per di più, con il passare degli anni, la situazione era andata peggiorando, infatti la bambina, crescendo, aveva dimostrato caratteristiche non proprio degne del suo cognome, non le piaceva la popolarità, amava rimanere in disparte, non desiderava occupare posti di prestigio, aveva sogni umili che contrastavano con i desideri di grandezza della sua famiglia. La goccia che fece traboccare il vaso arrivò durante lo smistamento a Hogwarts, la piccola ragazzina indifesa aveva provato anche a chiedere al Cappello Parlante di assegnarla a Serpeverde ma quello era stato irremovibile, secondo lui la sua Casa di appartenenza era quella di Grifondoro. Quel magico oggetto le aveva sussurrato all’orecchio che aveva dimostrato un così grande coraggio ad affrontare una famiglia come la sua che non poteva non indossare colori diversi dal rosso e oro, si era dimostrata una vera leonessa a tener testa a genitori e nonni pur di non cambiare se stessa.
-Malfoy!-
La voce dal tono basso e delicato ma allo stesso tempo affilata e sgradevole la riportò alla realtà, una realtà dove lei era sola ed essere una leonessa non l’aveva aiutata nella vita. La giovane si voltò verso il ragazzo che era appena entrato nel suo scompartimento sperando di aver sbagliato a riconoscere la voce, ma non appena lo vide meglio alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare fuori dal finestrino sapendo di aver indovinato.
-Neanche un ciao, sei proprio maleducata!- continuò lui, sedendosi nel posto vicino alla porta visto che il baule impediva di sedersi negli altri.
-Non credevo fossi tipo da convenevoli.- cercò di scherzare lei senza neanche guardarlo.
-Invece ti sbagli, adoro essere salutato!-
Keylee si voltò di nuovo mostrandogli un viso con un’espressione perplessa.
-Non fare quella faccia che sembri quasi simpatica.- così dicendo James scoppiò a ridere.
-Grazie!- la parola fu accompagnata da un gesto non proprio gentile. –Oh, guarda, il treno è in movimento. Dovresti raggiungere i tuoi compagni.- continuò lei.
-Stavo andando da loro, infatti. Solo che passando qui davanti ho visto una nana che non è stata in grado di issare il suo baule sulla retina.- senza neanche aspettare risposta prese il baule di Keylee e lo mise nel posto dove sarebbe dovuto stare.
-Per la cronaca anche tu sei una mia compagna e, probabilmente, da giugno non ci vedremo più… per fortuna.-  uscì dalla porta senza darle modo di controbattere o ringraziarlo.
I due avevano un rapporto particolare, si conoscevano sin da bambini ma non c’era mai stato buon sangue tra di loro, ogni conversazione, anche la più innocua, terminava con un litigio, si stuzzicavano e offendevano a vicenda ma, alla fine, si aiutavano a vicenda. James era il tipico ragazzo cresciuto in una famiglia agiata con genitori e parenti famosi, si sentiva bello e importante e questo lo rendeva uno sbruffone. Con gli anni, la giovane, aveva scoperto che, in fondo, aveva un cuore generoso e un lato gentile, non a caso era venuto appositamente da lei per aiutarla con il baule, sarebbe potuto salire direttamente nei vagoni più avanti ma, probabilmente, l’aveva vista in difficoltà nel far salire la valigia sul treno e aveva deciso di intervenire. C’era qualcosa di surreale nel vederlo aiutare gli altri, soprattutto i bambini dei primi anni, era terribilmente premuroso verso i suoi fratelli e cugini minori, insomma era un tenerone nascosto dalla maschera della popolarità. Indubbiamente aveva un bell’aspetto, aveva ereditato l’altezza della famiglia Weasley, i capelli corvini e disordinati del padre e gli occhi grandi e marroni della madre. Era contenta di avere un piccolo alleato in quella grande scuola.
L’ingresso di alcuni ragazzini del secondo anno interruppero la linea dei suoi pensieri, li salutò e prese un libro dalla sua borsa e iniziò a leggere intervallando con lunghe osservazioni del panorama. Adorava la natura incontaminata.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eveine