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Autore: _Lilli_    16/12/2017    1 recensioni
Una visita inaspettata ed una stramba proposta mettono di fronte ad un'ardua scelta Nàli, che si ritroverà a combattere per la propria vita e per quella dei suoi compagni d'avventura. Ma tanti dubbi la assalgono, la paura di non essere accettata per ciò che è. O che forse, non è affatto.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gandalf, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ti prometto che rivedrai Erebor Nàr, tornerai a camminare nelle sale dei nostri Padrie la stirpe dei Durin sarà di nuovo forte come un tempo. Non disperare perchè verrò a prenderti e ti ricondurrò a casa.”
Le parole di Thorin le riecheggiavano  in continuazione nella testa ed erano state una rivelazione per lei; ricordava il modo in cui sua madre custodisse gelosamente le lettere che si erano scambiati e si accorgeva sempre quando Nàr ne riceveva una, perchè un grande sorriso felice e nostalgico le increspava le labbra. Se chiudeva gli occhi le tornava in mente la schiena della nana china sullo scrittoio a volte illuminata con la sola luce di una candela, lo sguardo perso nei suoi mille ricordi e la mano che scorreva rapida e decisa sul foglio. Sua madre amava raccontarle le leggende della stirpe dei Durin, storie a cui lei però non sentiva di appartenere: non  aveva mai conosciuto la sua famiglia e questo senso di distacco divenne più forte quando un giorno si ritrovò ad ascoltare per caso il suo patrigno lamentarsi del re e del fatto che nessuno voleva accogliere di nuovo Nàr anche se il suo primo marito era ormai morto da tempo. Si era sentita in colpa e più abbandonata e sola che mai in quel momento ed aveva finalmente capito il motivo per cui tutti l’avevano sempre trattata con distacco e diffidenza in quegli anni, a causa di un padre che loro non avevano mai accettato.
Si chiese cosa l’aveva spinta a dar retta ad un vecchio pazzo e partire per quell’insensato viaggio. Senso del dovere? Forse. Un modo per onorare il ricordo di sua madre? Molto probabile. Le mancava terribilmente, lei che conosceva così poco il mondo e che non aveva esperienza alcuna sentiva ancora la necessità di una guida a cui rivolgersi per poter trovare la forza di andare avanti e prendere le giuste decisioni; aveva sempre dato per scontato che sarebbe rimasta in quella città di provincia vivendo col suo lavoro e non aspettandosi nulla da niente e nessuno, vivendo accanto alla sua amata madre e al suo amore su cui fare affidamento.
 
“Tu e tua figlia avete il diritto di vivere tra la nostra gente e quando riuscirò a liberare Erebor dal drago ci riprenderemo ciò che era nostro. Canti e balli torneranno a riempire le sale vuote del palazzo, tornerà la vita e voi sarete al mio fianco quando diventerò Re sotto la Montagna.”
Nàli scosse la testa sbuffando leggermente, per lei rimanevano solo chiacchiere inutili anche se sapeva in cuor suo che stava facendo tutto questo per sua madre. Nàr non poteva più varcare la soglia di Erebor quindi lo avrebbe fatto lei al suo posto, non le importava del tesoro, della gloria o della riconoscenza e soprattutto del pericolo a cui andava incontro perchè le bastava solamente rendere felice lo spirito della persona a cui aveva provato amore e rispetto e lo avrebbe fatto ad ogni costo. Riscuotendosi da quei pensieri alzò gli occhi al cielo trapunto di stelle stringendosi al mantello per proteggersi dal freddo; si era riparata in una nicchia nella roccia scaldandosi con un misero fuocherello e chiedendosi quanto distasse quella dannatissima Contea; Gandalf le aveva parlato degli Hobbit quindi sapeva più o meno cosa aspettarsi anche se non ne aveva mai incontrato uno in vita sua, ma il suo cuore si agitava sempre quando pensava al momento in cui avrebbe incontrato Thorin e si chiese di nuovo perchè l’avesse fatta chiamare: aveva un vago ricordo di lui dato che era molto piccola la prima ed unica volta che lo vide ed i suoi tratti le apparivano indistinti, ricordava solo lo sguardo felice di sua madre quando erano insieme e quello triste quando lo vedeva andar via; per lei Thorin era solo una macchia indistinta tra i suoi ricordi, priva di significato ma anche di un volto dato che nel corso degli anni lo aveva del tutto dimenticato. Dunque, perchè dopo così tanto tempo si era fatto vivo attraverso lo stregone? Era una domanda che non vedeva l’ora di porgli ed esigeva delle risposte, ne andava l’esito del viaggio: se non avesse ricevuto una spiegazione sul comportamento che suo nonno e gli altri avevano tenuto nei suoi confronti non ci avrebbe pensato un attimo a salire sul suo pony e tornare indietro; quando finalmente la stanchezza ebbe la meglio sulle sue farneticazioni l’ultima cosa che vide chiudendo gli occhi furono le stelle luminose che brillavano in cielo, e che indisturbate ignoravano ciò che accadeva sulla Terra di Mezzo e ai suoi abitanti.
 
 
Casa Baggins appariva accogliente a qualunque viaggiatore passasse di li per caso: il prato ben curato, le aiuole potate e molti fiori profumavano l’aria; leggere tende in pizzo ornavano le piccole finestre e la grande porta rotonda di un bel verde brillante si apriva su una casa deliziosa e colma di oggetti che rendevano il focolare bello ed invitante; era il buco Hobbit più invidiato da tutti giù alla Contea e su questo Bilbo poteva esserne certo, lo rendeva orgoglioso e gli piaceva ricevere ospiti perchè lo rallegravano. Ma non uno stregone e tredici nani di cui dodici decisamente troppo allegri e chiassosi che avevano messo sottosopra la sua bellissima casa e svuotato quasi del tutto la dispensa; il suo disappunto sembrava divertire l’allegra compagnia e in particolar modo Galdalf che fumando la sua inseparabile pipa rideva di gusto nel vedere l’espressione sconsolata dello Hobbit; dopo le presentazioni e le domande di rito i canti, i balli e l’abbondante cena, l’allegria lasciò ben presto il posto alla solennità e Bilbo restò incantato e scosso al tempo stesso udendo il canto che Thorin e il resto della Compagnia intonarono alla sola luce proveniente dal camino, dall’energia che le loro parole riuscivano ad infondere; il tempo del riso e degli scherzi era terminato, era giunto il momento di parlare della spedizione e del pericoloso viaggio che stavano per affrontare. Thorin stava osservando la mappa stringendo in una mano la chiave che suo padre gli aveva affidato tramite Galdaf quando tre colpi alla porta ruppero il poco silenzio che aleggiava nella piccola sala; tutti si guardarono intorno tesi chiedendosi chi mai potesse essere a quell’ora della sera; non si aspettavano altri nani, oltre ai presenti nessun’altro aveva accettato l’invito di Thorin. «Dunque è giunta. Iniziavo a preoccuparmi.» Esordì lo stregone attirando su di se gli sguardi curiosi ed indagatori dei presenti, tranne quello di Scudodiquercia che non si preoccupò di nascondere il fastidio dato che era stato interrotto in faccende decisamente importanti. Altri tre colpi fecero sussultare un già tesissimo Hobbit che trafelato corse alla porta seguito poco dopo da Gandalf che non voleva perdere l’occasione di accogliere la nuova e, inaspettata per gli altri, ospite.
 
 
Nàli si trovava di fronte la casa in attesa di essere ricevuta con una certa impazienza, non amava molto aspettare soprattutto dopo un lungo viaggio che si era rivelato piuttosto noioso ma anche irritante dato che si era persa un paio di volte prima di trovare la strada giusta; ringraziò di fatto lo stregone per aver lasciato un segno sulla porta in modo da poter riconoscere la casa giusta. Il simbolo in questione, che si trovava in basso a destra, riluceva alla luce della luna quasi a volerle dare il benvenuto; bussò altre tre volte chiedendosi perchè nessuno venisse ad accoglierla e per un folle istante pensò che forse aveva interpretato male il messaggio di Gandalf, che forse era giunta troppo tardi e fossero già partiti tutti lasciandola indietro, stava quindi per andar via quando la porta si aprì ed un esitante mezzuomo fece capolino per vedere chi fosse. Lo Hobbit restò sorpreso e per un istante non seppe cosa dire. «Buonasera, questa è la casa di Bilbo Baggins? Spero proprio si, sapete mi sono persa non so quante volte prima di giungere qui.» Esordì la voce che destò ancor più curiosità nei nani che erano in ascolto e che si alzarono cercando di affacciarsi dalla sala per poter sbirciare e vedere chi fosse. «Ehm si, si sono io. Prego, accomodatevi.» Bilbo nonostante la sorpresa la lasciò entrare e prendendo il suo bagaglio si fece da parte quando Gandalf rivelò a sua presenza mentre lui correva in dispensa alla ricerca di qualche cibo sopravvissuto all’assalto famelico dei nani. «Temevo di non essere riuscito a convincerti, ma per fortuna sei qui.» Nàli si limitò a sorridere e lanciò uno sguardo oltre l’uomo con ansia nonostante cercasse di nasconderlo. «Lui è qui, non temere.» Disse con un sorriso, e voltandosi per chiamarlo si meravigliò nel vederlo avanzare con sguardo arcigno nella sua direzione: il nano, sempre più infastidito, aveva deciso di raggiungerlo per chiedergli cosa ci fosse di così importante da tenerlo occupato e si bloccò non appena vide la nuova arrivata. «No, non è possibile.» Esordì il nano incapace di dire altro; fece un passo verso di lei e Galdalf soddisfatto capì che era il momento di tornare dagli altri nani. «Costui è Thorin Scudodiquercia mia cara, sono sicuro che avrete molto di cui parlare.» Detto ciò, li lasciò soli.
 
 
Nàli aveva trattenuto il respiro nel vedere il nano avvicinarsi a lei con quello sguardo sorpreso e quasi spaventato e non ci fu bisogno delle presentazioni quando le fu vicino, nonostante non conoscesse il volto di Scudodiquercia lo riconobbe all’instante: lo stregone aveva ragione, avevano molto di cui parlare ma il problema era che non sapeva da dove iniziare. Le mille domande che si era imposta di fare a Thorin non trovavano la forza di uscire dalla sua bocca, e proprio in quel momento le tornò in mente una delle tante lettere di sua madre: “Quando diventerò Re sotto la Montagna voi tornerete con me. Rivedrai di nuovo Erebor.” In quel momento capì che non aveva torto. Thorin irradiava regalità da ogni fibra del suo corpo, dal portamento sino alle espressioni del suo volto sempre accigliato e scontroso; Nàli ne fu quasi intimorita ma capì che non poteva restare li in piedi in silenzio per sempre. «I miei occhi mi ingannano, tu non puoi essere lei. Com’è possibile? » Le chiese piano, avvicinandosi ancora; Nàli si accorse che era poco più basso di lei solo in quel momento ma preferì non farlo presente, non era certo il momento adatto e non voleva passare per una maleducata. «Sono… Sono sua figlia, Nàli.» Riuscì a dire sentendo la bocca piuttosto secca, deglutì un paio di volte senza perdere di vista il mutamento di espressioni che attraversavano il volto del nano e cercò di interpretare le sue emozioni. Thorin annuì e posandole una mano sulla spalla la condusse in una stanza poco distante per non lasciarsi disturbare dai nani che nella sala accanto avevano ripreso i festeggiamenti. «Come puoi essere la figlia di Nàr? Loro sono morti tutti, così mi hanno detto i nani che sono riusciti a raggiungere le Montagne Azzurre!» Nàli sussultò a quelle parole e scosse la testa tirando fuori dalla scarsella le lettere di sua madre. «Sono riuscita a sopravvivere, quando loro sono fuggiti dalla città ero in via di guarigione ma nessuno si è preoccupato di venirmi a cercare!» Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi ma non voleva farsi vedere così debole, detestava quando questo succedeva soprattutto davanti a qualcuno. Posò tra le mani di un incredulo nano il plico che aveva con se e fece un bel respiro sperando che le credesse; il nano riconobbe le sue parole e la sua grafia, e capì che quella nana doveva per forza essere la figlia di sua cugina, non avrebbe mai e poi mai potuto avere quelle lettere altrimenti. E poi la somiglianza con Nàr era notevole, per questo quando la vide ferma sull’uscio di casa Baggins l’aveva scambiata per lei sentendo il cuore smettere per un istante di battere; ogni dubbio si dissipò in ogni caso quando tornò a guardare Nàli, che con aria stanca ma risoluta sembrava cercare risposte e conforto. «Ti chiedo scusa. Sono stato brusco ma vedi tu… Lei.» Sospirò e Nàli gli sorrise timidamente per fargli capire che andava tutto bene. «Posso immaginare come ti senti perchè anche io non so bene come comportarmi. Sono venuta qui dietro invito di Gandalf, ma dalla tua reazione immagino che sia stata sua l’idea di farmi venire qui anche se non ne capisco il motivo.» Il nano annuì lasciando che un breve sorriso comparisse sulle sue labbra. «Galdalf sa essere insistente quando vuole quindi non sono sorpreso che sia riuscito a convincerti.» Nàli annuì alle sue parole. «Insistente e molesto oserei dire, non mi ha dato tregua. Ma a quanto pare i suoi metodi funzionano.» Disse con un’alzata di spalle. Si sentiva più a suo agio ora, non ancora in piena sintonia con Thorin ma sperava di rimediare durante il viaggio. «Mi sono sempre chiesta perché mia madre sia stata allontanata e di quale colpa si sia potuta macchiare per essere stata bandita. Speravo che tu potessi spiegarmene il motivo.» Il nano fu sorpreso da quella domanda ma abbassò lo sguardo come se si vergognasse di qualcosa; prese infine coraggio e guardò sua nipote negli occhi. «Nàr ha avuto la forza di ribellarsi a mio nonno, il re. Le unioni tra nani e uomini non sono così disprezzate anche se non molto comuni, ma quella tra i tuoi genitori non fu mai accettata perché Nàr era destinata ad un nano del nostro stesso rango ed il re interpretò il suo come un tradimento. Fu bandita e nessun’altro della famiglia a parte me le rivolse più la parola anche dopo la morte di tuo padre.» Sembrò quasi giustificarsi e lei capì che Thorin si sentiva in colpa per quella storia, e non poté fare a meno di essere stupita da una sciocchezza come quella. «Mi dispiace, lei ci teneva moltissimo a voi ed ha sempre sofferto a causa di questa lontananza. Sperava davvero di tornare ad Erebor e ti ha aspettato a lungo ma capisco che non sia stato possibile.» Il nano abbassò un istante la testa e le restituì le lettere con un pesante sospiro. «Non mi perdonerò mai quello che è successo ma spero di farlo un giorno, ed estendo la mia promessa a te perché so che il momento è finalmente giunto e lo faremo insieme per lei.» Nàli lo guardò con gratitudine e sorrise ancora. «Oh il viaggio si, non sapevo se mi volessi davvero con te ma sono pronta a partire. Non vedo l’ora in effetti!.» Thorin sembrò sinceramente sorpreso ma anche compiaciuto dalla forza di volontà di sua nipote «Bene vediamo cosa si può fare in proposito allora, chiederò a Balin se ha un contratto da farti firmare. Ora credo sia arrivato il momento per te di rifocillarti e di conoscere il resto della compagnia.» Disse in tono pacato ma che non ammetteva repliche, e Nalì fu suo malgrado costretta a seguirlo.
 
 
«Lei è Nàli, la figlia della mia defunta cugina Nàr, e ci ha raggiunti per unirsi alla Compagnia. Prego, ora siediti e mangia qualcosa.» Scudodiquercia la presentò a tutti in modo quasi solenne, poi quasi con indifferenza tornò a sedersi accanto ad un compiaciuto Gandalf. Dodici paia di occhi curiosi si posarono su di lei quando apparve al fianco di Thorin nell’angusta e decisamente troppo affollata sala, ma raccolto un po’ di coraggio lasciò scorrere lo sguardo sui nani per poter conoscere ognuno dei loro visi. «Salve a tutti. C’è posto anche per me?» Chiese con un sorriso quando vide che tutti i presenti, eccetto Thorin Bilbo e Galdalf, si alzarono per porgere i loro saluti. «Ai vostri ordini, mia signora.» Dissero all’unisono esibendosi in un inchino prima di tornare a sedersi, cosa che Nàli trovò piuttosto bizzarra ma si limitò a sorridere e ad accomodarsi accanto ad un simpatico nano che scoprì essere proprio Balin, espressione dolce e saggia ed una buffa barba lunga e bianca che terminava sul suo ventre formando due punte. Risa e canti tornarono a rallegrare i commensali compreso Thorin anche se in modo più tranquillo rispetto ai suoi compagni, e Nàli trovandosi suo malgrado coinvolta da tutta quell’allegria si sorprese nell’osservare la naturale compostezza che lo caratterizzava. «Gradite della birra mia signora?» Chiese una voce accanto a lei che nel voltarsi si ritrovò a fissare un paio di occhi scuri dall’aria giocosa che la osservavano con vivo interesse, occhi che aveva notato anche quando si era presentata pochi istanti prima. «Si, ti ringrazio.» Rispose afferrando il boccale che le venne dato e con un cenno di ringraziamento al giovane nano si mise a parlare con Balin che le aveva chiesto educatamente come era andato il viaggio, e da quale parte della Terra di Mezzo arrivasse. Fu quando scostò accidentalmente i capelli e rivelando una collana che catturò di nuovo l’attenzione di tutti i presenti su di se. «È davvero un bellissimo gioiello quello mia signora, chi lo ha creato è un’artista ma chi ve lo ha dato in dono ha davvero buon gusto.» Mormorii di assenso seguirono le parole di un altro giovane nano dalla folta chioma dorata che la guardava con aria divertita dall’altra parte del tavolo. «Sono felice che ti piaccia e ti ringrazio per i complimenti dato che sono stata io a crearlo, i metalli preziosi per me non hanno segreti.» Rispose con soddisfazione lasciando per la seconda volta la Compagnia, compresi stavolta anche Gandalf e Bilbo, a bocca aperta. «Ottimo ragazza mia, vuol dire che sai il fatto tuo.» Commentò allegramente Balin strizzandole l’occhio con aria complice.
 
La serata trascorse in modo tranquillo fino a che la stanchezza non ebbe il sopravvento e molti dei nani cercarono un giaciglio per poter riposare; Nàli rimasta sola accese la sua pipa sorridendo: quel gesto le ricordava la madre che non approvava quel suo vizio, non reputandolo affatto adatto ad una femmina. Aspirò un paio di boccate sovrappensiero quando avvertì una presenza ma non si scompose anzi rimase li a fumare indisturbata fino a che il nano dagli occhi scuri non prese coraggio rivelandosi a lei per posarle di fronte un contratto. «Oh, ti ringrazio…» Rispose lasciando la frase in sospeso per fargli capire che non ricordava il suo nome. «Siete davvero decisa a partire mia signora? Si insomma, non è certo una faccenda semplice questa.» Finse di ignorare quel piccolo dettaglio e rimase in attesa di una risposta quindi Nàli alzò lo sguardo su di lui e sorrise senza smettere di fumare osservando il suo volto alla luce tremula di una candela; non doveva avere molti più anni di lei, di questo ne era sicura. «E tu sei pronto? Mi sembri piuttosto giovane per intraprendere un’avventura simile.» Lo canzonò notando il lieve rossore che colorò le guance coperte da una leggera barba. «Lo sono abbastanza da poter affrontare il drago e reclamare il trono di Erebor accanto a mio zio Thorin.» Stava per esclamare indignato, ma poi si ricordò che tutti dormivano quindi lo disse in tono più basso azzardandosi a sedere accanto a lei per farsi sentire. «Un gesto nobile da parte tua ma in ogni caso se proprio vuoi saperlo si, sono decisa a partire. Ho le mie buone ragioni per farlo.» Disse in un tono che al nano suonò misterioso, ma non chiese spiegazioni limitandosi ad osservarla mentre firmava con decisione il contratto che avrebbe riconsegnato all’efficiente Balin la mattina seguente. «Non credi possa farcela perché sono una femmina?» Chiese di punto in bianco mettendo a posto la pipa e voltandosi del tutto verso il suo interlocutore che rimase spiazzato da quella domanda. «Non volevo offendervi mia signora, mi dispiace.» Si scusò il nano sorridendole nonostante la figuraccia. Nàli lo trovo simpatico oltre che molto bello e questo la sorprese: non aveva mai pensato nulla del genere nei confronti di un nano. O meglio, nei confronti di qualsiasi essere che aveva avuto modo di incontrare «Scuse accettate. Immagino che il mio arrivo improvviso abbia suscitato molti interrogativi e non posso biasimarvi.» Lo informò mentre si alzava, seguita a ruota dal nano che senza chiederle se fosse o meno d’accordo la accompagnò fino alla camera che Bilbo le aveva gentilmente messo a disposizione. «Buonanotte mia signora.» La salutò il nano quando si fermò di fronte alla stanza. «Buonanotte Kili, a domani.» Rispose di rimando sorridendogli e sparendo dietro la porta che si chiuse silenziosamente alle sue spalle. Kili restò un istante a fissarla sorridendo e andò a dormire con la consapevolezza che non avrebbe mai atteso impazientemente l’alba come in quel momento.
   
 
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