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Autore: _Bri_    17/12/2017    2 recensioni
Tratto dal prologo:
...Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te, si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
[Storia sospesa]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio | Coppie: Matt/Mello
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
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CAPITOLO III
Infirmière
 
Ho bisogno di te come di un’infermiera
Che tu ripari la mia testa e i miei sentimenti che non funzionano più bene
Che tu rifaccia i miei stock di seratonina
Che tu mi dica
Che non è niente.
 
(Infirmière – Fauve)
 
 
12 Luglio 2004
 
Era successo quello che nessuno si sarebbe mai augurato, nello specifico si era avverato il grande incubo di Matt ed Ái: la ragazza aveva superato tutti gli studenti, compresi Mello e Near, all’ultimo test di psicologia. Quella era l’unica materia in cui la ragazza riuscisse davvero bene, insomma la naturalezza con cui affrontava le difficoltose pagine dei libri di testo non era di certo la stessa con cui si approcciava alle altre materie. A lei non importava affatto in realtà; da quando era arrivata alla Wammy’s House, poco più di un anno prima, l’unica cosa di cui aveva premura era cercare di stare il meglio possibile. I suoi attacchi d’ira erano diminuiti, era riuscita a farsi degli amici che riteneva fantastici anche se un po’ eccentrici e delle volte assolutamente insopportabili, aveva una buona compagna di stanza dalla parlantina facile, per cui spesso e volentieri non si sentiva nemmeno obbligata a parlare per forza, tanto c’era Linda a farlo per entrambe. Persino la sua repellenza fisica nei confronti del genere umano era calata ai minimi storici; quelli erano tutti segnali del fatto che la Wammy’s House fosse un luogo perfetto per lei, per cui il suo interesse per lo studio era proporzionale alla necessità di non farsi cacciare dall’istituto, di certo non puntava ad essere la numero uno ed ottenere così il posto tanto agognato da Mello come successore di L.
Ma che cosa ci poteva fare se studiare psicologia le riusciva bene?
Non si era impegnata più del solito, al contrario sapeva che se la sarebbe cavata comunque anche non approfondendo, per cui rimase stupita come tutti quanti quando ricevettero i risultati dei test.
Quando passò accanto a Near, chino a terra che si arrotolava una ciocca di capelli chiari mentre puntava tutta la sua attenzione su una pila di dadi, sussultò quando il ragazzino si rivolse a lei.
-Complimenti, Ái.- Disse semplicemente, con la sua solita voce monocorde ed il suo sguardo assente dalla realtà.
-Emh, grazie Near.- si limitò a dire lei con imbarazzo, non avendo mai costruito nessun genere di rapporto con quel ragazzino visto l’odio che Mello provava nei suoi confronti.
A proposito del biondino: dopo che i risultati del test erano stati esposti e gli studenti si erano ammassati intorno alla teca per scoprire i punteggi, quando il primo studente disse ‘ehi, questa volta Ái ci ha battuti tutti!’, Mello si voltò con gli occhi sgranati verso la ragazza che guardava a debita distanza la teca con la bocca semi aperta in un’espressione di incredulità; i due rimasero a guardarsi lungamente ed Ái sperò con tutta se stessa che lui non esplodesse in un gesto d’ira, eppure le sue speranze vennero gettate all’ortiche, perché Mello ad un certo punto si voltò a dare un calcio ad una sfortunata sedia posta nel corridoio e scappò via, seguito da Matt.
Far arrabbiare uno dei suoi unici due veri amici era l’ultima cosa che avrebbe voluto, ma non sapeva proprio come rimediare; era infastidita da tutte quelle persone che si complimentavano con lei, in quel momento odiava se stessa per essersi applicata troppo nella stesura delle risposte. Era una cosa stupida? Si. Non aveva nessun genere di colpa, le disse Linda quando le due rientrarono in camera ed Ái aveva iniziato a fare su e giù per la stanza, cercando ad alta voce una soluzione per far rabbonire Mello.
-Ora piantala! Dovresti solo essere fiera di te insomma! Hai superato tutti, persino Near ti ha fatto i complimenti, che cosa ti importa della reazione di quel pazzo?-
-Mello non è pazzo!- Rispose furiosa Ái che aveva preso a gesticolare freneticamente con le mani –Anche io mi incazzerei a morte se fossi dotata dell’intelligenza di Mello e mi ritrovassi sempre al secondo posto!-
-Tu lo sopravvaluti Ái!-
-Questo non è vero!-
-E invece si- la rimbeccò la bionda –Mello è un folle spocchioso, violento e pieno di sé e dovresti capirlo per una buona volta! Non vedi cosa combina? Non possiamo tutti quanti vivere nel terrore delle sue reazioni sconsiderate ogni volta, è insostenibile!-
-È solo molto emotivo, tutto qui.- Tentò di giustificarlo ancora lei, ma l’unica cosa che ottenne fu far scuotere il capo a Linda, ormai sfiancata dalla resistenza dell’amica nell’accettare l’evidenza.
- Ái, ascoltami bene. Ognuno di noi ha le proprie capacità. Tutti noi, nessuno escluso, ha un quoziente intellettivo molto più alto della media, altrimenti non saremmo qui lo capisci? Mello non è di certo migliore di noi, è solo più presuntuoso e arrogante.-
-Davvero sei tu a dire questa cosa Linda? Proprio tu che hai posto Near su un piedistallo quasi fosse una divinità?-
Linda arrossì con evidenza e prese a farfugliare concitata –Near è diverso, lui è…geniale ecco.-
-Near non è più geniale di quanto non lo sia Mello! Semplicemente ha lo spessore emotivo di un cucchiaino e di certo questo lo aiuta nella resilienza allo studio! Cazzo Linda, sei accecata dal sentimento.-
A quel punto Linda si alzò dal letto e si avvicinò minacciosa ad Ái,
-Invece te no? Ma guardati! Ti sottometti come un tappetino, ogni cosa che dicono o fanno Mello e Matt per te è legge, ma mentre Matt è abbastanza innocuo Mello è pericoloso Ái!-
Per la prima volta dopo molto tempo Ái tornò a vedere rosso; non si rese nemmeno conto di aver spintonato l’amica prima di vederla barcollare. Ma si era spinta troppo oltre.
-Mello non è pericoloso!-
Linda la guardò con occhi sgranati, ma poi si appellò a tutto il suo buon senso e decise di mantenere il controllo, seppur verbalmente attaccò di nuovo –Dici di no? Ma guardati, guarda come stai reagendo. Io sono tua amica Ái, ma non ti permetterò una seconda volta di mettermi le mani addosso per colpa di quell’idiota.-
Le mani di Ái tremavano nell’atto di reprimere la voglia di prendere a pugni la ragazza che aveva davanti. Un salvifico bussare alla porta prevenne la catastrofe imminente e ancora tremante di rabbia Ái si avviò verso di essa e la aprì con violenza.
-Che cazzo vuoi Matt?!-
Il ragazzo fece correre gli occhi dall’amica a Linda, ancora in piedi a braccia conserte.
-Ciao anche a te Ái, felice di vederti- il ragazzo spiegò le labbra in un sorriso che scoprì i denti candidi e subito Ái si rilassò, di certo non voleva discutere anche con Matt e per fortuna l’amico aveva l’ottima capacità di calmare i suoi picchi d’ira ancor meglio di una buona dose di xanax.
-Su, entra- borbottò lei facendogli posto.
-Ho interrotto qualcosa?- Chiese lui dopo essersi seduto sul letto di Ái con naturale confidenza.
-Per fortuna che sei arrivato tu, la tua amica stava per uscire totalmente di testa- sibilò Linda, prima di sedersi sul proprio letto.
Matt alzò gli occhi blu verso Ái che ciondolava in piedi davanti a lui, quindi allungò una mano ad afferrarle il polso e la tirò a sé, così lei gli sedette accanto sbuffando.
-Ehi bellezza, speravo fossi contenta del risultato del test! Invece arrivo qui e ti vedo sprigionare scintille dagli occhi.-
Ái fulminò con lo sguardo Linda che ancora la guardava stizzita, poi rintanò la testa nell’incavo tra il collo e la spalla di Matt, che prese a carezzarle i capelli.
-Non sono arrabbiata- borbottò sul suo collo.
-Strano, mi sembrava proprio il contrario- disse allegro lui continuando a coccolarla.
-Guarda che scena che stai facendo, certo che sei arrabbiata!- Sputò Linda, giustamente su tutte le furie –Abbiamo appena litigato per colpa del tuo amichetto, Matt. Ái è così terrorizzata dalla sua reazione che si sta colpevolizzando per essere stata la prima nell’ultimo compito di psicologia.-
-Non sono terrorizzata!- Disse alzando la testa di scatto, ma la mano di Matt la spinse di nuovo verso la propria spalla con delicatezza, dove lei tornò a rifugiarsi.
-Lo sai come è fatto Mello, gli passerà vedrai- disse il ragazzo con tono rassicurante.
-Mi spiace per lui…- borbottò di nuovo lei che raccoglieva ben volentieri le carezze di Matt.
-Sei solo una ragazzina viziata quando fai così e tu Matt non dovresti assecondarla! Così non fai altro che farmi fare la parte del genitore cattivo lasciando a te quello del buono- Linda mantenne le braccia conserte ed una voce carica di astio. Matt scoppiò a ridere nel sentire quel paragone e poi strinse a sé Ái che lanciò uno sguardo in tralice a Linda e poi le fece una smorfia, mentre stringeva le braccia dinoccolate attorno alla vita sottile del ragazzo.
-Oh fai un po’ come ti pare Ái, io ti ho detto la mia! Tu e quel tuo amico, sempre pronti a mettervi al centro dell’attenzione!- Linda si alzò di scatto –Vado in biblioteca a studiare.- ed uscì sbattendosi la porta dietro. A quel punto Ái alzò lo sguardo e sorrise all’amico che chinò il viso per ricambiare lo sguardo.
-Che hai fatto per farla arrabbiare tanto?-
-Ho offeso Near- sorrise vittoriosa lei.
-Secondo me non hai solo offeso Near, non me la conti giusta.- Matt premette un dito sul naso della ragazza, la quale lo arricciò istantaneamente e poi sbuffò –L’ho anche spintonata.-
- Ái non devi farlo!-
-Lo so, lo so! Ma è più forte di me, non riesco proprio a trattenermi certe volte- mise su un finto broncio che Matt riconobbe subito come tale, ma proprio non resistette ad assecondarla.
-Va bene, ma cerca di trattenerti la prossima volta, sono sicuro che Linda ti vuole bene e dice quel che dice solo per farti tornare in te.-
-Ma ha detto che Mello è pazzo!-
-Beh, Mello è pazzo.- sottolineò consapevolmente rilassato Matt che era tornato a carezzarle la testa.
-E che è violento…e pericoloso!- bofonchiò Ái.
-È innegabilmente violento, si. Ma che ti importa di quello che dice Linda? Mello è…Mello. A noi va bene così, no?-
-Mh…non voglio che si offendano le persone a cui tengo.-
-E di me che dice?- chiese curioso lui.
-Tu sei a posto, il problema di Linda è solo Mello- Rispose Ái mentre tornava a stringersi a Matt.
-Già, è anche il nostro problema, non è così?-
Ái tornò a puntare le pupille circondate dalle iridi grigie in quelle di Matt –Che intendi?-
-Niente…- Poi la scostò delicatamente –Senti un po’: questa sera dopo cena andiamo sul terrazzo di nascosto, ho recuperato il Gin- Matt concluse strizzandole l’occhio.
-Sicuro che Mello non mi picchierà?-
-Ma piantala, ci sono io a difenderti!- I due ragazzi scoppiarono a ridere all’unisono e per un altro po’ rimasero a coccolarsi.
 
 
12 Luglio 2006
 
L’aria calda arriva come un phon a scaldare l’atmosfera. Si era ripromesso di trovare la sua abitazione e finalmente la ricerca aveva dato i suoi frutti. Nonostante il sole sia tramontato una forte umidità ricopre la campagna, rendendo respirare quasi insopportabile, eppure non gli importa, l’unico suo scopo e varcare quella soglia e ritrovare i suoi occhi.
La sua assenza si era rivelata impossibile da sopportare, molto più di quanto avrebbe mai immaginato.
Il cancello della villetta è socchiuso e da questo un breve viale conduce al portone di legno. Il cuore comincia a battere più forte del previsto, perché dalle finestre esce flebile una luce calda e quello può voler dire solo una cosa: la casa è abitata.
Gli anfibi percorrono il viale con passo incerto. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Ormai è davanti al portone. Si gratta il mento distrattamente e poi lo fa. Le nocche si scontrano sul legno una, due, tre volte.
Attende.
Un’attesa sfiancante ed interminabile.
Nessun rumore, aspetta, sente dei passi.
Poi il silenzio. È dietro la porta, potrebbe sentire la sua bocca sfiorare il portone mentre lo fissa dallo spioncino.
Silenzio.
Il rumore di una chiave che gira nella serratura rompe quell’attimo di attesa e poi, pianissimo, il portone si apre a lui facendola apparire come un miraggio, anche se non è passato che qualche mese dall’ultima volta che l’ha vista.
Deglutisce e la bocca si piega involontariamente in un sorriso quando lei punta i grandi occhi grigi dritti nei suoi e schiude le labbra a pronunciare con incertezza il suo nome.
-Matt...? Che cosa…-
-Ciao Ái, mi lasci entrare?-
 
12 Luglio 2004
 
Dopo la cena sgattaiolò in camera e poi corse verso le scale che portavano alla terrazza stando bene attenda a non farsi scoprire da nessuno. Non aveva idea di come avrebbe reagito Mello, ma era certa che Matt sarebbe stato in grado di tranquillizzare gli animi se questi si fossero scaldati. Schiuse la porta lentamente e spiò l’esterno.
Quello che vide le fece aggrottare le sopracciglia: Matt e Mello erano seduti a terra uno di fronte l’altro, entrambi con un bicchiere in mano, ma con le fronti a contatto e Matt carezzava i capelli chiari dell’amico mentre parlottavano a bassa voce. Lo stava consolando? Certo che tutto quell’affetto era decisamente strano, quantomeno ambiguo, specialmente per una persona come Mello così reticente al contatto fisico. Per la prima volta da quando li aveva conosciuti  Ái provò un certo senso di inadeguatezza in loro presenza, come se quello non fosse posto per lei; mentre si trovava ancora sospesa nel decidere se raggiungere i due o tornare silenziosamente indietro, gli occhi di Matt lanciarono uno sguardo nella sua direzione, quindi subito si scostò da Mello.
-Ma che ci fai imbambolata lì? Su vieni!-
Quando anche Mello si rese conto della presenza della ragazza raddrizzò subito la schiena e portò il bicchiere alla bocca, ingoiando un grande sorso di gin, così si asciugò la bocca con il polso e tornò a guardare Ái, che aveva fatto qualche passo oltre la porta ma l’aveva lasciata aperta.
-Beh che cazzo fai Ái? Esci e chiudi quella porta, vuoi farci scoprire da Roger?-
Tutto sommato Mello le aveva quantomeno rivolto la parola, segno che la rabbia stesse lentamente scemando. Chiuse la porta e si avvicinò agli amici, ma rimase in piedi a guardare Mello dall’alto.
-Tenterai di picchiarmi?-
-La cosa mi è balenata in testa, si.-
-Ma lo farai?-
Mello sbuffò e sorseggiò nuovamente dal bicchiere –Forza siediti, ti si vedono quelle graziose mutandine nere da qui- Disse lui ghignando mentre sbirciava la biancheria sotto il vestitino di Ái, che a quel punto sedette fra i due a creare un cerchio.
-Ho interrotto qualcosa?- Nel porre la domanda non guardò nessuno dei due, bensì puntò gli occhi sul bicchiere che la attendeva e lo colmò con il gin, ben intenzionata a sbronzarsi il prima possibile.
-Ma perché non fai altro che dire cazzate? Mi chiedo come sia possibile che tu ci abbia superato tutti in quel dannato test visto tutto quello spazio vuoto nel tuo cervello.- sputò velenoso Mello.
-Quindi ho interrotto qualcosa.- Sorrise leziosa lei che tornò a bere mentre fissava divertita Mello.
-Macché, ti stavamo aspettando- si intromise Matt interrompendo quel lancio di sguardi tra i due; la ragazza con il bicchiere alla bocca faceva correre lo sguardo da Mello a Matt, mentre era sempre più convinta che bere il più in fretta possibile l’avrebbe strappata via da quello strano stato di imbarazzo in cui si sentiva precipitata. Dopo aver scolato mezzo bicchiere ed aver rinunciato al fatto che uno dei due avrebbe prima o poi aperto bocca, fu lei a spezzare il silenzio,
-Allora? Di cosa stavate parlando prima che vi sorprendessi a parlottare tutti vicini?-
Matt portò una sigaretta alla bocca e la accese disinvolto, mentre Mello bevve ancora prima di scartare una tavoletta di cioccolato ed addentarne un pezzo.
-Quindi?- Ái iniziava a spazientirsi, intanto prese una sigaretta dal pacchetto che Matt aveva lasciato a terra e la accese impaziente.
-Ma niente di che Ái, davvero- fu Matt a rispondere espirando il fumo dalla bocca.
-Parlavamo di te.- rispose rigido Mello, che passò lentamente la lingua sulla cioccolata mentre gli occhi resi più scuri dal buio si erano allacciati in quelli di lei.
-Bene, una risposta sincera quantomeno. E quale argomento nello specifico? Sono proprio curiosa, sai.-
Ái alternava freneticamente un tiro di sigaretta ad un sorso di gin, così che Mello dopo aver tirato via un rimasuglio di cioccolato dalle labbra con la lingua la rimproverò, -Vacci piano o ti dovremo riportare in camera in braccio e non ne ho affatto voglia. Comunque parlavamo del test, ovviamente.-
La ragazza sbuffò seccata –E va bene Mello! Che cazzo ci posso fare, me lo spieghi? Vuoi tenermi il broncio a lungo? Basta saperlo sai?! Ed io che ti ho anche difeso tutto il pomeriggio!-
-Lo so, Matt me l’ha detto.-
Ái lanciò un’occhiataccia a Matt che di tutta risposta fece spallucce ed accennò un sorriso,
-Mi sembrava una cosa sensata da fare.-
Ái finì il bicchiere e lo lasciò a terra stizzita –Mi sembrava di aver rotto un momento molto intimo sapete?- A quel punto si alzò, gettò a terra il filtro che schiacciò con l’anfibio e spolverò il vestitino nero con le mani.
-Che fai?- Domandò Matt accigliato.
-Vi lascio soli, non ho più voglia di stare qui.-
Matt tentò di replicare, ma fu la mano di Mello ad allacciarsi alla sua caviglia così da non permetterle di avviarsi verso la porta. Ái che nel frattempo si era voltata, roteò il corpo quando bastasse per guardare l’amico che la stava trattenendo.
-Lasciami per piacere.-
Mello mollò la presa ma e si alzò con uno scatto agile –Dai non fare questa scena- roteò gli occhi poi, prima di tornare a guardarla.
-Scena? Io non sto facendo nessuna scena. Secondo me non sbaglio quando ho pensato di aver interrotto qualcosa. Non siete di certo obbligati a trascinarmi sempre con voi sai?-
-Ma smettila, lo sai che non è così!- questa volta fu Matt ad intervenire, ma in realtà la ragazza stava aspettando una risposta da Mello, ma dato che il biondo si limitava a guardarla senza aggiungere nulla lei perse definitivamente le staffe, -Ma sai che c’è? Vaffanculo Mello!- Spintonò il ragazzo con una mano e si affrettò velocemente verso la porta, sulla quale crollò addosso dopo che Mello l’aveva spinta con forza dalla schiena.
-Mello che cazzo fai? Le fai male!-
Ái si massaggiò lo zigomo che aveva sbattuto contro il metallo della porta e, con la mano ancora a coprire la guancia, si voltò con sguardo furente. Davanti a lei Mello che la fissava con astio –Che pensi che ti debba ringraziare perché mi hai difeso con quella cretina di Linda? Nessuno ti ha obbligata.- Sibilò lui vicinissimo alla sua faccia.
-Tu stai fuori di testa- Disse guardandolo con gli occhi sgranati –Non ti meriti proprio un cazzo, lo sai?- E lo spintonò di nuovo.
-Ehi fatela finita, basta, Mello fermati!- Matt trattenne il ragazzo per la spalla che sembrava pronto a colpire nuovamente Ái.
-Sono un pazzo e un violento! Lo vedi?! Non c’è alcun bisogno che tu mi difenda perché Linda ha solo detto la verità!- Le gridò in faccia Mello trattenuto fisicamente da Matt. Ái ne avrebbe approfittato volentieri per colpirlo in pieno viso, ma in realtà l’ira stava man mano scemando.
-Non sfogare su di me la tua rabbia ok?! Tu non sei solo così, però su una cosa Linda ha proprio ragione, ti piace tanto attirare l’attenzione su di te!-
Le pupille tremolavano davanti al suo viso, ma il corpo di Mello si rilassò così che Matt abbandonò lentamente la presa ma mantenne comunque alto lo stato di allerta.
-Tu sei come me Ái, lo sai che vuol dire. Lo sai che cazzo significa essere così.- Mello aveva mosso un passo verso di lei, addossata ormai sulla porta; era tanto vicino che Ái sentiva l’odore del gin misto a cioccolato uscire dalla sua bocca. Gli occhi di Ái scavallarono la faccia di Mello per andare a cercare lo sguardo rassicurante di Matt alle sue spalle, che colse il segnale ed intervenne, -Va bene, abbiamo bevuto un po’ troppo velocemente, ora spostati Mello, non vedi che la stai agitando?-
Ma Mello non si spostò, bensì avvicinò ancor più il viso a quello di lei fino a far toccare la punta del naso con il suo –Hai ragione, ci hai interrotti prima.- e poi aggiunse quasi a toccare le labbra di Ái torturate dagli incisivi –Ma non importa. A noi va bene quando ti metti in mezzo.-
Così Mello si tirò indietro per poi voltarsi e tornare verso i bicchieri e la bottiglia di gin abbandonati a terra.
Matt ed Ái si guardarono accigliati; rimasero fermi e muti fin quando Matt non mosse qualche passo verso l’amica, - Ái…- mormorò non sapendo dire altro se non il suo nome.
-Forza non lasciatemi solo, c’è un’intera bottiglia da finire.- sentenziò la voce di Mello.
Ái non disse nulla, rimase a fissare il ragazzo davanti a sé per qualche istante, poi scosse il capo e tornò a sedersi vicino a Mello, pronta a ricominciare da capo quella serata fatta di gesti e parole che volevano dire tutto il contrario di tutto. Dopo aver tratto un grande sospiro anche Matt tornò vicino agli altri due e si accese un’altra sigaretta, prima di riempirsi di nuovo il bicchiere.
 
12 Luglio 2006
 
Una bottiglia di gin e due bicchieri riempiono il tavolino intorno al quale sono seduti i due. Ái stringe le ginocchia al seno con un braccio, mentre la mano libera afferra il bicchiere e lo porta alla bocca. Le occhiaie che circondano gli occhi sono particolarmente rosse, nota Matt mentre estrae una sigaretta dal pacchetto, che poi allunga verso la ragazza.
-Come hai fatto a trovare l’indirizzo?- chiede lei con voce flebile, poi prende una sigaretta e la accende nervosa.
-Non si svelano i trucchi del mestiere.- Matt accenna un sorriso, aspira una boccata di fumo poi. La ragazza annuisce assente.
Rimangono per un po’ in silenzio, si ispezionano, fumano una sigaretta, bevono altro gin. Entrambi vorrebbero stringersi in un abbraccio, ma un muro invisibile li confina ai due lati del piccolo tavolino.
-Hai trovato anche lui?-
Matt scuote il capo e tira indietro i capelli con la mano.
-Mello è bravo, dannatamente bravo- commenta il ragazzo che afferra un’altra sigaretta. La ragazza sospira sconfitta e poggia la fronte sulle ginocchia.
Con insicurezza Matt allunga la mano a toccare i capelli fulvi.
-Mi sei mancata terribilmente.-
Lentamente Ái alza la testa e quando gli occhi grigi si scontrano con quelli di Matt, il ragazzo si accorge che sta trattenendo le lacrime. La mano passa così dai capelli alla guancia.
-Anche tu mi sei mancato terribilmente- ripete lei con le gambe sempre più strette dalle braccia.
-Mi hai fatto preoccupare Ái.-
-Lo so. Non ce l’ho fatta. Non ce la faccio, Matt. Mi sento come se mi avessero strappato una gamba, un braccio, cazzo, qualcosa di così importante senza il quale posso solo sopravvivere, non di certo vivere.-
Matt annuisce, capisce quello che vuole dire meglio di chiunque altro. Trattiene la sigaretta fra le labbra ed allunga anche l’altra mano a chiuderle il viso.
Tutto d’un tratto Ái si alza ed aggira il tavolino, fino a posizionarsi davanti al ragazzo, che la guarda con la sigaretta ancora stretta in bocca. Le dita pallide e sottili si allungano a carezzargli la guancia, poi salgono a tirargli indietro i capelli castani lentamente e con accortezza. Matt allunga le mani a sfiorare le gambe nude di Ái, che è coperta solo da una lunga maglia consumata; la sigaretta si consuma fra le labbra, ma a lui non importa nient’altro che perdersi in quegli occhi grigi che lo guardano vigili.
-Scopami Matt.- quelle parole escono dalle labbra rosse senza esitare. Il ragazzo smette immediatamente di carezzare la pelle bianca.
-Sei sconvolta…- mugugna con la sigaretta ancora in bocca.
Ái scuote il capo ed incurva la schiena fin ad avvicinare il viso al suo.
-Se di una cosa sono sicura è che non vorrei perdere la verginità con nessun altro al mondo. Vuoi farlo?-
Il ragazzo trattiene una risata –Credi non voglia? Ma sei scomparsa per tre mesi Ái…-  Tira via la sigaretta dalla bocca –Se non fosse stato per me saresti rimasta…lontana ancora per chissà quanto tempo, ed ora mi chiedi di fare sesso?-
Lei annuisce continuando a carezzargli i capelli.
-Ho bisogno di voi Matt, da qualcosa devo pur iniziare.-
-Ma se hai così tanto bisogno di noi perché sei scappata?-
-Perché Mello se ne è andato.-
-Ma io c’ero!- Matt sente la rabbia montare dentro di lui, ma Ái non gli permette di alzarsi; una mano arriva a serrargli la spalla.-Lo so che è difficile da capire Matt, lo è tanto quanto spiegarlo, eppure io non ce la faccio se lui non c’è, come non ce la faccio se non ci sei tu. Però questo non c’entra niente con ora.- La mano che era stretta sulla spalla di Matt ora sale a ricercare la guancia scavata –Ora sei qui e ora ho bisogno che tu faccia questa cosa, ti prego Matt.-
-Ne sei sicura?- Insiste lui non interrompendo mai la connessione di sguardi. Appena vede Ái annuire spegne la sigaretta e beve un altro sorso di gin; si alza ed attira la ragazza a sé.
Le labbra si schiudono nel secondo bacio che si siano mai scambiati. Un bacio lento e lunghissimo, che sa di fumo, gin e dolore.
Come aveva potuto rinunciare alle labbra di Matt fino a quel momento? La sua bocca le schiude le porte del paradiso e come per magia riesce a non fare nient’altro che bene.
Matt la tira su ed Ái allaccia le gambe intorno alla sua vita, poi tornano a divorarsi senza esitazione; il ragazzo fa qualche passo indietro mentre la tiene stretta e la schiena si scontra con una porta accostata, che Ái spinge con il piede senza smettere di baciarlo.
La getta sul letto e si privano dei vestiti a vicenda, velocemente e con foga. Rimangono a guardarsi per qualche istante prima che Matt tiri a sé la ragazza trattenendola per i fianchi.
Si toccano, gemono, si aggrappano l’uno all’altra con fare disperato prima che Matt si spinga in lei che trattiene un urlo tra le labbra rosse e umide.
In ogni gesto di lui risiede riguardo ed accortezza per quella creatura che ha ritrovato e di cui sente l’esigenza ad ogni affondo.
Ed Ái ricambia accogliendolo tra il dolore della sua prima volta e la consapevolezza di avere bisogno di sentirsi viva e reale con lui.
La schiena si inarca spingendosi verso Matt, le mani ricercano i capelli ed il viso con pedissequa naturalezza ed ancora le labbra si cercano concedendosi lunghi baci arroganti.
Il ragazzo le afferra il seno ed i fianchi e con la bocca ricerca il suo orecchio nel quale sprigiona ansimi rochi, mentre Ái si aggrappa alla sua schiena incitandolo a spingersi in lei con maggiore forza e sperando che quelle spinte scaccino definitivamente il dolore fisico ed emotivo.
Le fronti si incollano e gli occhi si allacciano come calamite, consapevoli che lo sguardo dell’altro nasconda l’immagine della terza punta di quel triangolo affilato, di cui assenza ha spezzato l’equilibrio che li teneva in piedi.
E chiamandosi tra i gemiti reprimono la voglia di pronunciare il suo nome, fin quando con le ultime spinte entrambi raggiungono l’orgasmo e si abbandonano l’uno nelle braccia dell’altra, sfiniti, felici e tristi, pieni e svuotati, ricchi ed impoveriti.
 
La luce del mattino accompagna lo schiudersi delle palpebre. Le iridi di intenso blu si guardano intorno mentre la testa cerca di riordinare i pensieri, confusi dal sonno da cui è appena uscito.
Poi ricorda.
Allunga una mano al suo fianco e si accorge di essere solo in quel letto che non gli è familiare. Un senso di ansia lo pervade e lo porta ad alzarsi di scatto, infila i boxer ed esce frettolosamente dalla stanza da letto. Quel piccolo soggiorno che la notte precedente era immerso quasi totalmente nell’oscurità ora riverbera di luce, ma al contempo rivela l’assenza di Ái. Si avvicina di fretta al piccolo tavolino disordinato sul quale si trovano ancora il posacenere e le sigarette, la bottiglia mezza vuota di gin ed i bicchieri colmati più volte la sera precedente. Accanto ad essi un foglio piegato ed un mazzo di chiavi. Prima di aprire quel foglio accende nervoso una sigaretta e senza esitare afferra la carta a quadretti che spiega velocemente fra le mani.
 
 
Perdonami.
Non ce la faccio. Ho bisogno di trovarlo, devo sapere che sta bene.
Devo capire se non ha più bisogno di noi.
Non so se e quando tornerò qui, ma usa questa casa se vuoi.
 
Tua Ái.
 
Accartoccia il biglietto e lo lancia via, poi si accascia sulla sedia e la testa si perde nel ricordo della notte appena trascorsa.
Con l’amaro in bocca sospira e porta ancora la sigaretta alle labbra.
È scappata via un’altra volta.
 
   
 
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