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Autore: Mannu    17/12/2017    0 recensioni
Mai come stavolta Veruska è convinta di aver fatto il passo più lungo della gamba. Ma ormai è in ballo e deve ballare! Che le piaccia o no sarà coinvolta nuovamente in un pericoloso gioco a base di spionaggio internazionale dove nulla è ciò che sembra... oppure sì? Non ci si può tirare indietro di fronte al cupo Capitano Grimovski, agli agenti del Kaiser colmi di risentimento oppure sottrarsi agli altri giocatori per nulla intenzionati a lasciarsi beffare di nuovo.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Veruska'
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Flugzeug!
4.

Ago e filo correvano sul tessuto nero: nonostante l'ora tarda e la luce della lampada mantenuta bassa il lavoro procedeva spedito. Voleva terminare prima possibile per poter dormire almeno qualche ora. Era deciso: sarebbe partita col capitano Grimovski il giorno seguente, quando si sarebbe presentato a lei con il suo carico di monete da consegnarle. Non molte, come sempre: una condizione che lei stessa aveva dettato.
Con la mente tormentata dal dubbio, Veruska ripercorse da capo quanto si era riproposta. Partire era divenuto inevitabile: il dottor Haase, rivelatosi con sua grande sorpresa una spia russa quiescente, le aveva dato a intendere molte cose in quegli ultimi giorni. Molte informazioni erano volutamente fumose, incerte. Ripensandoci, scoprì che lui non le aveva detto nulla di concreto: mezze parole, frasi sospese... le venne in mente la pagina dell'enigmistica nel quotidiano cui lo stesso Haase era abbonato. Uno dei giochi consisteva nel colmare i vuoti di una frase cercando un senso compiuto. Le frasi da completare erano volutamente ambigue e il gioco sembrava sempre avere più di una soluzione.
Meno sibillina e più minacciosa l'informazione che le aveva comunicato due sere prima: il frequente andirivieni del capitano era stato notato dalle persone sbagliate ed era necessario fare qualcosa in fretta. Non era stata casuale la nuova visita del dottor Sanna il giorno successivo. Se non avesse avuto quel colloquio rivelatore col dottor Haase, Veruska non si sarebbe accorta di nulla.
Sarebbe caduta in una trappola? Qualcuno era sulle sue tracce? Agenti tedeschi che non avevano mai gradito il suo operato alla villa Schmeisser, per quanto inconsapevole? O forse la sua peggior scelta era stata cedere i disegni tecnici a un agente dello Zar? Nessuno sapeva che non aveva avuto scelta.
Non sapeva rispondere a nessuna di quelle domande. Una lugubre cappa grigia incombeva su di lei. Come camminare sotto un temporale: sobbalzava a ogni lampo temendo di essere colta dal prossimo fulmine. La sensazione di pericolo imminente la opprimeva.
Continuò a cucire più svelta possibile incurante della stanchezza, dei dolori al collo e alle spalle per la posizione scomoda mantenuta troppo a lungo. Solo ogni tanto si concedeva una piccola sosta, una distrazione utile ad alleviare lo stress del lavoro di cucito. Guardava fuori dalla finestra della sua stanzetta al primo piano, giusto sopra l'ingresso della casa. Sollevò lo sguardo oltre la cancellata, lungo la strada illuminata dalla luce gialla e tremolante dei lampioni. Di giorno erano alti pali lavorati, decorati con foglie e viticci di ferro nero che sostenevano tre coppe di petali metallici volti all'ingiù; facevano cadere la luce di una lampadina giallastra riparata dentro un bulbo di spesso vetro. Con le tenebre si trasformavano in grottesche creature che parevano sempre sul punto di muoversi verso di lei. Doveva concentrarsi per non dimenticare la loro natura: tornò con la mente a ogni volta che aveva visto gli operai della manutenzione raggiungere la cima della scala di servizio per pulire il bulbo di vetro o smontarlo per sostituire una lampada bruciata.
Stava per tornare al suo lavoro con ago e filo quando notò una figura scura entrare nel cono di luce del lampione più vicino, che si trovava alla destra della sua finestra sul lato opposto della strada. Non vedeva bene a causa di una siepe di alloro che il padrone dell'edifico confinante aveva lasciato crescere per garantire un po' di riservatezza agli inquilini del piano terra del suo palazzo. Una palandrana grigia sormontata da un cappello da viaggio. Lo si sarebbe detto un viaggiatore, o un avvocato che si fosse trattenuto fino a tardi sul posto di lavoro. Ma non c'era alcuna fretta nei suoi passi, anzi. Erano lenti e misurati come quelli di qualcuno che fosse giunto a destinazione e aspettasse di incontrare la persona che gli aveva dato appuntamento. Non poteva vederlo in viso e la palandrana sembrava catturare la luce del lampione per non restituirla più. Non scorgeva dettagli, eccetto una fascia più scura sul fedora che quello portava ben calcato in testa. Lo osservò fermarsi, estrarre di tasca una pipa, svuotarla battendola sul tacco della scarpa, caricarla con tabacco prelevato da una busta lunga e stretta e poi accenderla con un lungo fiammifero di legno dopo aver pressato con cura e attenzione il tabacco usando un dito.
Alla luce del fiammifero intravide per un istante una barba a punta dall'aspetto luciferino.
Il cuore le balzò nel petto, le si tuffò dalla gola nelle budella per poi iniziare una corsa pazza. Era seduta e poté appoggiarsi al tavolo. Nel farlo rovesciò la scatoletta degli spilli che scrosciarono tutto intorno. Li raccolse con mani tremanti. Era dai fatti accaduti alla villa di Schmeisser che non provava così tanta paura. Gli occhi corsero nuovamente fuori dalla finestra, cercarono lo sconosciuto fumatore ma trovarono solo il marciapiede vuoto.
A quell'ora nessuno circolava più per strada. Ancora più improbabile che quella persona avesse un appuntamento qualsiasi. Perfino le ronde della polizia erano rare poiché a Charlottenburgh per fortuna la criminalità era stata ridotta al lumicino. Chi poteva essere se non qualcuno che ce l'aveva con lei? Quella barba le ricordava tanto uno dei due agenti del Kaiser che lei aveva creduto periti nel crollo del capannone industriale del giovane Eric Schmeisser. Con fantasia e paura che si alimentavano l'un l'altra Veruska si sforzò di tornare al lavoro ma senza mancare di controllare più spesso la strada.
   
 
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