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Autore: Stravolgendomi    18/12/2017    0 recensioni
“Hai mai avuto paura di te stesso?” mi chiese il mio riflesso, io lo guardai perplesso “Come si può avere paura di se stessi?”. Solo allora capii a cosa lo specchio si riferiva.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“I ragni mi fanno paura” mi disse. Avrei dovuto controllare meglio ogni angolo della casa prima di cominciare la convivenza. In fondo però non è un problema, solo un risveglio brusco e due solchi sotto agli occhi, un caffè e passa tutto.
Ed è così che, aspettando la prossima metropolitana mi trovo intrappolato nei miei pensieri, tutte le mattine sono di corsa e con la testa colma di numeri, invece oggi no. Posso anche provarci, ma nei giorni così so che non riuscirò a pensare al lavoro nemmeno un momento.
Certo che bisogna avere del coraggio per affermare che a trentadue anni si ha ancora paura dei ragni, dovrebbero essere cose che si superano, ed invece nel suo caso non riesce neppure a guardarli senza scoppiare in lacrime, forse però è anche questa una cosa che mi ha fatto innamorare di lei.
Ed io? Ho paura di qualcosa? Assolutamente no! Vivo la mia vita in funzione del mio lavoro, il mio lavoro è scandito dal via vai di numeri disordinati ed i numeri disordinati non sono spaventosi se li si sanno leggere, chi vive in funzione dei numeri non ha motivo di temere nulla, poichè la vita andrà solo messa in ordine per essere perfetta.
Quando ero più giovane avevo paura di qualcosa, vero? Non parlo della mia infanzia, saranno stati ad occhio e croce dieci anni fa. Non mi piace parlarne, nemmeno con il mio riflesso, ma in quel periodo effettivamente non vivevo ancora in funzione dei numeri. Mentre frequentavo la facoltà di Economia dell’Ateneo di Bologna ne avevo molte, temevo di non trovare lavoro finita la triennale, e poi ho temuto di non trovare lavoro finita la magistrale. Temevo di perdere dei parenti cari, insomma tutte paure comuni.
Sospiro in attesa della mia fermata e la mia mente vaga sempre più libera dalle mie censure.
 
“Hai mai avuto paura di te stesso?” mi chiese il mio riflesso, io lo guardai perplesso “Come si può avere paura di se stessi?”. Solo allora capii a cosa lo specchio si riferiva.
Rammento di quando arrivai a casa dopo un venti all’università, non ricordo nemmeno che esame fosse fosse. Dopo notti insonni sui libri un misero venti, mal si sposava con il mio futuro centosei, così fui costretto a rifiutarlo e a ripreparare tutto il materiale. Fatto sta che quel giorno tornai a casa, ed in preda a me stesso, che non ero io, ma era un altro, ruppi tre piatti del servizio buono della mamma e la feci piangere sbraitandole contro.
Ricordo anche quel venerdì sera, quando nel bel mezzo della serata al pub con gli amici mi arrivò un messaggio che io non avrei mai voluto leggere. La ragazza che frequentavo a quel tempo mi lasciò senza darmi troppe spiegazioni e rifiutò ogni mio tentativo di conversazione futura. Ma quello che mi affligge non è ciò che accadde in futuro, ma quello che accadde proprio in quella serata, che vorrei tanto dimenticare. Smisi di ascoltare la musica, appoggiai la birra, volevo andare all’aria aperta, ma ecco la mia buona amica che, un po’ alticcia, mi disse di non andarmene tenendomi per la manica. Non dimenticherò mai le sue guance rosse di quella volta che le dissi che la amavo, due anni prima della storia del pub. E non dimenticherò mai il manesco schiaffo che le diedi e le terribiili cose che le dissi per liberarmi dalla sua docile presa.
 
Finalmente arrivato alla fermata vicino al mio ufficio posso ricominciare a pensare ai miei numeri, odio quando i ricordi mi assalgono e mi rimandano ai momenti orribili del mio passato, con la promessa di tornare quando il prossimo affare andrà male.
Ed eccomi qua, in silenzio, consapevole che manca poco prima che io tiri fuori le otto zampe.
   
 
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