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Autore: Atlantislux    18/12/2017    1 recensioni
Le avevano insegnato solo a combattere. Ad essere una brava ragazza e ad ammazzare i nemici della Terra.
Per questo Jun il Cigno non aveva saputo che fare, quando era andata in pezzi.
~
Io ho deciso di credergli. Perché altrimenti vorrebbe dire che dovrei sparire da questo mondo, ma non voglio più. Non ora che ho una prospettiva futura che non consiste solo di infinite battaglie contro innumerevoli orde di Galactor.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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NdA: un grazie immenso a Tynuccia che si sta leggendo in anteprima questa zuppa. Le giuro pubblicamente che, prima o poi... succederà :)


Snack J



Dal diario di Jun, 17 giugno


Che brutta testa di cazzo. Ma perché, tra tutti, proprio questo bastardo è sopravvissuto? Non lo sopporto...
Per sfogarmi ho passato ore ad allenarmi con il curiosissimo sparring partner che Nambu mi ha preparato. É drone con il nome assurdo di 7-Zark-7. Alla fine dell'allenamento sono riuscita a farlo a pezzi.
Sono stanca, ma questa sera non riesco a rimanere qui all'ISO. Il pensiero di stare sotto lo stesso tetto di quel coglione mi distrugge. 

Caro diario, ho raccolto il coraggio a due mani e fatto quello che avrei dovuto fare anni fa: ho chiesto a Ken di portarmi fuori a bere qualcosa. Ahah, che faccia che ha fatto, non si aspettava il mio invito, ma alla fine ha detto sì.
Peccato, però, usciamo insieme proprio ora che non provo più nulla per lui. Anche allora, però... forse era solo una stupida infatuazione... ero una bambina pudica, innamorata del primo della classe, del bel ragazzo con gli occhi blu come il cielo, onesti e sinceri. 
Strano, eh? Le ragazzine timide e secchione, come ero io, di solito si innamorano dello stronzo seduto in ultima fila. Solo ora ci penso: se avessi scelto Joe forse lui non si sarebbe fatto così tanti problemi, solo per il fatto che ero una del team.
Il Condor non avrebbe lasciato cadere nel vuoto le mie attenzioni. 

Ma capisco Ken. Nella sua posizione forse avrei fatto lo stesso. Non lo colpevolizzo, ma rimpiango di non aver potuto vivere una vera storia d'amore quando è stato il momento giusto. Non sarei ora una ex-adolescente, ex-secchiona, ma ancora vergine senza nemmeno volerlo. Già, mi è negata anche la possibilità di farmi una scopata con qualcuno di rimorchiato a caso online. 
I medici sono stati chiarissimi in proposito. Tutti i miei fluidi corporei sono veicolo per il virus. Tutti
Nemmeno un bacio mi è concesso. Se l'altra persona avesse una ferita in bocca morirebbe. Il rischio è troppo alto.   

Quando il bisogno si fa troppo intenso, vado in doccia e mi masturbo, ma non è la stessa cosa che avere un altro paio di mani che ti accarezzano. Almeno credo. Come fa a mancarmi qualcosa che non ho nemmeno mai provato? Anche solo per togliermi il dubbio vorrei farlo, magari nemmeno mi piacerebbe. 

Eh... forse la scopata dovrei farmela con il Galactor. Lo stronzo di certo non ne morirebbe -purtroppo- e non è che giù alla loro base ci sia andata delicata con lui. 
Caro diario, ecco qual è stato l'errore. Era una preda succulenta. Mi attirava. Oh se mi sono eccitata mentre gli succhiavo il sangue e, da come ha reagito, penso che anche lui non abbia disdegnato affatto. Non ha nemmeno fatto finta di opporsi. Dovevo farmelo là e poi ammazzarlo. Hoplà! Tutti i miei problemi risolti :)

Dio che vergogna! Sto impazzendo. Se la Jun di tre anni fa leggesse quello che ho appena scritto ne morirebbe. Forse è meglio che cancelli questo post...

Ma no. Ribadiamo il concetto: non sono più nessuna delle cose che ero prima. Che mi definivano. 
Ora sono incattivita, arrogante, e non so più cosa fare della mia vita. Sono pudica? Beh, ho appena avuto la fantasia malata di farmi sbattere da un Galactor. 
Però stasera esco con Ken. 
No, Jun, non ci siamo proprio... 
 


Snack J, quella sera   


La richiesta l'aveva un po' preso in contropiede, ma poi Ken aveva deciso di accontentarla. Da troppo tempo Jun non si divertiva come tutte le ragazze della sua età.
 
Lo Snack J li accolse, confortevole come una vecchia casa di famiglia. 

Ken sapeva quanto Jun adorasse quel posto: il suo profumo, le chiacchiere dei ragazzi che impregnavano l’aria, la buona musica. Era in un appartamento lì sopra che lei aveva vissuto prima che la sua vita cambiasse, gestiva anche il locale con l'aiuto del suo fratellino adottivo Jinpei. Ma poi era stata costretta ad andare a vivere all'ISO, e Jinpei affidato ad una coppia di impiegati del centro. Jun non poteva più permettersi il lusso di stare in mezzo alla gente, come una ragazza normale. 

Ma, quella sera, se Ken chiudeva gli occhi poteva ancora sognare che nulla fosse cambiato. Che lei fosse ancora la stessa persona: amabile, pura, materna. Una guerriera che amava mettere il rossetto per andare in battaglia, e che teneva al team come se fosse la sua vera famiglia. Dopotutto, Ken era felice di aver accettato l'invito di Jun ad uscire.

La osservò. L'esile bambina con la quale, tanti anni prima, aveva cominciato ad allenarsi, si era trasformata in una ragazza che faceva girare gli uomini per strada, da quanto era bella. Una dolce paperina sbocciata in un voluttuoso cigno. 
Un fiore che lui non aveva voluto cogliere. 
E come avrebbe potuto? 
Ignorare le attenzioni di Jun, far finta che non stesse succedendo nulla era l'unico modo di continuare a svolgere al meglio il proprio compito. Cedere, avrebbe distrutto il team. E lui, come avrebbe potuto mandare in battaglia la donna che amava?
Soprattutto negli ultimi due anni, molte volte si era chiesto se avesse fatto la scelta giusta. Quella sera, il rimpianto era più forte che mai.       
Vederla lì davanti a lui e non poterla confortare era l'inferno. Lei con quegli occhi verdi che non riuscivano a nascondere il tormento che la consumava, una pena che lei non voleva condividere con nessuno di loro. 

Ken prese un sorso d'acqua, gli occhi che seguivano la mano di Jun, ora nei capelli, a tormentarsi una ciocca scura dai riflessi verdastri.
'Un penny per i tuoi pensieri, baby' avrebbe voluto dirle, ma sorrise, invece, e optò per qualcosa di meno drammatico. "Tutto bene?"
Jun annuì con poca convinzione, o così sembrò a lui. 
“Sì, è che non riesco a non pensare a quello che è successo oggi.” 
Gli occhi della ragazza fissarono il vuoto, mentre la musica si spandeva melanconicamente nella sala. 
Il colloquio di Jun con il Galactor non doveva essere andato molto meglio di quello che aveva avuto lui, Ken rifletté, anche se lei non gli aveva raccontato i dettagli.
Quando le aveva chiesto come era andata, Jun aveva solo scosso le spalle, e risposto laconicamente che il loro prigioniero era solo un lurido bastardo, come tutti avevano sospettato, del resto.   
Eppure, Ken aveva avvertito un po' di delusione in quelle parole. Come se lei, dopotutto e contro tutte le aspettative, avesse sperato in qualcosa di diverso.
 
Il Comandante dei Gatchaman si levò di scatto, innervosito da dove i suoi stessi pensieri l'avevano portato. Afferrò la mano libera di Jun e la fece gentilmente alzare. 
“Vieni, andiamo in pista.”
“Ma è un lento” protestò lei. “Non sai ballare.”
“Improvviserò.”
Gli venne da ridere al solo pensiero, perfettamente consapevole di quanto fosse inetto con le donne. Forse, prima di accettare quell'appuntamento, avrebbe dovuto chiedere a Joe qualche dritta.
Ridacchiò al pensiero dell'impavida Aquila e del Condor abbracciati in un tango. Quella scena sì che avrebbe fatto morire Berg Katze. Dal ridere. 
Senza troppi complimenti trascinò Jun sulla pista da ballo, contento di vedere che sorrideva da un orecchio all'altro come se le avesse fatto chissà che regalo. 
Contro tutte le premesse, la giornata stava terminando alla grande.
 


Cross Karakoram, data indefinita


“Berg Katze. La dovete trovare, è imperativo che quella ragazza torni da noi.”
Il tono era di quelli che non ammettevano repliche. Il leader dei Galactor, inginocchiato davanti alla forma evanescente del vero potere che stava dietro l'organizzazione da lui diretta, rabbrividì.
Ultimamente, i pensieri dell'alieno che si era presentato come Sosai X, erano unicamente rivolti ad un obiettivo.
“Lasciate perdere il resto. Interrompi immediatamente tutte le operazioni non necessarie alla sopravvivenza dei Galactor. Dirama a tutte le spie, agli infiltrati e i sub-comandanti un unico ordine: la Tecno Ninja con la BirdSuit da Cigno va riportata sotto il nostro controllo.”    
Berg Katze osò alzare gli occhi verso il suo creatore e padrone. “Posso chiedere come mai? L'esperimento è fallito. Lei è guarita senza uccidere nessuno dei suoi, e ora è più forte di prima.” 
“Meglio. Era un esito non previsto, ma possiamo approfittare di questa situazione. Riportamela” ordinò l'essere, senza offrire altre spiegazioni. 
 
Berg Katze ritenne più prudente non insistere. Le punizioni di Sosai erano esemplari, e lui non aveva nessuna voglia di riceverne una.
Si ritirò invece con discrezione, continuando tuttavia a chiedersi come mai tanto interesse. E perché proprio in quel momento.

  
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