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Autore: Ladyhawke83    19/12/2017    1 recensioni
Nota: Questa storia partecipa al contest sulla pagina Facebook il giardino di efp. Una casellina al giorno aspettando il 25 dicembre. Per il calendario dell'Avvento!
17 dicembre
Obbligo: "A propone a B di passare il Capodanno insieme, senza accennare al fatto che sarà presente anche C - l'ex di A..."
Come sempre ritroviamo il mio magico trio Vargas-Isabeau-Callisto. Fandom: D&D, fantasy classico.
Buona lettura!
Ladyhawke83
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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La festa di Ringarë 


 

“Perché hai quel broncio?” Chiese lei all’elfo, che le camminava al fianco.

“Non lo so... senti, non mi va’ di andare ad una stupida festa, organizzata da stupidi maghi” sputò lui fuori dai denti.

Il fatto era che Callisto odiava la confusione, e ancor di più detestava l’Academia e i suoi altezzosi membri. Volevo solo starsene un po’ tranquillo e passare quel primo a capodanno come coppia insieme a lei.

Isabeau gli lanciò un’eloquente occhiataccia, al che lui capì che non avrebbe avuto senso continuare a discutere. Lo stregone si rassegnò a trascorrere la notte di San Silvestro nel gran fracasso di magie, sproloqui e maghi troppo pieni di sé, che avrebbero guardato la sua bella druida con disprezzo, ma anche con avidità. Lui lo sapeva, Isabeau era per quegli stolti mangia libri, come miele per le api, li attirava, tanto quanto li disgustava, suscitando in ogni mago che avesse un minimo di cervello, desideri non proprio prosaici, molto più a livello dei pantaloni.

“Facciamo come vuoi tu, tesoro. Solo non voglio passare la serata a sorbirmi le loro frecciatine silenziose, o ad allontanare le loro mani dal tuo corpo…” Callisto ebbe un moto di rabbia al solo pensiero che qualcuno di quegli elfi in tuniche sgargianti osasse toccare Isabeau in modo lascivo.

“stai tranquillo Callisto, so badare a me stessa… e poi non ci saranno solo maghi. La festa di Ringarë è aperta a tutti. Maghi, stregoni, druidi o no, chiunque può partecipare al grande falò”. Ricordò lei, tutta entusiasta.

“Non è che sei così contenta, perché ci sarà anche lui vero?” Chiese Callisto, un bel po’ infastidito.

“No, scheggia, so cosa vuoi insinuare. Vargas non ci sarà. Ho saputo da maestro Ianis, che è stato chiamato all’estero, per una missione, quindi saremo solo io e te” Isabeau sorrise e gli sfiorò la guancia.

“… più un centinaio di altre persone”. Sottolineò lo stregone, che all’approssimarsi, in lontananza, del palazzo dell’Academia, iniziava a sentirsi sempre più nervoso.

“Che brontolone! Non ti va’ mai bene niente! A volte mi domando se ho fatto bene a scegliere te…” disse lei, lasciando scherzosamente la frase in sospeso.

“Come avresti potuto rinunciare a un così bel tipo? Guarda qui che muscoli, che prestanza, che apertura alare…” 

“La smetti di darti arie? Sei un discendente dei draghi, non dei pavoni! Per di più le tue ali non sono variopinte, ma nere, e piuttosto ingombranti…” lo rimbeccò lei, soppesando con la mano un’estremità piuttosto viscida di quella strana eredità draconica dello stregone.

“Oh beh, appunto perché sono un mezzo-drago, mi do delle arie. Quanti stregoni conosci che possano volare con così tanta naturalezza?” Chiese lui molto sicuro di sé, quasi spavaldo e con un portamento tronfio.

“Solo te amore, e credimi, mi basta” disse Isabeau, accennando un sorriso, mentre alzava un sopracciglio biondo chiaro.

“Per caso mi hai chiamato -amore-? Ho sentito bene?” Chiese Callisto stringendola a sé in un abbraccio che sapeva di lui e di complicità.

“Sì, ma non ti ci abituare…” lo redarguì lei.

“Ecco ci siamo, quello è l’ingresso. Che strano hanno messo delle guardie…” la druida era sorpresa dalla fila di persone, che si accalcava per accedere alla festa e per sottoporsi al controllo vigile, e attento, dei maghi guerrieri.

“Butta-fuori vorrai dire…” La corresse il carismatico elfo, dai capelli bianco-azzurri. “Non mi stupisce, hanno paura di mescolarsi con gente non del loro stesso lignaggio, sai chissà cosa potrebbe capitare se, per una volta, abbandonassero i loro dogmi stantii e le loro stupide consuetudini formali…” terminò sarcastico.

“Come sei duro. Magari lo fanno per una questione di ordine pubblico. Saremo in tanti e provenienti da tanti luoghi differenti, forse i Grandi Maghi hanno paura che si infiltri qualcuno che vuol creare solo disordine” Suppose Isabeau ottimista.

“Staremo a vedere” concluse Callisto “ A me basta che non ci sia il mezzorecchie”.

La giovane druida roteò gli occhi, sbuffando lievemente, poi superò lo stregone di qualche passo, mettendosi ordinatamente in fila per presentarsi ai due giovani guardiani, in tunica rossa e oro.

Uno di loro, un affascinante mezzelfo dai capelli color ottone scuro, squadrò Isabeau in tutta la sua esile persona, e con voce piatta pose la domanda di rito alla druida.

“Nome, provenienza e professione, prego” lo disse stancamente, agitando una mano, come per scacciare un insetto invisibile.

“Isabeau D’anjou. Aguillon. Druida e maga in fieri...” Quell’ultima precisazione inorgogliva Isabeau, che era stata ammessa all’Academia dei maghi nonostante fosse una druida e, cosa ancora più inaudita, stava per conseguire il titolo di maga a tutti gli effetti. Il suo peculiare caso, faceva del suo ruolo un ibrido fra le due professioni, da sempre considerate come antitetiche.

Il mezzelfo sollevò lo sguardo, quel tanto che bastava per lanciare ad Isabeau, che gli arrivava poco sotto le spalle, un’occhiata a metà tra il perplesso e il disgustato, ma alle fine si limitò a farla passare.

Quando fu il turno di Callisto, lui si presentò tranquillo, convinto che nessun intoppo potesse presentarsi, desideroso di entrare per unirsi ad Isabeau. Non gli piaceva l’idea che lei fosse là, in mezzo alla calca, da sola.

“Respinto” fece in tono assolutamente monocorde lo stesso mezzelfo dai lunghi capelli castano dorati, che prima di lui, aveva fatto passare un halfling dalla provenienza, ed integrità, piuttosto dubbia.

“Come respinto? Stai scherzando vero? Io sono uno stregone e sono venuto per accompagnare una persona, non posso lasciarla sola” disse lui, alzando leggermente la voce “Non stasera…” sussurrò, ma il mago guardiano non lo sentì neppure. Irremovibile ripeté “Respinto. Mi dispiace, ma non sei sulla lista”.

“Al diavolo stupido mago da strapazzo! Io entrerò a quella dannata festa. Che tu lo voglia o no!” Gridò Callisto, ora visibilmente alterato, ma prima che potesse anche solo pensare di aggredire il guardiano in livrea rossa, fu bloccato a terra da un potente incantesimo, lanciato dalla seconda delle due guardie. Un elfo di poche parole, basso, ma molto stazzato, con un occhio assassino.

Lo stregone cercò di liberarsi da quelle funi invisibili, con il solo risultato di far divertire i presenti per lo spettacolo fuori programma. 

Tutto il resto era inutile, anzi, più si dimenava, più si rendeva ridicolo, e la sua rabbia cresceva.

“Lascialo andare Dalantir. Lo conosco, è innocuo. Chiassoso e disturbante, ma innocuo…” la voce, alle spalle di Callisto, si era soffermata volutamente sull’ultimo aggettivo, rimarcandolo lentamente, con una nota di compiacimento. 

Lo stregone non poteva alzare la testa, bloccato com’era da quello stupido incantesimo, però avrebbe riconosciuto quella voce bassa, quanto odiosa, ovunque. 

Vargas.

“Se credi che ti ringrazierò, ti sbagli mezzorecchie” disse lui, una volta libero, rivolgendosi al mago mezzelfo. 

La voce di Callisto ridotta ad un basso ringhio.

“Non mi aspetto nulla da te stregone. Come del resto tu non hai nulla che mi interessi, ma mi è parso di sentire che ti premesse entrare alla festa…” Disse lui, sempre con fare dannatamente irritante, con quell’accenno di superiorità nello sguardo.

“Certo che desidero partecipare a questa -cosa-, che voi magucoli chiamate  — festa di Ringarë-, ma solo perché accompagno Isabeau...” Sottolineò lo stregone.

Vargas, a sentire pronunciare il nome di lei dalla bocca di lui, ebbe come un pugno nello stomaco. La separazione tra loro due era ancora troppo recente, perché il mago dai lunghi capelli corvini, e dalla pelle chiarissima, potesse ignorare il fatto che Isabeau fosse venuta con un altro, e che quest’altro fosse proprio quello zotico di Callisto.

Il dolore e la gelosia, gli si insinuarono dentro, scavando nelle viscere, ma Vargas fu molto bravo a dissimulare davanti allo stregone rivale.

“Bene, allora non ti rubo altro tempo… ho di meglio da fare, che stare qui a farti da balia!” mentì il mezzelfo, allontanandosi da Callisto, una volta che entrambi ebbero varcato le porte del maestoso salone da ballo. 

La verità era che Vargas non voleva vedere gli occhi di lei riflessi in un altro sguardo che non fosse il suo, quindi restò nell’ombra cercando di non farsi notare.

“Eccoti scheggia! Finalmente… dov’eri finito?” Chiese lei, con le guance arrossate per il caldo e il vino che aveva assaggiato da un calice meravigliosamente decorato di azzurro e oro.

“Una lunga, e penosa storia tesoro. Il tuo mezzelfo ha un tempismo perfetto in certe cose…” disse lui con aria lugubre.

“Oh… Allora Vargas è qui?” Chiese Isabeau, non riuscendo a trattenere l’emozione per quella notizia inaspettata.

La giovane druida era già un po' alticcia, pur avendo bevuto solo un bicchiere di vino, ma Callisto sapeva che quella sua calorosa reazione non dipendeva solo dall’alcol, ma dal pensiero che Vargas fosse lì.

“È meglio che vada, non sono gradito qui. Se proprio vuoi saperlo, il tuo stupido mago pallido è là... cerca di non farsi notare da te, eppure non ti ha tolto gli occhi di dosso da quando siamo entrati”. Disse Callisto, non del tutto  arrabbiato, ma  molto deluso. 

Si sentiva di nuovo un passo dietro al mezzelfo nel cuore di Isabeau. L’eccitazione che sentiva su di lei, non poteva mentire.

“Dai sciocco. Sono solo un po' brilla tutto qui… che vuoi che me ne importi di Simenon?” Urlò lei, per farsi sentire al di sopra del frastuono di voci e di musica, tutt’intorno a loro.

“L’hai appena chiamato per nome. E tu non lo fai mai” Sottolineò Callisto, come a rimarcare l’ovvio filo che ancora legava sentimentalmente la druida al mago.

“Davvero? Allora devo essere proprio ubriaca persa, eppure di solito reggo bene il vino…strano” disse Isabeau un po' confusa, e coi movimenti goffi.

“Rimani con me scheggia… dai balliamo!” Disse lei, buttandosi letteralmente tra le braccia di lui. 

Callisto ebbe l’impressione che lei fosse inciampata sui suoi stessi piedi e si domandò cosa diavolo ci fosse in quella bevanda, per averla ridotta in quello stato in così poco tempo.

“Quanto hai bevuto tesoro? Non ti reggi nemmeno in piedi…” chiese lui, ora un po' allarmato.

“Solo un calice… uno piccolino…” sbiascicò lei, mimando il gesto con le dita.

Lo stregone trovò il bicchiere vuoto della druida abbandonato su un piccolo tavolo, lo annusò e storse il naso. 

Il vino servito ad Isabeau era stato drogato. Forse laudano, o belladonna, per sua fortuna, l’organismo della druida reagiva a tutte le sostanze nocive, contrastandone immediatamente gli effetti più pesanti, ma non la conseguenza più lieve, ovvero la pesante sbronza.

L’elfo dai corti capelli color del ghiaccio, accompagnò la giovane donna, reggendola sottobraccio, all’esterno. Si appoggiarono entrambi ad una ad una  balaustra che delimitava un’ampia terrazza.

“Che bel panorama. Freddo, ma incantevole” disse Isabeau, un po' rinvigorita da quell’aria pungente e umida di fine dicembre.

“Si davvero notevole… ti senti meglio tesoro?” Chiese Callisto con atteggiamento protettivo, coprendole le spalle col proprio mantello nero.

“Sì, mi dispiace…” si scusò lei, guardando in basso.

“Non preoccuparti, non è stata colpa tua. Qualcuno ha alterato il tuo vino”. Disse lui cupo.

“Drogato? Per quale motivo?” Chiese lei allarmata.

“Non lo so tesoro, ma qualsiasi fosse l’intenzione di questo bastardo, di certo non era nobile. Probabilmente voleva divertirsi a spese tue. Per fortuna avevi me accanto…” disse lui, piuttosto sollevato.

“Grazie... Io… io sto male per come è finita con Vargas, è vero, ma ora il mio -tutto- sei tu, non dimenticarlo mai…” confessò lei, troppo vergognosa per guardarlo direttamente nei suoi caldi occhi castani.

“Non mi devi dire niente… davvero, non conta più. L’importante è che nessuno ti abbia fatto del male” disse Callisto, e nei suoi occhi non c'era più  alcuna traccia di tristezza, o di gelosia, solo sollievo di averla di nuovo tra le braccia. Il profumo di lavanda e arancio di Isabeau, lo inebriava, insieme all’odore della sua pelle che incendiava piano piano i suoi sensi acuti di drago e di elfo, non poteva resistere oltre e, incurante degli occhi scuri, e vendicativi, che li stavano osservando nell’ombra, la baciò sulle labbra.

Voracemente, appassionatamente, come se il contatto con le labbra fredde di lei, fosse l’unica cosa in grado di salvarlo da un baratro profondissimo.

Isabeau lo scansò brevemente, sfiorandogli la punta del naso col proprio.

“Ti amo…” disse lui.

“Lo so…” rispose lei, ma la sua risposta fu sovrastata dallo scoppio vivace e colorato dei fuochi d’artificio, che segnavano l’inizio del nuovo anno.

Lui la strinse e alzò gli occhi al cielo, godendosi i giochi di luce, e le curiose forme nel cielo create con incantesimi appositi.

Sui loro visi, nel buio della notte stellata, si riflettevano mille bagliori   delle esplosioni vivaci e turbinose dei fuochi pirotecnici. 

Callisto non vide la lacrima furtiva che bagnò, per un instante, la guancia di Isabeau prima che lei la scacciasse, imponendosi di sorridere.

“Non sta bene iniziare un nuovo ciclo piangendo” si disse, poi si appoggiò alla spalla di Callisto, lasciandosi cullare dal suo caldo abbraccio.

 

 

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Nota: Questa storia partecipa al contest sulla pagina Facebook il giardino di efp. Una casellina al giorno aspettando il 25 dicembre. Per il calendario dell'Avvento!

17 dicembre

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Come sempre ritroviamo il mio magico trio Vargas-Isabeau-Callisto. Fandom: D&D, fantasy classico.

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