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Autore: Herondale7    20/12/2017    0 recensioni
Piccolo avviso:
Il capitolo "Jacopo" appartenente a questa raccolta partecipa al contest “È nella mia natura...” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.
Salve lettori!
Mi permetto di presentarvi questa raccolta di storie perché non c'è un filo conduttore tra i capitoli che leggerete.
Si tratta proprio di quello che vedete lassù nel titolo: frammenti di storie. Vi parlerò dei miei personaggi, di coloro che vivono nella mia mente e che, ahimè, non ne usciranno mai; sono davvero di ogni tipo e di ogni specie immaginabile, di ogni età e orientamento sessuale, di ogni realtà, da quella medievale a quella futuristica...
Ognuno di loro per me è speciale a modo suo, e spero che riusciranno a conquistare anche voi, che "sfoglierete" i loro passati.
Non mi resta che augurarvi buona lettura, vi aspetto in tanti!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Aileen

Ci aveva sempre pensato e ripensato, ma nella sua vita l’unico animale che l’avrebbe mai rappresentata non sarebbe stato di certo un diurno come l’orso della sua casata nobile, eh no. Lei era Aileen Phoen, ma l’unica cosa che l’avrebbe dovuta rendere superiore non riusciva proprio ad accettarla.
Si rivedeva in un volatile pronto ad aggirarsi durante la notte, librarsi laddove gli altri non avrebbero potuto osservarla chiaramente.
La giovane amava stare nelle parti più isolate del palazzo di Neca. I giardini, la biblioteca, la sala da ballo e i bagni lussuosi erano i migliori posti che aveva trovato in quegli anni della sua permanenza. Nonostante potesse girare per il castello quanto voleva, non amava stare in compagnia nemmeno per i pasti, semmai li saltava direttamente.
Era però consueta alzarsi durante la notte e scendere nelle cucine, che non si trovavano per nulla vicino alle sue stanze. Nella capitale le cucina delle cuoche erano a ben un chilometro di distanza dalle mura esterne, ma non le dispiaceva percorrere quel pezzo di strada a piedi durante il buio, perché in quel boschetto che attraversava quasi ogni sera incontrava il suo amato. Nessuno era al corrente di ciò.
Come avrebbero mai compreso il suo amore per l’intelletto di un uomo di basso rango? Molto probabilmente non lo avrebbero mai fatto. I suoi genitori erano esseri incapaci di amare, e la vita per loro fortuna li aveva accoppiati insieme. Il loro “amore” era nato per via della loro ricchezza, non per l’essere rimasti affascinati l’uno dell’altro.
Il suo primo incontro con lui però fu solo un anno prima della vicenda che leggerete, ma il loro amore in tutto quell’arco di tempo non era mai sfumato, sebbene non l’avessero consumato per via della famiglia di lei e dei loro controlli. Si doveva arrivare caste al matrimonio, le dicevano mentre le lavavano la schiena le serve. Si doveva stare con un uomo del proprio livello, le ripetevano ogni volta.
Se ne era stancata.
Non vi dirò il nome dell’amato. Sarebbe troppo doloroso scriverlo un'altra sola volta, difficilmente riuscirei a non versare una singola lacrima per ciò che gli accadde.
Quella notte lei non pensò all’orso che era stampato nei suoi abiti, né portò con sé la collana con lo stemma della famiglia. Quella notte si sentì libera nel percorrere a pedi nudi un breve tratto di strada coperto dal prato, e si sentì perfino meglio quando scese giù al fiume per vedere il suo uomo.
Ma quella notte restò sola. Colui che l’aveva tanto colpita probabilmente non aveva avuto modo di venire. Rimase qualche ora seduta su una pietra ricoperta di muschio, l’indomani avrebbe escogitato un modo per lavarla e non farsene accorgere ancora una volta da suo padre e dalle sue serve. Si specchiò nel fiumiciattolo aspettandolo, e osservò la sua chioma nera e mossa riflessa a tratti; a causa della corrente e della poca luce non riuscì a distinguere i suoi occhi azzurri.
Quando si stancò, si alzò per riprendere la strada di casa, ma qualcosa sembrò come colpirla al petto, e lentamente tutta la natura attorno a lei sembrò ravvivarsi di tante sfumature di grigio. Durò tutto un attimo, poi ritornò alla normalità.
Gli occhi di Aileen non avevano mai visto un’esplosione così bella, ma nemmeno avevano udito un urlo così straziante le sue tempie; era l’eco di una donna sofferente, lei stessa. Non sapeva cosa le stava succedendo, ma appena tutto cessò stava meglio di prima. Di quella notte non ricordò molto altro, però nei giorni a venire le serve videro il simbolo nero che le comparve sul braccio, e lo riferirono ai suoi genitori. Fu come un incubo diventato realtà.
Per tanto tempo aveva immaginato di potersi librare in aria e vedere tutto quello che i libri potevano limitarsi a spiegare a parole, avrebbe voluto vagare libera nella notte senza nessuna catena metaforica a tenerla agganciata a terra. Eppure quando tutto ciò le fu possibile, quasi costretto, si rese veramente conto che il desiderio che aveva espresso per tutti quegli anni era decisamente un’arma a doppio taglio.
In poco tempo le fu chiaro che abbandonare casa era l’unica opzione possibile se non voleva finire al rogo, e così fece. La magia che quella sera le si era risvegliata nel corpo le consentì di tramutarsi nell’animale che la rappresentava veramente: un pipistrello con un’ampia apertura alare.
Quanto le mancarono quelle mura resistenti, quanto le mancò il suo uomo. Egli fu accusato ingiustamente nel tentativo di difenderla. Anche se era riuscita ad avvertirlo che avrebbero potuto avere tutto ciò che desideravano se lei avesse lasciato casa, lui aveva detto di no, si era intestardito. Non voleva che lasciasse ciò a cui era legata per via del suo amore. Aileen aveva evitato apposta di parlargli della sua nuova natura, per evitare che scappasse terrorizzato.
Se solo gli avesse detto tutta la verità, probabilmente non avrebbe vissuto la stessa splendida vita che potrà vantarsi ora di aver trascorso nonostante tutto. Una vita pesante e difficile, una vita da rifugiata, ma anche una vita così intensa che nessun autore in nessun libro avrebbe mai potuto narrare.
Una vita con la magia.

 
  
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