Angolo autrice:
Eccomi qua con questa nuova One-shot che in teoria non era in programma ma come sapete basta poco per darmi l'ispirazione e farmi partire la fanfiction. Ultimamente infatti come avrete visto sono stata impegnata con nuovi progetti, tra cui Slave e due nuove one-shot inclusa questa, e sicuramente vi starete chiedendo quando aggiornerò Around the World ma tranquilli che non l'ho abbandonata. La aggionerò prima di quanto pensiate!
Ma prima ecco questa nuova storia che dedico con tutta me stessa alla mia cara amica ThelviaBB <3 é una piccola storia senza troppe pretese, forse addirittura fluffosa ma spero comunque che ti possa piacere <3 é un modo per ringraziarti delle nostre belle chiacchierate, da cui è partita grazie a te l'idea per questa storia, e del supporto che mi dai <3 Ma come farei senza di te???
La canzone di Kidd è palesemente ispirata sia a Sweet Child O' Mine dei Guns'n'Roses che a I don't wanna to miss a Thing degli Aerosmith, che sono due delle più belle canzoni d'amore rock secondo me e spero di non averle rovinate ahaha
Per ora è tutto e non mi resta che augurare a tutti buona lettura!
Mai sfidare Eustass Kidd!
Tutto
era iniziato in quel freddo pomeriggio invernale. Law aveva pensato
di trascorrerlo immerso nei suoi libri visto che mancava davvero poco
alla sua tesi, ma naturalmente Kidd, il suo compagno, non ne aveva
voluto sapere di lasciarlo studiare in pace almeno per una
volta.
-Giuro che se ti vedo ancora con il naso sui libri farai
diventare scemo anche me.- gli aveva detto essapserato.
-Nessuno
ti dice di stare lì a guardare. Lo sai che cosa ho tra meno
di un
mese.- aveva risposto il moro senza perdere il suo consueto glaciale
autocontrollo.
Allora Kidd si era avvicinato a grandi passi e
aveva chiuso con un colpo secco il libro di anatomia di Law.
Il
futuro medico aveva sbuffato sonoramente ma non aveva avuto modo di
replicare perché il rosso lo aveva minacciato di gettarlo
sotto la
doccia, anche vestito se necessario, se non lo avesse fatto sulle sue
gambe visto che ormai aveva già preso appuntamento con Ace e
Marco,
ovvero una coppia di loro amici conosciuta tempo prima.
Non che a
Law dispiacessero troppo quelle serate tra coppie, ma era
così teso
in vista della tesi che non era sicuro di essere una buona compagnia
in certe occasioni. Aveva ancora parecchio da studiare e anche alcune
cose da rivedere con il suo tutor, ed ogni ora persa senza studiare
poteva costargli la laurea.
Kidd annuì soddisfatto quando il
moro, fatta una rapida doccia fredda, terminò di cambiarsi e
si
diressero verso la macchina.
Indubbiamente Law sapeva che Kidd lo
faceva per lui, perché lo vedeva teso mentre si aggirava per
la casa
con pesanti volumi tra le dita magre, gli occhiali da vista sul naso,
e l'immancabile tazza di caffè che era diventata la sua
inseparabile
compagna durante quelle lunghe notti insonni.
Erano stati anni
difficili per lui quelli in cui aveva dovuto fare delle pesanti
rinunce e tante di quelle litigate con Kidd che neppure voleva
ricordarle, come quando con ce la faceva proprio ad uscire con lui
nonostante avessero progettato l'uscita per giorni ma lui era nel bel
mezzo di un esame impegnativo o ancora quando non si ricordava del
compleanno di Kidd o non poteva andare alla sua festa perché
era in
un periodo duro.
Certo Kidd non sempre gli andava incontro e non
riusciva proprio a tenersi tutto dentro , anzi bastava un nonnulla
per scatenare un incendio con lui. Ma dopo quattro anni, di cui due
di convivenza, aveva imparato a frasi scivolare addosso alcune cose e
a capire meglio il carattere contraddittorio del moro.
Law era
però consapevole che, a discapito del suo pessimo carattere,
Kidd
c'era sempre stato mentre un altro al suo posto lo avrebbe piantato
in asso dopo una settimana.
Ecco perché nonostante la discussione
che aveva avuto in casa il moro gli accarezzava distrattamente la
mano inanellata. Quando arrivarono al locale era era già
tutto
dimenticato e pensavano a divertirsi in compagnia dei loro
amici.
Videro Ace sbracciarsi per attirare la loro attenzione in
mezzo a tutta quella gente a e non fu semplice districarsi in mezzo
alla folla andata lì ad ascoltare la musica di una qualche
band
esordiente e a sorseggiare qualche drink.
I due riuscirono alla
fine a raggiungere i loro amici. Ace li accolse con ampio sorriso e
pacche sulla spalla mentre Marco sollevò impercettibilmente
le
sopracciglia in un gesto di saluto.
-Siete riusciti a venire alla
fine. Pensavo ci avreste abbandonati.- disse Ace.
-Dillo a questo
stronzo qua che non voleva mollare quei cacchio di libri. Ho dovuto
praticamente trascinarlo via.- disse Kidd indicando Law.
.-Problemi
con la tesi?- domandò Ace.
-Lasciamo perdere. Non ho voglia di
parlare di università anche qua.- rispose Law appoggiando i
gomiti
sul tavolo.
-Come vuoi amico ma sappi che sei in buona compagnia.
Anche io non ce la faccio più con questa cavolo di
università. Non
capisco perché quel vecchio rimbambito continua ad insistere
su
questo punto quando io gli ho sempre detto di voler diventare un
pompiere .- disse il moro con le lentiggini.
Non era la prima
volta che si sfogava con loro riguardo l'argomento ed anche i suoi
amici con un nonno del genere probabilmente sarebbero andati fuori di
testa. Ace non era il tipo che amava farsi mettere i piedi in testa,
anzi aveva un carattere ribelle e focoso, e per questo si scontrava
spesso con il suo nonno autoritario.
Marco gli scompigliò
delicatamente la chioma corvina prima di appoggiargli una mano sulla
spalla in un gesto protettivo.
-La mia offerta per quella famosa
fuga è sempre valida sai?- gli disse con la sua voce bassa.
Ace
sorrise e gli posò un bacio sulla mano di Marco che
ciondolava
vicina al suo viso.
-E tu come faresti con il lavoro?-
-Ne
troverei uno nuovo, non sai quanta richiesta c'è per i
falconieri.-
disse il biondo portandosi il bicchiere di birra alle labbra.
-Avete
finito con questa scena da vomito o dobbiamo lasciarvi soli?-
domandò
Kidd riportando la coppia alla realtà.
-Ma come siamo delicatini.
E allora noi cosa dovremmo dire quando ti attacchi come una ventosa a
Trafalgar?- lo provocò il biondo.
-Io non mi attacco a nessuno
come una ventosa, sia chiaro.- sibilò velenoso il rosso.
-Come
no. Fossi al tuo posto Trafalgar gli direi di tenersi le mani a posto
almeno in pubblico.- disse Marco sollevando il sopracciglio con
chiari intenti sarcastici.
Law ignorò le parole del suo amico e
si limitò ad ordinare del rum per se e per Kidd. Non aveva
voglia li
litigare, non quella sera in cii aveva i nervi a fiori di pelle e
avrebbe detto cose di cui si sarebbe probabilmente pentito.
-A
proposito di voi due, come va la canzone che stavi scrivendo per
Law?- domandò con fare del tutto innocente Ace.
Kidd tossì e
sputacchiò tutto il rum che stava bevendo e solo grazie al
pronto
intervento di Law non rischiò di soffocare.
Assottigliò lo sguardo
e se avesse potuto avrebbe volentieri stretto le sue mani attorno al
collo di Ace.
Quando Law si fu assicurato che il suo compagno non
rischiava di strozzarsi bevendo, lo guardò interrogativo.
-Cos'è
questa storia?- gli chiese.
-Uff, doveva essere una fottuta
sorpresa ed invece è tutto rovinato ora grazie ad un certo
imbecille.- ringhiò passandosi una mano tra le ciocche di
fuoco.
-Scusa amico ma pensavo che Law lo sapesse già.- si
giustificò il moro.
-E' finita questa canzone?- gli chiese
Law.
-Più o meno.-
-E allora perché non gliel'hai ancora
cantata? Forse ti vergogni?- lo provocò Marco.
-Ma che
vergognarmi? Ve volessi la potrei cantare anche qua davanti a tutti
lo sai.-
-Addirittura? Non ci credo che saresti capace di farlo.-
continuò Marco.
-Mi stai sfidando?- disse Kidd serio.
-Perché
no? Se la canti veramente ti pago una birra. Ci stai?- disse il
biondo.
Il rosso ci penso su ma decise che la posto in gioco era
troppo bassa per quella sfida. Che divertimento c'era a scommettere
solo una birra?
-Ci sto ma se perdi ti dovrai far truccare da me
e venire qua davanti a tutti truccato.- disse con un ghigno ferino
sul viso affilato.
Marco sbattè le palpebre diverse volte, preso
decisamente in contropiede da quella sfida.
-E se vinco io?- gli
chiese.
-.Decidi tu amico.- disse Kidd sempre più eccitato da
quella sfida improvvisa.
-Ti farai i capelli come i miei.- disse
Marco con una scintilla malefica che faceva brillare i suoi occhi.-
Affare fatto?- chiese poi porgendo la mano verso il rosso per
sigillare la loro promessa.
Prima che Kidd potesse ricambiare il
gesto, Law gli mise una mano sulla spalla.
-Kidd sei sicuro? Ti
vuoi giocare i tuoi capelli per una stpida scommessa? Non ne vale la
pena e lo sai.- disse cercando di far ragionare il suo
fidanzato.
Kidd gli diede un bacio a fior di labbra prima di
stringere la mano a Marco.
Poi si alzò e andò verso il palco, in
cui la band stava per riprendere l'esibizione dopo una breve pausa e
spiegò la situazione al cantante.
-Una scommessa? Sembra una
ficata.- disse entusiasta lui. - Facci fare un altro pezzo e poi il
palco è tutto tuo fratello.-
Kidd lo ringraziò e si sedette lì
vicino per attendere il suo turno.
Erano anni che prendeva lezioni
di chitarra da un insegnante privato, tale Brook che pagava con le
entrare del suo lavoro come istruttore di Karate, e il suo maestro
gli ripeteva spesso che era davvero bravo e che avrebbe dovuto
tentare la carriera come musicista. Kidd non si era mai esibito in
pubblico, se non qualche volta davanti a Law o ai suoi amici nel
tempo libero, ma i suoi pezzi, quelli che scriveva e provava di
nascosto e di cui nessuno sapeva nulla, non li aveva fatti sentire a
nessuno, neppure al maestro Brook.
Si chiese seriamente se quella
non fosse la sua vera strada, come riteneva il maestro. Se
così
fosse stato avrebbe dovuto lasciare un lavoro sicuro e che gli
piaceva abbastanza, per iniziare qualcosa di nuovo e che inizialmente
sarebbe stato poco redditizio. Senza contare la concorrenza che
avrebbe dovuto sbaragliare per arrivare in alto.
Non
era sicuro di voler rinunciare a tutto quello che aveva. Non era da
lui rimuginare così tanto sulle cose. Cantare gli piaceva
davvero ma
si sentiva come sull'orlo di un baratro se ci pensava troppo.
Si
riscosse quando il cantante della band lo chiamò sul palco e
gli
passò la sua chitarra. Poi gli fece l'occhiolino e scesero
per
fargli spazio.
Kidd di ritrovò con tutti gli occhi dei presenti
puntati addosso e fu una strana sensazione. Probabilmente i
più si
stavano chiedendo il perché di quell'improvviso cambiamento
di
programma e lo fissavano incuriositi.
Cercò Law con lo sguardo e
quando lo trovò vide i suoi occhi plumbei puntati addosso.
Fece
scorrere il plettro sulle corde e subito la sala fu invasa da una
serie di note dal carattere vagamente rockeggiante e con un ritmo che
era impossibile ignorare.
Ricordava esattamente ogni nota ed ogni
parola di quella canzone su cui aveva lavorato per lungo tempo, mai
soddisfatto del risultato. Voleva che esprimesse tutto quello che
provava per il suo compagno e che capisse tutte le emozioni
contrastanti che gli faceva provare, dalla voglia di ucciderlo fino a
quella sciocca felicità quando si sfioravano.
Non era sicuramente
una canzone d'amore classica, con promesse di amore eterno o frasi su
quanto fosse meraviglioso il loro amore. Non sarebbe stata nel suo
stile, era una canzone che nel profondo avrebbero capito solo lui e
Law. C'erano sicuramente parole forti, e qualcuna volgare di tanto in
tanto, e l'inizio ruotava attorno al colore plumbeo degli occhi di
Law, che lo riportavo alla sua infanzia grigia, buia e fredda. Se ci
pensava troppo rischiava di venire travolto da quegli avvenimenti del
passato che aveva cercato di dimenticare con tutte le sue forze ma
che ancora lo tormentavano. Ecco perchè amava immergere le
mani nei
sui morbidi capelli corvini, perchè quel calore lo faceva
star bene
e potevano nasconderlo dai mostri del passato.
E quando lo guardava sentiva di non aver più paura ma di poter andare ovunque senza doversi preoccupare di niente. Per questo non si sarebbe mai stancato di guardarlo dormire la notte, il ritmico alzarsi e abbassarsi del suo petto chiedendosi cosa stesse sognando, se di loro o chissà cosa. Quei momenti, così come altri che trascorrevano insieme, erano racchiusi nella sua mente e ne faceva tesoro. E se durante la notte aveva paura di chiudere gli occhi e addormentarsi sempre a causa di quegli incubi e pregava di poter scivolare in un sonno senza sogni, bastava che gli baciasse gli occhi delicatamente e senza svegliarlo per poter riprendere a respirare tranquillamente e stare finalmente bene.
Erano cose che non aveva mai detto a Law, che tuttavia sapeva della sua infanzia e adolescenza travagliata tra orfanotrofi, droghe e piccoli furti.
Sembrava
che in quella canzone Kidd avesse messo tutto se stesso e non aveva
paura di mostrare al mondo quanto ci teneva al suo compagno, e quanto
gli fosse importante per vivere una vita normale.
Alla fine della
canzone il pubblico reagì con uno scroscio di applausi che
Kidd
meritò fino all'ultimo. Tornò al tavolino in cui
lo attendevano gli
altri tre ragazzi, con un sorriso stampato sul volto. Aveva vinto la
scommessa.
-Mi sa che qualcuno si deve truccare ora.- disse con
una smorfia poco rassicurante.
Rinchiusi nell'area
riservata al personale, Kidd armeggiava con i suoi "giocattoli"
preferiti, com'era solito chiamarli lui.
Prese una matita nera che
stese sia sulla rima inferiore che superiore degli occhi del biondo,
facendoli sembrare più grandi ed espressivi. Diede
un'abbondante
strato di mascara, un velo di blush pescato e sulle labbra un
rossetto bordeaux.
-Non avevi un rossetto più chiaro da mettermi?
Cazzo, mi sento un pagliaccio.-
-Hai le labbra troppo carnose per
uno più chiaro e ora lasciami lavorare se non vuoi che ti
metta
anche i glitter.-
Terminò il tutto con del gloss trasparente. Law
aveva osservato ogni gesto del suo compagno con ammirazione, visto
che Kidd metteva tutto quell'impegno solo quando si trattava di
trucco, motori ed arti marziali.
Avevano detto ad Ace di aspettare
al tavolino, sia per fargli una sorpresa sia per non rischiare di
restare in piedi a lavoro finito. E anche perché
così Marco sarebbe
stato ancora più in imbarazzo, aveva pensato Kidd malefico.
-Quasi
mi commuovo davanti alla mia opera.- ridacchiò il rosso
tutto
soddisfatto. Il biondo si rifiutò di guardarsi in qualsiasi
specchio
e si diresse a testa bassa verso la sala ancora gremita.
Law
trattenne Kidd per un braccio, facendolo voltare verso di lui.
-Mh?-
fece Kidd.
-La canzone... Mi piace.- disse il moro. Avrebbe voluto
dire che l'aveva trovata bellissima e che nessuno gli aveva mai fatto
un regalo così bello. Avrebbe voluto ringraziarlo e fargli
capire
che anche lui a modo suo lo aveva aiutato a farsi forza ed andare
avanti ma non lo fece. Limitandosi a mettersi in punta di piedi per
dargli un bacio.
Ci avrebbe pensato quel gesto a fargli capire
tutto quello che la canzone gli aveva trasmesso.
Non erano da Kidd
quei gesti così gentili e , nelle rare volte in cui
capitavano, Law
sapeva che valevano molto di più.
Kidd gli afferrò alcune
ciocche di capelli e le strinse tra le dita. Aveva capito cosa voleva
dirgli il moro ed era felice che avesse afferrato tutti i messaggi e
i significati nascosti della canzone.
Marco si sedette
imbarazzato come non era mai stato in tutta la sua vita. Neanche
quando si era chiuso fuori di casa e aveva dovuto aspettare
l'intervento dei vigili del fuoco in mutande aveva provato
così
tanta vergogna.
Bevve un sorso della sua birra ormai tiepida, per
annegare i suoi dispiaceri, e notò che il rossetto non aveva
lasciato alcuna traccia sul vetro.
-Marco?- lo chiamo Ace. Il
biondo non si voltò ma continuò a guardare
ostinatamente davanti a
se.
-Guardami per favore.- gli disse mettendogli una mano sotto il
mento per farlo voltare verso di lui.
Marco sgranò gli occhi
incredulo. Ace era... Truccato?
Aveva un delicato ombretto dorato
che donava luminosità al suo incarnato pallido, una riga di
eye-liner ed un rossetto chiaro sulle labbra.
-Ma cosa diavolo hai
fatto?- gli chiese.
-Vedi quella ragazza laggiù?- disse Ace
indicando una ragazza con i capelli castani seduta insieme ad altre
ragazze. -E' la truccatrice che si è occupata dei membri di
questa
band. Ho pensato che ti avrebbe piacere, sai mal comune, mezzo
gaudio.- disse con le gote arrossate per l'imbarazzo. Forse
nonostante tutto il suo gesto non aveva fatto sentire meglio Marco
come aveva sperato. Forse aveva sbagliato tutto ed ora il biondo si
sentiva ancora più in imbarazzo...
Marco lo attirò a se per
abbracciarlo. Poggiò la testa sulla fronte di Ace,
accarezzandogli
la chioma corvina spettinata. Non aveva parole per descrivere quanto
fosse stato incredibile il suo compagno con quel gesto.
Il moro
non aveva idea di avergli salvato la serata per l'ennesima volta.