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Autore: Just A Little Spark    21/12/2017    1 recensioni
In molti modi, Tadashi Hamada è un grande stupido. Questa è solo una delle ragioni. (Anche conosciuto come la volta in cui Tadashi ha pensato troppo al suo primo bacio con GoGo.) (Tomadashi Oneshot)
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: GoGo Tomago, Tadashi Hamada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione, questa fanfic non mi appartiene, ma è un bellissimo lavoro di Just A Little Spark, io sono solo la traduttrice. Qui c'è l'originale Dork
 
Buon divertimento ^^
 
P.S. Attenti alla boccaccia di GoGo, questa è gialla solo per quello :)
 

 
C’è qualcosa di diverso in lui oggi, si disse GoGo, mentre guardava Tadashi aggiustarsi per l’ennesima quel giorno quel suo stupido berretto da baseball. Lei e Tadashi erano soli in laboratorio quel giorno, da quando tutti gli altri tranne loro due avevano deciso di andarsene prima. A GoGo non importava la compagnia, specialmente per il fatto che lei piaceva effettivamente la sua presenza, ma i suoi piccoli movimenti stavano cominciando a diventare più frequenti ed evidenti. Prima, la visiera del suo berretto era qualche centimetro a destra. Poi, lo aveva girato verso indietro. Dopo essersi osservato un attimo con un’espressione disgustata sul volto (usando la finestra come specchio, tra tutte le cose), l’aveva solamente girato ancora com’era prima. Adesso si stava avvicinando alla sinistra.
 
GoGo normalmente non si scomodava per le stramberie di Tadashi, ma non riusciva a smettere di essere preoccupata. E infastidita, anche, ma più preoccupata. Tadashi aveva la tendenza ad agitarsi e muoversi di continuo quando aveva qualcosa in testa; GoGo, come del resto chiunque nel laboratorio, lo sapeva. Ma questo era qualcos’altro, visto che si stava agitando più del solito, e stava cominciando a dare sui nervi a GoGo.
 
< Va bene, Hamada, sputa l’osso. > GoGo si girò e incrociò le braccia sul petto, uno sguardo da “no stupidaggini” sul viso.
 
< Cosa? Non c’è niente da dire, > replicò lui automaticamente, il suo viso privo di emozione.
 
Le sopracciglia di GoGo svettarono in alto al vedere ciò. Tadashi? Impassibile? Chi stava cercando di fregare? < Non voglio sentire stronzate, Hamada. Il tuo cappello mi sta dando noia. > La giovane avrebbe tanto voluto dare tutta la colpa alla sindrome premestruale, ma ahimè, non sarebbe diventata un capriccioso mostro divora-cioccolata per altre due settimane.
 
< Il mio cappello? > chiese lui, un’espressione confusa in viso. < Non c’è nulla che non vada... > il ragazzo interruppe la sua stessa frase quando GoGo gli si avvicinò, gli occhi ridotti a due fessure mentre lo guardava. < ...con il mio cappello, > finì Tadashi, la faccia che gli stava diventando rossa.
 
Ignara dell’imbarazzato Hamada, GoGo scosse la testa. < Hai continuato a spostarti quella dannata cosa l’intero pomeriggio, > rispose lei, effettivamente alzandosi sulle punte per picchiettare sulla visiera del berretto. < Sta diventando una distrazione. >
 
Lui ridacchiò debolmente, e fece un passo indietro cercando di non farsi notare < Scusa per quello. Sono solo - uh, angolazioni. >
 
< Angolazioni? >
 
< Si. Sono... compiti per l’ora di fisica. >
 
< Ma non hanno nulla a che fare con- >
 
< Fidati di me. >
 
GoGo finalmente si strinse nelle spalle, e si voltò verso la sua bici. < Va bene. Okay. Quello che vuoi. Solo... smettila di distrarmi, > borbottò avviandosi. Ovviamente non aiutava che nonostante i suoi piccoli movimenti, GoGo era già pienamente distratta da Tadashi Hamada da solo.
 
Non si era aspettata di impigliarsi nei sentimenti, tra tutte le cose. I sentimenti erano irritanti, e la distraevano. Era già abbastanza difficile bilanciare il lavoro scolastico con le sue altre attività extra curricolari (Leggasi: corse di resistenza segrete ogni prima domenica della settimana), ma adesso doveva anche vedersela con un milione e qualcosa di farfalle che era improvvisamente nate nel suo stomaco ogni volta che Tadashi Hamada era in giro.
 
GoGo soffocò un sospiro, e si sporse verso il cacciavite sul suo tavolo da lavoro, ma non prima che notasse con la coda dell’occhio Tadashi dall’altro lato del laboratorio, usare il suo indice per spostare il suo berretto da baseball verso l’alto.
 
GoGo borbottò sottovoce un paio di imprecazioni e Tadashi impallidì. < Posso spiegare! >
 
< È veramente troppo da chiederti?! > chiese lei retoricamente, alzandosi ancora una volta e dirigendosi al posto di lavoro di Tadashi.
 
< Perché te la prendi tanto, comunque? > chiese Tadashi, un broncio che già gli si stava formando sul viso.
 
GoGo arrosì e alzò le mani in aria. < Non lo so! È solo che mi distrae. >
 
< E noi tutti sappiamo quanto tu non voglia essere distratta, > replicò sarcasticamente lui. GoGo socchiude gli occhi. Questo è il suo modo per togliersi l’attenzione di dosso, e lui sa che lei sa. Allora perché cerca così disperatamente di farle smettere di fargli domande sul perché?
 
< Ugh, > borbottò GoGo, allontanandosi da lui, le mani strette a pugno. < Dimentica tutto questo. Non posso farcela con te. Vado a casa. Ci vediamo domani. >
 
Tadashi era rimasto in silenzio mentre lei se ne tornava verso il suo spazio, uno sguardo arrabbiato fisso in faccia. GoGo ficcò tutte le sue robe dentro la sua borsa, e si voltò un’ltima volta verso di lui mentre era ferma alla porta. < Non dimenticarti di spegnere le luci, > gli ricordò, per poi pensare che non era necessario. Non si sarebbe dimenticato. Lui era Tadashi.
 
Era perfetto.
 
La ragazza scosse stancamente la testa e si allontanò senza aspettare per vedere se lui le aveva augurato una buona serata, o, almeno, se aveva detto arrivederci. Mentre camminava fuori dall’edificio, GoGo contemplò i suoi non voluti sentimenti. GoGo avrebbe volentieri sbattuto la testa su un muro ripetutamente. I sentimenti erano irritanti e non necessari, e la distraevano e stancavano. La confondevano, e la mandavano in una non voluta crisi. I sentimenti provocavano piccole crepe nei muri che lei aveva così con successo costruito attorno al suo cuore, e lei non aveva nessuna intenzione di mandare quel lavoro a puttane per nulla.
 
GoGo letteralmente saltò quando sentì una mano sulla spalla, e si girò con il cuore che le batteva in petto. < Ehy, sembra quasi che tu abbia visto un fantasma, > disse Tadashi guardandola preoccupato.
 
< Scusa se ero impegnata con i miei pensieri, > lo aggredì lei, sistemandosi la borsa sulla spalla.
 
< Io, um, ti sto chiamando da quando te ne sei andata, > riprovò Tadashi. Lei cercò di ignorare il fatto che la sua mano era ancora sulla sua spalla. < Non sembravi avermi sentito. >
 
< No cazzo, Sherlock, > borbottò GoGo. < Cosa vuoi? >
 
< Beh, io- io volevo solo scusarmi, > disse lui velocemente. < E spiegarti perché ero un pochino... agitato. >
 
< Okay, > rispose GoGo guardandolo da sotto in su.
 
Tadashi si portò una mano in faccia, la sua enorme mano che copriva il suo mento e la sua bocca mentre lui guardava tutto tranne lei. < Volevo essere sicuro che il mio cappello non avrebbe dato fastidio quando ti avrei baciato. > La sua voce era attutita di proposito, ma goGo era riuscita comunque a sentire ciò che aveva detto piuttosto chiaramente.
 
Il suo cuore perse un battito, e lei non poté togliergli gli occhi di dosso. < Oh. >
 
Se non altro, la sua risposta monosillabica sembrò solo aver reso Tadashi ancora più nervoso, e lui si mise a sputare fuori tutti i suoi pensieri. < Beh, intendo dire, non è qualcosa a cui ho pensato solo oggi, è solo che io- > La sua faccia divenne di un pericoloso rosso brillante. < Ci sto pensando da un po’, lo sai, b- baciarti, e ho solo pensato che sarebbe stato imbarazzante se mi fossi chinato per il bacio e poi il mio cappello ti avesse colpito dritto in fronte. >
 
Lei si schiarì la voce, e la sua attenzione tornò su di lei immediatamente. GoGo ignorò le farfalle nel suo stomaco (certamente avevano subito una qualche forma di mitosi negli ultimi minuti, grazie a un certo idiota), e continuò a guardarlo. < beh, non lo saprai mai se non provi, giusto? > Lui gelò sul posto, la sua risposta che lo sorprendeva. Dopo una piccola risata, GoGo portò le mani ai lati del suo viso, e gentilmente lo condusse giù cosicché le loro facce fossero circa allo stesso livello. < Lo sapevi che sei veramente uno stupido? >
 
Tadashi divenne di un’ancora più scura tonalità di rosso, e ridacchiò nervosamente. < Più o meno c’è l’ho un’idea. Hiro me lo dice sempre. > goGo GoGo cominciò a rispondergli qualcosa che probabilmente sarebbe stata veramente irriverente. In verità, non avrebbe mai saputo cosa voleva dirgli, dal momento che l’aveva interrotta.
 
Il ragazzo si chinò e chiuse il buco tra di loro, una delle sue mani sui suoi fianchi, spingendola più vicina a lui, e l’altra mano a tirarle su il mento cosicché fosse nella posizione perfetta contro di lui. GoGo chiuse gli occhi al contatto, improvvisamente sopraffatta da come gentile e passionale una persona poteva essere allo stesso tempo. Le sue mani scivolarono giù dal viso di lui, finché le sue braccia non furono attorno al suo collo. Giusto quando il bacio stava cominciando a calmarsi, una delle sue mani si fece strada verso la maglia di Tadashi e lo tirò più vicino, riaccendendo il fuoco.
 
Quando finalmente si separarono per prendere aria, spesero un bel po’ di secondi a fissarsi, occhi spalancati e cuori aperti. < Quindi... >
 
< Quindi cosa? > chiese GoGo, ancora respirando pesantemente.
 
< Ti ha colpito in fronte? >
 
Tadashi sembrava genuinamente preoccupato per lei. I muri di GoGo si frantumarono alla sua domanda, e lei non poté far altro che ridere, appoggiandosi a lui per nascondere il viso sul suo petto. < Stupido. >
 
< Il tuo stupido, > replicò lui, un lieve sorriso sul suo volto mentre la stringeva tra le braccia
.
 
(*)
 
NOTE DI JUST A LITTLE SPARK:
Questi due sono la mia debolezza. Stupido cappello. Stupido, stupido, stupido cappello.
Qualche errore di grammatica o di scrittura che avete notato? Biscotti per le persone che me lo dicono gentilmente. Ho questa tendenza a postare cose che mi vengono in mente all’alba senza guardarle due volte.
Ah, headcanon personale che l’espressione preferita di GoGo (almeno ogni volta che c’entra Tadashi) è “No cazzo, Sherlock.”
Spero che vi siate divertiti a leggerlo quanto mi sono divertita io a scriverlo!


NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Awww! Che adorabile stupido è Tadashi?
Non ho molto da dire, a parte le enormi scuse per aver rimandato queste traduzioni troppo a lungo; anche se a mia discolpa sono stata più che impegnata con la scuola... Ma comunque, mi dispiace un sacco!
Spero che voi vi divertiate a leggerla come l'autrice si è divertita a scriverla e io a tradurla!
Baci
Blacky :)
   
 
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