Come un porto
C'era un vecchio, su quell'isola, che si diceva fosse andato per mare: forse perché portava sempre con sé la foto di una donna bellissima, come fanno spesso i marinai, forse perché guardava le onde come se ne avesse nostalgia o forse solo perché aveva in sé qualcosa di selvaggio ed aspro come le tempeste. Non aveva nessun tatuaggio, però, né beveva alcol scadente da boccali grandi come tinozze, neppure fumava, a dire il vero, né portava con sé grosse pistole o qualunque altra arma vistosa.
In realtà si guadagnava da vivere riparando le piccole barche dei pescatori della zona e tavoli, banconi, sedie e finestre, quando ce n’era bisogno. Arrivava con il suo passo dondolante, posava la sua consunta borsa per gli attrezzi dove capitava, legava i capelli bianchi dietro la nuca e faceva danzare le sue vecchie mani callose come farfalle. Aveva questo amore reverenziale per tutti i vecchi oggetti un po’ malconci di cui si occupava: li maneggiava con cura, li aggiustava con perizia anche quando sembrava non ci fosse più nulla da fare e così, quasi per magia, le cose non solo tornavano come nuove, dopo, ma funzionavano addirittura meglio.
Molti, però, erano convinti che il vecchio, dal villaggio, non si fosse mai mosso: come un porto che è fatto di mare, ma appartiene alla terra, il vecchio aveva desiderato viaggiare per tutta la sua vita, ma non era mai salpato. Altrimenti perché sarebbe sembrato sempre così fuori posto tra i marinai e i pirati che passavano la serata alla locanda di Neil?
Certo, conosceva un sacco di storie marinaresche, ma della sua parola, non c’era da fidarsi: insomma, lo sapevano tutti che, nel Mare Orientale, non era mai esistito un capitano che avesse comandato ottocentomila uomini.
Note: Mi piace pensare che, nell’ultima riga, Usop si riferisca a Rufy, ma l’interpretazione è libera.
In realtà si guadagnava da vivere riparando le piccole barche dei pescatori della zona e tavoli, banconi, sedie e finestre, quando ce n’era bisogno. Arrivava con il suo passo dondolante, posava la sua consunta borsa per gli attrezzi dove capitava, legava i capelli bianchi dietro la nuca e faceva danzare le sue vecchie mani callose come farfalle. Aveva questo amore reverenziale per tutti i vecchi oggetti un po’ malconci di cui si occupava: li maneggiava con cura, li aggiustava con perizia anche quando sembrava non ci fosse più nulla da fare e così, quasi per magia, le cose non solo tornavano come nuove, dopo, ma funzionavano addirittura meglio.
Molti, però, erano convinti che il vecchio, dal villaggio, non si fosse mai mosso: come un porto che è fatto di mare, ma appartiene alla terra, il vecchio aveva desiderato viaggiare per tutta la sua vita, ma non era mai salpato. Altrimenti perché sarebbe sembrato sempre così fuori posto tra i marinai e i pirati che passavano la serata alla locanda di Neil?
Certo, conosceva un sacco di storie marinaresche, ma della sua parola, non c’era da fidarsi: insomma, lo sapevano tutti che, nel Mare Orientale, non era mai esistito un capitano che avesse comandato ottocentomila uomini.
Note: Mi piace pensare che, nell’ultima riga, Usop si riferisca a Rufy, ma l’interpretazione è libera.