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Autore: c_underwater    24/12/2017    7 recensioni
Merope aspetta.
Ogni pomeriggio siede alla finestra, in attesa di udire il familiare insieme di suoni: il fruscio tra la vegetazione, lo scalpiccio degli zoccoli, le risate. Da quando il giovane Riddle ha preso l’abitudine di fare un giro a cavallo nei dintorni del villaggio insieme agli amici o la fidanzata, Merope non perde alcuna occasione per rimirarlo.
Sente le budella contorcersi come serpenti. Allunga il collo verso il mondo esterno, a lei pressoché sconosciuto. Tom è lì, in sella all’animale, sorride con cortesia alle chiacchiere dell’amico, che cavalca al suo fianco. Passano tra agli alberi, abbassano il capo per schivare i rami bassi. Ignorano la catapecchia dei Gaunt.
Merope approfitta della solitudine per godere al meglio di quella manciata di istanti. L’intensità del momento quasi le mozza il fiato in gola. Le sembra di galleggiare senza peso, senza un corpo, gli occhi le si riempiono di quell’immagine, poi ecco le mani di Tom a cingerle la vita, il pelo caldo dell’animale a contatto con le sue cosce, ora tocca a lei abbassare la testa perché i capelli non si impiglino tra i rami, ride con lui.
In un attimo sono spariti.
Merope sogna, indisturbata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merope Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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La seconda vita di Merope Gaunt
 




Merope aspetta.
Ogni pomeriggio siede alla finestra, in attesa di udire il familiare insieme di suoni: il fruscio tra la vegetazione, lo scalpiccio degli zoccoli, le risate. Da quando il giovane Riddle ha preso l’abitudine di fare un giro a cavallo nei dintorni del villaggio insieme agli amici o la fidanzata, Merope non perde alcuna occasione per rimirarlo.
Sente le budella contorcersi come serpenti. Allunga il collo verso il mondo esterno, a lei pressoché sconosciuto. Tom è lì, in sella all’animale, sorride con cortesia alle chiacchiere dell’amico, che cavalca al suo fianco. Passano tra agli alberi, abbassano il capo per schivare i rami bassi. Ignorano la catapecchia dei Gaunt.
Merope approfitta della solitudine per godere al meglio di quella manciata di istanti. L’intensità del momento quasi le mozza il fiato in gola. Le sembra di galleggiare senza peso, senza un corpo, gli occhi le si riempiono di quell’immagine, poi ecco le mani di Tom a cingerle la vita, il pelo caldo dell’animale a contatto con le sue cosce, ora tocca a lei abbassare la testa perché i capelli non si impiglino tra i rami, ride con lui.
In un attimo sono spariti.
Merope sogna, indisturbata.
 
 

~

 
Aprile 1924
L’intera esistenza di Merope Gaunt era racchiusa in quel barlume di appagamento quotidiano. Tra le minacce del padre e gli scherzi crudeli del fratello, i minuti che passava alla finestra erano l’unico appiglio alla vita, il solo modo per evadere dalle anguste mura di casa.
Chiunque avrebbe creduto impossibile che lei, una sorta di selvaggia, cresciuta tra gli insulti e la brutalità, potesse essere in grado di amare. Tutto ciò che aveva provato prima di allora era riconducibile alla paura, all’umiliazione, all’inadeguatezza; ma, da quando si era sentita bruciare di passione per quell’affascinante Babbano, aveva conosciuto un’alternativa agli orrori di casa Gaunt. Una dolce alternativa, che per i primi tempi era limitata alla semplice osservazione: si beava della visione di quell’essere umano, talmente opposto a lei che sembrava appartenere ad un’altra specie. Ma i giorni passavano, e l’osservazione iniziava a non bastarle più. Desiderava il ragazzo nel modo più genuino e istintivo possibile, e oltre: ambiva ad essere una sua pari, voleva leggere rispetto nei suoi occhi, quando l’avesse guardata, e non il disgusto che tutti gli abitanti del villaggio sembravano provare per la sua famiglia.
 

Luglio 1925
In futuro non seppe spiegarsi come avesse recuperato i suoi poteri. A lei piaceva pensare che l’amore per Tom le avesse dato la forza di agire. Forse, semplicemente, l’arresto di suo padre e di suo fratello l’aveva liberata dalle catene che l’avevano imprigionata fino ad allora; non avere attorno due presenze ingombranti la rendeva estremamente più padrona di sé. Era stata necessaria qualche settimana per governare al meglio la magia che ora scorreva libera dalla sua bacchetta, ma infine fu in grado di eseguire incantesimi e preparare pozioni al pari di un mago di media istruzione.
Aveva in mente un piano che era stato tormentosamente elaborato nei minimi dettagli. Non sapeva se sarebbe riuscita a portarlo a termine, ma la libertà la rendeva ebbra e fremeva dalla voglia di metterlo in atto. Decise di tentare in una giornata particolarmente calda.
L’euforia l’aveva fatta sbagliare più volte, ma alla fine era riuscita a preparare un potente filtro d’amore che aveva tutto l’aspetto di una bevanda refrigerante, adatta a riprendersi dopo una passeggiata a cavallo sotto il sole. Dopo averlo travasato in un bicchiere, non le rimase che aspettare.
 
«Qualcosa di fresco?»
Tom era lì, in piedi vicino al suo cavallo, e si picchiettava la fronte con un fazzoletto. Al suono della voce di Merope sollevò la testa e una vaga diffidenza attraversò il suo sguardo.
«Cos’è?»
Udire la sua voce, per la prima volta liberamente e non di nascosto, quasi le fece cedere le gambe.
«Frutta» mentì la strega. «Non preoccuparti, loro non ci sono, non ti faranno del male.»
Tom ricordò con un brivido il suo ultimo incontro con Orfin Gaunt.
«Guarda.» Merope prese un sorso di pozione, a dimostrazione dell’innocuità della stessa. Il giovane non udì il bisbigliato Imperio che fuoriuscì dalle labbra di lei e accettò la bevanda. Le loro dita si sfiorarono sul metallo del bicchiere.
A Merope girava la testa. Con trepidazione guardò Tom portare il liquido alle labbra, annusarlo, e poi decidersi ad ingerirlo. L’istante che seguì fu eterno e con intensa disperazione credette che la pozione non avesse sortito effetto.
«Ti ringrazio, è proprio rinfresca-aaah...» Tom rabbrividì e il bicchiere sfuggì alla sua presa. Lo guardò rotolare sul terreno, ridacchiò e risollevò il capo. Uno sguardo vacuo e un sorriso sornione ricambiarono l’espressione preoccupata di Merope. In quel momento la giovane strega seppe che Tom Riddle era innamorato di lei.
 

Ottobre 1926
Gonfio. Il suo ventre non era mai stato così gonfio, non una volta, neanche da quando era andata a vivere con Tom e aveva potuto concedersi lauti pasti tutti i giorni.
Da quel giorno Merope Gaunt aveva vissuto una nuova vita. Con il denaro di Tom, tra lo stupore e i pettegolezzi generali che circolavano in paese, avevano acquistato una bella villa a pochi chilometri di distanza, e lì trascorrevano le loro giornate, placide e indisturbate, Tom reso innocuo dal filtro con cui ogni sera Merope, a sua insaputa, diluiva il vino. Lei era diventata più bella, non aveva più l’aspetto sudicio di una selvaggia, si era fatta una piacevole ragazza e un grande peso le si era sollevato dal cuore. Ma a Merope poco importava di questo e della vita agiata che da allora aveva potuto condurre: il suo era un sentimento disinteressato, ed è poi questa, la definizione del puro amore. Era come una lunghissima luna di miele, in cui nulla di speciale doveva accadere perché i due si sentissero al culmine della felicità: ad entrambi bastava avere a fianco la propria metà. Merope sembrava nutrirsi dell’affetto che Tom le riservava e, quando contava le gocce di pozione da unire al vino, aveva la sensazione di somministrare al marito un po’ di suo amore in forma liquida.
Sfiorò con le dita la pelle tesa vicino all’ombelico. Lì sotto si nascondeva il frutto della loro unione. Avrebbe voluto conservarlo per sempre dentro di sé, avere una parte di Tom fusa con il suo corpo. Qualcosa scattò nella sua mente. Tom era suo. Lo sarebbe stato per sempre, ormai.
Quella sera non aggiunse nulla al vino di suo marito.
Lui era così assuefatto al filtro che impiegò qualche ora per tornare lucido; lei talmente cieca da non accorgersi, quando lui la guardò, dello sguardo di stupito disgusto negli occhi di suo marito.
 
 
 

Note dell'autore
Non sapevo come comportarmi con il personaggio di Merope: non mi andava di trattare il sentimento amoroso in termini esageratamente elevati e raffinati, perché il risultato sarebbe stato stridente, ma non volevo neanche ridurre la ragazza ad una sempliciotta infima. Non volevo limitare il sentimento di lei a pura attrazione sessuale, che potrebbe essere ciò che ci si aspetta da qualcuno cresciuto ai limiti della decenza umana, ma non volevo neanche che la loro unione sembrasse di convenienza, per permettere a lei la cosiddetta scalata sociale, perché non trovo che sia un personaggio così abietto e interessato a, per citare un bellissimo racconto russo, rango e denaro. Insomma, per me Merope era semplicemente innamorata (per quanto si possa essere innamorati di una persona che si vede passare davanti alla finestra), ed è questo ciò che ho voluto far trasparire dal racconto. Ho aggiunto una vena di ossessione per dar voce all’instabilità che, secondo me, inevitabilmente caratterizza qualcuno che è vissuto in condizioni misere e con dei familiari squilibrati. Ho voluto comunque conservare il tratto di ingenuità che ci viene illustrato da Silente, quando racconta la storia di Merope: smette di somministrare il filtro d’amore a Tom non perché si accorge che da una relazione basata sull’inganno non può nascere nulla di buono, bensì perché è scioccamente e teneramente convinta che il suo sentimento sia ormai ricambiato. Equilibrare queste intenzioni senza scadere nel banale e nel piatto non è stato facile, soprattutto perché si tratta di un personaggio poco trattato, ma mi auguro di essere in qualche modo riuscita nell’intento.
Le indicazioni temporali sono imprecise e puramente indicative; mi sono basata sulla data di nascita di Merope (1 dicembre 1907) e sul fatto che partorisca e muoia a 19 anni il 31 dicembre 1926, e quindi dev’essere rimasta incinta a 18 anni (marzo 1926?).
Ultima nota ma non meno importante: questa storia ha partecipato al contest "Flashiamo! - III edizione" indetto da _ Freya Crescent _ sul forum di EFP.
  
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