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Autore: LondonGirl_xx    25/12/2017    0 recensioni
*DALLA STORIA.*
Finii di bere e mi addentrai anche io in pista, cominciando a ballare al ritmo di musica.
Non era che chissà grande ballerina ma i due anni di danza classica e moderna, mi erano serviti a qualcosa, quindi, mi era facile ambientare i miei movimenti a qualsiasi genere di musica che il dj mettesse.
Un paio di minuti più tardi, non fui più sola ma qualcuno si prese la briga di poggiare le sua manaccie sui miei fianchi. Non mi allontanai, non feci nulla, eravamo pur sempre in una discoteca dove lo scopo principale degli uomini era trovarsi qualcuno per la notte ma io non ero di certo quel genere di ragazza.
Stava proseguendo tutto bene, nonostante quell'uomo di tanto in tanto osasse di più nei suoi movimenti verso di me, non mi diedero più di tanto fastidio.
Il problema arrivò quando cominciò a volere di più e a trovare resistenza da parte mia.
La sua presa aumentò considerevolmente sul mio corpo e fu in quel momento che la paura cominciò ad attraversa i miei occhi.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1

 

«Potrei avere un caffè?» mi chiese la signora seduta al banco per la millesima volta quel giorno; così mentre le dicevo le cose peggiori nella mia testa, cominciai a farle il suo dannato caffè sotto gli occhi divertiti del mio capo. 

 

Odiavo quando la gente si sedeva al bar, restava lì per ore e prendeva un caffè ogni ora, ma dico, una casa non ce l'avevano? 

 

Mi sono trasferita a Los Angeles circa tre anni fa e avevo trovato la fortuna di trovare lavoro in uno dei bar più conosciuti di Malibu, Cafè Habana.

 

Nonostante le continue sollecitazioni dei miei genitori a farmi accettare i loro soldi, non avevo voluto saperne niente. Li avevo liquidati in un battito di ciglia dicendo che non volevo i loro soldi perchè volevo avere la possibilità di farcela da sola senza contare sull'aiuto di nessuno. 

Nonostante fossero contrari, accettarono comunque la mia scelta ma, ovviamente, con un compromesso: dargli la possibilità almeno di comprarmi la casa. 

 

Siccome non avevo tempo di mettermi a cercare una casa che fosse stata accessibile per me, avevo almeno accettato quella loro offerta. 

 

Il lavoro che avevo trovato mi piace e fortunatamente avevo già avuto esperienze in un bar, quindi, quando mi avevano assunta e avevo scoperto che la paga era ottima, ero stata la ragazza più felice del mondo. 

Di solito, ero sempre solita ad accontentarmi su tutto ma per quella volta, il destino, aveva avuto un progetto diverso per me. 

 

«Grazie mille.» la signora mi ringraziò per la millesima volta quando le porsi il caffe che le avevo preparato ed io molto gentilmente le sorrisi. 

Quando buttai gli occhi sull'orologio appeso al muro, tirai un respiro di sollievo nel scoprire che fossero le 5pm e che quindi, il mio lavoro per quel giorno era finito e che quindi era ora di ritornare a casa. 

Non vedevo l'ora di fare un bel bagno. 

 

Tolsi il grembiule e mi diressi verso il camerino per prendere la mia roba e correre via, finalmente, da lì. Per quanto quel lavoro mi piacesse e pagasse bene, avevo un certo limite di sopportazione per stare tra quelle mura. 

 

Salutai i miei colleghi e andai via; inserii le cuffie e premetti play cosi che la prima canzone si riproducesse ad alto volume nelle mie orecchie. 

 

Dal bar a casa mia erano più o meno dieci minuti a piedi, quindi mi sarei fatta una bella passeggiata sotto gli ultimi raggi di sole. 

 

***

 

Come previsto, dieci minuti più tardi ero finalmente arrivata a casa. Posai la borsa e le chiavi sul mobile che avevo all'entrata e corsi al piano di sopra, raggiungendo la mia camera e successivamente il bagno. 

 

Una volta in bagno cominciai a far riempire la vasca e dopo di che cominciai a spogliarmi, privandomi dei jeans, della tshirt e dell'intimo, riponendo tutto nel cesto dei panni sporchi.

 

Mi avvicinai alla vasca e chiusi l'acqua quando si fu riempita, entrandovi dopo poco; appena il mio corpo venne a contatto con l'acqua, si rilassò immediatamente. Chiusi gli occhi poggiando la nuca al bordo della vasca e mi rilassai restando a mollo nella vasca. 

Dopo poco il familiare 'bip' che segnalava l'arrivo di un messeggio, mi fece aprire gli occhi e prendere il telefono per vedere chi fosse. 

 

Da Iris: 

[Sto arrivando.]

 

Iris era la mia migliore amica; l'avevo conosciuta appena avevo messo piede a Malibu e il nostro più che un incontro fu più che altro uno scontro. 

 

Una mattina avevo fatto -come sempre- tardi a lavoro e quindi mi trovai a correre -letteralmente- lungo la strada per fare il più presto possibile quando ad un tratto andai a sbattere contro qualcuno e finii addosso a lei. 

Da quel giorno, non so come, siamo diventate praticamente inseparabili ed era quasi come una sorella per me.

 

 

Ridacchiai a quel ricordo e dopo poco sentii dei passi rimbombare lungo il corridoio e poi nel bagno, segno che Iris fosse già arrivata. 

Quando festeggiammo un anno della nostra amicizia, lo stesso giorno che capii che tra noi ci sarebbe stata una vera amicizia, le avevo fatto fare una copia della chiave di casa mia, quindi, praticamente, poteva entrare e uscire da casa mia come e quando voleva. 

 

«Ciao, amica.» disse appena entrò in bagno e si sedette sullo sgabello vicino al lavandino. 

Alzai lo sguardo e la guardai, ricambiando il suo saluto. 

 

«Stasera andiamo a ballare.» disse all'improvviso e scossi leggermente la testa. 

«Che novità.» dissi in modo piuttosto ironico, facendola ridere. 

 

«Dove andiamo questa volta?» dissi guardandola e lei mi guardò facendo un sorriso da mettere quasi paura. 

 

«Sembri una psicopatica quando fai cosi.» alzai gli occhi al cielo e lei ridacchiò. 

 

 

«Ti passo a prendere alle 9. Non fare tardi!» disse alzandosi e andò via, lasciandomi nuovamente da sola. 

 

***

 

Rimasi in acqua fin quando non cominciò a diventare fredda, dopo di che mi alzai e legai un telo intorno al mio corpo. 

Mi posizionai davanti allo specchio che avevo sopra al lavandino e guardai il mio riflesso. 

 

Per altri magari ero una bella ragazza ma per me, non ero nulla di cosi speciale. 

Capelli castani, occhi chiari, nè troppo magra nè troppo grassa e putroppo nemmeno troppo alta. Forse, se avessi avuto qualche centimetro in più, avrei avuto il coraggio di definirmi una bella ragazza; forse. 

Questa sono io: Beverly.

 

Mi allontanai dallo specchio ed uscii dal bagno, camminando lungo la mia camera da letto e raggiungendo la cabina armadio; eliminai le ultime gocce d'acqua ancora presenti sul mio corpo e infilai subito la biancheria intima, ritornando poi in bagno per asciugare i capelli. 

 

Siccome era ancora presto, decisi che fino a quando non mi sarei preparata avrei indossato semplicemente qualcosa di comodo.

 

Una volta vestita, scesi al piano di sotto, raggiunsi il salotto e mi sedetti sul divano accendendo la tv per mettere un film che mi avrebbe tenuta occupata fin quando non si sarebbero fatte le 8.30. 

 

Mezz'ora sarebbe stata più che sufficiente per vestirmi e truccarmi. 

 

 

Una volta accesa la tv, aprii netflix e cominciai a trovare un film e siccome non avevo chissà poi quanto tempo a disposizione per vedere un film per intero, decisi quindi di vedere una delle mie serie tv preferite: una mamma per amica. 

 

Amavo questa serie tv e ogni volta che lo guardavo mi ripetevo sempre che per mia figlia, semmai un giorno avrei avuto una figlia, per lei non volevo essere solo una mamma ma anche un'amica. Non doveva avere paura di chiedermi niente, anche se si trattasse del più stupido dei consigli che una persona potesse chiedere. 

E poi, amavo Logan Huntzberger, ovviamente, questo era il nome del personaggio che interpretava, l'attore si chiama Matt Czuchry. Semmai un giorno mi fidanzerò, volevo un ragazzo come lui: bello, ricco e intelligente.

 

***

 

Ben presto si fecero le 8.30, cosi spensi il televisore e mi avviai in camera per cominciare a prepararmi ed essere pronta per le 9.

 

Una volta in camera, raggiunsi la cabina armadio e cominciai a guardare tutti i panni che avevo per cercare qualcosa di adatto da mettere per quella serata. 

 

Dopo aver passato gli ultimi dieci minuti a cercare, alla fine, avevo optato per un paio di skinny jeans abbastanza eleganti, una camicia nera semitrasparente e abbinato il tutto ad un paio di décolleté neri.

 

Nulla di troppo complicato, in poche parole. 

 

Una volta vestita, andai in bagno; legai i capelli in uno chignon disordinato e cominciai a truccarmi. Presi il fondotinta e lo applicai sul viso spalmandolo dopo poco, presi poi una matita nera e la applicai intorno all'occhio, iniziando dall'interno della palpebra; passai poi all'eye-liner, al mascara e alla fine al blush. 

Applicai un pò di profumo sui polsi e sul collo e mi diedi poi un'ultima occhiata allo specchio prima di scendere al piano di sotto.

 

Lanciai un'occhiata all'orologio che avevo sul polso e sorrisi quando mi resi conto che erano le 9 spaccate ed io ero in perfetto orario. 

Un secondo dopo, un clacson proveniente da fuori, attirò la mia attenzione così mi avvicinai alla finestra per vedere se fosse Iris. 

 

Quando riconobbi la sua auto, mi allontanai, presi tutto il necessario che mi occorreva e uscii. Percorsi il vialetto e salii in macchina, salutando la mia amica con un bacio sulla guancia e dopo partì, raggiungendo il locale a me ancora sconosciuto. 

 

*** 

 

Una volta arrivati al locale, Iris parcheggiò la sua auto nel primo posto libero ed insieme poi ci incamminammo verso l'entrata del locale. 

Appena fummo dentro, l'odore di alcol e la musica sparata ad alto volume dalle casse del dj ci colpirono all'istante. 

 

Attraversammo la sala fino ad arrivare al bancone del bar e ordinare qualcosa da bere giusto per cominciare a riscaldarci ed entrare poi in pista. 

 

Il barman arrivò dopo poco davanti a noi e dopo averci posto la solita domanda, noi ordinammo due drink a suo piacere.

 

«Arrivano subito!» disse e si allontanò ancora una volta, allontanandosi da noi e preparare i nostri drink. 

 

Cinque minuti più tardi, i nostri alcolici furono pronti e il barman ce li porse davanti a noi sul bancone; la mia amica dopo aver ricevuto il suo drink scomparve sulla pista da ballo, lasciandomi lì da sola a finire il mio bicchiere. 

 

Finii di bere e mi addentrai anche io in pista, cominciando a ballare al ritmo di musica. 

Non era che chissà grande ballerina ma i due anni di danza classica e moderna, mi erano serviti a qualcosa, quindi, mi era facile ambientare i miei movimenti a qualsiasi genere di musica che il dj mettesse.

 

Un paio di minuti più tardi, non fui più sola ma qualcuno si prese la briga di poggiare le sua manaccie sui miei fianchi. Non mi allontanai, non feci nulla, eravamo pur sempre in una discoteca dove lo scopo principale degli uomini era trovarsi qualcuno per la notte ma io non ero di certo quel genere di ragazza. 

 

Stava proseguendo tutto bene, nonostante quell'uomo di tanto in tanto osasse di più nei suoi movimenti verso di me, non mi diedero più di tanto fastidio. 

Il problema arrivò quando cominciò a volere di più e a trovare resistenza da parte mia. 

La sua presa aumentò considevorelmente sul mio corpo e fu in quel momento che la paura cominciò ad attraversa i miei occhi. 

 

Lui cercava di baciarmi e mettere le sue mani chissà dove ed io più mi dimenavo cercando di liberarmi. 

Tentavo di urlare e chiedere aiuto ma con tutta quella musica era difficile che qualcuno riuscisse a sentire le mie suppliche. 

Mi credevo ormai sfacciata e vittima di chissà chi quando all'improvviso qualcuno alle spalle del mio attentatore gridò. 

 

«Sei per caso diventato sordo? Ha detto di lasciarla stare, fottuto bastardo.» 

L'uomo che mi aveva in pugno fu distratto dal mio salvatore e lasciò cosi la presa su di me, voltandosi verso di lui e dandomi una spinta che mi fece cadere a terra. 

 

Il ragazzo ancora con il volto di uno sconosciuto per me, lo tirò via da se quando tentò di aggredirlo e l'uomo scappò via quando si rese conto che non poteva contrastarlo. 

 

Il ragazzo venne poi verso di me e mi aiutò ad alzarmi. La poca luce però non mi permise di vedere chi fosse. 

 

«Stai bene?» mi chiese il ragazzo dopo avermi aiutata ed io riuscii solo ad annuire ancora scossa per quello che era appena successo. 

 

«La prossima volta sta' più attenta.» disse lui, la sua voce era rauca, qualcosa che difficilmente avresti dimenticato. 

 

Dopo di che andò via ed io ancora non avevo avuto modo di vedere chi fosse stato a salvarmi. 

 

***

 

 

 

   
 
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