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Autore: Stravolgendomi    26/12/2017    0 recensioni
La giustizia è un concetto puramente soggettivo sintetizzato dalle leggi di un paese.
Le leggi però vengono evase, vengono aggirate e vengono contestate in continuazione. In certi luoghi le leggi sono di parte. Assistiamo ad abusi, guerre e morti di innocenti! Dunque è plausibile chiedersi dove sia la giustizia nel nostro mondo.
Se fosse possibile far rispettare una giustizia universale e punire tutti quelli che la infrangono senza avere il dubbio della colpevolezza quale sarebbe il confine tra punizione e crudeltà? Creare un mondo di pace assoluta può valere dei sacrifici?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il binomio Giustizia-Crudeltà



Gli esecutori sono i nuovi eroi del popolo: uomini che accettano un lavoro a tempo perso, senza retribuzione alcuna e pronti a tutto pur di combattere le ingiustizie. Finalmente nell’anno corrente 20XX il mondo ha trovato una soluzione per sconfiggere gli abusi e far rispettare la legge nel modo più corretto e rigoroso.
Il signor Cinici, come ogni mattina, si stava recando a lavoro. Camminava per le grige strade della sua città tenendosi stretto nel cappotto nero.
Per un attimo si fermò a guardare la vetrina di un negozio di articoli da regalo. Tutte le mattine vi passava davanti e si fermava un po’, non aveva mai comprato nulla, ma ogni giorno la vetrina presentava qualche particolare che lo colpiva diversamente. Una volta fu un soprammobile a forma di angioletto, decorato con le perline, un’altra volta fu una ghirlanda colorata, fatta di fiori di carta.
Quella mattina i suoi occhi vennero attirati da un mazzo di papaveri di vetro, belli da mettere agli ingressi.

Attese qualche altro attimo, batteva il piede per terra impaziente. Tirò fuori dalla manica l’orologio, mancavano trenta minuti al suono della campanella. La scuola non era lontana, ma il professor Cinici famoso per arrivare sempre in orario, o in anticipo, non poteva permettersi di perder tempo.
Finalmente arrivò l’uomo che stava aspettando, un tale del quale Cinici non si ricordava nemmeno il nome.
Allora decise di camminare verso l’uomo. Appena i due furono vicini, ancor prima che l’altro signore potesse salutarlo, il professore tirò fuori un coltello dal cappotto e lo affondò nel ventre dell’altro-Ti avevo detto di piantarla con gli stipendi in nero...- sussurrò all’orecchio della vittima.
La lama penetrò la morbida carne, appena fu arrivata in fondo ruotò di trenta gradi in senso orario, poi venne estratta dolcemente.
Quando i due si staccarono il professore pulì il coltello sul cappotto verdognolo dell’altro e tornò a fissare i papaveri per qualche attimo, poi decise che era davvero il momento di recarsi a lavoro.

Arrivò a scuola venti minuti prima del suono della campanella.
Ogni giorno, per prima cosa, si recava in aula insegnati, e così fece quella mattina.
Entrò nella stanza e cominciò a mettere nel suo armadietto alcune fotocopie che aveva preparato per le lezioni della settimana che era appena cominciata. Mentre lo faceva si accorse di avere ancora la mano destra sporca di sangue, sarebbe dovuto passare per il bagno, ma lo avrebbe fatto dopo.
Proprio in quel momento entrò la professoressa Strettini, da quest’anno vicepreside dell’istituto.
Ella lo vide, si sistemò i capelli biondi freschi di tinta, la sciarpa di pelliccia e andò verso di lui.
-Professor Cinici...- disse tendendo la mano destra all’uomo -So che sta organizzando un incontro tra gli studenti e il ministro Trapperoni, non deve essere facile conciliare gli orari di un uomo così impegnato con quelli di questa scuola.-.
Cinici allora strinse la mano della donna, lasciandole un alone di sangue sul palmo, al quale però lei non fece caso. -Certo, ma tengo molto all’educazione alla cittadinanza dei miei studenti, quindi farò del mio meglio per far partire il progetto.-.
La vicepreside sorrise, salutò l’altro e lo lasciò ai suoi affari.

Finalmente cominciò la prima ora di lezione, seduto alla cattedra il professor Cinici squadrava l’intera aula in silenzio. Tutti erano in attesa che l’appello cominciasse.
-...Tornetti e Valilli... Bene ci siete tutti, possiamo iniziare, ma prima...- annunciò Cinici con fare altezzoso. Camminò attraverso i banchi fino all’ultima fila e si fermò di fronte al banco di Dario Giusti, che come al solito sedeva spaparanzato indossando abiti di due taglie più grandi di quanto gli servissero.
Cinici lo guardò storto, i suoi occhi erano colmi di risentimento e disapprovazione, -Signor Giusti, sa perchè sono qui?-, il giovanotto si alzò in piedi barcollando, piegò il collo e mastichò qualche volta la cicca che tenva in bocca -Perchè?-. -Mi è giunta voce che anche questa mattina lei ed il suo gruppetto abbiate perseguitato il signor Vitiri di prima E, è così?- chiese l’uomo freddo, il ragazzo fece spallucce -Sì, ma chissene frega, quello sfigatello imparerà a difendersi da solo quand...-. Si interruppe quando il professore, come se avesse dovuto togliere un cerotto, sfoderò un coltello e tagliò da parte a parte la gola del ragazzo.
La lama segnò con precisione il collo all’altezza del pomo d’Adamo leggermente sporgente del giovane lasciando dietro di se una scia rossastra.
Il corpo cadde e il banco si venne inondato di rosso.
-La scorsa volta vi avevo chiesto di eseguire gli esercizi a pagina novanta vero?- chiese tornando alla cattedra. Un coro di -Certo!- si alzò, ma una voce, debole tra le altre, provenne dall’angolo dove il morto giaceva. Il suo compagno di banco, Dennis Sensibili, si schiarì la voce e chiese -Signore, il sangue rischia di sporcare i miei libri, potrei spostarmi?-.

Era finita anche la sesta ora di quella lunghissima mattina a scuola ed il professor Cinici, con passo ben più leggero di quello che aveva poche ore prima, si dirigeva verso la stazione dei treni per tornarsene a casa.
Utilizzava il treno per spostarsi perché era più economico e tutte le mattine c’era molto traffico per la via del lavoro.
Arrivato in stazione comprò una lattina di Coca Cola, si appoggiò sul lato del distributore e attese qualche attimo, poi vide un uomo in lontananza. Era giovane, con una giacca di pelle e i capelli sparati verso l’alto, la sua espressione appariva felicemente persa nel suo smartphone.
Cinici frugò nelle tasche e si maledì per non essere passato a fare la spesa il venerdì precedente, allora decise di chiedere a un terzo uomo in attesa del treno.
Si avvicinò al discreto signore e cortesemente chiese -Scusi tanto, avrebbe mica un proiettile?-. L’uomo frugò nelle tante tasche della sua giacca come se avesse un prurito insopportabile, finalmente ne trovò uno e lo porse al professore.
Cinici caricò la pistola, la puntò all’uomo in giacca di pelle e premette il grilletto.
-Grazie del servizio signor esecutore.- disse contento l’uomo del proiettile -Se posso intromettermi, egli chi era?-. Cinici mise via la pistola e tirò su col naso -Per settimane è stato sotto osservazione, egli è accusato di ripetuta violenza sulla moglie.-. Con un cenno salutò l’uomo e tornò ai suoi pensieri.

Trent’anni dopo il professor Cinici si alzò dal letto, mise la vestaglia sulle vecchie ossa e andò in cucina per fare colazione.
La popolazione mondiale era ormai ridotta all’osso, egli era tra il milione e mezzo di persone ancora in vita, ora convogliate a Berlino, unica città ancora in piedi.
Le tasse erano pagate, le leggi seguite, il bullismo sconfitto, la guerra terminata, la violenza sulle donne abbattuta.
L’uomo guardò al futuro e vide un mondo perfetto, guardò fuori dalla finestra e vide la giustizia che aveva creato.
Come il mondo la sua coscienza era senza macchia che rovinasse il rosso unicolore di cui era tinta.
   
 
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