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Autore: armony_93    25/06/2009    1 recensioni
Muovo una mano e la poggio con fare consolatorio sulla sua spalla. Questo mio gesto scatena una reazione a catena che parte dal suo sguardo che dal terreno passa ai miei occhi, la sua mano mi stringe il polso con violenza provocandomi dolore, che comporta all’espressione del mio viso comparabile ad un foglio di carta velina rosa stropicciato.
-Che ti prende?-
Brontolo cambiando immediatamente direzione delle mie parole visto che stavo per chiedergli come fosse andata la giornata. Sento i suoi occhi penetrarmi nel profondo quando si perdono nei miei e non so per quale motivo, nonostante sia stato lui a recarmi un dolore fisico, distolgo lo sguardo colpevole di non so cosa.
-Vuoi…vuoi…passare…-
Sento la sua voce tremare tra quelle labbra morbide e come incantata alzo lo sguardo fissandole muoversi mentre un leggero tremito non riesce ad essere controllato.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Lemon, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi piaci così: seduta su una lavatrice vecchio modello


Sin da quando ero piccola ho imparato molte cose dalla mia famiglia e dalle persone che mi circondano. Una di quelle nozioni che sono importanti e che mi trascinerò per il resto della mia esistenza sulle ragazze della mia generazione è questa:

le ragazze sono esseri complicati che sfruttano il più possibile i loro simili del loro stesso sesso per poter raggiungere gli scopi che si prefiggono sena badare ai mezzi e ai sacrifici che si devono compiere per raggiungerli e realizzarli.

Stranamente però c'è qualcosa che mi ronza nella testa, facendomi sentire “diversa”. Questo aggettivo negli ultimi tempi è sempre ricorrente nella mia mente e mi sento tanto sciocca perchè probabilmente tutte le adolescenti con crisi personali si sentono sotto qualche punto di vista "diverse". Per me è così, mi sento diversa. Quando cammino per il parco mi guardo attorno e una domanda mi sorge spontanea vedendo tutte quelle ragazze che mettono in mostra pezzi di pelle che di solito si tendono a nascondere "Cosa ci faccio qui?" poi ovviamente la banalità e la frenesia delle giornate mi portano a dimenticarmi ma mi stupisco di non riuscire a trovare mai una concreta risposta a questa mia domanda.

Passiamo a qualche cosa di più logico: chi sono io?
Allora per rispondere a questa domanda dovrei iniziare a narrare da molto lontano partendo dalla famosa esplosione che ha dato origine al nostro universo, attraversando varie epoche e riassumendo in breve i miliardi di anni che hanno formato il nostro meraviglioso, da notare il dolente tono sarcastico, mondo ma preferisco tralasciare e dirvi direttamente le mie più recenti origini.
Immaginatevi le classiche ragazza della mia generazione, quelle belle e facili, quelle semplici e mature, quelle introverse e quelle estroverse, quelle razionali e quelle folli, immaginatevi tutto quello che racchiude il mondo delle ragazze e che oggi è considerato “normale”.
Avete realizzato? Potete vedere e toccare quel mare di ragazze?
Perfetto…cancellate tutto dalla vostra mente perché io non sono il genere di ragazza che viene classificata come normale. A meno che una ragazza normale non sia quella ragazza che alla fine di una doccia non lascia scorrere l’acqua e con una verticale si mette sotto al getto freddo facendo si che l’acqua le scivoli dalla punta dei piedi alla testa per alcuni minuti, chiudendo gli occhi, perché quella posizione vi aiuta a riflettere e a immagazzinare tutti i pensieri. A meno che normale non sia quella ragazza che è fidanzata da più di cinque anni senza sapere cosa sia un bacio, ma bacio vero è.

Il concetto di normalità si trova accantonato alla mia foto in un vocabolario dei contrari. Eppure mi ci trovo bene nella mia stranezza, nella mia complessità troppo semplice da intuire. Sono così presa da me stessa e dai miei problemi con tutte le mie riflessioni da essermi dimenticata di svelarvi il mio nome. Mi chiamo Helen Watson e posso assicurarvi che avere a che fare con me è qualcosa di terribile.
Ho appena diciassette anni e ritengo che la vita sia una scienza troppo complicata per la sottoscritta, non capisco perché il mondo ruoti in un verso mentre io mi dirigo testarda in un altro…semplice sono io e non ho intenzione di cambiare.
Comunque il mio ragazzo si chiama Robert ed è il tipico bulletto da scuole superiori. Quello che non minaccia ma viene seguito da un orda di ragazzi che lo assecondando nelle sue ragazzate. Con me è diverso, non dico che sia l’amore che lo cambia ai miei occhi, semplicemente stronzo è, stronzo rimane, ma dato che mia madre conosce sua madre che lo bastona se viene a sapere che il suo piccolo “paperotto” in realtà è uno che ha scuola viene venerato. Tuttavia lo sopporto e lui sopporta me, non mi ha mai baciata perché attende “il momento più propizio” ma secondo me ha paura di essere il primo a darmi un bacio. Non so perché ma ci siamo ritrovati appunto per questo motivo…siamo due ragazzi diversi dal resto della massa e forse tra la folla la sua zazzera castana è risaltata di più delle altre mentre i suoi occhi azzurri mi hanno cercata, brillando quando mi hanno trovata. I miei nocciola lo hanno scrutato, etichettato, scartato ma subito rivalutato: era il tipo per me. Il mio completo opposto. Io con gli occhi nocciola e lui con quelli azzurri, i suoi capelli castani chiari e i miei tinti neri da castano scuro che erano, le sue labbra rosate piene e morbide e le mie sottili e quasi pallide, il suo corpo muscoloso e il mio insignificante smunto ma con i fianchi troppo grossi e un sedere abbondante oserei dire, con la sua presa salda quando mi abbraccia e le mie braccia sottili, la sua carnagione di un rosa caldo e la mia quasi olivastra.
Eppure ci siamo trovati e lui sta bene con me come io sto bene con lui, ci capiamo, siamo diversi insieme e nessuno di due esagera mai con l’altro.

Per questo quando entra nella mia lavanderia nel seminterrato e mi guarda inarcando un sopracciglio come fossi una pazza io, da seduta sulla lavatrice che si muove vorticosamente mentre sta per finire il lavaggio, lo saluto con un gesto del capo. Lui si avvicina e da buon fidanzato mi posa un bacio…sulla fronte. La morbidezza delle sue labbra mi preme una tempia e percepisco il suo corpo pulsare a qualche centimetri di distanza dal mio. Mi scanso un poco e lui si appoggia con un fianco contro la lavatrice scostandomi una ciocca di capelli e scrutando il mio viso.
Più mi chiedo perché ha scelto me e più sento che siamo fatti per stare insieme.
Del resto…non sono normale no?

Continua…
  
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