Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: Fyan    28/12/2017    0 recensioni
Chi scrive un diario racconta la propria storia, segna la sua vita e parla di avventure. E se fosse il diario, invece, a scrivere l'avventura al posto dello scrittore?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Diario di un mago
Capitolo secondo

L
a foresta vista da fuori sembrava meno misteriosa ed inquietante di quello che le voci avevano sempre detto. Joshua fu piuttosto sorpreso di constatarlo, soprattutto perché si era aspettato di dover affrontare chissà quali pericoli, lui che non sapeva nemmeno tenere in mano una spada.
Molte volte mi sono chiesto, durante il suo racconto di cinque anni dopo, come mai avesse deciso di continuare a seguire quello che il libro gli comandava, se sapeva benissimo in cosa si stava imbattendo. La sua famiglia non è mai stata gente di guerra, quindi il ragazzo non aveva la minima idea di come difendersi, se fosse mai servito.
Decise, però, di inoltrarsi. La sua esitazione si era limitata all'udire di quei rumori estranei, che tanto gli ricordavano quelli che era solito udire dalla sua casa nella capitale, anche quelli erano ormai ricordi lontani. C'era qualcuno lì?
«Devo essere impazzito.»
Nonostante da fuori non fosse così minacciosa, all'interno Joshua ebbe molta difficoltà nel proseguire tra gli arbusti e la vegetazione: non c'erano sentieri e camminare era complesso, anche perché di luce non ne arrivava molta oltre le fronde. Ma a Joshua non importava: la sua attenzione era catturata da quei rumori umani, quel vocio così strano per una foresta. Cominciava già a sentire lo stomaco in subbuglio, immaginando quali uomini avrebbe potuto incontrare.
Il libro non lo voleva morto, no? Non poteva trattarsi di un covo di briganti. Beh, questo almeno era quello che sperava lui.

Eppure sembrava proprio che quella foresta stesse per attentare alla vita del giovane e sprovveduto viaggiatore, tanto incosciente da aver deciso di seguire le parole di un libro ed addentrarsi in quella foresta evitata anche dal più temerario dei guerrieri. Da quello che Joshua ne sapeva, nemmeno il re della capitale aveva mai mandato qualcuno a perlustrarla: alla fine era inutile rischiare tanto per un luogo abbandonato come quello.
Fu chiaro, dopo almeno un'ora di impervio cammino, il motivo per cui nessuno avesse mai visitato quel luogo. Joshua poté osservare una accampamento, piazzato proprio nel bel mezzo della foresta e con gli alberi a fare da pilastri per le baracche di legno.
Poco oltre un grande strapiombo dal quale provenivano rumori di picconi e catene: una miniera forse. Era un luogo poverissimo, decadente e sporco, ma la gente che vi abitava era anche peggio. «Muoviti, schiavo!» Disse qualcuno. Seguito dallo schiocco di una frusta, il rumore della catene, gemiti dolorosi.
Ecco spiegato il mistero: schiavisti. In quella maledetta foresta abitavano degli schiavisti! Avevo fatto molto bene a non avventurarmi da solo per studiarla: sono vecchio! Mi avrebbero ucciso in un battito di ciglia!
Joshua ne rimase invece molto turbato. Io da saggio mago sarei andato via subito: ci tengo alla mia vecchia pelle raggrinzita. Lui invece rimase lì, per osservare meglio, studiare i volti sofferenti di quegli schiavi. Era già abbastanza chiaro cosa volesse fare: quell'incosciente era davvero come sua madre.
I suoi occhi verdi si posarono nuovamente sulle pagine di quel libro, che non avevano fatto altro che narrare il suo cammino fino a quel momento. Non c'era ancora scritto nulla: forse la scelta di cosa fare stava solo a lui?
L'avrebbe capito chiunque che cercare di liberare quegli schiavi da solo era impossibile. Ma era proprio quello che Joshua aveva deciso di fare.

***

Ci fu una schiava che colpì molto il giovane, quando ebbe girato silenziosamente tutto attorno all'accampamento per convincersi davvero a rischiare così tanto. Era giovanissima, poteva avere soltanto tredici anni, povera anima. Il suo viso era sporco, le gote appena tondeggianti graffiate e sporche di sangue, a coprire le graziose lentiggini anche sul naso. Aveva due occhi grandi da cerbiatta, puntati costantemente verso il basso, a fissarsi le ferite sui polsi e le caviglie, per via delle corde. I capelli spettinati dovevano essere stati di un chiaro castano, ma erano sporchi di fango e terreno ed erano diventati per lo più una matassa sporca di scuro.
Ciò che convinse Joshua ad agire non furono tanto le condizioni di quella povera ragazza, ma la sua posizione: era stata lasciata legata ad un palo, lontana dalle abitazioni. Joshua se ne chiese il perché.
«Ti è piaciuto tentare la fuga, eh sgualdrina?» La risposta arrivò subito, come se il ragazzo l'avesse chiesta. La giovane schiava incassò la testa tra le spalle. «Rimarrai lì a morire di fame: sei talmente inutile che non serviresti nemmeno come puttana.»
Almeno quello era un sollievo, sebbene i pugni di Joshua si fossero stretti talmente forte da far diventare le nocche bianche. Non l'avrebbero trattata in quel modo, Joshua non poteva sopportarlo. Chissà, però, se già non avesse subito qualcosa.
Fu in quel momento che il libro parlò ancora: quando lo schiavista che aveva lasciato lì la giovane con le lentiggini si fu allontanato a frustare qualcun altro.

Gli schiavisti facevano paura ma la paura negli occhi del giovane viaggiatore non superava la sua determinazione. C'era qualcuno che poteva salvare, una piccola azione di compassione, un'innocente vita salvata da un terribile destino. Stava solo a lui agire: la ragazza attendeva a sguardo basso. Era l'occasione giusta.

E così seguì una tesissima attesa.
L'idea di liberare quella povera ragazza era delle più nobili, seppur impossibile a mio parere, ma trovare l'occasione giusta per agire non era poi così semplice: nonostante il palo a cui fosse stata legata si trovasse lontano dalle gabbie, dalle catapecchie e quella specie di miniera, uno schiavista di tanto in tanto passava a farsi beffe delle prigioniera o a sputarle in faccia. Non facendo altro che aumentare la tensione e la rabbia del mio giovane nipote.
Arrivò la sera quando si presentò l'occasione giusta: gli schiavisti si erano riuniti per la cena, che Joshua intelligentemente aveva atteso, pazientemente nascosto dietro ai cespugli per molto più di qualche ora. Inutile dire che le sue ginocchia avrebbero potuto urlare di dolore per via di tutto quel tempo piegate.

«Hey?»
Fu solo un sussurro: la ragazza alzò il viso sporco e ferito per cercare la fonte della voce. Non disse nulla, con un sopraccigglio alzato, come se temesse di essersi inventata quel richiamo. «Sto per liberarti.» Joshua uscì piano allo scoperto, anche se rimase piuttosto ingobbito per non farsi vedere.
«Scappa, va via!» Fu la risposta della ragazza, che per timore si fece indietro, come ad evitare di contagiare una brutta malattia a quel giovane arrivato dalla foresta.
Joshua non la stette a sentire, anzi, si avvicinò a lei e rapido cominciò a slegare con perizia i nodi della corda che le teneva legati i polsi dietro la schiena e contro il palo.
«Devi essere silenziosa, ti porto via.» Ribadì quello a bassa voce. I suoi occhi si alzavano in continuazione in direzione del falò della cena. Di certo gli stomaci di entrambi brontolarono per la fame a sentire il profumo di arrosto che aleggiava in quel campo orribile.
«Sei strano.» Commentò la ragazza con le lentiggini, di punto in bianco, mentre insieme al suo salvatore si allontanava pian piano verso posti più sicuri.
«Perché?»
Non ci fu alcuna risposta.
Joshua avrebbe tanto voluto aggiungere qualcosa e lo avrebbe fatto, se alzando gli occhi non avesse incrociato lo sguardo di uno degli schiavisti.
«UN INTRUSO, PRENDETELO!»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Fyan