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Autore: Alexa_02    28/12/2017    1 recensioni
Julianne ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, quando guarda la sua vita non c’è una virgola che cambierebbe. È così sicura che ogni cosa andrà nel giusto ordine ed esattamente come se lo aspetta, che quando si sveglia e trova la lettera di addio di sua madre non riesce a capacitarsene.
Qualcosa tra i suoi genitori si è incrinato irrimediabilmente e April ha deciso di scompare dalla vita dei figli e del marito senza lasciare traccia o la benché minima spiegazione.
Abbandonata, sola e ferita Julianne si rifugia in sé stessa, perdendosi. Una spirale scura e pericolosa la inghiotte e niente è più lo stesso. Julianne non è più la stessa.
Quando sua madre si rifà viva, è per stravolgere di nuovo la sua vita e trascinare lei e suo fratello nell'Utah, ad Orem, dalla sua nuova famiglia.Abbandonata la sua casa, suo padre e la sua migliore amica, Julianne è costretta a condividere il tetto con cinque estranei, tra cui l'irriverente e affascinante Aaron. Tra i due, da subito, detona qualcosa di intenso e di forte, che non gli da scampo.
Può l’amore soverchiare ogni cosa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Aaron

 

Non appena oltrepassiamo la porta d'ingresso, April e mio padre implodono come due bombe atomiche appena innescate. Urlano all'unisono e la casa trema.

“Si può sapere dove eravate?!”.

“Eravamo così preoccupati!”.

“Il cellulare lo usate solo per le stronzate!?”.

“Potevate avvisare!”.

“Voglio proprio sapere qual è la vostra giustificazione!”.

“Vi è successo qualcosa di brutto?”.

Sembra di assistere ad una cazzo di partita di tennis.

Quando smettono di parlarsi sopra, apro la bocca per giustificare il nostro ritardo. “Julianne ha voluto assistere agli allenamenti di lacrosse e quando siamo andati alla macchina per tornare a casa, il motore non andava. Abbiamo impiegato mezz'ora a farla partire”.

È una balla colossale, ma se sapessero la verità l'incazzatura sarebbe ancora maggiore.

“Potevate avvertire!” sbraita papà. Ha la pelle della faccia così rossa che sembra un peperone.

“Ci dispiace, non ci abbiamo pensato, non volevamo farvi preoccupare” si scusa Julianne.

April appoggia la mano sulla schiena di papà “Ormai è inutile arrabbiarsi. Sono tornati sani e salvi, questo è l'importante”. Ci lancia un'occhiataccia “La prossima volta avvisate, eravamo molto preoccupati”.

“Ci dispiace” borbottiamo all'unisono.

Papà riprende un colorito normale e la questione è chiusa.

Finalmente ci lasciano entrare in soggiorno, dove i miei fratelli ed Henry stanno guardando un programma orrendo sul cibo spazzatura.

Ron-Ron!” strilla Livvie correndomi incontro. “Vieni a vedere il cibo sporco con noi”. La prendo in braccio e lei si abbarbica al mio collo come una scimmietta.

Odio il soprannome con cui mi chiama, ma non potrei mai dirglielo, sarebbe come sparare ad un unicorno.

“Magari dopo, ranocchietta” le do un bacio sulla testa e la faccio scendere. Lei ridacchia e torna sul divano tra Cole e Andy.

Julianne si avvia verso le scale e lancia un cenno al gemello. Henry si alza e fa per seguirla.

“Ferma dove sei, signorina” le impone la madre.

Lei inchioda sul primo gradino “Cosa c'è?”.

“Non credi di avere qualcosa da dirmi? Come per esempio che sei finita nell'ufficio del preside? Oppure l'ora di punizione che la professoressa Layosa ti ha assegnato?”. Stringe le mani sui fianchi e aggrotta la fronte. L'aria da genitore autoritario vacilla a causa del grembiule da cucina con le mucche.

“Sei finita in punizione?” si intromette papà burbero. Se c'è una cosa che non sopporta sono i casini a scuola.

Julianne sembra particolarmente calma. “Non è stata colpa mia”.

April scuote la testa “Come può non essere colpa tua?” domanda seccata.

“La Layosa mi odia e mi ha punita senza ragione”.

Papà grugnisce “Avrà avuto le sue motivazioni, d'altro canto è una professoressa”.

Non capisco perché si intromette. E dalla faccia di Julianne, immagino che lei stia pensando la stessa cosa. “Non ho fatto assolutamente nulla, potete chiedere a chiunque” si giustifica stringendo il corrimano. “Chiama la dottoressa Dawson, lei ti spiegherà ogni cosa” si volta per salire le scale.

April avanza fermandola. “Non voglio parlare con lei, Julianne, voglio parlare con te”.

“Da quando?!” sbotta voltandosi con forza. Ormai tutta la famiglia ha smesso di guardare il programma alla televisione e le sta fissando. “Non ti è mai fregato nulla di quello che facevo, perché cominciare adesso?”.

“Julianne...” sussurra April a mezza voce.

“Vuoi sapere cos'è successo?” scende le scale per trovarsi faccia a faccia con la madre “Una strega che evidentemente mi disprezza, mi ha punita eccessivamente per via del mio aspetto e del mio passato. Sono finita in presidenza dove mi hanno obbligata a fare uno stupido test totalmente innecessario, che ha fatto capire al preside che i giudizi affrettati sono sempre sbagliati. Quando finalmente torno a casa, mia madre tassativamente non si fida di quello che dico. Perché non ti fidi?”.

Per un secondo, il silenzio avvolge tutti. Nessuno si muove e nessuno fiata.

Alla fine April sospira rumorosamente “La mia fiducia in te si è esaurita da parecchio tempo, Julianne. Non capisco perché la cosa ti sorprenda tanto”.

La ragazza fa un passo indietro ferita.

April stropiccia il grembiule “Più tardi chiamerò la dottoressa Dawson, ora devo finire di preparare la cena”. Si volta e scappa in cucina, lasciando Julianne immobile con gli occhi pieni di tristezza.

Papà si avvicina “Più tardi decideremo se sarà necessaria una punizione”. Detto ciò segue April nella stanza accanto.

Julianne scrolla la testa alzando gli occhi al cielo e risale le scale, sparendo al piano superiore. Henry ed io le andiamo dietro. Quando arriviamo di sopra la sua camera è chiusa e il fragore della musica a tutto volume scivola da sotto il legno della porta.

“Non capisco cosa sia successo” borbotto.

Henry si passa una mano sul viso e espira stanco. “Non importa quanto ci provino, non riusciranno mai a sotterrare l'ascia di guerra. Sono arrabbiate l'una con l'altra e sono troppo testarde per chiedere scusa”.

Sono comunque confuso. È come se mi fossi perso dei pezzi, ma Henry non sembra intenzionato a dirmi altro.

“Per una volta che sembrava di buon umore” mi lancia un occhiata e inclina la testa “Hai la maglia al contrario”. Ridacchia, apre la porta, entra in camera di sua sorella e se la richiude alle spalle.

 

 

Julianne non esce dalla sua stanza per tutto il resto del pomeriggio. Salta la cena, che si svolge in uno strano e imbarazzate silenzio. April non squittisce allegra e non ci rifila le solite domande curiose su come abbiamo passato la giornata. Sembra spenta come la figlia e lo diventa ancora di più quando dopo il caffè telefona alla consulente scolastica.

“Mi sta dicendo che va tutto bene?” Aggrotta la fronte e si sistema una ciocca bionda.

“È negativo? Al cento per cento?”.

Negativo? Cosa è negativo?

“Sì, lo so degli attacchi di panico. Pensavo fossero scritti sul suo fascicolo”. Inizia a torturare un fazzolettino di carta con le unghie. “Non ho idea del perché non lo abbiano segnato, ne soffriva anche prima”.

Julianne soffre di attacchi di panico? Non ne avevo idea, sembra sempre così sicura.

“Quindi pensa che la professoressa sia stata eccessiva per via del passato di Julianne?”.

Quale passato? Perché sono tutti così guardinghi in quella famiglia.

“Sì, la ringrazio. Glielo dirò”. Attacca e si stringe la radice del naso.

“Cosa ha detto?” chiede papà si sistemando i piatti.

“Che non è stata colpa sua e che avrei dovuto crederle” ha la voce così stanca e triste.

“Vai a parlarle” la sopra papà “Ci pensiamo noi ragazzi a sistemare”.

“Non vorrà parlarmi”.

Henry le posa una mano sulla spalla “Vai. Fai un passo verso di lei”.

April gli sorride dolcemente e si alza per andare dalla figlia.

 

 

Papà ci fa pulire la cucina con se fossimo degli operai di una fabbrica. Divide i compiti a seconda della zona della cucina e da ad ogni figlio (Henry compreso) qualcosa da fare. Cole ed Andy sono gli addetti agli avanzi e alla spazzatura. Henry carica la lavastoviglie e lava le pentole più grosse, mentre io e Liv sparecchiamo la tavola.

Papà invece dirige semplicemente le operazioni, senza muovere un muscolo.

In ogni caso il suo metodo funziona e riusciamo a finire le faccende velocemente. Quando è tutto pulito salgo al piano superiore insieme ad Henry. La porta di Julianne è aperta e lei e la madre siedono insieme sul letto. Stanno sempre ad una certa distanza, ma sembrano molto più calme di prima. Julianne stringe Kafka in grembo, frapponendolo tra lei e la madre. April, invece, siede sul bordo del letto e si tortura le mani nervosamente.

“Ti voglio bene” prova a sfiorarle una guancia, ma la ragazza si ritrae e April finisce per darle un buffetto sul ginocchio. Siccome la figlia non ricambia l'affermazione, si alza ed esce dalla camera. Ci lancia un sorriso e scende di sotto. Noi entriamo nella stanza e chiudiamo la porta.

Henry si precipita sul letto e la guarda preoccupato. “Da uno a dieci. Dimmi l'entità dei danni”.

Julianne sospira. “Va tutto bene. Mi ha chiesto scusa e ha detto che d'ora in poi mi crederà sulla parola”. Le scappa una smorfia scettica.

Henry sembra confuso “Tutto qui? Non hai fatto la drammatica come al solito? Urla. Parolacce. Uscite ad effetto”.

Gli molla un colpo. “Non faccio mai la drammatica, scemo”.

Lui si rotola sul materasso “Si, certo. Comunque, ora parliamo di cose serie”. Fa scivolare lo sguardo allusivo su entrambi. “Come funzionerà la questione tra voi due? Mi devo preparare a dover mentire ogni giorno? Non sono bravo a dire le bugie, forse dovrei esercitarmi allo specchio...”.

Julianne sorride e interrompe il suo sproloquio accarezzandogli la testa “Non ti preoccupare, non dovrai dire nessuna bugia” mi guarda negli occhi “Penseremo a tutto noi”.

Annuisco verso lo sguardo diffidente di Henry.

Lui alza le spalle “Sono comunque dell'idea che vivere il momento sia il miglior modo per combinare guai di ogni genere”.

“Tu non ti preoccupare, abbiamo la situazione sotto controllo” afferma sicura Julianne.

Henry smette di controbattere e annuisce “Se lo dici tu, sorellina, mi fido”. Si alza dal letto diretto alla porta “In ogni caso...essaie de ne pas tomber enceinte”.

Julianne squittisce “Henry!” gli tira un cuscino che il fratello prontamente schiva.

“Era solo un consiglio” ridacchia e apre la porta “Vi lascio parlare”. Esce dalla stanza e ci lascia soli.

“Che cosa ti ha detto?” domando curioso. Credo di aver capito qualcosa, ma non sono sicuro delle mie traduzioni. La parola enceinte centra qualcosa con il restare incinta.

Julianne arrossisce e fa scendere il gatto dalla ginocchia. “Nulla, faceva solo lo stupido”. Dal rossore sul suo viso credo di aver capito cosa ha detto.

Si avvicina scivolando sulla trapunta “Allora, cosa nascondi dietro la schiena?”. Sapevo che se ne sarebbe accorta, è da quando sono entrato che ho le mani dietro di me.

“Ti comunico che sono un'ottima osservatrice e che riesco a fiutare l'odore di cioccolato da chilometri”. Sorride alzandosi sulle ginocchia e appoggiandosi alle mie spalle per restare in equilibrio. “E in questo momento odori di dolci da morire e la cosa mi piace parecchio”.

È adorabile l'espressione curiosa che le adorna il viso.

Smetto di nascondere la fetta di torta dietro la schiena e gliela piazzo davanti. “Il tuo nasino da segugio ha rovinato la mia sorpresa”.

Mi fa la linguaccia.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare, scommetto che stai morendo di fame”. Le passo il piatto con il dolce e Julianne emette un sospiro estasiato. Mi da un bacio veloce e si lancia sulla torta. La addenta come se non mangiasse da mesi e mugugna estasiata ad ogni morso. “Grafie” borbotta con la bocca piena.

Dopo che si è rifocillata il suo umore è nettamente migliorato.

“Allora, stai bene?” chiedo.

Julianne si pulisce la bocca con il dorso della mano “Alla grande. Le discussioni con la mamma sono una cosa a cui ormai ho fatto il callo. Urliamo, ci feriamo a vicenda, poi lei si scusa e io fingo di crederle”. Sembra sicura di quello che dice, ma riesco comunque a cogliere una sfumatura triste nei suoi occhi.

Le siedo accanto e intreccio le dita con le sue. “Se qualcosa ti turba puoi parlarne con me”.

Julianne sorride dolcemente e mi fa scorrere il pollice sulla guancia “Sto benissimo, credimi”.

Non lo faccio, ma decido comunque di cambiare argomento. “Tua madre ha chiamato la signorina Dawson dopo cena...”.

Al nome della psichiatra Julianne si irrigidisce. “Ha telefonato davanti a tutti?”.

Annuisco.

Abbassa lo sguardo e impercettibilmente si ritrae. Non voglio che si chiuda di nuovo in se stessa.

“Sono andato anche io dallo psichiatra” riesco a rintracciare i suoi occhi “Dopo la morte di mia madre non facevo altro che cacciarmi nei guai e comportarmi come se mi fosse tutto dovuto. Mio padre mi ci ha mandato dopo che ho rubato l'auto del vicino e l'ho schiantata contro la cassetta della posta”.

“Ti ha aiutato?” domanda giocherellando con una ciocca.

“Cosa? Schiantare un'auto?”.

Ride “No. Parlare con lo psicologo”.

“Moltissimo. Mi ci dovevano trascinare, ma alla fine mi ha aiutato molto più di quanto potessi immaginare”.

Mi guarda a lungo, scegliendo le parole giuste. “Ci andavo anche prima”. Si ferma. “Dallo psichiatra intendo”. Un'altra pausa. “Anche prima di venire qui”. Fa un lungo e intenso sospiro “A quanto pare sono parecchio incasinata”.

“E chi non lo è?”.

“Già”. Il suo sguardo si fa lontano. “Mia madre ha detto altro?” si informa esitante.

Non sono sicuro di cosa dovrei dire. Ho così tante domande senza risposa che mi sembra di impazzire, ma non voglio rischiare che si chiuda in se stessa di nuovo.

“Solo qualcosa a riguardo gli attacchi di panico” mormoro.

Lei sospira e scuote la testa “Non ha proprio idea di cosa sia una conversazione privata”.

“Non sapevo ne soffrissi”.

“È una stupidaggine. Ogni tanto mi succedeva, ora non più”. So che sta mentendo.

“Abbiamo già affrontato l'argomento Pinocchio, giusto?” domando sarcastico.

Julianne sbuffa “E va bene. Oggi ha avuto un piccolo episodio ma non mi succedeva da tantissimo”. Disegna una croce immaginaria sopra il cuore. “Lo giuro”

La guardo dubbioso “Non so se mi dovrei fidare”.

Mi fa un sorrisetto furbo sfiorandomi una gamba “Dovresti, invece.

Il suo tocco mi accende come un fiammifero. “Credo proprio che dovresti persuadermi”.

Una magnifica scintilla affamata le attraversa lo sguardo. “Sì, dovrei proprio”. Mi appoggia entrambe le mani sul torace e le fa scivolare fino sul collo. La sua gamba destra mi scavalca entrambe le cosce e Julianne mi si siedi in grembo, proprio come qualche ora prima, in macchina. Ogni fibra e ogni nervo del mio corpo si risveglia al contatto con il suo.

Le stringo i fianchi con le mani per farla avvicinare ancora di più. “Mi piace come si sta svolgendo questa conversazione”.

Julianne sospira mentre le infilo le mani sotto la maglietta e contro la pelle nuda. “Ed è soltanto l'inizio”.

Mi accarezza la nuca e mi passa le dita tra i capelli. I nostri sguardi si incrociano. Inclina la testa finché le nostre labbra non si sfiorano. All'inizio è un bacio delicato e lento, che gradualmente si infiamma come un vero e proprio incendio.

Mi stendo sulla schiena trascinando Julianne con me. Ogni sensazionale parte del suo corpo è completamente a portata di mano. Le sfioro una coscia rendendomi conto solo ora che indossa dei pantaloncini striminziti. Il contatto con la pelle nuda mi provoca un lunghissimo brivido lungo la schiena.

Le afferro i bordi della maglietta e gliela sfilo sopra la testa. Il suo copro mozzafiato è strabiliante illuminato dalla luce del sole che tramonta.

Le passo il pollice sulla scritta Rebirth che ha tatuata sulle costole. È il tatuaggio che mi incuriosisce di più ed è l'unico di cui non ha mai detto una parola. Vorrei disperatamente sapere, ma questo non mi sembra il momento migliore.

I suoi bellissimi denti smettono di giocare con il mio labbro inferiore e si spostano lungo il collo, facendomi gemere con forza.

“Shhh” mi appoggia un dito sulla bocca “Finiremo nei guai se fai troppo rumore”.

“È colpa tua” sospiro sorridendo.

Lei ridacchia e torna a baciarmi il collo.

“Dobbiamo cambiare posizione. Averti sopra non aiuta il mio autocontrollo”. Le do una leggera spintarella e invertiamo la situazione. “Così è anche peggio” brontolo. Julianne sdraiata sotto di me, arrossata e senza maglietta non aiuta.

Lei ridacchia di nuovo. Afferra l'orlo della mia maglietta e la solleva fino a sfilarmela. Con l'indice percorre ogni centimetro del mio petto. Sospira inebriata quando percorre il profilo dei muscoli a V del bacino. “Questa è in assoluto la mia parte preferita”.

“Non mi sorprende affatto”.

Ricominciamo a baciarci finché non arriviamo al limite e ci tocca fermarci. Ci rinfiliamo i vestiti che sono volati per la stanza e cerchiamo di calmare i bollenti spiriti.

Ci stendiamo sul suo letto e parliamo finché gli sbadigli di Julianne diventano incontrollabili.

Mi chino per darle il bacio della buonanotte e torno in camera mia.

Entrando nella stanza, Henry mi lancia una lunga occhiata da sopra il libro di fisica. Inclina la testa divertito. “Hai di nuovo la maglietta al contrario”. Abbassa lo sguardo compiaciuto e si rimette a studiare.

Devo proprio migliorare la parte del rivestirsi.

 

 

La fine della settimana arriva velocemente. Ogni sera, dopo che tutti sono andati a dormire, sgattaiolo nella camera di Julianne e passiamo del tempo insieme. Principalmente la guardo leggere, studiare o dipingere.

Ad un certo punto della notte, la infastidisco finché non si distrae da quello che sta facendo e si concentra su di me. Finiamo sempre per sfilarci a vicenda i vestiti di dosso finché non sfioriamo ripetutamente il limite che abbiamo stabilito.

Capisco cosa voleva dire Henry con il fatto che Julianne ti entra dentro e non riesci più a farla uscire. Ogni molecola dentro di me si infiamma ogni volta che lei si muove, o che sorride, oppure che semplicemente sta ferma. Alcune volte è davvero difficile resistere alla voglia di baciarla. Durante tutta la settimana successiva cerco di escogitare dei modi per poter stare insieme in ogni momento possibile. Lo sgabuzzino della scuola è diventato una delle nostre mete più frequentate.

Non abbiamo più parlato della nostra relazione e credo che per adesso vada bene così.

 

Il weekend successivo, le prove con i ragazzi non filano lisce come al solito.

“Così non funziona” sospira Matt stringendosi il mento.

Siamo riuniti nel mio garage a provare come ogni domenica pomeriggio. È da un'ora che suoniamo ed alla fine di ogni pezzo Matt borbotta qualche critica.

“A me sembrava okay” controbatte Lip seduto dietro la sua mastodontica batteria.

“Esatto!” sbraita Matt “Era solo okay. Dobbiamo essere eccezionali se vogliamo partecipare al Rock Band Contest”.

Giovedì, all'ora di pranzo, Ty è arrivato con un volantino del Rock Band Contest, una gara nazionale di band sconosciute che vogliono farsi notare. A novembre, a Salt Lake City, vengono selezionate le band migliori dell'Utah. Una volta che sono state scelte, si sfidano finché ne rimane solo una. La band vincitrice ottiene un contratto discografico con la Planet Music, la miglior casa discografica di tutto lo stato.

Non appena abbiamo letto la locandina siamo stati tutti d'accordo che avremmo dovuto partecipare. Sapevo che questa storia avrebbe creato qualche disordine tra di noi. Soprattutto su Matt e sul suo bisogno fisiologico di eccellere.

“Siamo solo a settembre. Abbiamo un sacco di tempo per migliorare” mi intrometto cercando di smorzare i toni.

Matt spalanca la bocca costernato. “Due mesi scarsi ti sembrano un sacco di tempo?! Abbiamo bisogno di molto più tempo per migliorare”.

Lip grugnisce infastidito. “Da quando esattamente pensi che facciamo schifo?” chiede agitando una bacchetta con lo sguardo duro.

Oddio, non finirà bene. Ty mi lancia un'occhiata preoccupata.

“Non ho mai usato la parola schifo, Philip” si difende alzando la voce “Se dobbiamo affrontare un giudizio, dobbiamo essere pronti per raggiungere il massimo. Se fai qualcosa per essere mediocre tanto vale che resti a casa”.

Lip stringe i denti e si alza. “Questa perla di saggezza arriva dal culo di tuo padre?”.

Matt impugna con forza il manico del basso e fa un passo in avanti. “Come prego?”.

Mi frappongo tra i due interropendo lo scontro. “Okay, ora datevi una calmata”. Spingo Matt il più lontano possibile da Lip. “Dobbiamo valutare i nostri pro e i nostri contro. Qualcuno ha qualche idea?”.

C'è un attimo di silenzio, poi Matt riapre la bocca. “Ci servono canzoni originali. Basta cover” asserisce serio. Non ha più lo sguardo furioso.

“Dobbiamo migliorare l'armonia” aggiunge Lip avviandosi verso la porta.

La crisi sembra essersi riassorbita.

“Okay, che altro?” li sprono.

“Una nuova voce” afferma piano Ty.

“Ci serve qualcuno che se ne intenda veramente di musica” Lip apre la serranda del garage e tira fuori le sigarette. “Cazzo, a parte Matt nessuno di noi ha veramente studiato musica da qualche parte”.

“Non credo che il campeggio della musica conti come esperienza” asserisce Matt. Arriccia il naso all'odore di tabacco e si allontana dalla fonte di fumo.

“Ci serve un'insegnate” conclude Tyson.

Matt fissa il vuoto per qualche secondo e poi sorride come un cretino “Ma certo!” si batte la mano sulla fronte “Julie!”.

“Cosa c'entra Julianne ora?” chiedo leggermente seccato. Spero che non si noti che mi da fastidio il modo in cui pronuncia il suo nome. Dall'occhiata che Lip mi lancia direi di no.

“Lei ha studiato musica per anni. È una cantautrice, se ne intende di armonia e sarebbe una voce fantastica da aggiungere al nostro gruppo”.

Lip manda fuori una nuvola di fumo “E come pensi di convincerla?”.

“Ci basterà chiederglielo”.

Sì, certo. Non accetterà mai, nemmeno sotto tortura. “Mi sembra un'opzione azzardata” mormoro.

“Ma dai, Aaron” brontola Matt “È perfetta per questo ruolo e tu lo sai. L'abbiamo sentita cantare. È la soluzione migliore e più veloce che potessimo trovare. Perché sei contrario?”.

Lip ridacchia sbuffando fumo dal naso. “Già, A., perché sei contrario?”.

Odio le frecciatine che mi manda ogni santo giorno. Da quando mi ha beccato con Julianne non fa altro che ridacchiare e bofonchiare battutine. È da più di una settimana che vorrei dargli un pugno in faccia.

“Va bene” cedo “Se vuoi chiederglielo fai pure, ma non ti dirà mai di sì”.

Matt fa una risata strana. “Invece sì, vedrai”.

Voglio proprio vedere, infatti.

 

 

Saliamo tutti e quattro al piano della camere e Matt bussa alla porta di Julianne. La sua bellissima voce ci dice di entrare. Spalanchiamo la porta e varchiamo la soglia. Julianne è avvolta in una strettissima tenuta da yoga, composta da dei leggings neri e da un reggiseno sportivo blu scuro. Tutto troppo aderente e troppo poco coprente.

È appoggiata ad un tappetino da yoga color pastello nella posizione del cane a testa in giù.

In questo momento vorrei strappare gli occhi a tutti e tre i miei amici. Soprattutto a Lip che sta cominciando a sbavare.

“Ho cominciato senza di te, Henry” afferma Julianne senza guardare chi è entrato “È da mezzora che ti aspetto, mi sono stufata. Dovrai accontentarti di partire dalla posizione del cane”.

“Oh” geme Lip in modo imbarazzante “Non voglio altro dalla vita”.

Gli mollo un scappellotto sulla nuca sperando di sistemargli finalmente il cervello.

Julianne sobbalza e atterra sulla moquette con un tonfo. Sbuffa con irruenza e si volta a guardarci furente. “Non sapete cos'è la privacy?”.

“Se è questo che fai in camera tua tutto il giorno, voglio vivere qui” sospira Lip, guadagnandosi un secondo scappellotto.

“Ahi” brontola massaggiandosi la nuca.

Julianne si alza dandoci una visione spettacolare della parte davanti del suo corpo. “Cosa diavolo ci fate in camera mia?”.

Quel completino da yoga dovrebbe essere reso illegale.

“Matt ha qualcosa da chiederti” la informo. Il mio sguardo viaggia su ogni particolare del suo aspetto. Lei arrossisce lungo il collo. Sa esattamente a cosa sto pensando.

“Cosa devi chiedermi?” si sistema lo chignon spettinato. “Ho sete. Parla mentre camminiamo”.

Ci supera ed esce dalla stanza, diretta alla cucina. Noi la seguiamo e Matt comincia a parlare. “Allora, abbiamo scoperto che c'è questo concorso di band a cui vogliamo davvero partecipare” scendiamo le scale “Si chiama Rock Band Contest. È un concorso per band emergenti che vogliono farsi conoscere”. Julianne entra in cucina e apre il frigo. “È un concorso molto serio e non vogliamo fare brutte figure. Abbiamo capito che abbiamo alcune carenze in alcuni punti specifici”.

Julianne beve una sorsata di succo di frutta e poi sospira. “Matt?”.

“Si?”.

“Vai al dunque”.

Lui annuisce. “Sì, allora, noi ci stavamo chiedendo se...insomma se...se tu...”.

Lip sbuffa annoiato. “Vuoi farci da coach e magari unirti al gruppo come nuova voce?”.

Julianne ci fissa a lungo, prende un altro sorso di succo poi scuote la testa. “No”. Si riavvia verso camera sua.

Matt agita la testa confuso. “Aspetta, cosa?”.

“Ho detto no” spiega fermandosi a metà scale.

“Perché?” chiede ancora più confuso.

“Mi avete fatto una proposta a cui non voglio partecipare e io ho detto no”.

“Ma perché no? Tu ami la musica”.

“Perché no” ribatte con forza “Avevo due opzioni e ne ho scelta una. Fatevene una ragione”.

Finisce di salire le scale e ci lascia soli.

Matt ha la faccia di un bambino a cui hanno appena detto che Babbo Natale non esiste.

“Ti avevo avvertito che non avrebbe acconsentito” mormoro.

“Non capisco” bofonchia “Julie adora la musica”.

“Forse non più” azzarda Lip.

Ci ritiriamo in cucina sconfitti.

“E ora?” chiede Ty.

“Dobbiamo trovare un'altra soluzione” dice Lip frugando nella dispensa.

La porta della cucina si apre e dal giardino sul retro entra Henry. Ha i capelli disordinati e l'aria appagata. Appena ci vede arrossisce come un pomodoro. “Ehi...ciao...io...ciao” tartaglia con aria colpevole. È da qualche giorno che sparisce per un'oretta e riappare dal giardino scombinato e felice. Immagino abbia capito i vantaggi di vivere accanto a Dylan.

“Ehi” lo salutiamo.

Lui fa per andarsene ma Matt lo blocca “Henry. Aspetta. Ho una cosa da chiederti”.

Gli fa un riassunto della conversazione con Julianne e lui scoppia a ridere.

“Cosa?” chiede confuso Matt.

“È ovvio che vi abbia detto no. Sono quasi due anni che Jules non suona e non canta più davanti ad un pubblico. Non ricomincerà certo perché glielo chiedete voi. Al massimo riuscirete convincerla a darvi qualche dritta ma vi servirà una strategia intelligente ed efficace”.

“Tu la conosci come le tue tasche, non puoi aiutarci?” chiede Matt avvilito.

Henry scuote la testa con forza. “Non se ne parla. Abbiamo un codice tra gemelli e include il fatto di non complottare con altre persone per raggirarci. Mi dispiace”.

“Non ci dai nemmeno un dritta?” lo incalza Lip.

Henry si gratta il mento. “C'è soltanto un'altra persona che conosce Jules come il palmo della sua mano e che abita abbastanza lontano da non avere paura di essere uccisa”.

Ma certo! “Scarlett” asserisco.

“Esatto. Scar vi aiuterà di sicuro. Dovete solo trovare il modo per parlarle senza che Jules lo sappia. Vi posso solo dire che dopo lo yoga fa un lungo bagno e che la sua camera sarà incustodita”. Dopo di che si avvia verso camera sua.

 

Tiriamo una moneta e a Ty tocca il pericoloso compito di intrufolarsi in camera di Julianne e sottrarle il portatile.

Dopo quelle che sembrano ore, Tyson scivola in cucina stringendo il pc. Ci nascondiamo in garage e lo appoggiamo sul tavolo da ping pong. Ci stringiamo davanti allo schermo sperando di non essere scoperti.

“Okay” asserisco inserendo la password “Ora dobbiamo solo contattare Scar via FaceTime”.

Avvio la chiamata e dopo tre secondi la faccia sorridente di Scarlett ci appare davanti. “Ehi! Super Jay! Come va la tua relazi...” inghiotte le ultime parole nascondendole con un colpo di tosse. Ci fissiamo per alcuni secondi poi Scarlett inclina la testolina viola e ci guarda sospettosa. “Voi non siete la mia Jay. Cosa fate con il suo computer? Volete morire giovani?”.

“Abbiamo bisogno del tuo aiuto. È un'emergenza” asserisco serio.

Lei smette subito di sorridere e annuisce “Ditemi tutto”.

Dopo un veloce riassunto della situazione, Scar scoppia a ridere così forte che ho seriamente paura che ci faccia scoprire. “Siete davvero degli ingenui” ride più forte “Jay è riservata e introversa come una spia russa e voi le avete chiesto di fare qualcosa che metterebbe a nudo la sua anima. È ovvio che vi abbia detto no”. Si asciuga un lacrima nera di mascara. “Cosa le avete portato per rabbonirla?”.

“Che cosa?” Matt si acciglia.

Scarlett scuote la testa delusa. “O mio dio. Siete andati li a mani vuote? Siete proprio dei principianti”. Smette di guardarci e giocherella con il braccialetto “Eppure qualcuno dovrebbe conoscerla bene”. So che parla con me, ma sinceramente non avevo pensato a qualcosa per metterla di buon umore.

Matt si sente chiamato in causa. “Non pensavo che in questi ultimi anni si fosse trasformata in una specie di mostro introverso”. Scarlett gli lancia un'occhiataccia. “Era così solare prima”.

“Non è più la stessa persona, Matthew” mormora scorte “In ogni caso, al prossimo tentativo vi servirà qualcosa per rabbonirla. Consiglio qualcosa fatto di cioccolato”.

“Okay, poi cosa facciamo?” chiedo.

“Qualcuno deve rifarle la domanda, ma posta in modo diverso. Quel qualcuno deve essere Tyson” gli punta il dito contro e ammicca.

Tyson spalanca la bocca e scuote la testa con forza.

“Perché Ty?” domando.

“È l'ultima persona che lei si aspetta di sentir parlare. Se glielo chiederà lui, Julianne si distrarrà e sarà il momento di Lip”

“Il mio?”.

“Sì, la irriti come nessuno e sarà proprio questo il tuo compito. Dovrai fare in modo che si senta sfidata a dimostrare le sue capacità” afferma Scar.

“Come sai tutte queste cose su di noi?” le domanda Lip.

“Io so tutto su di voi. Jay mi tiene aggiornata su ogni cosa”.

“Quindi parla di noi” fa un sorrisetto malizioso davvero fastidioso.

“Non ti montare la testa, carotino, le parole che usa per descriverti non sono affatto lusinghiere” Ridacchia e poi continua. “Comunque, se sarai abbastanza bravo, vi mostrerà cosa sa fare e allora le sue barriere cadranno e dovrete essere pronti a chiederle di nuovo di aiutarvi. A quel punto vi dirà di sì, ma dovrete accettare qualsiasi compromesso vi proporrà”.

“Va bene” acconsente Matt. “Dobbiamo fare altro?”.

“No. Attenetevi al piano e sperate che la luna sia allineata nella giusta posizione”.

“Grazie, Scar” le sorrido “Ti siamo immensamente grati”.

“Prego, ma ricordatevi che se questa storia viene fuori, negherò tutto fino alla morte”.

“Mi sembra giusto” concludo.

La salutiamo e chiudiamo la conversazione.

 

Dopo un altro lancio della moneta tocca a me rimettere a posto il pc.

Corro al piano di sopra, mi infilo nella sua stanza e lascio in fretta il computer sulla scrivania.

Quando sono quasi fuori, la porta del bagno si spalanca e Julianne mi osserva dalla soglia stretta in un accappatoio color porpora. “Cosa fai qui?” domanda tamponandosi i capelli bagnati con l'asciugamano.

Panico.

Okay, improvvisiamo. “Fingo di andare in bagno per rubarti un bacio veloce”. Riducono la distanza tra noi e le afferro il viso. Ha la pelle così morbida e calda. Una gocciolina le scivola lungo la tempia e gliela asciugo con il pollice. Chino la testa e premo le labbra sulle sue.

Julianne si alza sulle punte e mi circonda il collo con le braccia. Ha un profumo fantastico.

Il bacio si fa subito rovente. Non riusciamo a toccarci senza che la stanza prenda fuoco.

Adoro baciarla. Lo farei per tutto il giorno.

Devo allontanarmi prima di perdere di vista l'obbiettivo.

Mugola di disappunto quando mi stacco.

Appoggio la fronte sulla sua “Questo accappatoio mina seriamente alla mia salute mentale” mormoro senza fiato.

Lei sospira “È perché sono tutta bagnata o perché non porto nulla sotto?”.

“Tutti e due” ringhio.

Julianne ridacchia e si allontana “Mi dispiace di essere stata scontrosa poco fa, ma io non...Cantare per me è personale...e...”.

Le prendo una mano interrompendo i suoi tartagliamenti .“Lo so, piccola. Lo so”. Le sfioro la punta del naso. “Te lo hanno chiesto perché è davvero importante per noi. Per me. Il tuo aiuto ci avrebbe davvero fatto comodo, ma so perché hai detto di no”.Abbassa lo sguardo visibilmente triste. “Non ti preoccupare”. Le do un bacio veloce ed esco dalla stanza.

 

 

Lip e Ty escono a comprare una scatola enorme di cupcakes al cioccolato fondente e marshmallow. I suoi preferiti.

Ripetiamo il piano diverse volte e quando riusciamo a racimolare abbastanza coraggio, ci dirigiamo verso la camera di Julianne. La sua porta è aperta e lei è sdraiata sul letto con i libri aperti davanti. Kafka le dorme accanto, per metà adagiato sul libro di storia.

Ha sostituito l'accappatoio con una felpa extra-large e dei pantaloncini di jeans. Ha i capelli ancora umidi ed è scalza.

Bussiamo sullo stipite facendole alzare lo sguardo. Annuisce acconsentendoci di entrare. Ci disponiamo intorno al letto e la fissiamo. Ty le appoggia davanti la scatola rosa con i dolci. Julianne inclina la testa e annusa l'aria. Il suo bel nasino percepisce odore di cioccolato e le scappa un sorriso. Si fionda sulla scatola e ne estrae un cupcake. Lo guarda come se fosse la cosa più bella al mondo e lo addenta con passione. Mugugna e ci guarda “Ora avete la mia attenzione”.

Ty prende aria ma richiude subito la bocca. Quello che gli ha ordinato Scarlett lo mette terribilmente a disagio. So quanto gli costa parlare con persone che non conosce.

Potrebbe farcela o potrebbe finire tutto malissimo.

Tyson inspira con forza poi riapre la bocca. “Abbiamo bisogno di te”.

Julianne lo fissa scioccata con il cioccolato spalmato su metà faccia. È la prima volta che le parla direttamente.

Ty espira. “Vuoi aiutarci?”.

Julianne lo fissa come se fosse un alieno. Ha addirittura smesso di amoreggiare con il dolce. Lo guarda in modo strano e gli ingranaggi del suo cervello si muovo veloci mentre assimila le informazioni.

“Perché lo stiamo chiedendo a lei?” si intromette Lip mettendo in atto la sua parte “Non credo che sia così brava...”

“Va bene” sussurra Julianne ancora fissando Ty.

Aspetta. Cosa?

“...come pensate. Come facciamo a sapere se ne sa qualcosa si musica”.

Ha detto va bene?

“Insomma io non credo...” ricomincia Lip.

“Zitto!” mormoro brusco. Guardo Julianne negli occhi “Cosa hai detto?”.

Mi lancia un sorrisino “Ho detto va bene”.

La fissiamo tutti e quattro a bocca aperta.

“Hai detto va bene?” domanda Matt confuso. “Meno di un'ora fa mi hai detto no almeno tre volte”.

“Ho cambiato idea” fa le spallucce “Le ragazze sono volubili”. Mi guarda negli occhi e sorride “Poi ho capito che è molto importante per voi, perciò ci sto”.

“Ci aiuterai?” chiedo speranzoso.

“Sì. Non ho intenzione di esibirmi con voi o altro ma, vi aiuterò come posso dietro le quinte”.

Dio, la adoro.

“Grazie” le sussurra Ty.

“Ma non è giusto!” si lamenta Lip “Io ero prontissimo per la mia parte del piano!”.

“Come?” Julianne aggrotta le sopracciglia confusa.

Mollo una gomitata a Lip e scuoto la testa “Nulla. Nulla”.

Lei fa una strana espressione, come se sapesse esattamente cosa sta succedendo. Spero davvero di no, non voglio che cambi idea.

   
 
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