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Autore: alessandroago_94    28/12/2017    10 recensioni
Altra raccolta di componimenti poetici molto semplici.
Genere: Generale, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anni sabbatici

ANNI SABBATICI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho trascorso il mio primo anno sabbatico

affacciato sull’Adriatico,

a Cesenatico,

a pensare a quello che

avrei voluto fare, perché

in fondo non sapevo nulla di me,

volevo riflettere,

dovevo pensare,

volevo capirmi,

a tentoni intuirmi.

Invece il primo anno è corso via, veloce;

ah, che sofferenza atroce!

Nulla avevo deciso,

inviso

alla vita,

ardua e ritrita.

Mi sono messo a riflettere durante un secondo anno;

trascorso sugli Appennini,

tra le vette che hanno

qualcosa di dolce, e odorano di vini,

divini,

discese amorevoli

contro i miei piani deplorevoli.

Il secondo anno è corso via in fretta;

ah, la vita, che maledetta!

Ancora nulla sapevo di me,

non mi conoscevo; per me,

solo per me,

castigo, per me,

gioco di parole,

che non sa di coccole,

che non mi fa pensare,

che alla notte mi faceva svegliare

e stavo in piedi a riflettere,

a fantasticare

su un futuro che sapevo di non amare,

che non sapevo già apprezzare,

e che non avevo la forza di contrastare.

Tra notti insonni

e giorni monotoni,

il secondo anno filò via, accettandone un terzo;

per il terzo anno ho soggiornato in pianura,

credevo di aver trovato la cura

ad ogni male interiore,

esplosione e terrore

nel mio povero e provato cuore.

Avevo paura di osare;

paura che mi ferma,

che mi frena,

che mi sofferma,

osare come cadere,

parole sinonime,

pantomime,

e allora anche il terzo anno se ne andò,

e pace all’animo mio, il che bastò

a prolungare la mia riflessione

per un altro anno;

quasi religione,

quattro e più anni di sospensione,

e non so ancora che dire,

che fare,

è forse meglio il mare?

Stare al mare,

sulla battigia

d’inverno grigia

ad attendere l’alta marea

affinché mi sommerga

e con sé per sempre mi tenga?

O stare in montagna,

che magagna,

d’inverno con la neve,

sempre lieve,

ma che ansia la possibile valanga.

A stare in pianura

sembra di vivere una grande avventura;

troppa gente, troppe grandi città,

che dominano paesaggi e intere realtà,

non mi piace, non mi ispira,

e allora

che fare?

Me ne starò ad aspettare il mio giorno,

a volte tremo ancora, nel sonno,

nel sonno di mezza estate,

mille mancate risate,

nei miei falsi ricordi ormai raffreddate.

La vita in fondo è solo un battito di ciglia,

bisogna accontentarsi,

dalla sua fonte dissetarsi,

perché il tempo scorre e non ritorna più,

così attenderò che la mia porzione di tempo

scorra, lento,

e che io mi conceda a lui,

che viva fino in fondo,

non esibirmi in un girotondo

di cose fatte e di cose andate a rotoli,

a giocare a monopoli

con i miei anni migliori,

rendendoli i peggiori.

Per questo mi accontenterò,

e ciò che il futuro mi passerà, lo raccoglierò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Una poesia che contiene molto di me, della mia lentezza esistenziale e del mio sentirmi parecchio particolare. Naturalmente, non è del tutto autobiografica, ma penso che contenga tantissimo della mia fragile e marginale esistenza.

Spero vi abbia piacevolmente intrattenuto, nonostante tutto, e grazie per gradire sempre i miei piccoli scritti ^^

   
 
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