Oliver si sveglio’ di
soprassalto. Nella penombra della
stanza, illuminata solo dalla luce della luna piena ci mise un attimo
prima di
mettere a fuoco. Allungo’ d’istinto la mano verso
destra ma la parte del letto
matrimoniale accanto a lui era fredda, vuota.
Non erano sposati da neanche un mese,
molte delle cose di
Felicity erano ancora al loft, che peraltro non si decidevano a mettere
in
vendita, e lui non si ricordava quasi piu’ com’era
dormire da solo. Averla tra
le braccia, i morbidi capelli che gli solleticavano il collo, il
profumo di
quei capelli, la
mano di lei che gli
accarezzava il petto: era diventato irrinunciabile ormai. Lui spesso le
prendeva la mano, ne baciava il palmo o i polpastrelli delle dita
colorate. O i
capelli. E le labbra, sempre. E poi scivolava nel sonno piu’
tranquillo che
avesse mai dormito. Sereno. In pace. Nonostante tutto.
Quella sera di Vigilia quando era
rientrato dalla conferenza
stampa natalizia al Municipio non l’aveva trovata. Era
indaffarata con la sua
azienda, stava tentando di riallacciare un rapporto almeno lavorativo
con
Curtis dopo che aveva abbandonato il Team Arrow al covo. E doveva anche
passare
al covo per controllare l’attivita’ dei server. Non
aveva potuto accompagnarlo
alla conferenza stampa e lui l’aveva capita. Da quando erano
tornati insieme, lei
aveva messo ben in chiaro che lei non era solo la compagna, ora moglie,
del
sindaco. Aveva una sua vita. Una sua professione, un suo scopo
personale.
Qualcosa da realizzare e da portare avanti al di la’ della
sua relazione con
lui o della sua appartenenza al Team Arrow, ma che non per questo
metteva in
secondo piano la sua vita con lui,
l’amore che provava per lui e la loro comune
crociata contro il crimine.
E lui la rispettava
in questa sua
scelta. Anzi, ne era orgoglioso.
Qualcosa lo aveva fatto svegliare,
come un rumore attutito.
Si decise ad alzarsi. Usci dalla camera da letto e si avvio’
verso il salotto.
Tranne che per il fuoco acceso nel
camino, la stanza era
immersa nel buio. A destra, distante dal camino un Albero di Natale
debitamente
addobbato. Raisa e William si erano dati da fare, ed era molto bello,
adorno di
palline rosse e gialle, file dorati e lucine varie. Era pure comparsa
la calza
di Oliver bambino, con il suo nome scritto sopra. L’ultima
volta l’aveva vista
appesa al loft quando ci abitava Thea prima di…
scaccio’ quel pensiero e si
costrinse a tornare al presente.
A fianco dell’albero,
posato su un tavolino di cristallo, un
candelabro a 7 braccia. Non avevano dimenticato che Felicity era ebrea.
Alcuni
pacchetti sotto l’albero mentre lei saltellava sul tappeto
cercando di
raccogliere quel che era caduto.
“Cosa stai
combinando?” disse lui appoggiandosi allo stipite
della porta
Lei si fermo’ di botto,
l’aria colpevole di chi era stato
colto in fallo
Illuminata solo dal fuoco del camino,
il riflesso delle
fiamme che danzava sulla sua pelle diafana, era bellissima. In un paio
di
semplici pantaloni di pigiama e la solita canotta rosa che portava
abitualmente
per andare a dormire, la semplice purezza di quel profilo minuto e
aggraziato
che era solo suo. Il cuore di Oliver si gonfio’
d’amore solo a vederla
“Ciao, ecco io.. come
e’ andata la conferenza stampa?”
Lui si tolse dallo stipite e
avanzo’ verso di lei.
Ogni volta che lo vedeva arrivare
verso di lei le si
azzerava la salivazione. Cosi’ alto, forte, bello nella sua
gloriosa fisicita’.
La danza di luce e ombre su quel petto nudo, largo e segnato dalle
cicatrici, i
fianchi stretti nei pantaloni del pigiama, azzurri come i suoi occhi. E
non si
era innamorata di lui solo grazie al suo aspetto fisico.
“Bene, bene. a parte le
solite domande su un futuro
impeachment e se quello che si dice su di me che sono Green Arrow e
presto
l’FBI mi mettera’ in prigione definitivamente..
bene.”
“E cosa hai detto ai tuoi
sostenitori e ai tuoi detrattori
della mia assenza alla conferenza stampa di Natale del
Sindaco?”
“Ho detto loro che mia
moglie e’ una donna che lavora e che
chiunque di loro avesse una moglie che lavorava avrebbe capito la mia
sitauzione.
Che le nostre compagne sono sempre al nostro fianco nelle lotte
quotidiane a
sostenerci, anche quando non ci sono fisicamente, perche’
impegnate nel loro
lavoro e nel contribuire al benessere delle nostre famiglie.”
“Molto ben detto, signor
Sindaco.”
“Beh in fondo non ho detto
che la verita’. Tu lavori davvero
al benessere della nostra famiglia. Solo che e’ una famiglia
grande come una
citta’ e un po’.. verde.”
“Una famiglia che di
recente ti ha deluso.” Felicity chino’
la testa “Sia come citta’ che come team”
Oliver strinse le labbra.
L’agente dell’ FBI gli stava
mettendo contro la citta’ di cui era sindaco. E ancora non si era rassegnato
per quel che era
successo al Team. Non riusciva a mandare giu’ quel che aveva
fatto Rene’. Lo
capiva. Lo capiva fin troppo bene. Come lui aveva messo il bene di sua
figlia
davanti a tutto. Ma
non riusciva a
giustificarlo. Non per come si era comportato. E anche Dinah e Curtis
se
n’erano andati. Lo confortava che John fosse rimasto dalla
loro parte. Ma
sentiva di aver fallito, ancora una volta. E non gli piaceva.
“So che non ne vuoi
parlare, ma” inizio’ lei
“Hai detto bene Felicity,
non voglio parlarne. Non adesso,
almeno.” Commento’ mestamente lui
“Che stavi combinando al
buio?” Chiese
lui subito dopo, cambiando discorso
“Stavo tentando di fare
Babbo Natale. Ma non mi viene un
granche’ bene” rispose lei
“Uhm, non ci credo. Tu
riesci bene in tutto.”
Lei gli sorrise. La fiducia che lui
riponeva in lei la
commuoveva, soprattutto da quando aveva avuto conferma che lui aveva
sempre
avuto fiducia in lei, anche se a lei non pareva, durante
quella straziante umanissima
confessione che le aveva fatto quando erano stati intrappolati al covo.
Da
allora non aveva fatto che amarlo piu’ di prima, anche se non
credeva fosse possibile.
“E cosa ha portato Babbo
Natale?”
“Sono riuscita a scovare
l’ultima edizione di quel
videogioco che tanto voleva Wiliam, quella che abbiamo tanto cercato.
Sono
andata a ritararla stasera giusto un attimo prima che chiudesse il
negozio. La
volevo incartare per bene, ma lo scotch mi e’ rimasto sulle
dita, la carta si
e’ strappata in un punto e nel girarmi a prenderne un altro
foglio e’ caduto
tutto quel che c’era sul tavolino. Un elefante in una
cristalleria avrebbe
fatto meno danni, in queste cose non ci so fare, regali per bambini,
feste di
famiglia, io..”
Oliver le accarezzo’ con
dolcezza una guancia, fermando quel
fiume di parole. Sorrideva. Come la prima volta che si erano
incontrati. La sua
parlantina aveva sempre il potere di farlo sorridere. La sua semplice
presenza
lo faceva sorridere. Il fatto che lei lo amassa lo rendeva felice. Il
fatto che
lei pensasse a suo figlio lo commuoveva. Il legame di affettuosa
complicita’
che lei aveva stabilito cosi’ in fretta con William era
stupefacente. Ma del
resto era di Felicity rendere le cose piu’ belle e
piu’ semplici, uno dei
tratti di lei che piu’ amava.
Depose un tenero bacio sulle labbra
di quella che da meno di
un mese era sua moglie. Ancora non ci credeva. A tutto quel che era
successo.
Lei rispose al bacio con pari
tenerezza.
“Mi piace come mi fai stare
zitta, lo sai?” sussurro’ sulle
sue labbra
“Lo so” rispose
lui abbracciandola. Quel piccolo morbido
corpo consenziente si incollo’ al suo con la solita
naturalezza, data dalla
consuetudine e dal reciproco desiderio. Le mani calde di lui
scivolarono sulla
schiena di lei, insinuandosi sotto la canotta e tra
l’elastico dei pantaloni
del pigiama, accarezzadole la pelle in parte morbida e in parte
increspata
dalle cicatrici delle operazioni subite alla parte bassa della schiena
per
l’impianto del chip che la faceva camminare.
Se solo pensava che quasi
l’aveva persa… La bacio’ di
nuovo, la tenerezza
stava diventando
qualcosa di piu’ urgente, impellente
“Pero’ se
continui cosi non riusciro’ a finire di incartare
il regalo…” sospiro’ lei riluttante
staccando le labbra dalle sue. Gli occhi di
lui brillavano come stelle azzurre nella penombra, rischiatata dalla
fiamme del
fuoco nel camino. La passione, il desiderio non celato in quegli occhi
che
tanto amava.
“E va bene”
concesse lui, sciogliendola dall’abbraccio
Felicity fini’ di fare il
pacchetto e lo pose in bella vista
davanti all’albero.
Lui decise che doveva dirglielo.
Dirle quello che aveva nel
cuore. Aveva bisogno di lei.
“Felicity, ho parlato con
l’avvocato”
Felicity rabbrividi’, e non
per il freddo
“Oliver..” disse
girandosi verso di lui. Non voleva sentire
quello che le avrebbe detto. E sapeva che doveva sentirlo invece.
“Felicity, dobbiamo
affrontare la questione, lo sai. Vieni
qui.”
Le tese la mano, si accoccolarono a
terra sul tappeto di
fronte al camino, lui di schiena contro il divano, lei seduta nel suo
grembo,
le braccia di lui attorno a lei.
“Se .. se le cose dovessero
andare male, se fossi condannato”
“Non ti condanneranno, io
lo so”
“Amore, se mi condanneranno
dovro’ passare molti anni in
prigione, lo sai. Forse tutta la vita.”
“Non voglio sentirti
parlare in questo modo” la
stretta di lei si fece piu’ forte
“Felicity, io
dovro’ pagare per quel che ho fatto”
“Tu non hai fatto altro che
salvare questa citta’”
“Si, ma quando sono tornato
qui dall’isola, prima di
conoscerti, ero solo un killer. Devo rispondere delle tante morti che
ho
causato.”
“Tu non sei un killer. Non
sei piu’ quello che eri. E hai
fatto tanto di buono per Star City, questo non potranno ne’
averlo dimenticato
ne’ metterlo in dubbio.”
“Felicity, tu sei buona e
fiduciosa. Non tutti la penseranno
come te. Dobbiamo prepararci al peggio.”
Felicity rimase in silenzio.Lui le
prese la mano dove
brillava la fede che le aveva infilato all’anulare
“E’ per questo
che ho parlato con l’avvocato. A proposito di
William. Le ho
chiesto di preparare i
documenti per l’affido congiunto di mio figlio.”
“Oliver, io”
“Lui non deve pagare per i
miei errori. E gli ho promesso
che per quanto fosse in mio potere non sarebbe rimasto solo al
mondo.” Le alzo’
il mento con il dorso della mano, accarezzandole lievemente la guancia
“Voglio affidarti mio
figlio. Voglio che lui diventi anche
tuo figlio. Tu sei l’unica persona al mondo che amo e di cui
mi fido a tal
punto da chiederti di prenderti cura di lui, di stargli accanto, di
aiutarlo a
crescere”
Gli occhi di lei si riempirono di
lacrime
“Felicity so che ti sto
chiedendo tanto. Lo faremo solo se
sei d’accordo. Ma io mi sentirei infinitamente piu’
tranquillo sapendolo con
te. Perche’ so che gli vuoi bene e e non lascerai che gli
accada niente di
male.”
“Io non so se
riusciro’ .. ha bisogno di suo padre.”
“Ha bisogno di amore, e tu
ne hai tanto da dare. Ci
riuscirai, ne sono piu’ che sicuro. William ti vuole bene,
hai riportato
affetto e allegria nella sua vita. L’hai resa migliore.
Esattamente come hai
fatto con me. Ti prego, Felicity. Aiutami a tenere al sicuro nostro
figlio”
“Nostro figlio”
aveva detto. Felicity stava per mettersi a
piangere, ma ricaccio’ indietro le lacrime.
“Va bene.
Firmero’ i documenti e faro’ del mio meglio con
William. E so che tornerai presto da noi.”
“Grazie, amore mio.
Grazie”
L’abbraccio’,
stringendola forte a se’. Aveva visto la lotta
interna dentro di lei, la forza con la quale aveva evitato di mettersi
a
piangere.
Si alzo’ in piedi, e la
fece alzare.
“Scusami un
secondo”
Si allontano’ un secondo
per poi tornare con un pacchettino rosso
con il fiocco bianco “Per
te”
“Oliver non dovevi,
davvero”
“Si che dovevo.”
Le diede il pacchettino, lei lo
rigiro’ tra le mani con fare
inpacciato
“Non e’
un’altra chiave” sorrise lui
“Su aprilo, mezzanotte
e’ gia’ passata!”
Lei lo apr’i. Era un
delizioso braccialetto, con appeso un
piccolo charm a forma di casetta. Lei lo fisso’.Poi
fisso’ Oliver
“Oliver e’ bellissimo!”
Lui lo prese dallo scatolino e glielo
allaccio’ al polso,
sfiorando il piccolo ciondolo con un dito
“Casa. Perche ‘
e’ questo che sei per me.”
Trattenne le mani di lei nelle sue
“Pensavo che ogni anno che
ci sara’ concesso di vivere
insieme, al nostro anniversario ti posso regalare un
altro charm da aggiungere a questo.”
Lei lo guardava con le lacrime agli
occhi.
“Spero che questo ciondolo
non resti da solo, e che non solo
completeremo questo braccialetto ma che ne avrai anche degli
altri.”
“Oliver” fu lei
stavolta ad accarezzarlo sulla guancia spruzzata di barba
“Anch’io ho
qualcosa per te.
Volevo dartelo domani, ma visto che siamo qui”
Tolse un pacchettino dalla calza di
Oliver appesa all’albero
e glielo porse.
“Felicity. Tu mi hai
gia’ fatto il regalo piu’ bello
chiedendomi di sposarti. Non chiedevo altro”
Non era del tutto vero. Aveva un
altro desiderio ma non
poteva ancora dargli voce. Gia’ averla sposata era una cosa
enorme, che solo
fino all’anno prima aveva creduto non sarebbe mai potuta
accadere. Ma ancora
non poteva confidarle quello che sognava, quello che sperava da quando
aveva
realizzato di amarla, da quando aveva accettato
il suo amore per lei
in quel suo
forte abbraccio sulla torre dell’orologio, da quando aveva
visto la gioia del
suo amico John quando era diventato padre. Gia’ in parte quel
sogno di una
famiglia sua si era realizzato con Wiliam eppure nel suo cuore serbava
gelosamente quel sogno: un bambino loro. Avere un figlio da Felicity,
dalla
donna che amava piu’ di se’ stesso. Un meraviglioso
sogno che con il tempo sperava
si sarebbe potuto finalmente realizzare. Ma non voleva metterle
pressione. Non
adesso. Voleva viverla attimo per attimo, vivere il suo amore,
costruire la
loro vita insieme giorno per giorno, con William. Anche con quella
spada di
Damocle che pendeva sulla sua testa, del processo, dell’FBI.
“E’ solo un
piccolo segno. Su dai,aprilo”
Sembrava una bambina. Eccitata e al
tempo stesso titubante,
come timorosa che il regalo non gli sarebbe piaciuto.
Oliver apri’ il
pacchettino. Sollevo’ dal velluto una sottile
catena dorata con un piccolo pendente a forma di stella racchiusa in un
cerchio.
“Un’altra stella.
Un’altra appartenenza” disse lei
timidamente, accarezzadogli con
mano
lieve il cratere sul petto di lui dove prima aveva il tatuaggio della
stella
Bratva.
Lui soppeso’ per un attimo
il ciondolo. Voltandolo lesse la
scritta incisa sul dietro “You are my star. F” (Sei
la mia stella. F.)
“Anche io voglio
invecchiare insieme a te. Anche se
conduciamo una vita particolare e pericolosa. Ma voglio che tu sappia
una cosa:
che il destino ci separi domani o fra quarant’anni non rimpiangero’
un solo secondo passato
insieme a te da quando ti ho conosciuto. Mai.” La
senti’ dire piano.
Alzo’ lo sguardo dal
ciondolo per guardarla. Lei glielo
prese dalle mani e glielo mise al collo.
“E ti aspettero’.
Sempre.”
Lui la guardo’ senza
parole, solo con quello suo sguardo
particolare, di amore immenso, le lacrime che gli brillavano negli occhi
“Nel bene e nel male.
Ricordi?” sorrise lei
“Nel bene e nel
male.” Riaffermo’ lui deciso. Le strinse
forte le spalle, le accarezzo’ il collo, circondandole il
volto con le mani.
Stavano per baciarsi con passione quando
“Ehi, voi due. Avete finito
di tubare?”
William appoggiato allo stipite della
porta che li guardava
con aria divertita, le braccia conserte. Cosi’ simile a suo
padre poco prima,
in quella stessa posa indolente e rilassata.
Oliver e Felicity si separarono
bruscamente, imbarazzati
“Credi figliolo
verra’ il tempo in cui anche a te piacera’..
tubare” rispose
Oliver
“Ho sentito qualcuno
parlare e sono venuto a vedere se era
arrivato Babbo Natale”
“E’ arrivato,
e’ arrivato.” Felicity prese il pacco che con
tanta premura aveva incartato e glielo porse
“Ma lo posso aprire
adesso?”
“Certamente,
William”
Il ragazzino scarto’ il
pacco, lacerando la carta
velocemente
“Wooow ! Sii, il gioco che
volevo cosi’ tanto. Ma era
introvabile, come..?”
“Babbo Natale ha le sue
fonti” ironizzo’ Oliver, uno sguardo
furtivo a Felicity
“Posso andarlo a
provare?”
“William” fece
Oliver improvvisamente serio e burbero
“Solo una partitina, poi
vado a dormire, prometto!” imploro’
il ragazzo
“Solo una, e poi dritto a
letto. Sono le 3 del mat..”
Il ragazzino non lo fece finire e
abbraccio’ strettamente
all’improvviso sia il padre che Felicity.
D’impulso. E altrettanto velocemente
li lascio’ per correre verso la sua camera.
“William?” fece
Oliver, un po’ stranito dal comportamento
del figlio
Il ragazzino si fermo’ di
botto sulla soglia e si giro’
verso di loro
“Grazie papa’.
Grazie Felicity. E non solo per questo.”
Alzo’ il pacco verso di loro. “Grazie
perche’.. ci siete”
fece un piccolo sorriso triste.
”Buon Natale!” E scappo’ via
di corsa.
Oliver degluti’
forzatamente, tentando di ricacciare
indietro l’ondata di commozione
che lo stava prendendo. Felicity si strinse a lui e lo guardo’
“Buon Natale, amore
mio”
“Felice Festa di Hannukah,
mia luce” fece lui sommessamente
La bacio’ a lungo, con
amore e gratitudine. E la tenne
stretta a se’. Sentiva il suo amore per lui. In quel momento
fu sicuro che
qualsiasi cosa gli avesse riservato il nuovo anno, bella o brutta,
qualsiasi
prova, qualsiasi situazione difficile gli si fosse posta davanti
l’avrebbe
saputa affrontare. Grazie a quella piccola fortissima donna che aveva
tra le
braccia. Grazie a quel ragazzino che era corso nella sua camera.Verso
quel
guscio, quello scudo dietro cui si proteggeva per nascondere i suoi
sentimenti.
Anche in questo cosi’ simile a lui.
Sua moglie. Suo figlio. La sua
famiglia. La sua forza.
-------
One shot natalizia in ritardo e in
anticipo per il Nuovo
Anno
Tanti Auguri mie preziose lettrici.
Grazie di esserci state,
di esserci e di leggere le mie storie, che spero che vi abbiano tenuto
e vi tengano
compagnia.
A very Merry
Christmas
and a Happy New Year, let’s hope it’a good one,
without any fear
Davvero Buon
Natale e
un Buon Anno Nuovo, speriamo sia buono, senza paura
Con le immortali parole di John
Lennon, Buone Feste a voi
tutte SIS e alle vostre famiglie e che il 2018 sia davvero un Buon Anno
Nuovo!
Un bacio e a presto!