Capitolo terzo
Se
Ramsay si metteva una cosa in testa, poi era fuori di dubbio che l’avrebbe
fatta. Ancora convalescente, si mise a scrivere lettere a destra e a manca per
convocare a Grande Inverno i rappresentanti delle famiglie che si erano alleate
con i Bolton, ossia i Manderley, gli Umber e i Karstark. Per buona misura,
scrisse e affidò ai corvi messaggeri anche un’altra missiva, che rispondeva a
un piano tutto suo che intendeva portare avanti… e che per adesso non vi
svelerò!
Il
giorno in cui i rappresentanti delle famiglie convocate giunsero a Grande
Inverno, anche Ramsay si era liberato della sua malattia, oppure la malattia
era riuscita a liberarsi di lui, non si sa bene; ad ogni modo era pronto per
tenere il suo bel discorsetto agli amici
vicini e lontani.
Quel
mattino Theon ebbe il suo bel daffare per portare in camera del suo Lord la
tinozza e i secchi di acqua calda perché si lavasse e si presentasse al meglio
delle sue possibilità agli alleati. Mentre faticava come un disperato a
trasportare secchi di acqua per le scale (cosa non facile di per sé, tanto meno
se si possiedono meno dita dei piedi di quanto sarebbe normale sperare…) ebbe,
tuttavia, una sorta di illuminazione che gli permise di trovare meno logorante
quel compito ingrato. Sì, poteva provare a fare una cosa e, se avesse ricevuto
la risposta che immaginava, ne avrebbe tratto le debite conclusioni.
Oh,
beh, forse, a furia di stare appresso a Ramsay, anche Theon era diventato un
bel po’ contorto, però era il suo modo per resistere e, bene o male, resisteva.
Quando
ebbe preparato il bagno per il suo signore, Theon restò in piedi nella stanza a
fissarlo finché Ramsay non ne ebbe abbastanza.
“Insomma,
te ne vuoi andare adesso? Oppure hai qualcosa da dirmi?” sbottò.
Theon
finse di cadere dalle nuvole, cosa che, con l’espressione che aveva di solito,
non gli risultò nemmeno troppo difficile.
“Mio
signore, non credevo di disturbarti” replicò. “Ho pensato che ti servisse il
mio aiuto per lavarti. Sei stato molto malato e sei ancora debole, potresti
aver bisogno di…”
“Tu
non devi pensare, ma solo obbedire a
me!” reagì il giovane Bolton, con molta più asprezza di quanto sarebbe stato
pensabile. “Non ti ho ordinato di aiutarmi, perciò esci da questa stanza!”
Theon
chinò il capo, ma più per nascondere una scintilla negli occhi che per
deferenza.
“Come
desideri, padrone. Mi dispiace di averti offeso, è solo che molte altre volte
hai chiesto il mio aiuto per fare il bagno… tuttavia, se non vuoi, me ne vado
subito. Starò fuori dalla porta in modo che tu possa chiamarmi se avrai bisogno
di me.”
“Poche
chiacchiere e togliti dai piedi prima che si raffreddi l’acqua!” tagliò corto
Ramsay. Aspettò che Theon fosse uscito e che avesse chiuso la porta prima di
spogliarsi e immergersi nella tinozza… e poi si rese conto che ciò che aveva
appena fatto era strano anche per uno strano come lui.
Theon
aveva perfettamente e dannatamente ragione.
Finché
lo aveva trattato da Reek non si era
mai privato del suo aiuto, nemmeno in momenti più intimi e delicati come
quello, anzi, si divertiva a metterlo in imbarazzo facendosi lavare, in un
gioco che nemmeno lui capiva bene ma che lo stuzzicava non poco. Addirittura si
era fatto più volte rasare da lui, mettendogli in mano un’arma mortale come un
rasoio, tanto per dimostrargli ancora una volta che lo considerava talmente ammaestrato da non temere niente.
E
allora perché quel giorno non aveva nemmeno voluto togliersi la camicia finché
Theon non era uscito dalla camera? Perché si era sentito tanto turbato e quasi indifeso al solo pensiero?
Dev’essere stata
la febbre,
si disse, cercando di trarre il meglio dal suo povero neurone solitario che
sbatteva incontrollato nel vuoto che c’era dentro la sua testa. Probabilmente mi sento ancora debole e non
mi piace pensare di dipendere da Theon mentre non posso difendermi.
Ovviamente
il ragionamento di Ramsay, come tutti quelli che faceva, non aveva senso, ma
lui non se ne curò e preferì credere a quello piuttosto che ad altre
spiegazioni che avrebbero potuto metterlo molto più in crisi di così.
Nel
frattempo Theon, fuori dalla porta, era soddisfatto di aver segnato un altro
punto a suo favore. Ramsay si era mostrato irritato e nervoso all’idea di farsi
aiutare da lui durante il bagno, cosa mai accaduta prima, anzi… e questo cosa
poteva significare se non che il giovane Lord cominciava a vederlo non più come
un giocattolo o un burattino nelle sue mani, ma come una persona, un ragazzo
come lui e che, a quanto pareva, gli provocava un turbamento che non sapeva
controllare?
Come
ho avuto più volte modo di sottolineare, Theon non era un aquila, ma su certe
cose era più sveglio che su altre.
Ho sempre avuto la
sensazione che Ramsay, in qualche suo modo malato, fosse attratto da me e
adesso ne ho avuto la prova. Ma, se è così, non potrei sfruttare questa cosa a
mio vantaggio? Chissà cosa potrei ottenere approfittando della sua attrazione
per me. Se c’è una cosa che ho sempre saputo far bene è proprio quella mentre
lui… dal poco che sono riuscito a capire è capace soltanto di stuprare,
maltrattare e uccidere, è quello il suo concetto di sesso e di eccitazione. Su
una cosa, almeno, sono io ad essere in vantaggio su di lui.
Prima
di allora Theon non avrebbe mai immaginato di potersi anche solo lontanamente
soffermare sul pensiero di avere rapporti fisici con un altro uomo e, tanto
meno, con il mostro che lo aveva straziato per mesi. Tuttavia la prigionia, le
torture e il successivo miglioramento
di condizione lo avevano portato a rivedere parecchie delle sue priorità e, ora
come ora, avrebbe acconsentito di buon grado a qualsiasi cosa gli evitasse
altri patimenti, mutilazioni e sevizie varie.
Alla fine, forse,
il fatto di avermi tagliato il mignolo del piede invece dell’…altra cosa… forse
non è stata una provocazione, ma una specie di suo desiderio inconscio, suppose Theon e il
pensiero lo fece quasi ridere… sebbene ormai da mesi e mesi non sapesse più
nemmeno il significato di quella parola. Ma la speranza lo aveva reso più
leggero e positivo.
E,
a quanto pareva, l’inetto Theon Greyjoy aveva perlomeno appreso una bella dose
di psicologia spicciola dopo il soggiorno nelle segrete di Forte Terrore!
Più
tardi, Theon vide due servitori di Ramsay che salivano le scale portando anche
loro secchi di acqua calda.
“Togliti
di mezzo, idiota di un Reek, se non vuoi che ti faccia rotolare le scale con un
calcio!” ringhiò uno dei due, che pareva un serial killer appena evaso da un
carcere di massima sicurezza.
“Già,
sparisci!” gli fece eco l’altro, che per l’espressione e i modi di fare sarebbe
stato più adatto a vivere in un manicomio che in un castello… ma questi erano
gli uomini di Ramsay Bolton.
“Non
avete più alcun diritto di trattarmi così e nemmeno di chiamarmi con quel nome”
reagì Theon, che si sentiva piuttosto sicuro di sé dopo le concessioni che
Ramsay gli aveva fatto. “Lord Ramsay parlerà oggi stesso agli uomini del Nord
per spiegare che…”
“Non
ce ne frega un accidenti. Per noi sei e sarai sempre quella feccia di Reek che
ci siamo tanto divertiti a tormentare” rise lo sgherro con la faccia da
maniaco, mentre l’altro assestava a Theon una gomitata nelle costole e lo
scansava per entrare nella stanza del giovane Bolton.
Nel
frattempo, Ramsay si era lavato, vestito e preparato a fare la sua entrata
sensazionale e il suo discorso memorabile agli uomini del Nord… o perlomeno
questo era ciò che immaginava lui. Tutto quel trambusto fuori dalla sua porta,
però, lo aveva evidentemente innervosito e accolse i suoi servitori con
un’occhiata gelida che li fece ammutolire all’istante.
“Si
può sapere cosa sono tutte queste grida? Ci sono i rappresentanti delle
famiglie nostre alleate, nel salone. Intendete forse farmi sfigurare davanti a
loro?” li rimproverò con veemenza.
“No,
mio signore, io…”
“Ecco,
stavamo soltanto scacciando Reek che qui fuori…”
Un
lampo di collera attraversò gli occhi del giovane e Theon, che era entrato
silenziosamente dietro gli altri due delinquenti… pardon, servi… sentì una
lieve e maligna punta di soddisfazione nel comprendere che, una volta tanto, la
rabbia del suo signore non era rivolta contro di lui.
“Quel
ragazzo è Theon Greyjoy” dichiarò
Ramsay, con un tono gelido e l’espressione di chi spiega cose ovvie a un
convegno di deficienti. I due si scambiarono una veloce occhiata sconvolta,
chiedendosi cosa si fossero persi negli ultimi giorni e, domanda ancor più
angosciante, cosa avrebbero perduto
nell’immediato futuro se non si fossero subito accordati con le nuove
disposizioni del loro volubile Lord.
“E’
un mio prigioniero, un ostaggio dei Bolton, è vero, ma state pur sempre
parlando di un Lord, dell’unico erede delle Isole di Ferro, e se vi
permetterete ancora di trattarlo in un modo così irrispettoso dovrete imparare
a camminare sulle mani!” riprese Ramsay, tanto per farsi
capire. “Vi ho fatto portare l’acqua calda per lui e, dopo aver svuotato e
riempito nuovamente la tinozza, dovrete immediatamente scusarvi per averlo
oltraggiato.”
I
due patibolari individui non ci avevano capito un cavolo, ma pensarono bene di
fare tutto ciò che il loro signore aveva ordinato e con la massima fretta
possibile.
“E
un’altra cosa: non voglio sentir pronunciare mai più quel nome, Reek,
né da voi né da nessun altro. Sono stato chiaro?”
Chiaro non era di certo
la parola adatta. Dopo mesi in cui era stato tutto un Reek di qua e Reek di là i servitori non riuscivano proprio a comprendere
come mai, quella mattina, il loro signore si fosse svegliato con l’idea
esattamente opposta… eppure dovevano conoscerlo, ormai! Theon, intanto, seppure
in preda ad una comprensibilissima crisi di identità, era molto sollevato dal
fatto che Ramsay non ce l’avesse con lui e che, anzi, lo stesse addirittura difendendo. Eh, sì, le cose sembravano
davvero cambiare in meglio per lui… e forse sarebbero migliorate ancora se
avesse sfruttato quella famosa attrazione sulla quale si era soffermato a
pensare fuori dalla stanza.
Quando
il bagno per Theon fu pronto, Ramsay scoccò un’altra delle sue occhiatacce ai
servi.
“Non
manca ancora qualcosa?”
I
due, che ovviamente non erano certo delle cime (altrimenti perché mai sarebbero
rimasti al servizio del giovane Bolton?), si guardarono di nuovo, senza capire.
Avevano svuotato la tinozza e l’avevano riempita nuovamente con i secchi di
acqua calda… che altro poteva mancare?
“Vi
avevo ordinato espressamente di scusarvi con Theon Greyjoy” sibilò il giovane
Lord. “Sto ancora aspettando.”
Confusi
e storditi, i due servitori balbettarono un paio di scuse molto poco credibili
a Theon, ricevendo finalmente il permesso di lasciare quella stanza tanto angosciante.
Appena fuori, si precipitarono per le scale, hai visto mai il loro Lord avesse
avuto un altro improvviso colpo di genio,
ribaltando di nuovo le carte in tavola… Certo che con Ramsay Bolton non ci si
poteva mai annoiare!
Loro,
comunque, almeno per quella volta se l’erano cavata a buon mercato.
Intanto,
nella stanza del giovane Bolton si stava svolgendo un'altra sottospecie di
psicodramma.
Theon
avrebbe dovuto fare il bagno, sì, ma quella scena gli ricordava troppo ciò che
era accaduto a Forte Terrore, tanti mesi prima, quando Ramsay lo aveva fatto
lavare e rivestire (o meglio, era stato lui personalmente a lavarlo) per poi spedirlo
per direttissima al Moat Cailin, interpretando
Theon Greyjoy per convincere gli Uomini di Ferro ad arrendersi. C’erano troppi
particolari a rammentargli quei momenti terribili e il giovane si chiedeva se
non fosse tutta una messinscena anche stavolta. Certo, Ramsay aveva insistito
sul fatto che, da quel momento in poi, lui sarebbe veramente tornato ad essere
Theon, l’erede di Balon Greyjoy, ma se fosse stata solo una finzione a
beneficio delle famiglie del Nord? Se poi avesse voluto rimetterlo al suo posto
e trattarlo da Reek? Con Ramsay non
si poteva mai sapere…
Eppure
qualcosa di diverso c’era e Theon se ne accorse quando, finalmente, si decise a
spogliarsi e a immergersi nella tinozza. Se allora, nella stanza di Forte
Terrore, Ramsay gli era stato appiccicato per tutto il tempo, divertendosi
perfino a lavargli la schiena in un non meglio precisato tentativo di
mortificarlo o sedurlo o che accidenti poteva saperne lui… beh, adesso era
proprio l’opposto!
Ramsay
si fingeva concentratissimo nello scegliere gli abiti che avrebbe dovuto
indossare Theon per mostrare a Umber, Karstark e Manderley di essere un
ostaggio di lusso per gentile concessione di Lord Bolton e solo ogni tanto,
quando credeva di non essere visto, si azzardava a lanciare una veloce occhiata
al giovane nudo immerso nell’acqua. Sembrava… beh, se non si fosse trattato di
Ramsay Bolton, Theon avrebbe perfino pensato che fosse imbarazzato.
E
intanto chiacchierava a ruota libera, come faceva sempre… oppure, forse,
straparlava per non mostrare il suo turbamento? Sarebbe stato interessante
scoprirlo, pensava Theon.
“Ricordi
tutto quello che dovrai dire davanti agli uomini del Nord, vero?” domandava e
poi, senza nemmeno aspettare una risposta (in genere tendeva a rispondersi da
solo), “Sarà meglio che tu me lo ripeta, prima di trovarci davanti a loro e
fare una figuraccia. Dunque, io ti presenterò come Theon Greyjoy e tu che cosa
gli dovrai dire?”
“Gli
dirò che mi hai catturato dopo che avevo tentato di conquistare Grande Inverno”
rispose Theon, obbediente. “Che ho tradito Robb Stark e l’ho abbandonato,
cercando di occupare la sua fortezza mentre lui era lontano, e che… ho ucciso
due ragazzini facendo credere a tutti che fossero Bran e Rickon.”
“Bene,
molto bene, ma qui io ti chiederò che cosa avresti fatto ai veri Bran e Rickon, se li avessi
trovati, e tu che cosa risponderai davanti agli uomini del Nord?” insisté
Ramsay, che a quanto pareva si stava divertendo parecchio. Forse avrebbe dovuto
fare l’attore invece del Lord psicopatico…
Theon
sospirò. Nonostante tutto, la lista dei suoi peccati lo straziava quasi più
delle torture fisiche che il Bastardo di Bolton gli aveva inflitto per tanto
tempo. Rimaneva comunque un pensiero, una piccola scintilla di speranza, a
confortarlo.
“Io
risponderò che… che, se li avessi trovati, li avrei uccisi e che… che
probabilmente sono davvero morti a causa mia, dovendo scappare nella foresta,
da soli e in mezzo al gelo…”
Queste
furono le parole di Theon, ma quelle che gli risuonavano in testa erano ben
diverse.
E perché ti tieni
così a distanza, mio Lord? Non ricordi come ti divertivi a guardarmi e a
strusciarti addosso a me a Forte Terrore? Cos’è questa novità, non sono ancora
e sempre il tuo prigioniero?
“Vedi
che se ti applichi sei proprio bravo?” lo prese in giro Ramsay. “Ecco, a questo
punto interverrò io e spiegherò di averti punito ben bene per le tue malefatte.
Ah, può anche essere che qualcuno ti chieda di fargli vedere la mano destra,
per verificare che ti abbia veramente tagliato il mignolo. In quel caso, la
mostrerai a tutti, ma non permetterò che vedano le altre tue cicatrici o le ferite
ai piedi, dovranno credermi sulla parola.”
Eh, già, ormai mi
sarebbe mancato soltanto di spogliarmi nella sala dei banchetti di Grande
Inverno, davanti ai rappresentanti delle famiglie del Nord… eppure anche tu
sembri parecchio a disagio nel vedermi senza vestiti, mi sbaglio, mio signore?, pensava Theon.
Ovviamente sapeva che, se solo avesse osato pronunciare una sola di quelle
frasi, Ramsay avrebbe avuto qualcosa di nuovo
da mostrare alle famiglie del Nord; tuttavia anche soltanto pensarlo lo faceva
sentire in qualche modo più forte.
“Dopo
di che io sottolineerò quanto sono stato magnanimo e generoso nel perdonarti e
nel concederti di… sì, ma insomma, vuoi restarci tutta la giornata in quella tinozza?
Vedi di sbrigarti, ti ho già preparato gli abiti che dovrai indossare” riprese
Ramsay, sentendosi piuttosto a disagio e innervosendosi per questa sensazione
che non gli era affatto familiare. “Ecco, di rimanere come ostaggio e come mio
scudiero a Grande Inverno, proprio nella situazione in cui ti trovavi sotto la
tutela di Lord Stark. E tu dovrai profonderti in ringraziamenti per la mia
bontà, ripetendo che non avresti potuto trovare un Lord migliore di me in tutti
i Sette Regni, che mi sarai sempre fedele e leale per averti dato una seconda
opportunità e che non saprai mai come ringraziarmi abbastanza… sì, insomma,
tutte le melensaggini che ti verranno in mente.”
Forse potrei
trovare un modo che nemmeno immagini per ringraziarti a dovere… ma che
accidenti mi sta venendo in mente?, si chiese Theon, mentre si asciugava e si rivestiva,
sconvolto lui per primo dal pensiero che gli era passato per la testa.
Che
la follia di Ramsay fosse davvero contagiosa?
Beh,
non era quello il momento di preoccuparsene. L’ora del banchetto si avvicinava
e gli uomini del Nord avrebbero assistito ad una rappresentazione davvero
interessante… e ci sarebbe stata perfino una sorpresa finale!
Con
Ramsay Bolton le sorprese non mancavano mai e l’atmosfera di Grande Inverno si
era fatta insolitamente vivace… se nel bene o nel male non sta a me dirlo!
Fine terzo
capitolo