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Autore: Vago    30/12/2017    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Avanzammo lentamente, in fila indiana, fermandoci ogni due metri per assicurarci di non aver attirato delle attenzioni su di noi.
Il macchinario sembrava spento, inattivo.
L’imponente generatore che gli stava accanto, però, ronzava sommessamente.
Dannazione, avevo riconosciuto davvero i pokémon di Rocco. Forse, tra l’altro, la macchia nera tra le pietre alla base del cratere poteva essere l’allenatore che ci aveva abbandonato a Ciclanova.
Dovevamo fare attenzione.
Fottutamente attenzione.
La macchia che stava accanto al macchinario aveva assunto fattezze quasi umane. Stava in piedi e non sembrava avere pokémon attorno a sé.
Una sola persona.
Potevamo farcela. Avremmo anche potuto prenderlo di sorpresa e metterlo fuori gioco prima che riuscisse a lanciare una sola sfera.
- Ascoltate. – dissi piano, appoggiando una mano per terra per saggiare quanto fosse dura la pietra che stavamo pestando – Ho un’idea per chiudere la faccenda ora senza altri casini. –
- Darkrai non andrà là. – disse duro Karden, fissandomi.
Ovvio. Non potrò provare a chiedere loro di mandare in prima linea i loro protetti.
- No. Non dovrai mandarlo là. Quell’uomo, lo accerchieremo. –
Uno schiaffo mi colpì la guancia destra, lasciandomi interdetto.
- Ma che cazzo… - provai a dire, voltandomi verso il proprietario della mano che mi aveva colpito.
- Nail, non stiamo capendo un cazzo di quel che stai dicendo. Cerca di essere chiaro. – mi riprese Mary, finendo di ritirare la mano.
- Oh. Allora, là c’è un solo uomo. Noi possiamo accerchiarlo e, una volta che l’avremo fatto, farò in modo che Mightyena lo raggiunga con fossa senza farsi notare. Se tutto andrà bene quel colpo lo metterà fuori gioco, altrimenti dovrà affrontare un attacco da tutti i lati con una squadra probabilmente stremata. –
Un cigolio metallico riempì l’aria.
Gli anelli del macchinario si sollevarono l’uno dall’altro, lasciando tra loro mezzo metro di vuoto.
Dopo pochi secondi tutto si fermò, rimanendo immobile.
- Cosa è stato? – chiese Karden, abbassandosi ancor di più verso il suolo.
- Non lo so. – gli risposi – Ma dobbiamo muoverci se vogliamo avere… -
Venni interrotto da un ronzio acuto, un suono vibrante di metallo contro metallo.
I quindici dischi avevano cominciato a ruotare rapidamente attorno al loro centro, senza un apparente effetto.
- Nail, passa subito alla parte importante. Ho paura che stia per incasinare di nuovo il campo gravitazionale. – mi disse Mary, scostandomi con il braccio per ricominciare a scendere verso il fondo del cratere.
Feci uscire il mio pokémon dalla sua sfera, guardandolo fisso negli occhi scuri.
- Mightyena, usa fossa. Devi raggiungere quell’uomo e metterlo fuori gioco in un solo colpo. Non sbagliare. –
Il mio compagno scomparve nella roccia lavica, scavandosi una via fin sotto i piedi del suo obiettivo.
- Secondo te davvero ti capisce? – mi chiese la Custode senza voltarsi.
- Ne sono sicuro. – le risposi, iniziando a seguirla nella sua lenta discesa verso la nostra meta.
Era una roccia dura, quella che stavamo calpestando. Il mio compagno ci avrebbe impiegato parecchio a raggiungere il suo obiettivo.
Forse il mio piano sarebbe fallito perché non avevo valutato bene il terreno di battaglia.
Continuammo a scendere, con i due leggendari che ci seguivano a un paio di metri di distanza.
Il macchinario, intanto, non accennava a volersi fermare, anzi, i dischi giravano sempre più velocemente, illuminandosi di un’intensa luce bianca.
Avevo già visto una cosa del genere, ne ero certo, ma non riuscivo a collegare quell’effetto a una singola immagine nella mia memoria.
Rocco.
Vidi Rocco a terra, sdraiato scompostamente e con la testa piegata innaturalmente di lato.
Era morto al novantanove per cento, ma mi sarei preoccupato di lui in un secondo momento.
Dovevo attirare la sua attenzione, ma non lasciargli il tempo di mettere in campo una parte della sua squadra.
E Gardevoir era il mio biglietto per la fuga.
Una pallaombra di Umbreon sarebbe potuta andar bene.
Estrassi la sfera dalla cintura, alzandomi in piedi per raggiungere la piana il più velocemente possibile.
Stava per succedere qualcosa, era una sensazione che avvertivo nelle ossa. Una paura che non avevo mai provato mi trapassava il cranio, urlandomi di fermarmi.
Mi sarebbe piaciuto incredibilmente tanto avere altri allenatori con me.
Il fatto che i Custodi non riuscissero a creare un legame con dei normali pokémon era un handicap pesante per noi.
Pochi secondi mi separavano oramai dal pianoro e l’uomo accanto al macchinario non pareva ancora avermi notato.
Non dovevo lasciare nulla al caso.
Un pokémon impiega circa un secondo per uscire dalla sfera e materializzarsi completamente, prima che, poi, tocchi terra passa un altro mezzo secondo.
Ora, Umbreon potrebbe lanciare una pallaombra ben mirata impiegando un ulteriore secondo e mezzo.
Tre secondi da quando la pokéball si apre.
Quanto è distante da me?
Una ventina di metri.
Tre o quattro secondi per percorrerli di corsa, per Umbreon.
Sono troppi sette secondi, riuscirebbe a mettere mano alle sfere.
Devo tentare quello che ho già fatto con Jacob.
Raggiunsi il pianoro, incespicando per un attimo per via del cambio di pendenza.
L’uomo, dovevo cercare di valutarlo.
Era di spalle, magro, la schiena leggermente ingobbita. I capelli bianchi sulla sua nuca erano radi, lo potevo intuire anche da quella distanza.
Strinsi la sfera che tenevo in mano.
Sperai di non fare una cazzata.
Lanciai la pokéball consumata con tutta la mia forza, tendendo i muscoli fino a sentir male al braccio fratturato che mi pendeva contro il petto.
La sfera percorse un buon tratto, aprendosi a mezzaria a circa tre quarti del percorso che mi separava dal mio nemico.
- Umbreon! Pallaombra! – urlai con quanto fiato avevo in corpo, facendo voltare l’uomo.
I suoi baffi candidi ondeggiarono appena a quel movimento del capo.
Merda.
Riconobbi in fretta quel volto, l’avevo già visto.
Era il tipo della commissione della lega, lo stesso che aveva presenziato alla riunione.
Cazzo, certo che riuscivano ad intercettare i nostri spostamenti, era in mano sua l’intero comparto delle comunicazioni.
Rocco sapeva che era coinvolto?
Non credo.
Perché, allora, sarebbe venuto fin qui, da solo, per lo più?
Spero che quello stronzo non stesse cercando di proteggerci. Ne ho i coglioni pieni di gente che si immola per me alle mie spalle.
Avanti, Umbreon, fammi vedere un bel colpo preciso.
Una palla di nebbia scura, densa, si formò davanti al muso del mio compagno, per poi venire scaraventata contro il torace del vecchio bastardo che mi stava di fronte.
Lo colpì in pieno, ma qualcosa lo trattenne dal cadere a terra, sorreggendolo come se fosse una marionetta sorretta ancora da dei fili.
Allora li vidi.
Decine di cavi comparivano da sotto la sua giacca costosa, correvano tesi fino ad inserirsi nel macchinario.
Che cazzo sta succedendo?
Cosa vuole fare?
La sua mano raggiunse le sfere che gli pendevano dalla cintura, strappandone due dai loro sostegni.
Forza Mightyena. Muoviti, cazzo.
La sfera lascò il suo palmo, roteando in aria tanto lentamente che mi parve andare al rallentatore.
No! No! No, no, no!
Il terreno sotto i suoi piedi si deformò, anticipando la comparsa di un paio di zampe artigliate pronte a fendere il loro bersaglio.
Lui sarebbe sicuramente rimasto ferito dal mio attacco a sorpresa, più ferito di quanto già non fosse. Il mio compito era quello di rispondere nella maniera migliore al suo contrattacco. Forse, con un po’ di fortuna, sarei riuscito a mandargli al tappeto il pokémon che aveva mandato in campo con un solo colpo.
Mi trattenni dal voltare lo sguardo nella direzione da cui ero arrivato.
Non dovevo dare indizi riguardo ai due Custodi.
Karden era troppo posato perché potessi riporre in lui qualche speranza, ma Mary… Mary poteva essere il mio asso nella manica.
Non so cosa sia, ma quel vecchio di merda, senza quel macchinario, probabilmente non potrà far nulla se non arrendersi.
Un’onda d’urto mi scaraventò a terra, facendo allontanare con la sua potenza i miei compagni d’avventura dal nostro nemico.
La sfera in aria fu trapassata da una scarica elettrica, che le impedì di aprirsi.
Una luce abbagliante si accese all’interno della macchina a cui si era collegato il vecchio, diventando sempre più intensa man mano che il tempo passava, come se lì dovesse nascere un nuovo sole.
I dischi metallici tutt’intorno, comunque, continuarono a ruotare implacabili.
Un’altra onda d’urto mi scaraventò ancor di più verso il limitare di quella piana, facendomi urtare contro la corazza dura di un Aggron privo di sensi.
Mi alzai in piedi il più velocemente possibile, socchiudendo le palpebre per cercare di riconoscere qualche forma attraverso la nube di polvere che si era sollevata.
Qualcosa di imponente campeggiava all’interno del macchinario, ma non fui in grado di riconoscerne le fattezze.
- Mightyena! Umbreon! – provai a chiamare, timoroso di alzare la voce.
Due figure mi si avvicinarono di corsa, con le orecchie premute contro il capo e le code tra le zampe posteriori.
Qualcosa non andava assolutamente.
Una risata squarciò il cielo.
Merda.
Dovevo fare qualcosa.
Mi tolsi la benda che sorreggeva il gesso, appoggiandola a terra.
- Mightyena, mordimi il braccio. – ordinai.
Il mio compagno fece un passo indietro, allontanandosi dal mio arto ancora sano, reticente.
- Cazzo Mightyena! Fallo! –
Sentii perfettamente le sue zanne farsi strada nelle mie carni per qualche centimetro, per poi ritirarsi.
- Bravo ragazzo. –
Il mio sangue mi colò lungo tutto l’avambraccio, arrivando fino alla punta delle dita dove, goccia dopo goccia, cadde a terra.
Avessi avuto due braccia sane, probabilmente, avrei cercato un’altra soluzione.
Portai il mio indice insanguinato sopra alla benda, cominciando a tracciarci sopra lettere incerte.
S
C
A
P
P
A
T
E
- Umbreon, prendi questa e corri da Mary e Karden. Non tornare da me, rimani con loro. –
Il mio pokémon strinse con attenzione la striscia di tessuto tra i denti, per poi scomparire nel polverone che si era sollevato.
Merda, sono in difetto di nuovo di un pokémon.
E Sharpedo non mi servirà a molto.
Non posso permettere che Darkrai e Cresselia crepino qui.
Adesso che li ho sistemati, però, voglio capire quanto sono fottuto.
Avanzai piano, cercando di puntare il macchinario.
- Sei ancora qui, allenatore? –
- Si. – gli risposi ad alta voce.
Quantomeno, sarei crepato solo io, se non si fosse accorto dei due custodi.
Le me dita, si posarono sulla superficie lucida della quinta sfera che avevo al mio fianco, sporcandola della mia linfa vitale.
Di certo non mi sarei fatto andar bene quella situazione.
- Sai, - ripresi, continuando a camminare verso il mio interlocutore – questa è la quarta volta che provate ad uccidermi. –
- Tu sei l’allenatore scomparso. –
- Credo proprio di sì. –
- Sei stato troppo fortunato, nell’Antro Abissale. In quel momento non potevo permettermi di essere visto in volto. –
- Quindi eri tu, là. – finalmente cominciai ad intravedere la sua sagoma. I cavi gli pendevano mollemente addosso, staccati dalla macchina in piena funzione che gli stava accanto – E sei tu che mi hai messo al culo Jacob, che è morto, se non lo sai. –
- Lo immaginavo. – il vecchio mi venne incontro con passo risoluto, troppo vivace per gli anni che dimostrava.
- Adesso, probabilmente, tu mi ucciderai. Ma voglio sapere se centri con la morte di mio padre, Fosco. Pretendo di saperlo. –
- Tu pretendi? Non so se hai compreso in che condizione ti trovi. –
- Avanti, rispondimi! – urlai – E già che ci sei,  spiegami qualcosa sul progetto Iride, almeno me ne andrò sapendo perché sono morto! –
- L’ho ucciso io Fosco. Io ho dato fuoco a casa sua. –
Sentii una rabbia bruciante stringermi il petto.
Quel fottuto bastardo ha davvero il coraggio di parlare così dell’assassinio di mio padre?
- E il progetto Iride… Non so come tu ne sia venuto a conoscenza, ma morirai per causa sua. –
Lasciai aprire la sfera tra le mie dita scivolose, liberando il pokémon al suo interno.
- Punizione. –
- Cosa hai detto, bastardo? – urlai.
Cosa voleva dire, con punizione?
Una sfera di luce arancione si creò là dove doveva esserci il macchinario, per poi dividersi in una serie di lampi che mi puntarono direttamente.
Merda, sono morto.
Un corpo si frappose tra me e l’attacco, assorbendo il colpo.
Il mondo venne illuminato a giorno, come se un sole estivo avesse cominciato a splendere in cielo.
Vidi Mightyena, davanti a me, esausto.
Vidi quel vecchio con la schiena dritta che mi fissava tronfio.
Vidi un enorme pokémon dal manto bianco rinchiuso all’interno del macchinario, che mi fissava con uno sguardo penetrante.
I ranger.
Collegai solo in quel momento cosa mi ricordavano quei dischi bianchi che continuavano a ruotare.
Gli styler dei ranger creavano un effetto ottico simile, quando prendevano un pokémon selvatico.
E quello era il fottuto Arceus.
- Portami via subito. – dissi, mentre riponevo la sfera lucida al suo posto per prendere quella di Mightyena, per farlo rientrare velocemente.
Il mondo intorno a me perse di consistenza, mentre la mano sicura della mia Gardevoir mi portava in un posto più sicuro di quello.
Il fottuto Arceus.
Il dio della creazione.
E io ero davvero stato a un passo dalla morte.
Porco schifo.



Avviso dell'Autore:

Miei cari lettori, innanzi tutto, buon anno nuovo.
A causa di problemi logistici miei, la settimana prossimo non riuscirò a portarvi il nuovo capitolo di questa storia.
Detto questo, però, mi sembra giusto darvi qualche aspettativa.
Questa storia sta per finire, come avrete potuto capire. Per l'esattezza, nella mia programmazione, mancano 3 capitoli, di cui uno, l'ultimo, sarà un epilogo che chiuderà la storia di questi personaggi.
Ancora buon anno nuovo e, a questo punto, buona epifania.
Ci ritroveremo qui sabato 13 gennaio.
Vago
   
 
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