Sera
gente! È una maturanda che vi sta parlando. Il vero esame
inizia
domani, pregate per me XD
Per
staccare un momento dai libri che mi sta esplodendo la testa posto un
altro capitolo della mia fanfiction. Baci a tutti!
Marylilith
Capitolo
2. Esci dal mio corpo!
Dopo
la
spiacevole figura avuta durante la gara di pattinaggio sul ghiaccio che
si era
svolta a Montreal, insieme a mio padre ero rientrata in America per
rifugiarmi
nella sperduta cittadina nel quale risiedevo da un paio di anni, per la
precisione da quando i miei si erano separati. Il nome della suddetta
città era
Forks. Chiamarla città non era del tutto appropriato, in
quel caso Port Angels,
situato a poca distanza, poteva essere paragonato ad una megalopoli
come New
York. A Forks c’era il nulla, le giornate si susseguivano
tutte uguali, il
panorama era sempre lo stesso, alberi, alberi e ancora alberi. Questo
isolamento mi permetteva però di avere un minimo di liberta
con i giornalisti,
che difficilmente si spingevano fino a li. Forks era un ottimo rifugio,
soprattutto
in momenti come questi che ero un facile bersaglio per la stampa. Mio
padre
aveva registrato la mia esibizione, cosi avevo potuto rivederla e
riflettere su
dove avessi sbagliato. La prima cosa che mi saltò
all’occhio, e di cui si
accorse anche mio padre, era il poco slancio che mi ero data nel salto.
Ma soprattutto
il poco equilibrio che avevo avuto nell’eseguire quel passo.
-devi
solo allenarti un po’, c’è ancora tempo
per la prossima gara- disse mio padre
spegnendo la tv e estraendo il video dal registratore.
Mi
alzai
dal divano sul quale ero comodamente sdraiata e portandomi dietro la
mia
coperta salii al piano di sopra dove mi stesi sul letto.
Mio
padre aveva ragione, dovevo solo continuare ad allenarmi, non esisteva
per me
la parola arrendersi. Chiusi gli occhi lasciando cadere le braccia
lungo i
fianchi e facendo qualche respiro per rilassarmi.
“finalmente
soli”
Riaprii
di
scatto gli occhi guardandomi attorno, di nuovo quella voce, non mi ero
sbagliata l’avevo sentita davvero, ma la stanza era vuota
“non
parli?”
Sembrava
la voce di un ragazzo e facendo attenzione avevo la strana sensazione
che
provenisse dalla mia testa
-dove
sei?- domandai continuando a guardarmi intorno
“dentro
di te” rispose la voce facendomi sobbalzare
-è
impossibile! Cosa sei?- chiesi un po’ spaventata
“non
lo
so esattamente, forse uno spirito” rispose la voce del ragazzo
-sei
uno
spirito che mi sta possedendo?- domandai incredula
“credo
di si…mi chiamo Edward Cullen” disse lo spirito
Pensai
che era un bel nome, ma non era quello il punto, dovevo sapere come
diavolo ci
era finito uno spirito nel mio corpo!
-perché
sei
nel mio corpo? Voglio che tu esca!-
“non
posso” rispose la voce
Che
significa non poteva? Non gli avevo dato certo io il permesso di
entrare e prendere
possesso del mio corpo!
-mi
dispiace ma non puoi stare qui, io ho una mia vita, che non prevede
assolutamente
spiriti, fantasmi o qualsiasi altra forma supernaturale-
“non
sono stato io a deciderlo, mi spiace che a te non vada bene ma
dovrò rimanere
qui” dal tono di voce sembrava che si fosse offeso, un
po’ mi dispiaceva
-va
bene
scusa, magari hai ragione non è colpa tua-
C’era
però uno cosa che non mi era chiara, cosa comportava farsi
possedere da uno
spirito? Forse era il caso di domandarglielo
-come
puoi possedere il mio corpo?-
“tu
avrai sempre il controllo delle tue facoltà motorie e
mentali, io posso
semplicemente sentire, provare e vedere, ciò che provi,
senti e vedi tu”
Semplicemente?
Per lui questo era qualcosa di semplice?
-ma
è
terribile! Non avrò più un momento di privacy!-
esclamai indignata
No,
la
situazione non era fattibile, assolutamente impensabile per me
condividere il
mio corpo e le mie emozioni con uno spirito.
-devi
uscire assolutamente! Altrimenti io divento matta!- esclamai sbattendo
per sbaglio
la testa contro il muro dietro il letto
“ahi!”
Mi
fermai
con le mani sul muro e la testa ancora appoggiata alla parete, aveva
detto ahi?
Colpii nuovamente il muro con la testa
“ahia!”
esclamò di nuovo la voce. Era una soluzione stupida ma tanto
valeva provare,
inizia a sbattere ripetutamente la testa contro la parete
“ahi!
Basta
ti prego! Smettila! ahia!” si lamentava la voce ad ogni colpo.
-esci
da
me e non sentirai più dolore!- dissi continuando a colpire
il muro.
Charlie, allarmato dal rumore insistente che proveniva dalla mia stanza
salì le
scale e aperta la porta della mia camera si ritrovò davanti
una scena al quanto
bizzarra, io che davo testate contro il muro e intanto parlavo da sola,
non so
cosa lo abbia trattenuto dal chiamare l’ospedale psichiatrico
più vicino.
-Bella
ti senti bene?- chiese preoccupato avvicinandosi
Io
smisi
di colpire il muro per voltarmi verso di lui, la testa mi doleva
tantissimo e
dovevo avere un livido grosso quanto un pugno sulla fronte
-si
papà…sto
benissimo- risposi un attimo prima di perdere i sensi, di nuovo.
Quando
mi ripresi mio padre mi stava mettendo una crema lenitiva sulla fronte
per far
assorbire il livido
-se
continuerai cosi dovrò ricoverarti per trauma cranico Bella-
disse mio padre
-non
è
colpa mia! Ma dello spirito che mi possiede!- dissi senza pensarci.
Vidi mio
padre alzare le sopracciglia, adesso ero sicura avrebbe chiamato il
centro di
assistenza sanità mentale.
-mi
dispiace, devi essere molto stressata per le gare, forse è
meglio che ti riposi
qualche giorno prima di riprendere gli allenamenti- disse preoccupato.
Quando
rimasi nuovamente sola cercai di percepire ancora la voce dello
spirito, ma non
sentivo più nulla, forse il metodo delle testate aveva
funzionato e se ne era
andato a cercare qualche altro corpo da possedere. Sollevata da quella
possibilità mi alzai dal letto pronta a cambiarmi per la
notte. Mi tolsi i
pantaloni e la maglietta rimanendo in slip poiché non
indossavo il reggiseno.
“te
l’ho
detto che posso vedere quello che vedi tu?”
Oddio
di
nuovo, allora non era andato via, mi ero solo illusa
-si
me
lo hai già detto…- dissi sospirando
“bene,
allora fa attenzione a quello che guardi…”
Senza
volerlo abbassai lo sguardo sul mio corpo nudo
“aaaaaaahhhh!”
Solo
in
quel momento realizzai ciò che aveva detto, lui vedeva
quello che vedevo io,
ciò significava che in quel momento si stava godendo una
visuale ravvicinata
del mio seno?
-nooooooooo!-
urlai coprendomi con le braccia.
Non
bastava uno spirito a possedermi, pure maniaco!.