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Autore: Marylilithfey    25/06/2009    5 recensioni
Eccomi tornata con una nuova fanfiction. Questa volta alle prese con un Edward umano e una Bella viziata e più sicura di se. Lei una pattinatrice, lui un futuro pilota di acrobazie in volo, non si conoscono, ne si sono mai visti. Ma basterà un attimo perchè tra di loro si crei un legame indissolubile. vi ho incuriosito? allora leggete!.
Genere: Romantico, Triste, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sera gente! È una maturanda che vi sta parlando. Il vero esame inizia domani, pregate per me XD

Per staccare un momento dai libri che mi sta esplodendo la testa posto un altro capitolo della mia fanfiction. Baci a tutti!

Marylilith

 

 

Capitolo 2. Esci dal mio corpo!

 

Dopo la spiacevole figura avuta durante la gara di pattinaggio sul ghiaccio che si era svolta a Montreal, insieme a mio padre ero rientrata in America per rifugiarmi nella sperduta cittadina nel quale risiedevo da un paio di anni, per la precisione da quando i miei si erano separati. Il nome della suddetta città era Forks. Chiamarla città non era del tutto appropriato, in quel caso Port Angels, situato a poca distanza, poteva essere paragonato ad una megalopoli come New York. A Forks c’era il nulla, le giornate si susseguivano tutte uguali, il panorama era sempre lo stesso, alberi, alberi e ancora alberi. Questo isolamento mi permetteva però di avere un minimo di liberta con i giornalisti, che difficilmente si spingevano fino a li. Forks era un ottimo rifugio, soprattutto in momenti come questi che ero un facile bersaglio per la stampa. Mio padre aveva registrato la mia esibizione, cosi avevo potuto rivederla e riflettere su dove avessi sbagliato. La prima cosa che mi saltò all’occhio, e di cui si accorse anche mio padre, era il poco slancio che mi ero data nel salto. Ma soprattutto il poco equilibrio che avevo avuto nell’eseguire quel passo.

-devi solo allenarti un po’, c’è ancora tempo per la prossima gara- disse mio padre spegnendo la tv e estraendo il video dal registratore.

Mi alzai dal divano sul quale ero comodamente sdraiata e portandomi dietro la mia coperta salii al piano di sopra dove mi stesi sul letto.

Mio padre aveva ragione, dovevo solo continuare ad allenarmi, non esisteva per me la parola arrendersi. Chiusi gli occhi lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e facendo qualche respiro per rilassarmi.

“finalmente soli”

Riaprii di scatto gli occhi guardandomi attorno, di nuovo quella voce, non mi ero sbagliata l’avevo sentita davvero, ma la stanza era vuota

“non parli?”

Sembrava la voce di un ragazzo e facendo attenzione avevo la strana sensazione che provenisse dalla mia testa

-dove sei?- domandai continuando a guardarmi intorno

“dentro di te” rispose la voce facendomi sobbalzare

-è impossibile! Cosa sei?- chiesi un po’ spaventata

“non lo so esattamente, forse uno spirito” rispose la voce del ragazzo

-sei uno spirito che mi sta possedendo?- domandai incredula

“credo di si…mi chiamo Edward Cullen” disse lo spirito

Pensai che era un bel nome, ma non era quello il punto, dovevo sapere come diavolo ci era finito uno spirito nel mio corpo!

-perché sei nel mio corpo? Voglio che tu esca!-

“non posso” rispose la voce

Che significa non poteva? Non gli avevo dato certo io il permesso di entrare e prendere possesso del mio corpo!

-mi dispiace ma non puoi stare qui, io ho una mia vita, che non prevede assolutamente spiriti, fantasmi o qualsiasi altra forma supernaturale-

“non sono stato io a deciderlo, mi spiace che a te non vada bene ma dovrò rimanere qui” dal tono di voce sembrava che si fosse offeso, un po’ mi dispiaceva

-va bene scusa, magari hai ragione non è colpa tua-

C’era però uno cosa che non mi era chiara, cosa comportava farsi possedere da uno spirito? Forse era il caso di domandarglielo

-come puoi possedere il mio corpo?-

“tu avrai sempre il controllo delle tue facoltà motorie e mentali, io posso semplicemente sentire, provare e vedere, ciò che provi, senti e vedi tu”

Semplicemente? Per lui questo era qualcosa di semplice?

-ma è terribile! Non avrò più un momento di privacy!- esclamai indignata

No, la situazione non era fattibile, assolutamente impensabile per me condividere il mio corpo e le mie emozioni con uno spirito.

-devi uscire assolutamente! Altrimenti io divento matta!- esclamai sbattendo per sbaglio la testa contro il muro dietro il letto

“ahi!”

Mi fermai con le mani sul muro e la testa ancora appoggiata alla parete, aveva detto ahi? Colpii nuovamente il muro con la testa

“ahia!” esclamò di nuovo la voce. Era una soluzione stupida ma tanto valeva provare, inizia a sbattere ripetutamente la testa contro la parete

“ahi! Basta ti prego! Smettila! ahia!” si lamentava la voce ad ogni colpo.

-esci da me e non sentirai più dolore!- dissi continuando a colpire il muro.
Charlie, allarmato dal rumore insistente che proveniva dalla mia stanza salì le scale e aperta la porta della mia camera si ritrovò davanti una scena al quanto bizzarra, io che davo testate contro il muro e intanto parlavo da sola, non so cosa lo abbia trattenuto dal chiamare l’ospedale psichiatrico più vicino.

-Bella ti senti bene?- chiese preoccupato avvicinandosi

Io smisi di colpire il muro per voltarmi verso di lui, la testa mi doleva tantissimo e dovevo avere un livido grosso quanto un pugno sulla fronte

-si papà…sto benissimo- risposi un attimo prima di perdere i sensi, di nuovo.

Quando mi ripresi mio padre mi stava mettendo una crema lenitiva sulla fronte per far assorbire il livido

-se continuerai cosi dovrò ricoverarti per trauma cranico Bella- disse mio padre

-non è colpa mia! Ma dello spirito che mi possiede!- dissi senza pensarci. Vidi mio padre alzare le sopracciglia, adesso ero sicura avrebbe chiamato il centro di assistenza sanità mentale.

-mi dispiace, devi essere molto stressata per le gare, forse è meglio che ti riposi qualche giorno prima di riprendere gli allenamenti- disse preoccupato.

Quando rimasi nuovamente sola cercai di percepire ancora la voce dello spirito, ma non sentivo più nulla, forse il metodo delle testate aveva funzionato e se ne era andato a cercare qualche altro corpo da possedere. Sollevata da quella possibilità mi alzai dal letto pronta a cambiarmi per la notte. Mi tolsi i pantaloni e la maglietta rimanendo in slip poiché non indossavo il reggiseno.

“te l’ho detto che posso vedere quello che vedi tu?”

Oddio di nuovo, allora non era andato via, mi ero solo illusa

-si me lo hai già detto…- dissi sospirando

“bene, allora fa attenzione a quello che guardi…”

Senza volerlo abbassai lo sguardo sul mio corpo nudo

“aaaaaaahhhh!”

Solo in quel momento realizzai ciò che aveva detto, lui vedeva quello che vedevo io, ciò significava che in quel momento si stava godendo una visuale ravvicinata del mio seno?

-nooooooooo!- urlai coprendomi con le braccia.

Non bastava uno spirito a possedermi, pure maniaco!.

  
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