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Autore: Schmetterlinge    30/12/2017    1 recensioni
La bionda osserva sua nipote prendere un respiro profondo.
“Non voglio stare in squadra con Shikadai e Inojin.”
Sospira, la ragazzina:
“Siamo incompatibili; io non ho nulla in comune con loro.”
Il respiro di Ino si ferma; si volta [la giovane] in direzione della piccola, che la guarda con le lacrime agli occhi.
Poi le sorride, scompigliandole i lunghi capelli ramati.
La bambina la guarda con aria interrogativa, non capendo il perché di quel sorriso così radioso.
La storia si ripete.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chouchou Akimichi, Ino Yamanaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Chocho sedeva [corrucciata] su un grande prato verde, ai piedi di un’ imponente quercia che, molti anni addietro, era stata il rifugio di una ragazzina dai profondi occhi azzurri e dai lunghi capelli color del grano, la stessa che in quel momento era seduta accanto a lei, intenta a fissarla in attesa di un cenno.
Sua zia Ino sapeva comprenderla come pochi al mondo.
 
 
 
 
Era la sua confidente,

 
la sua migliore amica,


 
il suo punto fermo.
 
 
 
 
La bionda osserva la nipote prendere un respiro profondo [per un momento teme sia troppo]:
“Non voglio stare in squadra con Shikadai e Inojin …”
Sospira, la ragazzina:
“Siamo incompatibili; io non ho nulla in comune con loro …”
 
 

 
 
[E loro con me]
 
 

 
 
Il respiro di Ino si ferma; si volta [la giovane] in direzione della piccola, che la guarda con le lacrime agli occhi.
Poi le sorride, scompigliandole i lunghi capelli ramati.
Chocho, per certi versi, le assomigliava molto; apparentemente era sfacciata, intraprendente, sfrontata ma, nel profondo, nascondeva un lato di sé molto fragile.
Una maschera fatta per sfondare le pareti altrui e, al tempo stesso, non permettere a nessuno di avvicinarsi alle proprie.
La bambina la guarda con aria interrogativa, non capendo il perché di quel sorriso così radioso.
 
 


 
 
[La storia si ripete]
 
 
 


 
“Quando mi dissero che sarei stata in squadra con tuo padre e tuo zio, mi senti crollare il mondo addosso.”
 
 



 
[Non li volevo]
 
 
 

 
“Ti sembrerà impossibile ma è la verità; io li consideravo inadeguati, ero convinta di non avere niente in comune con quei due scansafatiche.”
 
 



 
[Perché era così che li chiamavo]
 



 
 
“Non immaginavo quanto mi sbagliassi.”  
La bambina la guarda con aria basita.
 
 



 
[Ero io l’inadeguata]
 
 



 
“Tu … ?”
Ino le sorride, parlando con estrema naturalezza.
“Loro erano molto più di me.
 
 

 
 
[In tutti i sensi]
 


 
 
Inoltre, erano inseparabili, ragion per cui ero convinta che non sarei mai riuscita ad entrare a far parte delle loro vite”.
Chocho la fissa con sguardo interrogativo.
“Avrei voluto essere molto di più che una semplice compagna di Team”.
“E credi di esserci riuscita?”
Ino si passa, nervosamente, una mano lungo la folta chioma dorata.
“Se io ci sia riuscita, oppure no, dovresti chiederlo a loro, non spetta a me dirlo”.
 
 



 
[Anche se, in cuor mio, lo spero tanto]
 
 



 
“Zia, io credo che papà ti voglia molto bene ed anche lo zio Shikamaru; forse non sono molto inclini a dimostrarlo ma ne sono convinta.”
Ino si stende, facendo ricadere poco elegantemente il proprio corpo sui sottili fili d’erba.
“Ad ogni modo, è normale che tu ti senta spaesata; sei l’unica ragazza del Team, mentre loro sono pur sempre due esemplari di genere maschile, più timidi che espansivi, con qualche piccolo pregiudizio sul gentil sesso.”
Chiude gli occhi, la giovane dai lunghi capelli color del grano.
“Col tempo [nolente o volente] imparerai  che i tuoi compagni non saranno solo dei semplici colleghi di missione ma molto di più. Diventeranno qualcuno che arriverai a voler proteggere ad ogni costo, qualcuno verso il quale vorrai far ritorno, qualcuno per il quale sarai sempre disposto a combattere.”
Chocho scruta i muscoli scolpiti di sua zia, le linee sinuose.
“Tu saresti disposta a combattere per mio padre e per lo zio, sempre e comunque?”
Sorride, Ino, sollevando la propria figura così che Chocho possa guardarla dritta in quegli occhi color cielo.
 
 
 
 
 
 
“Io morirei per loro, Chocho.
Sempre e comunque”.
 
 
 

 
 
Rabbrividisce, la piccola.
“Morire per qualcuno che si ama è un bel modo di morire, anche se credo che la soluzione migliore sia vivere per coloro che amiamo.
Sai, è chi resta che soffre, non coloro che se ne vanno.”
La nipote la guarda con sguardo serio.
“Perciò si, morirei per loro pur di saperli al sicuro ma, allo stesso tempo, preferirei continuare a vivere per entrambi.”
Strappa alcuni fili d’erba, Ino, giocherellando con un ciocca dei propri capelli.
“Sono sicura che anche tu sperimenterai un legame profondo ed intenso come quello che ho avuto la fortuna di vivere con tuo padre e con tuo zio”.
La ragazzina ascoltava [rapita] speranzosa che, quanto appena udito, potesse diventare al più presto realtà.
“Imparerai a comprenderli, così come loro inizieranno a conoscerti meglio; li apprezzerai per tutti i loro pregi e per tutti i loro difetti, così come loro impapereranno ad amare te.”
 
 

 
 
[Fino a quando nessuno di voi riuscirà a fare a meno l’uno dell’altro]
 
 

 
 
 
La verità era che Chocho faceva di tutto per mostrarsi forte, determinata, menefreghista di tutto e di tutti; tuttavia, questa non era altro che una forma [forse un po’ burbera] di difesa.
La ragazzina dagli occhi ambrati aveva sempre guardato con sincero interesse sia Inojin che Shikadai, non trovando, però, mai un modo appropriato per avvicinarsi a loro.
 
 

 
 
 
Voleva di più da quei due scansafatiche,
 


 
voleva che la considerassero una parte importante delle loro vite,
 


 
 voleva fossero inseparabili.
 
 
 
 

 
 
[Non voleva essere considerata, soltanto, una semplice compagna di banco]
 
 


 

 
 
Ino osservava sua nipote intenta a formulare chissà quali pensieri, tutta concentrata a mordicchiarsi il labbro inferiore, con gli occhi sbarrati, fissi sull’orizzonte davanti a sé.
“Chocho … “
La bambina si volta di scatto, in attesa.
“Voglio mostrarti una cosa. “
Sbarra gli occhi, la piccola, in preda alla più totale curiosità.
“Solo per questa volta.”
Il tono di Ino è dolce ma, al tempo stesso, fermo e non sembra tradire alcuna emozione.
La bionda si avvicina [lentamente] alla nipote, appoggiando un palmo della propria mano sulla fronte [ampia] della piccola.
Chiude gli occhi, Chocho, lasciando che le immagini scorrano, una dopo l’altra, limpide, cristalline, incessanti.
 

 
 
Ogni immagine è un ricordo,
 
Ogni ricordo è un emozione sopita da tempo.
 
 
 

 
Un pugno nello stomaco,


 
un nodo in gola,

 
 
una lacrima agli occhi.
 
 

 

 
[Ogni emozione è nostalgia]
 
 
 

 


 
Una ragazzina bionda siede [con innata eleganza] su uno steccato, accanto ad un paio di coetanei.
“Considerato che saremo nella stessa squadra, da questo momento starete ai miei ordini, d’accordo?”
Il ragazzo col codino annuisce [scocciato] mentre quello con paio di mutandine in testa sorride dolce, abbassando lo sguardo.
La bionda alza gli occhi al cielo, battendo le mani, vittoriosa.
“Ottimo.”
 
 
 
 


 
 
Le immagini scorrono, una dopo l’altra.
 


 
 
 
 
 
Una Ino più matura, appena sedicenne, guarda Shikamaru a terra, intento a tossire, mentre cerca di sorreggerlo con quanta più delicatezza possibile.
“Shikamaru, stai bene?”
Il ragazzo la guarda con aria sconvolta.
“Ino … “
La ragazza lo scruta con fare rassicurante.
“Siamo qui”.
Shikamaru accetta di buon grado l’appoggio dell’amica che, con forza, ricambia la stretta, stringendolo maggiormente a sé.
“Dov’è il Maestro, Shikamaru?”
 
 


 
 
 
 
I ricordino si susseguono, viaggiano.
 
 
 


 
 
 
Una ragazza in abito nero fissa [con sguardo pieno di rammarico] la lapide di fronte a sé.
La pioggia cade incessante; il cielo sta piangendo per lei, che non è ancora riuscita a versare una lacrima.
Stringe i pugni [la giovane] affondando le unghie nella carne fresca; poco importa dei capelli che le ricadono [fradici] sul viso, offuscandole la vista.
Sospira, alzando con cadenza regolare le ampie spalle bianche, ora seminude.
Tutto è silenzio intorno a lei, fino a quando percepisce qualcosa di morbido ricaderle lungo la schiena.
D’un tratto, la pioggia sembra non riguardarla più; un ampio ombrello color pece sovrasta la piccola testolina bionda.
 Ino intravede la mano grande, e forte, del suo migliore amico tenere, con decisione, il manico dell’oggetto ricurvo.
Si volta, appena, nella direzione opposta e, nel sollevare lo sguardo, incrocia le iride scure del ragazzo dal codino ad ananas.
Shikamaru la scruta con sguardo impenetrabile, mentre sente la mano di lui prenderla per un fianco.
Lo guarda [Ino] fino a socchiudere gli occhi, accostando la propria fronte al mento di lui.
“Non è colpa tua.”
Stringe i denti, la ragazzina, mentre il respiro incalza; la schiena si alza e si abbassa con moto irregolare, accarezzata dalla mano, libera, del ragazzo paffutello.
“Mi dispiace, ragazzi .”
E, finalmente, piange la giovane dal carattere impetuoso, dallo spirito audace.
Piange, dando libero sfogo a quanto trattenuto fino a quel momento, mentre due braccia forti la afferrano prima che possa precipitare negli abissi più profondi.
 
 
 




 
 
Chocho corruga la fronte, attenta a cogliere ogni più piccolo dettaglio delle immagini di fronte a sé.
 
 


 

 

 
Tre ragazzi siedono in un ristorante; ridono, scherzano, sembrano sereni.
“Era da un po’ che non ci prendevamo del tempo per noi.”
Ino guarda Choji ingurgitare il terzo bicchiere di sakè tutto d’un fiato.
“Con l’avvento della guerra non so quando ricapiterà un’occasione simile; meglio approfittarne.”
La ragazza sbuffa, scostando il ciuffo biondo dalla fronte.
“Almeno voi due sarete nello stesso battaglione; a me è toccato il reparto delle forze speciali.”
Improvvisamente, cala il silenzio; il ragazzo col codino la osserva, pensieroso.
“Vedi di non fare scherzi, seccatura.”
Il tono è fermo, apparentemente non tradisce alcuna emozione.
Choji la guarda, anche se è solo per un momento; abbassa lo sguardo, trovando improvvisamente interessante il fondo del bicchiere di fronte a sé.
Questa volta, non combatteremo l’uno a fianco all’altro; saremo divisi.”
Ino accarezza il polso dell’amico paffutello.
“Andrà tutto bene.”
I due la guardano, con aria tesa.
“Lo prometto.”
 
[Non fare promesse che non puoi mantenere]
 
“Torneremo a casa”.
Ricambia lo sguardo la ragazza dal sorriso furbo, dal carattere audace, dall’animo inquieto.
“Tutti quanti.
 
 
 



 
 
 
Chocho percepisce un groppo alla gola, anche se non riesce a capirne il motivo.
Sente le emozioni fluire dentro di sé, una dopo l’altra, incessanti.
 


 

 
 
 
 
La terra trema.
Ino osserva i corpi dei suoi due migliori amici a terra, privi di sensi.
Li guarda, pensando a quanto sia andata vicina nel perdere anche loro; per fortuna era intervenuta in tempo.
Stringe la mano di Choji, concentrata a sentirne il polso.
 
[Non potevano abbandonarla anche loro]
 
Accarezza la fronte di Shikamaru, fino ad arrivare alla guancia.
Li osserva entrambi, soffermandosi  sul respiro, quasi ipnotico, dei due.
Poi, un leggero fruscio cattura la sua attenzione; scorge gli occhi dei ragazzi socchiudersi.
Entrambi si accorgono della sua presenza;  Ino, inginocchiata al loro fianco, deve avere un’espressione indecifrabile.
Li osserva, in attesa di un cenno qualunque.
“Ino …”
La ragazza sorride, con le lacrime agli occhi, travolgendoli con tutto il proprio peso.
Si stringe [piange] dando libero sfogo alle proprie paure, lasciandosi cullare dalla stretta [vigorosa] dei due migliori amici.
La fronte di Choji contro la sua guancia, il volto di Shikamaru contro la sua spalla.
“Siete un disastro. Tutti e due.”
Una risata risuona alta fino al cielo.
 
 
 


 
 
Le dita si muovono [leggere] per accarezzare i sottili fili d’erba, mentre Chocho rimane in attesa del prossimo ricordo.
 
 


 
 

 
 
Choji e Shikamaru se ne stavano dritti, in piedi, davanti a Naruto e a Kakashi, che li osservavano con aria indecifrabile.
Il ragazzo dalle guance paffute faceva scorrere lo sguardo [ripetutamente] dall’amico all’Hokage, dall’Hokage all’amico, in cerca di una rassicurazione qualunque.
Quindi …”
Kakashi era intervenuto senza esitazione.
“La squadra è dispersa; abbiamo perso ogni comunicazione più di otto giorni fa.”
Shikamaru fissava l’Hokage senza tradire alcuna emozione.
“E noi lo sappiamo solo adesso?”
Naruto si avvicina all’amico, prendendolo per un braccio, nel tentativo di tenerlo a freno.
“E’ già stata inviata una squadra di soccorso, Shikamaru; siamo in attesa di notizie.”
Il ragazzo dal codino ad ananas rimane impassibile di fronte a quella dichiarazione; stringe i denti  e, senza aggiungere altro, si dilegua, chiudendo poco elegantemente la porta dietro di sé.
Choji si affretta a seguire l’amico; si rende conto di dover correre per raggiungerlo.
Shikamaru si ferma non appena percepisce la presenza del ragazzo.
“Dobbiamo restare al villaggio, Shikamaru, e lo sai anche tu.”
I muscoli si contraggono, i pugni si stringono, lo sguardo è basso, rivolto al terriccio.
“Per il momento non possiamo fare niente.”
Ringhia i denti, il genio di Konoha.
“E lasciarla morire in qualche luogo sperduto chissà dove?”
Choji scuote la testa, prendendolo per un braccio.
“Sono sicuro che stanno tutti bene, sono sicuro che lei sta bene.”
Shikamaru si divincola senza troppi riguardi, guardando l’amico furibondo.
“Smettila, Choji.
Non sei bravo a mentire”.
Prende una sigaretta, Shikamaru, portandosela nervosamente alle labbra, finendo col spaccarla a metà.
“Non lo sei mai stato”.
Con gesto di stizza la getta a terra, rivolgendo il proprio sguardo al vialone di fronte a sé, al di fuori delle porte del villaggio.
D’un tratto, qualcosa cattura l’attenzione di entrambi, lasciandoli senza parole.
Una scritta, sul terreno umido, un messaggio [che prima non c’era] il cui mittente non poteva essere che uno soltanto.
“Non litigate. Stiamo tornando”.
 
 
 


 
 
 
Chocho rallenta il respiro, stringendo i pugni.
 
 


 
 
 
 
Ino sedeva sul bordo di un lettino d’ospedale.
Nonostante il pallore innaturale restava sempre di una bellezza mozzafiato.
Chiacchierava, vivacemente, con in bambini del reparto di Pediatria che la ascoltavano incuriositi, tutti rannicchiati attorno a lei.
Parlava, gesticolava, rideva; era uno spettacolo.
 “Cosa ci fai qui?”
Shikamaru la guarda [serio] appoggiato allo stipite della porta, a braccia conserte.
“Ti abbiamo cercata per tutto l’ospedale.”
 Choji, alle sue spalle, annuisce con forza.
“Non dovresti muoverti, non sei ancora in condizioni.”
Ino si limita a sbuffare, con un gesto della mano.
“Sto benissimo, davvero.”
Sorride, la bionda, con sguardo malizioso.
Sto facendo pratica.”
I due la guardano con aria interrogativa.
“Tra un po’ mi servirà.”
Non ci vuole molto prima che Choji si porti una mano alla bocca; la guarda e, di fronte al sorriso radioso di lei, di getto, si lancia sull’amica, avvolgendola in uno dei suoi poderosi abbracci.
“Sei sicura di star bene? State bene?”
Ino annuisce, accarezzando il capo dell’amico.
Stiamo bene, Choji, davvero.”.
Il ragazzo paffutello si volta in direzione dell’amico d’infanzia, che non aveva ancora battuto cenno.
Shikamaru era rimasto in disparte, immobile.
“Vuoi dire che …”
Ino scoppia a ridere, una risata sguaiata, la stessa di quando era bambina.
“Perspicace il genio di Konoha.”
Il ragazzo dal codino ad ananas scuote la testa, sedendosi accanto alla compagna di squadra; sorride, guardando verso il basso.
“Non ci posso credere, una nuova generazione di InoShikaCho; la storia si ripete.”
Shikamaru le accarezza la testolina bionda, accostandola alla propria.
“Sicura di star bene?”
La ragazza si abbandona contro il suo migliore amico, mentre con la coda dell’occhio sorride all’altro.
“Mai stata meglio.”
Sorridono i tre del Team Dieci.
“Padri e zii allo stesso tempo.”
“Qualcosa mi dice che saranno più scatenati di noi.”
Cala il silenzio.
Che seccatura.”
 
 
 
 


 
 
Tutto diventa confuso, fino a scomparire.
Chocho apre gli occhi, incontrando quelli di sua zia, che la osserva, pensierosa.
La piccola la guarda con le lacrime agli occhi.
“Le hai sentite?”
La bambina annuisce con convinzione.
“Le emozioni.”
Ino sorride, accarezzandole la lunga chioma ramata.
“Io, tuo padre e tuo zio abbiamo condiviso tutto, ogni singola gioia, ogni singolo dolore.
Ciò che rallegra loro, rallegra me.
Il loro dolore e' anche il mio.”

 
 

 
 
[Perché io sono loro]
 
 

 


 
La bambina la scruta con sguardo consapevole.
“Non era tutto, vero zia?”
Lo sguardo di Ino si incupisce.
“No, Chocho, solo una parte.”
 
 

 
 
 
[Una piccola parte]
 
 

 
 
 
La bambina prende atto, abbassando il capo.
Grazie.”
La bionda la scruta, in attesa che continui.
“Di esserti fidata di me.”
Ino le accarezza una guancia, come a volerne richiamare l’attenzione.
“Andiamo a casa?”
 La bambina si alza [di scatto] incatenando la propria mano in quella della bionda; la stringe, timorosa di perdere la presa da un momento all’altro.
“Andiamo a casa.”
 

 
 
 
 
Vivi per coloro che ami.
Combatti per loro, sempre e comunque, fino alla fine.
Dona loro ali per volare,
radici per tornare
e
motivi per rimanere.
 
 
 







 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Grazie a tutti coloro che hanno dedicato una parte del proprio tempo alla lettura di questa Fic.
Mi farebbe piacere sentire una vostra opinione a riguardo ^.^ Nella speranza che sia stata di vostro gradimento, auguro a tutti un sereno anno nuovo.
 

 
   
 
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