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Autore: Il corsaro nero    31/12/2017    1 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 19: NONNO E NIPOTE


BRIIIPP

L'uomo si avvicinò al citofono e domandò: “Sì?” “Nonno, sono io.”

Sorrise d'istinto.

Era arrivata.

Schiacciò un pulsante che fece aprire la porta all'ingresso, poi aprì la porta del suo appartamento e si mise ad aspettare.

Ad un tratto, la porta dell'ascensore si aprì e una bambina con i capelli turchini corse verso di lui, dicendo: “Nonno!”

Lui si mise ad accarezzarle la testa e quando alzò la testa si accorse di un secondo individuo.

Era alto, con gli occhi azzurri e i capelli a caschetto lilla.

Doveva essere Trunks, il figlio maggiore di Vegeta, quello che si stava per sposare con la fidanzata incinta... proprio come lui ed Echalotte avevano fatto...

Tu devi essere Trunks...” fu tutto quello che riuscì a dire.

L'imbarazzo tra i due era palese.

Sì...” annuì il ragazzo e suo nonno chiese: “Vuoi entrare?” “Solo per pochi minuti... dopo devo organizzare alcune cose per il mio matrimonio...”

Trunks entrò e l'uomo, aprendo il suo frigorifero domandò: “Cosa vuoi? Acqua, coca, succo di frutta...” “Solo un bicchiere d'acqua.” rispose Trunks.

Mentre il ragazzo beveva, l'uomo gli domandò: “A che ora pensi di venire a prendere Bra?” “Credo che verrà mia madre a prenderla... comunque penso verso le otto... cosa avete intenzione di fare?” “Magari la porto alla fiera che c'è in piazza...” “Ottima idea. A Bra piacciono le fiere... quando arrivano le giostre vuole provare tutte le attrazioni... fa' attenzione ai soldi.”

I due ridacchiarono, divertiti.

Anche se vi era ancora un po' di tensione tra i due, si stava lentamente sciogliendo.

Tieni.” disse, ad un tratto, Trunks tirando fuori dalla tasca una carta.

L'uomo la prese e la riconobbe subito.

Era la sua carta, quella che aveva perso tre anni prima.

L'ho conservata per restituirla al suo legittimo proprietario...” disse Trunks “E quel proprietario sei tu... nonno...”

L'uomo lo fissò a lungo, in silenzio.

L'aveva chiamato nonno...

Quel ragazzo... aveva accettato il fatto che fosse suo nonno... proprio come Bra...

Con amarezza, si accorse che, mentre i suoi nipoti l'avevano accolto nelle loro vite quasi subito, i suoi figli, soprattutto Vegeta, non accettavano il fatto che fosse ritornato.

Come dare loro torto?

Loro avevano vissuto il suo abbandono in prima persona.

Trunks e Bra avevano solo sentito quella storia ma loro... loro l'avevano provato sulla propria pelle.

Avevano affrontato, completamente da soli, gente che li prendeva in giro, solitudine e dolore... non poteva di certo biasimarli.

Più volte, in quei giorni, era stato preso dalla tentazione di chiedere a Bra il nome del suo secondo figlio, quello che lui non conosceva, ma alla fine aveva rinunciato.

L'avrebbe solo fatto soffrire di più...

E, poi, non poteva presentarsi davanti a suo figlio dopo essersene andato quando non era nemmeno nato...

Il rumore della sedia spostata da Trunks lo riportò tra i vivi.

Io vado... ci vediamo...” disse il ragazzo, prima di uscire.

L'uomo si voltò e guardò di nascosto la bambina di tre anni che si era messa a disegnare qualcosa sul pavimento con le matite colorate.

Due giorni prima, la bambina gli aveva detto che le sarebbe piaciuto molto avere delle matite colorate così da disegnare tutte le cose belle che faceva assieme al nonno e, quello stesso giorno, non appena se n'era andata, era corso all'edicola per comprarle.

Così, adesso, la bambina si dedicava anima e corpo a quei piccoli scarabocchi infantili.

Ehi.” le disse, ad un tratto “Rimettiti le scarpe che andiamo fuori.” “Andiamo alla fiera, vero?” “Certo.” “Grazie, nonno.” “Mi raccomando, copriti bene, sennò tuo padre mi uccide...”


Grazie per tutto l'aiuto che ci stai dando, nonna.” “Ma figurati, Trunks, lo sai che mi fa molto piacere aiutarti.”

Trunks, assieme a sua madre e a Mai, si trovava nella soffitta della vecchia casa di sua nonna.

Echalotte aprì un vecchio e logoro baule e tirò fuori un lungo abito da sposa bianco.

Allora? Che ve ne pare?” domandò la donna e Bulma e i due fidanzati annuirono.

Poteva andare.

E' molto carino...” sussurrò Mai mentre Trunks aggiungeva: “In confronto al vestito che ci ha proposto mia nonna Panchy...”

Tutti i presenti scoppiarono a ridere.

Era impossibile dimenticare quell'enorme abito tutto pieno di fiocchi, che faceva assomigliare una donna più a un pacco regalo che a una sposa.

Nascondeva la pancia di Mai, però... era troppo imbarazzante!

Ho cercato di tenere mia madre lontana da questa storia, ma non c'è stato nulla da fare! Persino quando io mi sono sposata, ha voluto a tutti i costi costringermi a indossare il suo abito da sposa...” raccontò Bulma, mentre sospirava per i bizzarri e svampiti comportamenti di sua madre.

Echalotte prese il vestito e si diresse verso la porta, dicendo: “Sarà meglio che lo indossi. Bisogna vedere quanto rivela la pancia.”

Il gruppo scese le scale e raggiunse la camera da letto della donna.

Una volta arrivati, Echalotte passò il vestito a Mai e fece uscire tutti dalla stanza.

Dopo un po', Echalotte domandò alla nuora e al nipote: “Dov'è Bra?”

Bulma e Trunks sbiancarono.

Non potevano raccontarle che Bra era casa di suo marito, l'uomo che l'aveva abbandonata...

E' a casa nostra, assieme a Vegeta.” le mentì Bulma, con una rapidità incredibile.

Non le piaceva per niente mentirle, aveva subito abbastanza dalla vita, ma era ancora troppo presto per rivelarle che suo marito era tornato...

Echalotte fece un semplice “Ok.” e si mise ad aspettare Mai.

Ricordava ancora quando aveva indossato lei quell'abito, il giorno in cui avrebbe dovuto legare per sempre la sua vita a quella del suo Vegeta...

Quel giorno era stata così felice... si stava per unire in matrimonio all'uomo che amava e aspettava già il loro bambino...

Allora aveva creduto che sarebbero stati insieme per sempre ma, poi, lui aveva preferito un'altra donna e se n'era andato... per sempre...

Gli altri dicevano che era naturale che se ne fosse andato, dato che si erano sposati solo perché era incinta... ma ciò che loro non sapevano, era che, in realtà, volevano solo un motivo per sposarsi.

Erano entrambi troppo orgogliosi per dire davanti a tutti che si amavano, perciò speravano che succedesse qualcosa che, all'opinione pubblica, il loro matrimonio apparisse più come un dovere piuttosto che a un'unione d'amore.

Mentre guardava fuori dalla finestra, Echalotte ricordò il momento in cui aveva rivelato a Vegeta che era incinta di lui...


Echalotte si mordicchiò un'unghia con nervosismo.

Ma quanto ci metteva?!

Eppure l'aveva pregato di arrivare subito!

Quell'attesa la rendeva nervosa perché voleva solo finirla in fretta.

Si diede un'occhiata in giro.

Il parco dietro all'università era, come al solito, vuoto e nessuno avrebbe sentito niente.

Che figura ci avrebbe fatto se si fosse saputo che la sera in cui loro due dovevano fare la relazione di storia era rimasta incinta?!

Ma come aveva potuto essere così stupida da dimenticarsi il preservativo?!

Per istinto, guardò verso un cespuglio che lei avrebbe riconosciuto dappertutto.

Quello in cui, un anno prima, si era tolta i pantaloni per consegnare a Vegeta le sue mutandine, dato che questo era il prezzo della sua sconfitta.

Echalotte si accarezzò il grembo.

Allora non avrebbe mai immaginato che si sarebbe innamorata perdutamente di quel teppista pervertito e che avrebbe aspettato un bambino da lui...

VROOOUUUMMM!

Echalotte alzò la testa, sconvolta.

Il rombo di una moto.

Lui era arrivato.

Infatti, Vegeta si avvicinò con passo calmo e sereno verso di lei e le aveva chiesto, con tranquillità: “Che è successo? Perché mi hai chiamato?” “Sono incinta.” gli disse, puntando dritto al sodo.

Aveva sempre odiato perdere tempo...

Mentre si allontanava, aggiunse: “Ho intenzione di tenere il bambino. Se non vuoi prenderti le tue responsabilità non ha alcuna importanza. Volevo solo avvertirti.” “Aspetta un momento!” esclamò Vegeta, afferrandola per un braccio.

I loro occhi neri s'incrociarono, creando un effetto magico e misterioso.

Stammi bene a sentire. Pensi che ti molli così?! Quello che porti in grembo è anche mio figlio, sai?” le disse, continuando a guardarla e lasciando Echalotte senza parole.


Come sto?” domandò Mai mentre apriva la porta.

Era un abito molto lungo e senza maniche.

Nonostante ciò, era molto semplice e carino.

Ti sta molto bene.” le disse Bulma, sorridendo, e Mai arrossì.

Tuttavia...” fece notare Echalotte “Il ventre è molto visibile... bisognerà fargli dei ritocchi... e, poi, è un po' troppo fuori moda.”

Prese per un braccio la ragazza e la ricondusse in camera e, prima di chiudere la porta, avvisò: “Mi occupo io del vestito. Vedrete, sarà così bello che tutte creperanno dall'invidia.”


Bra strinse con più forza la gigantesca mano di suo nonno.

C'era un sacco di gente e, poi, c'erano molti rumori forti e odori di tutti i tipi che si mescolavano con l'aria fredda e frizzantina.

Tutto ok?” le domandò suo nonno e la piccola annuì con la testa.

Si mise a guardare, con molta attenzione, tutte le bancarelle che c'erano: una vendeva articoli per cucinare, un'altra pianta, alcune giocattoli...

Ad un tratto, la bambina notò un posto dove facevano gli hot dog e altri tipi di panini.

Nonno, ho fame.” gli disse subito “Mi compri un hot dog?” “No.” fu l'immediata risposta ma Bra, cominciando a saltellare attorno a lui, continuò a insistere: “Eddai, per favore.” “Ho detto di no. Non insistere.” “Ti preeeego.” “Falla finita, Bra! Non cederò per due occhi azzurri!”


Desidera, signore?” “Due hot dog, uno col ketchup e l'altro senza niente, una vaschetta con le patatine fritte e due bottigliette di acqua frizzante.”

Il signore del chiostro, prima di cominciare a preparare, guardò a lungo quello strano uomo che teneva per mano una bambina coi capelli turchini di pochi anni.

Sembrava che fosse imbarazzato nell'ordinare...

Comunque, di gente strana nel mondo ne aveva vista anche fin troppa... l'importante era che pagavano...

L'uomo continuò a essere rosso per un bel pezzo.

Aveva detto a sua nipote che non avrebbe ceduto eppure, alla fine, era successo.

Che tremenda figura per il suo orgoglio...

Una volta che il signore del chiostro ebbe preparato tutto, l'uomo si sedette, assieme a Bra, in uno dei posti liberi attorno al chiostro e cominciarono a mangiare.

I due mangiarono in silenzio.

Bra perché voleva assaporare il cibo, e anche perché sua madre le aveva detto che le bambine beneducate non parlano con la bocca piena, mentre suo nonno perché era ancora confuso su tutto quello che gli stava succedendo.

Per tanti anni, aveva vissuto da solo, senza nessuno, evitando di riprendere i contatti con la sua famiglia... eppure, adesso, era tornato di nuovo in contatto con essa.

O, almeno, in parte...

In parte era felice di quello che stava accadendo e che la sua vita stava smettendo di essere buia e fredda... ma aveva paura.

Paura di combinare di nuovo qualcosa e di distruggere la sua felicità e, soprattutto quella di Bra...

Avrebbe impedito che Bra soffrisse a causa sua...

Lei era stata l'unica a perdonarlo...

Quando i due finirono di mangiare, l'uomo si accorse che Bra lo stava guardando sorridendo.

Sentiva puzza di guai...

Mi porti al parco giochi?” domandò la bambina e, poi, si mise a pregarlo “Ti prego, ti prego, ti prego.”

Lui sbuffò e, prima di alzarsi, commentò: “Tuo padre ti ha viziata troppo.”


Il parco giochi era deserto e pieno zeppo di neve.

Sta lontana dal lago ghiacciato. Potrebbe rompersi.” si raccomandò l'uomo e la nipote annuì.

Una volta che ebbe promesso, Bra si mise a correre verso il castello e cominciò ad arrampicarsi su di esso, per poi scendere giù dallo scivolo.

Suo nonno, nel frattempo, si sedette su una panchina del parco e si mise a osservarla, in silenzio.

Con la mente, pensò all'unica volta in cui aveva visto suo figlio Vegeta giocare in un parco giochi.,,


Dopo aver guardato mille volte se c'erano delle macchine attraversò la strada.

Mentre camminava verso casa sua, vide il sentiero che portava al parco.

Da lì avrebbe fatto molto più in fretta...

Mentre camminava, vide il parco giochi e notò un bambino che stava cercando di salire.

Non gli ci volle molto per riconoscere suo figlio Vegeta.

Nonostante avrebbe compiuto tre anni tra un mese, quel piccoletto voleva fare tutto quello che facevano i grandi.

L'osservò in silenzio, mentre il bambino si arrampicava sulla scala di corda del castello.

Nonostante fosse troppo duro per lui, non intendeva arrendersi.

Era proprio suo figlio...

Finalmente, Vegeta riuscì a raggiungere la cima e si mise a saltellare, contento della sua vittoria.

Mentre saltava, si girò e si accorse di lui.

Emozionato, Vegeta lo salutò, sperando di ottenere da lui un sorriso o, almeno, un gesto che gli facesse capire che era fiero di lui...

Rimase immobile, indeciso sul da farsi.

Era fiero e orgoglioso di suo figlio, che nonostante fosse ancora piccolo, si era arrampicato, completamente da solo, su un castello del parco, ma si vergognava troppo per dirglielo.

Alla fine, si voltò e si allontanò, sotto lo sguardo amareggiato e triste del figlio.


Scusa, ma tu...”

L'uomo si voltò, stupito da quella improvvisa interruzione.

Davanti a lui, c'era un uomo con i capelli neri a palma, gli occhi neri e uno sguardo molto ingenuo che teneva per mano una bambina di quattro anni con i capelli a caschetto neri e grandi e vivaci occhi dello stesso colore.

Lei... è il padre di Vegeta?” domandò, allibito, l'uomo e l'altro rispose: “Sì.” “Mi chiamo Kakaroth, ma tutti mi chiamano Goku.” “Ah, ho capito. Sei il figlio di Bardack... assomigli molto a tuo padre.”

In effetti, era rimasto molto sorpreso quando l'aveva visto.

Quell'uomo, Kakaroth, era identico a Bardack da giovane, quando non aveva ancora nessuna cicatrice sulla guancia.

Ora che ci pensava meglio, prima che se ne andasse, Bardack aveva avuto un altro figlio e sua moglie Gine aveva pensato di chiamarlo Kakaroth in quanto Bardack le aveva raccontato del tremendo odio che suo figlio Vegeta provava per quel nome e lei aveva pensato che fosse un nome bellissimo e perfetto per il figlio che stava per nascere.

Pan!” urlò la vocina di Bra e l'uomo vide la nipote correre verso la bambina che Kakaroth teneva per mano.

Ciao, Bra.” rispose la bambina coi capelli neri di nome Pan mentre Bra le raccontava: “Sono in giro con mio nonno... andiamo a giocare?” “Sì.” annuì Pan e insieme si misero a fare un pupazzo di neve.

Posso sedermi?” domandò Kakaroth indicando il lato della panchina lasciato libero e lui rispose, seccato: “Fa come vuoi...”

I due fissarono in completo silenzio, le due bambine che giocavano.

Sono carine insieme, non trova?” domandò, ad un tratto, Kakaroth e l'uomo, evitando il suo sguardo, annuì: “Sì...” “Il legame tra me e mia nipote si è creato subito.”

Si voltò a guardarlo, incredulo.

Cosa intendeva?

Quasi ad avergli letto nel pensiero, Kakaroth spiegò: “Fin da quando Pan è nata... io e lei non riuscivamo a stare lontani. E' stato amore a prima vista. Io... farei qualunque cosa per vedere il suo sorriso.”

L'uomo rimase a guardarlo, in silenzio.

Non l'avrebbe mai ammesso ma... era la stessa cosa che era successa a lui con Bra.

All'inizio non aveva voluto ammetterlo ma... tra lui e Bra era stato amore a prima vista.

Non erano mai riusciti a stare lontani l'uno dall'altra... erano legati da un filo sottile e resistente... lo stesso filo che lo legava a sua moglie Echalotte.

In più, la sua più grande paura era di perdere il sorriso di Bra.

Avrebbe fatto di tutto per impedire alla nipote di non soffrire a causa sua.

Aveva già fatto soffrire troppe persone...

Nonnino!”

La piccola Pan aveva smesso di fare il pupazzo di neve assieme a Bra e si era diretta a tutta velocità verso suo nonno.

La bambina si fermò davanti a suo nonno e gli raccontò: “Bra mi ha raccontato che a volte suo nonno la chiama Cappuccetto Rosso.” “Quindi, tesoro?” domandò, stupito, Goku, grattandosi la testa, mentre il padre di Vegeta alzava gli occhi al cielo.

Aveva capito dove voleva arrivare la bambina...

Quindi vuole che anche tu le dia un soprannome.” gli rivelò, seccato, l'uomo e Goku, un po' imbarazzato, balbettò: “Ah... capisco... grazie...”

Goku si mise a rimuginare per molti minuti, finché non esclamò: “Ho trovato! Che ne dici di Peter Pan?” “Eh?” si lasciò scappare l'altro, esterrefatto.

Ma gli sembrava il soprannome per una bambina?!

Tuttavia, Pan sembrò non farci affatto caso: “Bello, Peter Pan... e tu come ti chiamerai nonno?” “Io proporrei Spugna dato che avete entrambi la stessa intelligenza.” propose il padre di Vegeta e Goku esultò: “Mi piace come nome. Grazie mille.”

L'uomo rimase in silenzio.

Kakaroth poteva essere identico a Bardack nell'aspetto ma in quanto ad intelligenza... era un altro paio di maniche!

Ad un tratto, Kakaroth guardò l'orologio che aveva al polso e sussultò: “Oh mamma mia, è tardi, tardissimo! Beh... alla prossima!” e, dopo aver preso per mano la nipote, uscì dal parco a tutta velocità.

L'uomo si mise a fissare, in silenzio, sua nipote, che era davanti a lui, e, mentre si alzava dalla panchina, le disse: “Su, andiamo anche noi. Ormai è tardi.” “Aspetta!” lo fermò Bra, prendendogli la mano.

Lui la guardò e le domandò, sentendo già puzza di guai: “Cos'altro c'è, Bra?” “C'è un peluche che vorrei tanto avere...” rispose la bambina un po' timidamente e suo nonno, alzando gli occhi al cielo, sbuffò: “Tu mi farai finire sul lastrico.”


La prossima volta che desideri un peluche, fammi il piacere di avvisarmi che è il premio di una bancarella!”

Bra fece un sorrisetto da furbetta e poi disse: “Pan al parco mi ha raccontato che suo nonno ha vinto un enorme orso di peluche solo per lei...” “E immagino che tu non volevi essere un passo indietro alla tua amichetta, non è vero?” “Per favore, nonno... ci tengo tanto...”

L'uomo sospirò, poi si avvicinò al bancone e disse all'uomo: “Desidero giocare.” “Quante partite, signore?” “Una e basta.”

Mentre pagava la partita, Bra si avvicinò a lui e gli fece notare: “Ma nonno... se fai una sola partita non c'è molta speranza che tu vinca... Trunks, quando giocava alla fiera, doveva giocare ben cinque partite prima di colpire almeno un omino...” “Aspetta e vedrai, Cappuccetto Rosso.”

L'uomo prese in mano la pistola che il venditore gli diede e rimase immobile finché il tizio del bancone non fece partire il gioco.

BANG BANG BANG BANG BANG BANG BANG

C'era sette omini che si muovevano e, in appena sette secondi, non ce n'era più neanche uno.

Il venditore e Bra, come tutti i presenti, fissarono ammutoliti, quell'uomo che con destrezza e agilità aveva eliminato in poco tempo tutti gli omini del gioco.

Il nonno della bambina, infischiandosene della folla, posò la pistola sul banco e domandò alla nipote: “Allora, Bra? Quale peluche vuoi?”


Tieni. Fa attenzione che scotta.” “Grazie, nonno!”

La prese la tazza di cioccolata calda della mani del nonno e la mise di fianco a sé mentre finiva di colorare il suo disegno, con in braccio sempre l'enorme peluche a forma di tigre col pelo bianco e gli occhi azzurri.

Suo nonno si sedette all'altro lato del tavolo e, mentre beveva la sua cioccolata calda, si mise a guardarla mentre la bambina disegnava tutta contenta.

Gli sarebbe tanto piaciuto allungarle la mano e accarezzarle la testa... ma era troppo orgoglioso per farlo...

Nonno...” gli domandò all'improvviso Bra, come se gli avesse letto nel pensiero “Mi accarezzi la testa?” “Se proprio ci tieni...” commentò lui, allungando la sua grande mano e cominciando ad accarezzarle i capelli turchini.

Era morbidi e setosi... inoltre, avevano lo stesso colore del mare... e a lui il mare era sempre piaciuto...


Aprì la stuoia e, dopo averla sistemata, si sedette su di essa e si mise a guardare il mare.

Quel giorno, il cielo era nuvoloso e il mare era grigio e mosso.

Tirò fuori dallo zaino il suo quaderno e cominciò a disegnare quel mare su una pagina bianca.

Cosa disegni?”

La sua voce lo fece sobbalzare.

Lei era lì.

Come poteva evitarla se continuava ad apparire nella sua vita?!

Non sono cose che ti riguardano, bambolina.” sbottò lui, evitando di guardarla negli occhi.

Quando la guardava si sentiva strano... fragile...

Ma perché diavolo si era innamorato?!

Per tutta risposta, Echalotte gli prese dalle mani il suo quaderno e si mise a sfogliare le pagine.

Ehi, chi ti ha dato il permesso di guardarlo?!” protestò, seccato, Vegeta e la ragazza gli rispose, prontamente: “Nessuno.” “Brava. E allora ridammelo!” “Scordatelo! Così impari a chiamarmi bambolina!”

Ad un tratto, Echalotte smise di sfogliare le pagine e cominciò a guardare, con molta attenzione un disegno.

Vegeta impallidì.

L'aveva visto...

Ehi, Vegeta, ma chi è questa donna?” domandò la ragazza mostrandogli il disegno che l'aveva colpita.

Rappresentava una giovane donna bellissima, con i capelli lunghi e il corpo coperto da lunghe ali bianche.

Ma la cosa che attirava l'attenzione era il suo sorriso.

Un sorriso dolce, gentile e pieno d'amore.

E' mia madre...” confessò Vegeta, abbassando lo sguardo, mentre Echalotte commentava: “Davvero?! Uao, è bellissima! A giudicare da questo sorriso doveva essere una donna molto dolce...” “Già... peccato che con lei, la vita sia stata ingiusta e crudele...” sussurrò Vegeta ed Echalotte, notando lo strano tono di Vegeta, decise di cambiare discorso.

Echalotte continuò a sfogliare le pagine finché non trovò un altro disegno particolare.

C'era un uomo con delle grandi ali bianche che voleva in un mondo pieno di luce mentre, dall'altra parte del disegno, un bambino, che riconobbe essere Vegeta per via della capigliatura, con delle grandi ali nere, volava a testa bassa verso un regno di tenebre.

Ehi, Vegeta, ma questo è tuo padre?” chiese la ragazza mostrando al giovane il disegno.

Sì...” ammise lui ed Echalotte continuò con le sue domande: “E questo bambino sei tu?” “Ovvio...” “Perché non sei vicino a tuo padre?” “Non posso stare accanto a mio padre...” “Come mai?” “Perché gli ho fatto una cosa orribile... una cosa che nessuno potrà mai perdonarmi... soprattutto lui...” sussurrò lui, sedendosi sulla stuoia e guardando, in silenzio, il mare.

Echalotte si sedette accanto a Vegeta.

Una volta accortosi di lei, tentò di scacciarla: “Voglio stare da solo...” “Non potrai mai stare da solo.” “E come mai?” “Perché noi umani abbiamo bisogno dei nostri simili. Adesso, tu hai bisogno di me.”

Vegeta sospirò e si mise a fissare il mare con accanto Echalotte, una donna meravigliosa e profonda proprio come il mare...


BRIIIPP

L'uomo si risvegliò dai suoi ricordi al suono del citofono.

Doveva essere Bulma che era venuta a prendere Bra...

Si avvicinò al citofono e domandò: “Sì?” “Ciao...”

Sgranò gli occhi e per poco non fece cadere il telefono del citofono.

Aveva riconosciuto benissimo quella voce...

   
 
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