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Autore: Vanya Imyarek    31/12/2017    1 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                    CHAD

LA  LISTA  DELLE  COSE  IN  CUI  FACCIAMO  SCHIFO  INIZIA  A  FARSI  RAGGUARDEVOLE

 

 

 

 

 

 

 

A Penelope avevo detto che l’avrei rivista più tardi alla riunione di Setne; in realtà, preferii andare per conto mio alla Piramide Arena. Becky aveva finalmente affrontato suo padre, quel giorno, e a meno che il bastardo non le avesse dato qualche falsa promessa, avevo il grosso timore che la piccola sarebbe stata ridotta a uno straccio.

 E infatti: eccola lì, rannicchiata a piangere in mezzo agli strumenti scientifici di Thoth – questi ultimi in gran parte distrutti dalle pallonate di Coriolanus, in un’evidente ma fallimentare tentativo di distrarla. Quella vista mi fece venire voglia solo di ritrovare l’ospite di Anubi, scannarlo personalmente, e poi cercare un incantesimo che mi permettesse di esecrare la stramaledetta ombra di quel dio schifoso. Ma tutto quello che potevo fare era consolare la bambina, e non avevo la più pallida idea di come farlo.

 “Becky …” esordii. Come continuavo? “Come … cosa …”

 “Avevi ragione tu” singhiozzò lei. “Papà non mi vuole. Mi ha detto che non vuole cercare la mamma, vuole stare con quella strega, e poi è arrivata lei e …”

 Un nuovo attacco di pianto le impedì di continuare.

 “Lo so. Ero sulla terrazza, anche se con un incantesimo di invisibilità” le spiegai. “Mi dispiace di non essere potuto intervenire, ma …”

 “Non potevi farti scoprire” continuò lei. “Lo so. Non mi dà fastidio … uffa!” cercò di sfregarsi rabbiosamente via le lacrime dalla faccia.

“E’ okay piangere. Anzi, direi che è naturale, in una situazione simile …”

 “Ma io sono una dea!” protestò lei. “Non dovrei … tu sei solo un mortale!”

 “Vuoi dire che non vuoi farti vedere come debole da un semplice mortale, o che uno come me non può capire i tuoi problemi?” le chiesi. Lei si strinse ancora di più le braccia attorno alle ginocchia e si fissò le mani, senza rispondere.

 Sospirai. Forse dovevo essere più specifico con i miei tentativi di empatia.

”Sai, quando avevo tre anni, mia madre morì” le raccontai. “Fu una sua scelta: su buttò sotto un veicolo per salvare un ragazzino stupido che stava per finirci sotto. Tutti mi hanno sempre detto che era una donna buona, eroica, nobile, e che dovevo essere orgoglioso di come fosse morta. Io ho sempre sentito solo che aveva preferito qualcos’altro allo stare con me. Molti mi chiamerebbero insensibile ed egoista per questo, ma ho sempre avuto solo risentimento nei suoi confronti, per quello che ha fatto. Ha avuto una scelta, e ha deciso che buttare via la sua vita e lasciarmi a crescere senza di lei in un istituto era preferibile al far finire sotto un camion un idiota che nemmeno sapeva guardare dove andava”

 Becky ora mi fissava, senza dire nulla. “Lo so che mia madre ha fatto effettivamente una cosa più nobile dello scappare a rifarsi una vita con qualcun altro a prezzo della felicità dei figli. Ma il risultato finale non cambia: ci sei sempre tu, che rimani senza nessuno a volerti bene e a cui volere bene, ad accudirti e a guidarti mentre cerchi di capire come funziona il mondo. Dei o mortali che siano … certe cose sono universali. Posso capire perfettamente come ti senti”

“Mi dispiace” mormorò lei. “Ma se queste cose succedono così tanto … perché? Mi hanno sempre detto che i genitori amano i propri figli incondizionatamente, e che ne ricevono in cambio amore e rispetto per tutta la loro vita. E i genitori si occupano dei figli, anche tra gli animali. Ma perché lo dicono, se queste cose succedono?”

 “Sono bugie” replicai. “Sono la versione idealizzata di quello che dovrebbe succedere. Ma dirlo indurrebbe i figli a pensare che non necessariamente devono amare e rispettare i genitori”

 “E non devono neanche loro?”

 “No. Se un genitore non ama un figlio, il figlio ha tutto il diritto di contraccambiare, checchè ne dica la gente”

 “E quindi io cosa dovrei fare?”

 “Non lo so. A questo punto, la tua vita è sotto il tuo completo controllo, perché qualcuno non vuole prendersene la responsabilità. Sta a te decidere cosa vuoi fare. Puoi scegliere di stare qui alla Piramide Arena e aiutarci con il kosmos, o dedicarti al tuo ghiaccio o ai riti funebri, trovare il tuo posto tra le divinità e accertarti di non essere rispedita ai Campi Soleggiati, cercare personalmente la tua mamma … la scelta è solo tua”

 Nel complesso, era stato uno dei discorsi meno family-friendly che fossero mai stati fatti a un bambino, eppure Becky ne parve molto rinfrancata. Non piangeva più, perlomeno.

“Allora penso che … posso rimanere …”

Si interruppe per un improvviso addensarsi di ombre nella stanza; ne saltò fuori Penelope. E lei cosa ci faceva lì?

 “Ah, sei qui” annuì lei.

 Io cercai di soffocare l’irritazione, per non fare una vera e propria scenata di fronte alla bambina. “Già. A cercare di rimediare a quello che ha combinato la tua cara amica”

 “E cosa c’entra Sadie?” scattò lei, come se avesse una qualunque cosa di cui recriminare. “Non tirarla in mezzo alle stronzate del suo fidanzato!”

 “Sì, il suo fidanzato. Per caso lei ti ha detto dell’ultimatum che gli ha dato tra lei e sua figlia?”

 “Senti, non so che versione ti abbia dato Becky, ma lei ha cercato di spingerlo a tornare da lei …”

 “Becky non mi ha dato nessuna versione, ho sentito tutto io. E non si notava, sai?”

 “Magari è perché quando c’è Becky di mezzo parti in quarta sulla difensiva e assumi che lei abbia la ragione assoluta!”

 “Ma che cazzo dici?!” già, tanti auguri ai buoni propositi di non fare una scenata. “Hai notato che qui si parla dell’abbandono di suo padre, sì? Solo per una ragazza …”

 “E che avrebbe dovuto fare Sadie, eh? Mettersi a fare da matrigna a una bambina che ha cercato di ammazzarla non so quante volte? Ti rendi conto che ha solo quindici anni, sì o no?”

 “Davvero? Non si nota, da quanto riesce a scrollarsi di dosso le responsabilità!”

 “Adesso non metterti a spalarle colpe per una cosa che tu stesso l’hai manipolata per fare …!”

 “E sai perché ha funzionato? Sai perché ho provato quella strategia in primo luogo, assumendo che funzionasse? Perché ha provato un migliaio di volte di essere dannatamente immatura e incapace di prendersi responsabilità!”

 “La ragazza immatura e incapace di prendersi responsabilità ha già salvato il mondo una volta o due. Ed è una cazzo di ragazzina, hai notato? Non puoi imporle la responsabilità di una figlia non sua quando lei non è manco maggiorenne!”

 “Sì, perché noi che ce ne prendiamo cura al posto del padre e della sua fidanzatina siamo dei vecchiacci, al confronto”

 “Noi abbiamo scelto di occuparci di lei. A Sadie verrebbe solo imposta, e come pensi che riuscirebbe a occuparsene con questi presupposti?”

 “Quindi è meglio che venga imposta la separazione dal padre a lei?”

 “Te lo vuoi cacciare in quella testa del cavolo che ti ritrovi? Sadie non ha obbligato Walt ad abbandonare Becky …”

 “Ma lui stesso ha messo bene in chiaro che se solo lei avesse accettato, le cose si sarebbero risolte molto meglio …”

 “La vuoi piantare di spalare colpe su chi non c’entra? Te la prendi con lei solo perché è mia amica, e io ho per sbaglio …”

 “Per sbaglio hai mandato a puttane tutta la missione, e fatto ammazzare un’innocente. O per caso sei riuscita a convincere Setne a salvarle la pelle?”

 Per un istante, meditai su una sua possibile risposta affermativa. Mi sarei trovato a corto di parole, perché davvero non avrei avuto null’altro per cui urlarle contro … lei si morse il labbro.

 “No. Ho provato a parl …”

 “E allora hai fatto morire una persona. Complimenti. Un’altra. Cos’è, ci stai prendendo gus …”

 Non mi aspettavo l’attacco vero e proprio. Prima di accorgermene, stavo barcollando all’indietro, con un gran male alla mascella.

“Chiudi quella cazzo di bocca, lurido idiota!” urlò lei a pieni polmoni, cercando di tirarmi un altro pugno. “Tu non hai fatto un cazzo da quando è iniziata questa storia, sei stato più che contento di spalarmi addosso Gaia mentre cincischiavi con gli altri dandoti l’aria di fare chissà che, poi è comparsa la ragazzina e all’improvviso io facevo solo schifo perché amica di Sadie …”

 “Comodo accusare gli altri di far niente quando si guarda solo sé stessi” urlai, schivandola e facendola inciampare con un calcio. Mi sembrò che Becky avesse detto qualcosa, ma non ci badai tanto. “Se magari avessi levato il cervello dai tuoi problemi e dalla tua amica, per una volta, e non mi sorprende che siate così vicine, siete così simili …”

 “Sadie non ti ha fatto niente, e quello è già un insulto!” commentò lei, rialzandosi alla velocità della luce e tirandomi una ciocca di capelli, facendomi perdere l’equilibrio.

 “Sadie non ha fatto altro che far soffrire persone, tu non hai fatto altro che far …”

 “BASTA!!!”

 Un’ondata di ghiaccio mi investì, bloccandomi sul posto. Idem per Penelope. Becky marciò spedita in mezzo a noi, e il ghiaccio ci trascinò un po’ più lontani l’una dall’altro. Mi resi conto che la mia impressione iniziale era corretta: Becky era davvero un po’ più grande.

 “Siete dei luridi idioti tutti e due! Non ha senso che vi picchiate e vi mettiate a litigare! Lo vedo che siete tristi e arrabbiati, ma non c’entrate niente! E’ stupido! Siete stupidi! Qui deve essere un posto tranquillo, accidenti!”

 Aveva ripreso a piangere, ma questa volta sembrava molto più arrabbiata che triste. Ma che razza di merda ero? Aveva assolutamente ragione … come avevo fatto a perdere il controllo in quel modo? Certo, ero stato semplicemente furioso, ma da lì a urlarle addosso in quel modo, a cercare di colpirla … cosa mi era preso, a cosa stavo pensando? Di che cosa l’avevo accusata?

 Penelope stava passando un periodo orribile per quel suo compito, questo lo avevo sempre saputo. Avevo anche cercato di darle una mano, di sopportare il suo pessimo umore, peggiorare le cose tra Gaia e Dakao … soprattutto all’inizio, dovevo ammetterlo. Penelope mi aveva accusato di essermi dedicato completamente a Becky, da quando era entrata in scena … forse era vero, ma quella bambina non se lo meritava, forse? Era stata completamente sola al mondo dal suo risveglio a quel momento, era naturale che avessi cercato di renderla serena.

 E adesso mi ero ritrovato a farla piangere, per di più mettendomi a urlare cose assurde alla mia associata. Cioè, alcune erano cose che pensavo già da un po’, altre mi avevano tormentato per tutto il giorno, altre ancora erano uno sfogo su terzi del mio senso di colpa per Maisie … no, non dovevo giustificarmi. Ero stato uno stronzo, punto. Avrei dovuto impegnarmi per rendere le cose più facili per entrambe, per dare loro un posto tranquillo, come aveva appena detto Becky, e non ci ero riuscito. Non era altro che un mio fallimento personale, e come tale dovevo prendermene la responsabilità e cercare di rimediare.

 O meglio, mi sarebbe piaciuto, era un po’ difficile parlare mentre incastonato in un blocco di ghiaccio.

 Agh! Agh!” fu Coriolanus a mettere una buona parola per noi, facendo rimbalzare il pallone da basket sui nostri blocchi … o almeno, credo fosse una buona parola, perché Becky annuì, lanciò occhiatacce a entrambi, e fece sciogliere il ghiaccio.

“Mi dispiace” furono le prime parole che riuscii a dire. “Chiedo scusa a tutte e due. Me la sono presa ingiustamente, e …”

 “E io ho fatto lo stesso” sospirò Penelope. “Sono stata così presa dai miei problemi negli ultimi tempi, che ho dato per scontato che tutti se la stessero passando meglio di me. Mi dispiace”

 Ancora non riuscivo davvero a guardarla negli occhi, e sospettai che per lei fosse lo stesso. Ci eravamo punzecchiati e insultati un’infinità di volte, ma non avevamo mai avuto un litigio di quelle proporzioni. Era perfino imbarazzante, aver perso il controllo a quel modo.

 “E perché questo dovrebbe farvi litigare?” Becky ci guardava come se stessimo dicendo cose completamente insensate. “Perché non vi aiutate e confortate a vicenda, invece di litigare? Vi fa anche stare peggio!”

 “Perché siamo stupidi” cercai di buttarla più sul leggero.

 “Perché non siamo shabti costruiti per reagire sempre nel modo migliore” Penelope preferì una risposta più seria. “Siamo umani, facciamo le nostre scemenze”

 Becky sembrava un rasserenata dalla nostra calma, ma in compenso molto più confusa. “Cioè fate cose stupide anche se sapete che sono stupide?”

 “Sì, perché al momento sembrano la cosa più semplice da fare, quella che ci farà stare meglio. E le persone parlano così quando sono molto arrabbiate o molto tristi, è difficile pensare lucidamente in quei momenti”

 Becky ci fissò in silenzio per un minuto buono.

“Voi mortali siete strani” commentò infine, corrugando la fronte come se ci fosse un pensiero che la turbava davvero. Prima che potessi chiederle di che si trattasse, lei tornò a guardarci. “Però, uh, mi dispiace che siate arrabbiati e tristi. Posso, cioè, aiutarvi, o impegnarmi di più …?”

 “Hai già fatto molto più del dovuto” risposi. “In queste situazioni, un blocco completo dei litiganti e una buona strigliata è quello che ci vuole. Sei stata semplicemente grandiosa, mi pare che questa fosse la prima situazione del genere in cui ti sei trovata …?”

 Becky annuì. Il bastardo aveva avuto almeno una decenza più di noi, quella di non piantare litigi davanti alla bambina.

 “E il tuo lavoro è stato perfetto, Setne era di pessimo umore oggi, dopo aver perso i suoi lacchè ritornati” il ghigno con cui Penelope accompagnò la frase riuscì a contagiare anche Becky. “E a proposito di Setne … tra pochissimo dovrebbe iniziare la riunione. Maisie è … ?”

 “Ancora viva” confermai. “Prima ho parlato senza pensare, abbiamo ancora qualche chance di salvarla, se ci mettiamo a insistere in due, e Gaia ci supporta”

 “Ottimo” per la prima volta da quello che mi parve parecchio tempo, Penelope sembrava avere un sorriso sollevato in volto. Mi resi conto che probabilmente avevo la stessa espressione. Sfogarmi, e poi discutere davvero con le ragazze di quello che stava succedendo, mi aveva fatto sentire sorprendentemente meglio. Addirittura mi sembrava di potermi permettere di sperare.

 “Allora, direi di darci una mossa. Vediamo di tirare fuori qualcosa di costruttivo da questa serata. Becky, ti aggiorneremo il prima possibile”

 Avrei voluto dirle qualcosa, che era la ragazzina più forte che conoscessi, che quella sera si era dimostrata la persona più matura da quelle parti, ma non ero mai stato un esperto in quel tipo di discorsi. La promessa di mantenerla come membro attivo del gruppo sembrò funzionare ugualmente bene, comunque. E fu così che facemmo quel fatidico viaggio nell’ombra.

 Il covo di Setne sembrava un funerale in cui i parenti fossero stati avvertiti che forse c’era una bomba che, sempre forse, poteva esplodere: nessuno aveva voglia di urlare e fare scenate, ma la tensione si sarebbe potuta tagliare con il coltello. A malapena ci salutarono quando ci videro, Hazelle continuò a lanciarci occhiatacce senza una spiegazione precisa, Dakao sedeva in un angolo a fissare il pavimento e Calvin si aggirava con aria intimorita, ogni tanto fingendo di allenarsi tirando colpi poco convinti alle statue della villa.

 Eravamo arrivati in anticipo, ma non c’era la solita conversazione. Neanche noi parlammo – rispetto per le atmosfere da funerale – finchè finalmente Luciano arrivò a informarci che il capo voleva parlare con tutti noi. A quel punto si udì qualche bisbiglio sparso tra le altre due ragazze presenti, o tra Regina e Calvin, ma anche quelli si spensero quando fummo nella solita sala delle riunioni.

 Ci trovammo Setne, seduto con il mento appoggiato alle mani e l’aria cupa.

 “Gaia ha già annunciato che non intende graziare questa riunione della sua presenza” fu la primissima cosa che annunciò. Dakao fece un mezzo sbuffo, subito interrotto da un’occhiataccia di Hazelle. E io imprecai mentalmente. Ci era appena stata sfilata da sotto il naso la nostra sostenitrice più influente, quella che avrebbe effettivamente potuto convincere gli altri a insistere per la vita di Maisie, forse addirittura Setne stesso … no, lui no, di sicuro ci aveva già parlato, perché ci fossero queste espressioni cupe. Mitico, ora toccava a noi dare fondo alle nostre capacità di eloquio per convincere questi qui a non votare per l’esecuzione, nel mentre evitando di essere bollati come le spie.

 Chissà dov’era in quel momento Maisie? Di sicuro sarà stata terrorizzata, forse già rassegnata al pensiero di morire … no, non potevo permettere. Lei non c’entrava nulla con i nostri giochi da malati, era capitata lì per sbaglio, non volevo neanche immaginare un’innocente che moriva per un nostro sbaglio.

 Setne si schiarì bene la voce – adesso massima attenzione, dovevo lavorare come un pazzo se volevo essere sicuro che la ragazza vivesse.

 “Questa riunione è inutile, ragazzi. Vi ho già detto che quella ragazzina non può essere lasciata vivere. Dovremmo tenerla segregata per tutta la vita …”

 “E invece no, cazzo!” sbottò Penelope, picchiando il pugno sul tavolo. “Stiamo partendo dal presupposto che …”

 “Non interrompermi!” tagliò corto Setne, fulminandola con lo sguardo. “Esigo silenzio quando vi parlo …”

“E a noi piacerebbe che ci lasciasse dire la nostra” brontolai.

 “Cos’ho appena detto?”

 “Capo …” esordì Regina.

“Fate silenzio, tutti quanti, per il maledetto Osiride!”

 La conversazione iniziava quasi ad avere del comico, in effetti. Ma Setne avrebbe ragionato bene? Non l’avevo mai visto così fuori controllo. Se avesse ignorato i suoi sottoposti, spinto dalla rabbia ... avrebbe scatenato un malcontento che per noi sarebbe stato semplicemente meraviglioso da sfruttare, ma ci sarebbe andata di mezzo Maisie. E se invece per lo stress avesse finito col cedere? Quale delle due possibilità si sarebbe verificata? Quali erano le parole per fare accadere l’una o l’altra?

 “Dicevo” Setne guardò male tutt’attorno. “Quella ragazza ha troppe informazioni su di noi. Cosa credete che sia la prima cosa che dirà se riuscisse ad arrivare al Campo? Che Chad e Penelope sono nostre spie. E allora, ragazzi, tanta fortuna a scappare via in tempo!”

 Penelope alzò una mano, come per un intervento in classe, ma Setne la ignorò.

“E la seconda cosa che direbbe, sarebbe come Gaia sia l’incarnazione del Libro di Thoth. Sicuro, in quel Campo molti seguono l’ideale odierno di non uccidere, ma altrettanti di sicuro seguiranno il principio che il fine giustifica i mezzi. Quanto ai loro dei, non si porranno neppure il problema. Si scatenerà una vera e propria caccia al nostro rifugio, per la morte di Gaia”

 Dakao si agitò nella sua sedia, a disagio. Io mi schiarii la voce, ma non mi fu permesso di parlare.

 “Francamente, trovo molto ironico che le persone che insistono per lasciarla vivere siano quelle che avrebbero più ripercussioni se mai dovesse scappare. Avete tendenze masochiste, ragazzi?”

 “Se finalmente ci lasciasse parlare” sbottò Penelope. “Ci rendiamo perfettamente conto dei rischi. Ed è per questo che pensavamo di suggerire precauzioni ferree. Perché se non l’avete notato, uccidendo quella ragazza non solo non saremmo migliori degli dei …”

 “Ho già parlato di queste faccende di principio …”

 “Ma perderemmo una possibile alleata. A quei dannati Campi fanno praticamente il lavaggio del cervello, avete presente? Appena arrivano, fanno ruotare tutta la vita dei mezzosangue attorno al loro genitore divino. Sono identificati solo come ‘figli di tal dio’, vengono bollati con una serie di stereotipi, devono scegliersi gli amici in base a che dei stiano simpatici ai loro genitori, sono costretti a far loro offerte che lo vogliano o meno, e se provano a lamentarsi, vengono immediatamente paragonati a quelli che hanno servito Crono nella Seconda Titanomachia, gli stessi che hanno fatto strage dei loro fratelli e amici. Come si deve comportare qualcuno che nella maggior parte dei casi sta attraversando l’adolescenza, il periodo in cui c’è più bisogno di trovare un gruppo cui appartenere?”

 “Sì, sei proprio nell’età giusta per guardare con distacco all’adolescenza …”

 “E infatti sto ripetendo una conoscenza abbastanza comune. Sentite, conosco questa ragazza, va bene? E’ una bravissima persona …”

 “Anche Achille, a suo tempo, aveva fama di essere una bravissima persona” si intromise Hazelle. Penelope fece per ribatterle direttamente, e io sospettai un tentativo apposito di sviare il discorso.

 “Voleva dire che è una persona sempre pronta a farsi in quattro per aiutare gli altri” intervenni dunque al suo posto, beccandomi un’occhiataccia. Aveva ragione, ma dovevo assicurarmi che rimanessimo tutti concentrati. “Gentile, generosa, sempre disponibile. Anche con persone che non conosce. Certo, è dalla parte degli dei; ma sono sicuro che se solo riuscissimo a convincerla che quei bastardi stanno portando l’umanità alla rovina, che noi riusciremo davvero a creare un mondo migliore per tutti, sarebbe un’alleata determinata e preziosa”

 “Allora sono d’accordo con Chad e Penelope” sembrava che Regina non avesse aspettato altro che una buona motivazione per supportare attivamente la sopravvivenza di Maisie. “Se è davvero una persona che può cambiare, che può dare il suo contributo alla nostra causa, la sua morte sarebbe perfino meno giusta”

 “Con la piccola complicazione che non sappiamo se vorrà passare dalla nostra parte” obiettò Hazelle. “Potremmo passare del tempo a cercare di convincerla, ma nel frattempo, lei potrebbe studiare un piano di fuga, oppure i suoi amici potrebbero trovarci … non possiamo prenderci dei rischi”

 “Non possiamo ammazzare un’innocente!” protestò Penelope. “Dannazione, si tratta di creare una prigione a prova di evasione, o di persuadere qualcuno, o di nascondere le nostre tracce o difenderci bene contro un attacco, davvero siamo tutti convinti che sia meglio ammazzare qualcuno che non ha fatto nulla di male, tranne starci contro, che una qualunque di queste cose?!”

 Setne si stava massaggiando la fronte, senza dire nulla. Penelope aveva trovato le parole perfette per infilarlo in una gran brutta situazione: adesso non avrebbe potuto continuare a insistere per la morte di Maisie senza sembrare un estremista. Si capiva che confidava molto poco nella possibilità di convertire la figlia di Macaria alla sua causa, e fosse stato per lui uccidere non sarebbe stato un problema, ma si era sforzato così tanto di presentare ai suoi seguaci una sua immagine di leader giusto e nobile!

 La situazione non aveva una buona soluzione, per lui. Una vocina mi ricordò che le indagini sulla spia erano ancora aperte … ma chi se ne fregava, eravamo così vicini, così vicini al far vivere almeno una persona!

…Oh. Era successo … oh dei … esclamazione corretta. Era quello per cui avevamo lavorato negli ultimi mesi, ma non me lo aspettavo … non così in fretta, non in quel momento, ma immagino che non ci fosse un modo di essere pronti per quello, no? Come avrebbe reagito Penelope … come dovevo reagire io, piuttosto, ero l’unico a poter dare l’allarme, adesso si sarebbe scatenato il putiferio, sarebbe stato strano se non avessi allertato tutti.

 Penelope e Hazelle si stavano praticamente urlando contro, con il supporto più pacato, rispettivamente, di Regina e Luciano. Calvin guardava Setne con aria di attesa, e Mortimer aveva l’aria di non aver capito nemmeno di cosa stessero parlando tutti.

 “Ragazzi” cercai di intervenire, mettendo più urgenza possibile nella mia voce. Continuarono a urlarsi.

 “Ragazzi!” l’unica a reagire fu Penelope, che mi guardò male come a dire di sbrigarmi col mio intervento a sua difesa. E va bene, non avevo tempo da sprecare con questa dannata discussione.

 Picchiai il pugno sul tavolo più forte che potei.

“Volete ascoltarmi, porca puttana?!” sbraitai.

 Silenzio. Mi guardavano tutti, finalmente.

“Gaia è morta”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

un capitolo allegro e felice per augurarvi un sereno anno nuovo! Vabbe’, spero che abbiate apprezzato comunque … ma a parte questo, faccio una piccola avvertenza: il prossimo capitolo uscirà tra pochi giorni, poi ci sarà silenzio stampa fino a marzo: preferisco tenermi gennaio e febbraio per studiare per la sessione invernale. Detto questo, auguro un buon 2018 a tutti, e ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questa storia!

  
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