Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    31/12/2017    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22

SOPHIA

 

“Ho paura” ammise Keros.

“Paura di cosa? Su… Non fare il bambino” gli rispose Mihael, in tono stizzito.

“E se non ci riesco?”.

“Perché non dovresti riuscirci?”.

Keros guardò giù.  Sotto i suoi piedi, si apriva un crepaccio creato da una cascata. L’umidità, grazie a qualche raggio di sole, formava un arcobaleno. Il regno degli umani mostrava uno dei suoi lati più belli ma Keros non riusciva a farci caso. Si era preparato a lungo, si era impegnato per giungere a quel punto. Eppure ora era terrorizzato, e non si sentiva per nulla pronto.

“Un bel respiro” lo invitò Mihael, alle sue spalle “Un bel respiro e via”.

“E se…”.

“Più ci pensi e peggio è”.

“Ma…”.

“Chiudi gli occhi”.

Keros obbedì e fece un bel respiro profondo. Poi percepì una mano sulla schiena che, con un colpo deciso, lo spingeva giù. Non sentendosi più la terra sotto i piedi, un grido gli si bloccò in gola. Spalancò le ali, d'istinto. Le piume scintillarono al sole ed il mezzodemone iniziò a precipitare.

“Concentrati!” sentì gridare Mihael.

Si scosse, stringendo i pugni e ricacciando in gola quell’urlo che non era riuscito ad emettere. Era quello che aveva sempre sognato e non poteva avere paura. Era Ora! Era il suo momento! Rispose al vento, che gli sferzava le guance, con un vigoroso battito d'ali. La corrente lo avvolse e si lasciò sollevare. Un sorriso comparve sul suo viso. Stava volando! Si sollevò fin oltre al crepaccio, raggiungendo Mihael che si stava complimentando per l’ottimo lavoro con sul volto la solita espressione seria. Poi Keros deviò e volò in basso, seguendo il corso della cascata. Era felice ed espresse la sua gioia con un grido entusiasta.

“Fai attenzione!” gli urlò Mihael, che spalancò a sua volta le ali e lo seguì.

La cascata si tuffava in un lago circondato dalla vegetazione.

“Sto volando!” esclamò Keros “È la cosa più bella del mondo!”.

L'Arcangelo atterrò e continuò a seguire le piroette del mezzodemone con un po' di apprensione. Si voltò, percependo una presenza demoniaca. Immediatamente riconobbe la figura di Lucifero, nascosto fra la vegetazione. Fece per intervenire ma si accorse che il diavolo stava osservando il volo di Keros. Nel suo sguardo brillava l'orgoglio e sul viso gli si apriva un sorriso raggiante.

“Sono fiero di te” mormorò Lucifero, sicuro che la sua voce sarebbe stata coperta dal forte rumore della cascata. Poi scomparve, quando vide Keros tornare verso quel punto della radura.

Mihael rimase in silenzio dinnanzi a quella scena. Si sentì un po' strano, capendo per l’ennesima volta quanto fosse importante Keros per Lucifero.

Il mezzodemone raggiunse l'Arcangelo ed atterrò in modo piuttosto maldestro, scoppiando a ridere.

“Mi hai visto?” chiese, ancora ridendo “Non ci credo! So volare!”.

“Gli atterraggi sono un discorso a parte. Imparerai…”.

L'espressione di Mihael non cambiò e Keros si ricompose, rialzandosi e sistemandosi la veste.

“Immagino che gli angeli non facciano così” mormorò “Chiedo perdono…”.

“Il tuo entusiasmo è giustificato” annuì Mihael “Ora riposati. Sarai stanco. Prendiamoci un po' di tempo qui, fra gli alberi".

Le piume del sanguemisto erano tutte spettinate ed il giovane tentò invano di sistemarle.

“Come si fa?” domandò poi, rivolto all’Arcangelo.

“A sistemare le penne? Non è complicato. Devi solo avere un po' di pazienza” fu la risposta, accompagnata da un delicato gesto della mano come dimostrazione.

Keros imitò quel gesto e le sue piume un pochino smisero di assomigliare ad un mucchio disordinato ed arruffato. Mihael gli offri un pezzo di pane e lo invitò a mangiare per recuperare le forze.

“I primi voli sono impegnativi…”.

Il ragazzo accettò con gioia quella merenda. La consumò in silenzio, seduto sull’erba. L'Arcangelo era in piedi, che osservava lo scorrere del fiume.

“Posso farti una domanda?” parlò il sangue misto, una volta terminato il pane.

“Finché avrò tempo per risponderti, parla pure” annuì Mihael.

“Potresti parlarmi della mamma?”.

“Carmilla intendi?”.

“Sì. Mi parli di lei?”.

“Immagino che i demoni già ti abbiano raccontato tutto quel che c'è da raccontare”.

“Conosco il loro punto di vista. Non il tuo. Com'era la mamma? Cosa ti ricordi?”.

“Carmilla…” iniziò Mihael, con un sospiro. Non aggiunse altro, per qualche istante. Si voltò e sedette accanto a Keros, finalmente guardandolo in viso.

“Carmilla era unica” disse “Carmilla aveva un buon cuore. Era speciale, innamorata della vita e del mondo. Non era come gli altri demoni. Lei voleva aiutare. E voleva conoscere. Era curiosa, intelligente, creativa e…”.

“Bella?”.

“Meravigliosa. Possedeva quella bellezza che ti resta dentro. Quello sguardo che non dimentichi. E tu possiedi lo stesso sguardo”.

“Me lo dicono spesso. Però io non sono come mamma”.

“Io credo che tu sia esattamente come lei. Ma, come lei, hai bisogno di tempo per comprendere quel che c'è in serbo per te. E ciò che il tuo cuore desidera”.

“E quanto tempo ci vorrà ancora?”.

“Abbi fede, ragazzo. Se non riesci a riporre il tuo credo in Dio allora abbi fede nel futuro, nella speranza. Volare ti ha reso felice, hai realizzato un sogno. Ora rincorrine un altro”.

“A te cosa renderebbe felice?”.

“Io sono felice”.

“Non si direbbe, ma mi fido. Ora dovrei rientrare… Ho promesso a Gabriel che lo avrei aiutato con alcuni documenti”.

“Allora corri. Gabriel sa essere davvero scorbutico se si arrabbia…”.

Keros annuì, felice di poter prendere il volo ed aprire il portale per il Cielo da solo.

 

“Ora puoi anche smetterla di nasconderti” parlò Mihael, ad alta voce, girando gli occhi verso gli alberi.

Una volta che Keros se ne fu andato, Lucifero spuntò, con un ghigno soddisfatto sulla faccia.

“Tranquillo” commentò “Me ne torno subito a casa. Solo una domanda : come se la passa ai piani alti il mio ciliegino?”.

“Keros se la passa bene, direi. Non gli è ancora stato affidato un ruolo ma svolge molte attività. Canta nel coro, suona l’organo, aiuta in cucina, scrive e studia”.

“So però che a volte va dagli umani”.

“Spesso. Segue i Custodi e impara da loro. È affascinato dall’uomo. Non lo trova rivoltante, come fai tu”.

“Sicuro?”.

Mihael non ne era affatto sicuro ma annuì.

“Il mio piccolo ha l’animo buono” sorrise Lucifero “Magari diverrà angelo custode”.

“Non ti infastidisce la cosa?”.

“No. Affatto. Voglio la sua felicità. Io l’ho cresciuto, è vero. Ed in lui ho riposto molti sogni. Ma vedi… I figli non sono ciò che noi vogliamo. Noi genitori possiamo loro insegnare delle cose e guidarli ma poi saranno loro a prendere la strada che desiderano. Che dovrei fare? Punirlo perché non fa quel che voglio? Non sono quel tipo di padre…”.

“Tu non sei un padre”.

“E tu non ti comporti come tale. Keros ha bisogno di affetto, come tutti. Se a te basta l’amore di Dio, e so che non è così, per lui non è lo stesso. È troppo pretendere da te un abbraccio però potresti dedicargli qualche parola gentile, senza fare sempre il militare!”.

“Sei l’ultima creatura al mondo che può dare consigli sull’amore”.

“Già. Hai ragione. Ma vedi… L'amore ci fotte tutti, prima o poi”.

Con un ghigno, Lucifero scomparve fra gli alberi. Ed a Mihael non restò altro da fare che rientrare a casa.

 

Keros raggiunse la grande sala dell'archivio trattenendo il suo entusiasmo per il volo. Gabriel lo attendeva ma non era solo. Il mezzosangue si fermò sulla base della scalinata. Accanto all'Arcangelo, seduto come sempre alla scrivania, stava in piedi una donna dalle molteplici ali. Con lunghi e meravigliosi capelli biondo scuro, Keros ne rimase ammaliato. Capi subito di chi si trattasse e, quando lei si voltò, si inchinò con rispetto. Lei sorrise ed il suo sguardo brillò.

“Ti stavamo aspettando” spiegò Gabriel “Santa Sophia desidera parlare con te”.

“Per me è un onore” riuscì a dire Keros e lei lo invitò a seguirla.

Fra piume e ciocche color dell'oro, Sophia risplendeva.

“Io so chi sei veramente” mormorò lei, quando i due si ritrovarono in una zona della città priva di orecchie indiscrete.

“Voi sapete…?”.

“So che sei il figlio di Mihael”.

“Sul serio?!”.

“Io sono Sophia. Sono la conoscenza. Questo vuol dire che so tutto quel che è successo nel passato e tutto quel che accade nel presente. Perciò con me puoi comportarti come preferisci, non hai nulla da nascondermi”.

Keros si sentì sollevato. Chiese dove stessero andando ma lei non rispose e continuò a camminare.

“Io sono Sophia. Sono la conoscenza" ripeté, sospirando ed iniziando a salire una ripida scalinata di cui non si vedeva la fine “Conosco ogni cosa. Il mio sguardo vede tutto, nel mondo e fra gli universi. Ma c'è un luogo dove i miei occhi non possono guardare…”.

Salirono fino ad una porta d'oro. Nessun'altro angelo in vista. Sophia fu la prima a varcare la soglia e fece cenno a Keros di fare altrettanto. Il sangue misto obbedì e rimase ammaliato da quel che vide. Un magnifico dipinto riempiva la parete e rappresentava varie creature angeliche. Riconobbe Mihael, Gabriel e tanti altri. A molti invece non seppe dare un nome. Al centro dell'opera era raffigurata Sophia con accanto un altro angelo dalle molteplici ali. Keros intuì subito chi fosse e rimase senza fiato. Era la creatura più bella che avesse mai visto, con un sorriso limpido e gli occhi luminosi come le stelle. I capelli li aveva scuri e lunghissimi, mossi come quelli di tutti gli angeli. Con indosso una veste cullata da un vento sottile, volgeva lo sguardo verso lo spettatore che ammirava il dipinto.

“Nessuno viene più qui" riprese Sophia “Nessuno vuole ricordare. Io sì…”.

“Quello è…?” riuscì a dire Keros.

“Sì. Quello è Lucifero. Il più bello.  Dietro di lui puoi vedere dipinti Asmodeo, Astaroth, Azazel…”.

Il giovane osservò meglio. Erano molto diversi ora. Non riusciva quasi a credere che potessero essere stati, tempo fa, di simile aspetto.

“Nessuno vuole ricordare. Io invece voglio sapere. Il mio sguardo non può spingersi oltre le porte dell'Inferno. Perciò dimmi, Keros… È davvero come raccontano?”.

“Per un'anima dannata… È pure peggio di quel che raccontano” ridacchiò il ragazzo “Ma per chi ci abita non è poi così male”.

“Ti manca? Pensi siano gli inferi la tua casa?”.

“Mi manca chi ci vive. Per il resto, non saprei. Alla fine, devo sempre fingere. Qui devo trattenere il mio lato demoniaco, all’Inferno devo celare il lato angelico. Non posso mai essere pienamente me stesso. Mi sento comunque… incatenato”.

“Cerchi un posto dove essere del tutto te stesso?”.

“Sì…”.

“Chissà se esiste. Anche se non sembra, tutte le creature del mondo provano in parte quel che provi tu. Pensi che io non sia tentata di correre fuori da qui e mettermi a ridere, a gridare o fare altre cose non molto angeliche?”.

“E perché non lo fate?”.

“Perché ci si adatta, ragazzo. Si controlla i propri istinti”.

“Ci si reprime…”.

“Può darsi. Molti demoni avranno un lato o qualche reminiscenza angelica che terranno ben nascosta. Ci si deve adattare all'ambiente. È sopravvivenza”.

Keros storse il naso.

“Raccontami… Com'è lui?” domandò poi Sophia, guardando il dipinto con aria sognante “È davvero come dicono?”.

“Ha un po’ di strane parti in più rispetto a quel disegno ma non è così terribile. Insomma… Niente piedi caprini, pelle rossa e tripla testa mangianime”.

Sophia prese le mani di Keros, che la fissò perplesso.

“Parlami ancora di lui” insistette lei “Dimmi: è felice?”.

“È vivo. Quindi ogni tanto lo è ed ogni tanto no. In linea di massima penso di sì…”.

“Ti ha mai parlato di me?”.

“Certo. Un sacco di volte”.

Osservando ancora il dipinto, trovando strano il viso del demone che lo aveva cresciuto su quel corpo d'angelo, Keros raccontò quel che gli era stato narrato. Sophia fece lo stesso, ricordando i giorni trascorsi in Paradiso.

“L’ultima volta che l'ho visto…” ammise lei “…è stato quando il fulmine lo ha trafitto. Colpito da Dio, è precipitato. Ricordo il suo sguardo che si tingeva d'arancio e ricordo il suo grido di dolore”.

“Perché non lo avete cercato? Perché non lo avete seguito?” domandò il mezzodemone.

“Sono stata imprigionata qui. Non mi è permesso recarmi nel regno umano senza un angelo che mi accompagni. E con che angelo potrei, secondo te, andare ad incontrarlo? Qui hanno tutti paura perfino di pronunciarne il nome. Ho tentato di fuggire ma ogni volta le milizie mi hanno riportato qui…”.

“Ma voi… Lo volete rivedere? Lui è convinto del contrario e che…”.

“Io darei qualsiasi cosa per rivederlo! Siamo nati nello stesso istante…”.

“Però… forse c'è un modo…” si fece meditabondo Keros, sorridendo nel vedere Asmodeo con i boccoli biondi “Lasciatemi spiegare!”.

 

Nel frattempo Mihael aveva ricevuto la visita di Metatron e Sandalphon, i due gemelli.

“Ti consiglio di fare attenzione” parlava Metatron.

“Non si trova alcuna informazione in merito” aggiungeva Sandalphon.

Discutevano sul fatto che la ricerca di un ruolo per Keros, e l'indagine sul motivo per cui aveva ricevuto le ali, non stava andando come si sperava.

“Non risulta nulla a suo nome” continuava Metatron “Sembra come comparso dal nulla. Non sono state rilevate azioni particolarmente meritevoli da ricevere le ali. Non riusciamo nemmeno a capire dove sia nato e quando”.

“È un ragazzino” alzò le spalle Mihael “Perché dovrei stare attento?”.

“Potrebbe essere un trucco demoniaco!” gli rispose Sandalphon.

“E secondo voi Dio permette ad un demone di entrare in Paradiso? Questo è assurdo. Piuttosto saranno certi archivi con delle lacune”.

“Sai bene che i nostri archivi non hanno lacune, Mihael…”.

“E allora chi sta sbagliando? Dio?”.

“Questo non è possibile!”.

“E quindi…”.

Mihael, con quelle poche parole, sembrava aver convinto i gemelli. Forse la loro era solo paranoia! 

“Tieni comunque gli occhi aperti” suggerì Metatron, prima di tornare per la sua strada.

“So meglio di te come è fatto un demone” stava iniziando a spazientirsi l'Arcangelo “Di certo non canta preghiere a Dio! E ora lasciatemi lavorare. Vado a combattere demoni veri!”.

“Ti hanno mai detto che sai come essere irritante?” mormorò Metatron, osservando Mihael aprire le ali ed allontanarsi “Ma spero tu abbia ragione…”.

 

Buon anno!! Magari per qualcuno questa sarà la lettura d’attesa della mezzanotte! A presto… Ho in mente di far succedere un sacco di casini (scusate se vado a rilento e se le scene yaoi e sexy mancano da un po'… Mi rifarò più avanti! Giuro!).

   
 
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