22
SOPHIA
“Ho
paura”
ammise Keros.
“Paura
di
cosa? Su… Non fare il bambino” gli rispose Mihael,
in tono stizzito.
“E
se non
ci riesco?”.
“Perché
non
dovresti riuscirci?”.
Keros
guardò giù.
Sotto i suoi piedi, si
apriva un crepaccio creato da una cascata.
L’umidità, grazie a qualche raggio
di sole, formava un arcobaleno. Il regno degli umani mostrava uno dei
suoi lati
più belli ma Keros non riusciva a farci caso. Si era
preparato a lungo, si era
impegnato per giungere a quel punto. Eppure ora era terrorizzato, e non
si
sentiva per nulla pronto.
“Un
bel
respiro” lo invitò Mihael, alle sue spalle
“Un bel respiro e via”.
“E
se…”.
“Più
ci
pensi e peggio è”.
“Ma…”.
“Chiudi
gli
occhi”.
Keros
obbedì e fece un bel respiro profondo. Poi
percepì una mano sulla schiena che,
con un colpo deciso, lo spingeva giù. Non sentendosi
più la terra sotto i
piedi, un grido gli si bloccò in gola. Spalancò
le ali, d'istinto. Le piume
scintillarono al sole ed il mezzodemone iniziò a
precipitare.
“Concentrati!”
sentì gridare Mihael.
Si
scosse,
stringendo i pugni e ricacciando in gola quell’urlo che non
era riuscito ad
emettere. Era quello che aveva sempre sognato e non poteva avere paura.
Era
Ora! Era il suo momento! Rispose al vento, che gli sferzava le guance,
con un
vigoroso battito d'ali. La corrente lo avvolse e si lasciò
sollevare. Un
sorriso comparve sul suo viso. Stava volando! Si sollevò fin
oltre al
crepaccio, raggiungendo Mihael che si stava complimentando per
l’ottimo lavoro
con sul volto la solita espressione seria. Poi Keros deviò
e volò in basso,
seguendo il corso della cascata. Era felice ed espresse la sua gioia
con un
grido entusiasta.
“Fai
attenzione!” gli urlò Mihael, che
spalancò a sua volta le ali e lo seguì.
La
cascata
si tuffava in un lago circondato dalla vegetazione.
“Sto
volando!” esclamò Keros “È la
cosa più bella del mondo!”.
L'Arcangelo
atterrò e continuò a seguire le piroette del
mezzodemone con un po' di
apprensione. Si voltò, percependo una presenza demoniaca.
Immediatamente
riconobbe la figura di Lucifero, nascosto fra la vegetazione. Fece per
intervenire ma si accorse che il diavolo stava osservando il volo di
Keros. Nel
suo sguardo brillava l'orgoglio e sul viso gli si apriva un sorriso
raggiante.
“Sono
fiero
di te” mormorò Lucifero, sicuro che la sua voce
sarebbe stata coperta dal forte
rumore della cascata. Poi scomparve, quando vide Keros tornare verso
quel punto
della radura.
Mihael
rimase in silenzio dinnanzi a quella scena. Si sentì un po'
strano, capendo per
l’ennesima volta quanto fosse importante Keros per Lucifero.
Il
mezzodemone raggiunse l'Arcangelo ed atterrò in
modo piuttosto maldestro,
scoppiando a ridere.
“Mi
hai visto?”
chiese, ancora ridendo “Non ci credo! So volare!”.
“Gli
atterraggi sono un discorso a parte. Imparerai…”.
L'espressione
di Mihael non cambiò e Keros si ricompose, rialzandosi e
sistemandosi la veste.
“Immagino
che gli angeli non facciano così”
mormorò “Chiedo perdono…”.
“Il
tuo
entusiasmo è giustificato” annuì Mihael
“Ora riposati. Sarai stanco.
Prendiamoci un po' di tempo qui, fra gli alberi".
Le
piume
del sanguemisto erano tutte spettinate ed il giovane tentò
invano di
sistemarle.
“Come
si
fa?” domandò poi, rivolto all’Arcangelo.
“A
sistemare le penne? Non è complicato. Devi solo avere un po'
di pazienza” fu la
risposta, accompagnata da un delicato gesto della mano come
dimostrazione.
Keros
imitò
quel gesto e le sue piume un pochino smisero di assomigliare ad un
mucchio
disordinato ed arruffato. Mihael gli offri un pezzo di pane e lo
invitò a
mangiare per recuperare le forze.
“I
primi
voli sono impegnativi…”.
Il
ragazzo
accettò con gioia quella merenda. La consumò in
silenzio, seduto sull’erba. L'Arcangelo
era in piedi, che osservava lo scorrere del fiume.
“Posso
farti una domanda?” parlò il sangue misto, una
volta terminato il pane.
“Finché
avrò tempo per risponderti, parla pure”
annuì Mihael.
“Potresti
parlarmi della mamma?”.
“Carmilla
intendi?”.
“Sì.
Mi
parli di lei?”.
“Immagino
che i demoni già ti abbiano raccontato tutto quel che
c'è da raccontare”.
“Conosco
il
loro punto di vista. Non il tuo. Com'era la mamma? Cosa ti
ricordi?”.
“Carmilla…”
iniziò Mihael, con un sospiro. Non aggiunse altro, per
qualche istante. Si
voltò e sedette accanto a Keros, finalmente guardandolo in
viso.
“Carmilla
era unica” disse “Carmilla aveva un buon cuore. Era
speciale, innamorata della
vita e del mondo. Non era come gli altri demoni. Lei voleva aiutare. E
voleva
conoscere. Era curiosa, intelligente, creativa e…”.
“Bella?”.
“Meravigliosa.
Possedeva quella bellezza che ti resta dentro. Quello sguardo che non
dimentichi. E tu possiedi lo stesso sguardo”.
“Me
lo
dicono spesso. Però io non sono come mamma”.
“Io
credo
che tu sia esattamente come lei. Ma, come lei, hai bisogno di tempo per
comprendere quel che c'è in serbo per te. E ciò
che il tuo cuore desidera”.
“E
quanto
tempo ci vorrà ancora?”.
“Abbi
fede,
ragazzo. Se non riesci a riporre il tuo credo in Dio allora abbi fede
nel
futuro, nella speranza. Volare ti ha reso felice, hai realizzato un
sogno. Ora
rincorrine un altro”.
“A
te cosa
renderebbe felice?”.
“Io
sono
felice”.
“Non
si
direbbe, ma mi fido. Ora dovrei rientrare… Ho promesso a
Gabriel che lo avrei
aiutato con alcuni documenti”.
“Allora
corri. Gabriel sa essere davvero scorbutico se si
arrabbia…”.
Keros
annuì, felice di poter prendere il volo ed aprire il portale
per il Cielo da
solo.
“Ora
puoi
anche smetterla di nasconderti” parlò Mihael, ad
alta voce, girando gli occhi
verso gli alberi.
Una
volta
che Keros se ne fu andato, Lucifero spuntò, con un ghigno
soddisfatto sulla
faccia.
“Tranquillo”
commentò “Me ne torno subito a casa. Solo una
domanda : come se la passa ai
piani alti il mio ciliegino?”.
“Keros
se
la passa bene, direi. Non gli è ancora stato affidato un
ruolo ma svolge molte
attività. Canta nel coro, suona l’organo, aiuta in
cucina, scrive e studia”.
“So
però
che a volte va dagli umani”.
“Spesso.
Segue i Custodi e impara da loro. È affascinato
dall’uomo. Non lo trova
rivoltante, come fai tu”.
“Sicuro?”.
Mihael
non
ne era affatto sicuro ma annuì.
“Il
mio
piccolo ha l’animo buono” sorrise Lucifero
“Magari diverrà angelo custode”.
“Non
ti
infastidisce la cosa?”.
“No.
Affatto. Voglio la sua felicità. Io l’ho
cresciuto, è vero. Ed in lui ho
riposto molti sogni. Ma vedi… I figli non sono ciò
che noi vogliamo. Noi
genitori possiamo loro insegnare delle cose e guidarli ma poi saranno
loro a
prendere la strada che desiderano. Che dovrei fare? Punirlo
perché non fa quel
che voglio? Non sono quel tipo di padre…”.
“Tu
non sei
un padre”.
“E
tu non
ti comporti come tale. Keros ha bisogno di affetto, come tutti. Se a te
basta
l’amore di Dio, e so che non è così,
per lui non è lo stesso. È troppo pretendere
da te un abbraccio però potresti dedicargli qualche parola
gentile, senza fare
sempre il militare!”.
“Sei
l’ultima creatura al mondo che può dare consigli
sull’amore”.
“Già.
Hai
ragione. Ma vedi… L'amore ci fotte tutti, prima o
poi”.
Con
un
ghigno, Lucifero scomparve fra gli alberi. Ed a Mihael non
restò altro da fare
che rientrare a casa.
Keros
raggiunse la grande sala dell'archivio trattenendo il suo entusiasmo
per il
volo. Gabriel lo attendeva ma non era solo. Il mezzosangue si
fermò sulla base
della scalinata. Accanto all'Arcangelo, seduto come sempre alla
scrivania,
stava in piedi una donna dalle molteplici ali. Con lunghi e
meravigliosi
capelli biondo scuro, Keros ne rimase ammaliato. Capi subito di chi si
trattasse e, quando lei si voltò, si inchinò con
rispetto. Lei sorrise ed il
suo sguardo brillò.
“Ti
stavamo
aspettando” spiegò Gabriel “Santa Sophia
desidera parlare con te”.
“Per
me è
un onore” riuscì a dire Keros e lei lo
invitò a seguirla.
Fra
piume e
ciocche color dell'oro, Sophia risplendeva.
“Io
so chi
sei veramente” mormorò lei, quando i due si
ritrovarono in una zona della città
priva di orecchie indiscrete.
“Voi
sapete…?”.
“So
che sei
il figlio di Mihael”.
“Sul
serio?!”.
“Io
sono
Sophia. Sono la conoscenza. Questo vuol dire che so tutto quel che
è successo
nel passato e tutto quel che accade nel presente. Perciò con
me puoi
comportarti come preferisci, non hai nulla da nascondermi”.
Keros
si
sentì sollevato. Chiese dove stessero andando ma lei non
rispose e continuò a
camminare.
“Io
sono
Sophia. Sono la conoscenza" ripeté, sospirando ed iniziando
a salire una
ripida scalinata di cui non si vedeva la fine “Conosco ogni
cosa. Il mio
sguardo vede tutto, nel mondo e fra gli universi. Ma c'è un
luogo dove i miei
occhi non possono guardare…”.
Salirono
fino ad una porta d'oro. Nessun'altro angelo in vista. Sophia fu la
prima a
varcare la soglia e fece cenno a Keros di fare altrettanto. Il sangue
misto
obbedì e rimase ammaliato da quel che vide. Un magnifico
dipinto riempiva la
parete e rappresentava varie creature angeliche. Riconobbe Mihael,
Gabriel e
tanti altri. A molti invece non seppe dare un nome. Al centro
dell'opera era
raffigurata Sophia con accanto un altro angelo dalle molteplici ali.
Keros
intuì subito chi fosse e rimase senza fiato. Era la creatura
più bella che
avesse mai visto, con un sorriso limpido e gli occhi luminosi come le
stelle. I
capelli li aveva scuri e lunghissimi, mossi come quelli di tutti gli
angeli.
Con indosso una veste cullata da un vento sottile, volgeva lo sguardo
verso lo
spettatore che ammirava il dipinto.
“Nessuno
viene più qui" riprese Sophia “Nessuno vuole
ricordare. Io sì…”.
“Quello
è…?” riuscì a dire Keros.
“Sì.
Quello
è Lucifero. Il più bello.
Dietro di lui
puoi vedere dipinti Asmodeo, Astaroth, Azazel…”.
Il
giovane
osservò meglio. Erano molto diversi ora. Non riusciva quasi
a credere che
potessero essere stati, tempo fa, di simile aspetto.
“Nessuno
vuole ricordare. Io invece voglio sapere. Il mio sguardo non
può spingersi
oltre le porte dell'Inferno. Perciò dimmi,
Keros… È davvero come raccontano?”.
“Per
un'anima dannata… È pure peggio di quel che
raccontano” ridacchiò il ragazzo “Ma
per chi ci abita non è poi così male”.
“Ti
manca?
Pensi siano gli inferi la tua casa?”.
“Mi
manca
chi ci vive. Per il resto, non saprei. Alla fine, devo sempre fingere.
Qui devo
trattenere il mio lato demoniaco, all’Inferno devo celare il
lato angelico. Non
posso mai essere pienamente me stesso. Mi sento
comunque… incatenato”.
“Cerchi
un
posto dove essere del tutto te stesso?”.
“Sì…”.
“Chissà
se
esiste. Anche se non sembra, tutte le creature del mondo provano in
parte quel
che provi tu. Pensi che io non sia tentata di correre fuori da qui e
mettermi a
ridere, a gridare o fare altre cose non molto angeliche?”.
“E
perché
non lo fate?”.
“Perché
ci
si adatta, ragazzo. Si controlla i propri istinti”.
“Ci
si
reprime…”.
“Può
darsi.
Molti demoni avranno un lato o qualche reminiscenza angelica che
terranno ben nascosta.
Ci si deve adattare all'ambiente. È sopravvivenza”.
Keros
storse il naso.
“Raccontami… Com'è
lui?” domandò poi Sophia, guardando il dipinto con
aria sognante “È davvero
come dicono?”.
“Ha
un po’
di strane parti in più rispetto a quel disegno ma non
è così terribile.
Insomma… Niente piedi caprini, pelle rossa e tripla testa
mangianime”.
Sophia
prese le mani di Keros, che la fissò perplesso.
“Parlami
ancora di lui” insistette lei “Dimmi: è
felice?”.
“È
vivo.
Quindi ogni tanto lo è ed ogni tanto no. In linea di massima
penso di sì…”.
“Ti
ha mai
parlato di me?”.
“Certo.
Un
sacco di volte”.
Osservando
ancora il dipinto, trovando strano il viso del demone che lo aveva
cresciuto su
quel corpo d'angelo, Keros raccontò quel che gli era stato
narrato. Sophia fece
lo stesso, ricordando i giorni trascorsi in Paradiso.
“L’ultima
volta che l'ho visto…” ammise lei
“…è stato quando il fulmine lo ha
trafitto.
Colpito da Dio, è precipitato. Ricordo il suo sguardo che si
tingeva d'arancio
e ricordo il suo grido di dolore”.
“Perché
non
lo avete cercato? Perché non lo avete seguito?”
domandò il mezzodemone.
“Sono
stata
imprigionata qui. Non mi è permesso recarmi nel regno umano
senza un angelo che
mi accompagni. E con che angelo potrei, secondo te, andare ad
incontrarlo? Qui
hanno tutti paura perfino di pronunciarne il nome. Ho tentato di
fuggire ma
ogni volta le milizie mi hanno riportato qui…”.
“Ma
voi… Lo
volete rivedere? Lui è convinto del contrario e
che…”.
“Io
darei
qualsiasi cosa per rivederlo! Siamo nati nello stesso
istante…”.
“Però… forse
c'è un modo…” si fece meditabondo
Keros, sorridendo nel vedere Asmodeo con i
boccoli biondi “Lasciatemi spiegare!”.
Nel
frattempo Mihael aveva ricevuto la visita di Metatron e Sandalphon, i
due
gemelli.
“Ti
consiglio di fare attenzione” parlava Metatron.
“Non
si
trova alcuna informazione in merito” aggiungeva Sandalphon.
Discutevano
sul fatto che la ricerca di un ruolo per Keros, e l'indagine sul motivo
per cui
aveva ricevuto le ali, non stava andando come si sperava.
“Non
risulta nulla a suo nome” continuava Metatron
“Sembra come comparso dal nulla.
Non sono state rilevate azioni particolarmente meritevoli da ricevere
le ali.
Non riusciamo nemmeno a capire dove sia nato e quando”.
“È
un
ragazzino” alzò le spalle Mihael
“Perché dovrei stare attento?”.
“Potrebbe
essere un trucco demoniaco!” gli rispose Sandalphon.
“E
secondo
voi Dio permette ad un demone di entrare in Paradiso? Questo
è assurdo.
Piuttosto saranno certi archivi con delle lacune”.
“Sai
bene
che i nostri archivi non hanno lacune, Mihael…”.
“E
allora
chi sta sbagliando? Dio?”.
“Questo
non
è possibile!”.
“E
quindi…”.
Mihael,
con
quelle poche parole, sembrava aver convinto i gemelli. Forse la loro
era solo
paranoia!
“Tieni
comunque gli occhi aperti” suggerì Metatron, prima
di tornare per la sua
strada.
“So
meglio
di te come è fatto un demone” stava iniziando a
spazientirsi l'Arcangelo “Di
certo non canta preghiere a Dio! E ora lasciatemi lavorare. Vado a
combattere
demoni veri!”.
“Ti
hanno
mai detto che sai come essere irritante?” mormorò
Metatron, osservando Mihael
aprire le ali ed allontanarsi “Ma spero tu abbia
ragione…”.
Buon
anno!! Magari per qualcuno questa sarà la
lettura d’attesa della mezzanotte! A presto… Ho in
mente di far succedere un
sacco di casini (scusate se vado a rilento e se le scene yaoi e sexy
mancano da
un po'… Mi rifarò più avanti! Giuro!).