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Autore: Manila    31/12/2017    4 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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57. Ordinaria amministrazione (?)
(Cid)



- Sarebbe bello se questa storia iniziasse con “Era una notte buia e tempestosa”, ma non è così. Cioè, la notte buia e tempestosa c’è, ma arriva dopo, quando il Pianeta sta per essere distrutto,però non interrompermi altrimenti perdo il filo e non finisco più di raccontare questa storia del ca… -
Mi fermo guardando Astrea e ricordandomi delle minacce di Shera.
Già, Shera, quella femmina maliarda e calcolatrice che mi ha lasciato in casa da solo con una donna in miniatura che sbava neanche fosse idrofoba e un essere non meglio identificato che mi fa sbattere le palle contro le pareti ogni volta che apre bocca, come se fossero le sfere di un flipper.
-… Altrimenti faccio confusione e non te la racconto più!-
La bambina sbatte gli occhi chiari e sembra capire quel che le dico.
Che stronzata, i saccocci di moccio e cacca non capiscono discorsi così complessi.
- Il frigo è vuoto, lo sa?-
La protesta di mia suocera arriva dalla cucina in modo acuto e lamentoso.
Razza di idiota, certo che è vuoto, nessuno ha fatto la spesa. Contavamo su di te ma… Anzi, quella scema di mia moglie contava su di te, io me ne sto fuori!
Ignoro i vaneggiamenti di quella scassacoglioni e mi concentro sulla mia missione “salva timpani”.
- Dicevo, era un mattino soleggiato e non troppo caldo, Rocket Town si apprestava a vivere un altro giorno di monotono e abitudinario fancazzismo  e…-
Fancazzismo è una parolaccia? Sì? Strammmerda!
- … Di monotono e abitudinario dolce far nulla, così mi sono recato all’interno del mio missile come amavo fare tutte le mattine. Stavo lavorando quando … - mi blocco nuovamente.
Quando un rompi cazzi con i capelli tamarri, una smorfiosetta tutta boccoletti ma che la sapeva lunga sul come far cedere gli uomini e una gran gnocca con le tette enormi e una microscopica gonna nera mi si presentano davanti.
Ecco, e adesso come lo traduco in bambinese?
- Ma non è capace di rifarsi il letto?-  sbraita nuovamente la calamità.
E lei non è capace di chiudersi nel cesso e di riuscire all’ora di pranzo?
- … Quando a distogliermi dalle mie amate faccende arrivano tre giovani, un lui e due lei. Il ragazzo aveva…- quanti cazzo di anni aveva quella testa di chocobo? Boh! Ma tanto dubito che per Astrea faccia differenza.
- Aveva circa vent’anni, una capigliatura dignitosamente pettinata con le granate della ShinRa e gli occhi azzurro mako. Una delle due ragazze aveva i boccoletti che tanto piacciono alle femminucce, gli occhi incredibilmente verdi ed aveva pochi anni in più del ragazzo- ed era anche un po’ingenua, visto che le piacevano i SOLDIERS, era già al secondo ma nessuno dei due le aveva mai messo neanche una mano sul sedere.
Il viso pulito e solare di Aerith fa capolino tra i miei ricordi e a quel sorriso radioso rispondo affettuosamente, lasciando che i lati delle mie labbra vadano leggermente all’insù.
Resti una grande, ragazza dei fiori.
Astrea continua a fissarmi e a divorare i pugni chiusi.
Starnutisco, portandomi l’ennesimo fazzoletto di carta davanti alla bocca.
Da quando la bambina è nata non c’è malattia che becchi che non venga attaccata anche a noi adulti. Per la verità l’unico che viene sempre contagiato sono io, perché Shera si alza tutte le mattine fresca e pimpante come se nulla la scalfisse, neanche le notti in bianco, i pianti disperati e i pannolini da cambiare.
Stavolta è stato il turno del male al pancino, che da problemino è stato amplificato dal dolore alle gengive, perché Lumachina sta mettendo i denti, quindi sbava il doppio e dorme la metà del tempo che ci concedeva fino a qualche settimana fa. Ma da chi avrà preso, così problematica?
A me è venuto lo stesso male al pancino che ha colpito Lumachina, accompagnato da uno strano raffreddore che mi costringe a casa da giorni. Quella deficiente di Yuffie ha detto che è vecchiaia…
E adesso eccomi qui, col pigiama sporco di moccio e saliva, la barba particolarmente incolta, il naso che sembra una trombetta e la pancia assassina.
Essendomi impossibile andare a lavorare, sono costretto a stare tutto il tempo con una bambina malata e piangente e una suocera che non si decide a farsi venire un colpo che la faccia tornare al Pianeta in fretta. L’idea, ovviamente, è stata di quella losca donna che ho sposato, che prima mi rovina la vita distruggendo il mio sogno, poi ha l’ingenuità di credere che sua madre possa aiutarmi a star meglio lasciandola sola in casa con me e con quell’altro regalino che mi ha fatto di recente. No, vabbè, Astrea in tutto questo ha la sola colpa di essere femmina, ma non è dipeso da lei, è colpa mia se ho passato a sua madre il cromosoma sbagliato… Forse ero particolarmente ubriaco, neanche me lo ricordo che stavo facendo quando l’abbiamo concepita. Shera insiste per una serata al chiaro di luna sulla sabbia, io ricordo vagamente lo champagne e la corona di “reginetta più bella della spiaggia” sul comodino e un materasso comodo con cui farsi perdonare l’indesiderata vittoria inaspettata.
Alla fine sono stato fottuto, nell’uno o nell’altro caso, e in tutti i sensi possibili e immaginabili.
Appunto per la prossima volta: mai affidarsi alla sola responsabilità del proprio calzino, perché quello degli uomini è sempre tragicamente bucato. Te ne accorgi solo quando la lavatrice dà segni di squilibrio.
Astrea risponde al mio silenzio con uno starnuto, imitando involontariamente il mio gesto, ma imbrattandosi il visino di moccio e saliva in modo allucinante.
Sbuffo, tiro fuori dal pacchetto un fazzoletto pulito e raccolgo pazientemente la piantagione di microbi e materiale biologico dalla faccia di Lumachina.
- Non ci sono caramelle in questa casa? Mi si sta seccando la gola!-
Rieccola che bercia.
Guardo l’involucro di carta e microbi che ancora reggo in mano e sospiro.
- Eccole qui, signora, gliele poggio sul tavolino!-
E così dicendo, raccatto tutti i fazzolettini sporchi, li ripongo in un porta cioccolatini e li metto in bella vista sul tavolino del soggiorno.
Astrea ridacchia e io le faccio segno di tacere con il dito indice sulle labbra.
- Dunque, dicevamo… Ah sì, sono arrivati tre ragazzi, il maschio era scemo, una delle ragazze bella come una bambola e l’altra… -
Tifa Lockheart. Occhi incredibilmente profondi, coraggio da vendere, pugno smotta mandibole, ma emotivamente insicura.
-… l’altra sarebbe diventata una brava mamma - di figli non suoi, fino a qualche tempo fa. Adesso aspetta il bambino del tizio spettinato che ha salvato il Pianeta. Porca puttana, ma quanti anni sono passati?!
- Comunque era una bella ragazza, ma l’amico d’infanzia era troppo ottuso per notarle entrambe. Si è accorto di loro una per volta, ma tanto tempo dopo. Scusa se non te lo racconto adesso, ma non mi sento ancora pronto per i romanzi rosa, sicuramente vorrà spiegartelo tua madre – non è sano descrivere a una bambina come un tizio vestito di pelle, con i capelli argentati e una spada lunga un chilometro  abbia infilzato un’amica come uno spiedino, facendo capire a quell’altro cretino di un chocobo spettinato di essere in grado di provare sentimenti, vero?Però potrei spiegarle che “gli uomini sono tutti uguali” e che lo scemo in questione ha prima illuso l’amica gnocca che poteva contare su di lui e poi se n’è andato via di casa, lasciandola sola con due bambini di cui uno anche malato. Sì, direi che gliela racconterò così, omettendo il fatto che Strife alla fine è tornato, se l’è sposata e l’ha anche ingravidata. Poi dicono che non sono un buon padre, come se Wallace non mettesse in guardia sua figlia da tipi loschi come quel moscerino di Denzel… Tsk!
Un movimento alle mie spalle mi distrae e quell’essere repellente entra in soggiorno.
-  Signor Highwind, si tolga il pigiama e le mutande!-
Mia suocera posa a terra un involucro fatto di coperte, lenzuola, strofinacci e solo Dio sa cosa, incrocia le braccia e comincia a pestare il piede destro a terra, come se fosse spazientita dall’attesa.
Spogliarmi. Devo aver capito male.
- Come, scusi?- le chiedo, perché non può averlo detto davvero.
La belva sbuffa e alza gli occhi all’aria, come se io non abbia afferrato chissà che semplicissimo concetto.
- Il modo migliore per guarire presto è di lavarsi e cambiarsi spesso. E lei è sporco da fare schifo, quindi si lavi e si cambi -
Profumo di vomito e moccio di lumachina, in effetti, ma ne è ricoperta anche lei…
- Dice che con le malattie mentali basterebbe tagliarsi i capelli, oppure sarebbe sufficiente andare in giro nudi? - sbatto le palpebre. Oppure è un tic nervoso?
- Non lo so. Il suo medico come la cura?- domanda acida.
Fa anche la spiritosa!
- Togliendomi gli esseri funesti dalle palle - borbotto tra me e me, sperando comunque che senta.
Non risponde, però, ma continua ad attendere che io le dia ciò che ha chiesto.
Vuoi vedere che, sotto sotto, la suocera è a corto di uomini? Da quanto tempo ha divorziato, due secoli?
- Vede, signora, io l’accontenterei pure ma…- ma dovrei essere mentecatto come te - … ma purtroppo non ho fatto la ceretta - non posso credere di averlo detto davvero, che schifo!
Lei mi guarda dall’alto in basso con aria disgustata, poi dedica ad Astrea un’occhiata carica di desolazione e se ne va in cucina.
Ho seriamente paura che quella cretina possa aver diffuso nel mio albero genealogico il mordo dell’idiozia, anche se la bambina sembra avere un normalissimo sviluppo psico-fisico. La osservo meglio mentre continua a torturarsi i pugni.
- Dimmi la verità, hai preso qualcosa da tua nonna? Anche una cosa piccola?- le chiedo, nella speranza  che ciò non sia realmente accaduto.
In tutta risposta, Astrea si trattiene un pochino, poi comincia a piagnucolare.
Sapevo che non poteva essere possibile, vagina a parte, è tutta suo padre!
- Cosa succede qui?- è di nuovo la suocera che appare all’improvviso alle mie spalle facendomi trasalire.
- Proprio nulla, signora, la bambina piange per il mal di denti. O di gengive. -  O per le prossime mestruazioni, chissà, quelle che non sa ancora di dover avere.
Per nulla impietosita da quel mucchietto di lacrime, moccio e saliva che si divora i pugnetti, la donna annuisce, gira i tacchi e si dirige verso la porta, informandomi di dover uscire per fare un po’ di spese.
E pensare che Shera l’aveva chiamata per aiutarmi in casa. Bah, meglio così, spero che incontri qualche sua amica e perda più tempo del dovuto.
Quando la porta di casa si chiude tiro un sospiro di sollievo, ma la pace dura ben poco, perché anche se sono raffreddato, certi odori li sento ancora.
Mi avvicino ad Astrea, che adesso si è messa a piangere a pieni polmoni, la prendo in braccio e le tasto il pannolino.
- Di’ la verità, tua nonna non se l’è svignata perché doveva fare spese, ma è andata via per questo – le domando, dandole dei colpetti sul sederino.
Nei mesi trascorsi dalla nascita di mia figlia ho imparato ad avere un’altra femmina per casa, ho osservato mia moglie cederle le tette a mio discapito, cullarla, farle il bagnetto, farle fare il ruttino, ma mai, mai in vita mia ho assistito al cambio del pannolino.
Buono sì, fesso no.
E adesso la mia scelta mi si ritorce contro proprio quando la coppia cromosomica XX più affidabile e più vicina a me dista almeno mezzo continente. Mia suocera, ovviamente, non rientra nella categoria, ma anche se ne facesse parte, dubito potrebbe risultare in qualche modo utile. Lei la merda ce l’ha nel cervello, quindi toglierla dal culo della nipote equivarrebbe a un omicidio.
Cambiare il pannolino.
Astrea piange.
Cambiare il pannolino.
Astrea piange più forte.
Cambiare il pannolino…
Astrea spacca i miei poveri timpani… Ma cos’ha inghiottito insieme al latte, un megafono?
E pensare che le fitte alla pancia stanno ricominciando anche a me.
Ok, cambiamole questo cazzo di raccoglitore di merda.
Ora, sebbene non abbia molta esperienza in merito, ricordo perfettamente tutte le spese che ho dovuto affrontare per “accogliere degnamente” la lumachina in casa, quindi la parola che succede immediatamente “merda” è “fasciatoio”, ovvero un cassettone la cui base superiore è imbottita e foderata con una plastica anallergica piena di disegnini imbarazzanti (no, non con donnine nude, magari!, intendo proprio allucinanti tipo orsacchiotti, dinosauri, leoni… tutti animali che con un bambino ci fanno lo spuntino a metà pomeriggio), ingombrate e costoso. Credo sia quel coso che Shera ha piazzato accanto alla culla, in quella che ufficialmente è diventata la camera della piccola, a discapito del mio preziosissimo stanzino. Ammetto che dopo averlo sgomberato ho scoperto ci fosse anche una finestra e che sembrasse più grande, ma chi se ne frega, a me stava bene anche così!
L’ennesimo urlo straziante della bambina mi distrae dalle mie riflessioni. Non ne posso più, corro fuori dal soggiorno, spalanco la porta della stanza con un calcio e individuo l’aggeggio che a breve mi salverà la vita. Presto irrazionalmente maggiore attenzione ai disegni riportati sulla parte plastificata e mi accorgo che non ci sono né dinosauri, né orsi, bensì pecorelle. Beh, tanto meglio, sono animali che che non mangiano ma vengono mangiati…
Poso Astrea sul ripiano foderato e attendo, ma non succece niente: lei continua a piangere, la cacca è ancora lì e tutto è come prima. Avrei dovuto pensarci prima che, fasciatoio o meno, la piccola non si sarebbe ritrovata miracolosamente pulita, disinfettata e profumata.
Un’altra fitta allo stomaco mi piega in due.
Ok, non mi chiamo Cid Highwind a caso, sono un Capitano io! E in quanto tale ho sempre la situazione sottocontrollo e, soprattutto, so sempre come risolvere circostanze critiche.
Mettermi a piangere insieme a mia figlia potrebbe essere utile?
Tiro su le maniche del pigiama, comincio a sfilare i bottoncini della tutina dalle asole, le tolgo i pantaloni, incamero tutto l’ossigeno che posso nei polmoni e strappo in due il pannolino sporco.
Una rapida occhiata e, senza neanche inalare le mefitiche esalazioni, mi si contorce lo stomaco. Ciò che vedo è il peggio del peggio con cui abbia mai avuto a che fare. E’ peggio anche di mia suocera!
Dove sono i guanti? Dov’è la mascherina? E Shera come ci riesce tutte le volte senza un degno equipaggiamento  anti radiazioni?
Trattengo i succhi gastrici che tentano di schizzarmi fuori dalla bocca e mi guardo intorno terrorizzato. Adesso cosa faccio? Dovrei togliere tutta quella roba dal suo culetto? Sarebbe il caso di chiamare qualcuno in possesso di una pala meccanica?
Cerco di darmi un contegno, in fin dei conti anche Wallace ne è capace e lo ha fatto con una mano sola, senza ridurre il prezioso culo di sua figlia in un colabrodo, perché io non dovrei riuscirci?
Guardo meglio lo spettacolo che ho di fronte e ripenso a Barret. Nah, quello è furbo, si è beccato tutte le coccole lasciando il lavoro sporco a Tifa.
E di sporco, qui, ce n’è davvero troppo.
Acqua, ci vuole acqua. Cristallina, pulita, corrente acqua del rubinetto, con taaaaaaaaaanto sapone. Ma credo che prima occorra togliere il grosso qui, non riuscirei mai a raggiungere il bagno senza lasciare residui puzzolenti sul pavimento.
Questo strammerda di fasciatoio, oltre a poggiarci bambini scandalosamente sporchi, serve ad altro? Magari potrei dare un’occhiata nei cassetti…
Poggio una mano sul pancino di Astrea, la quale si agita come un’anguilla e non ha ancora smesso di frignare, e con l’altra comincio a frugare nei cassetti, finchè non mi capita a tiro un barattolo con un buco sopra. “Salviette imbevute”, riporta l’etichetta, mentre la foto di un culetto morbido e  liscio come una pesca mi suggerisce che sono sulla via giusta.
Facendomi maggiormente coraggio, tolgo quanto più materiale organico riesco dal deretano di lumachina, poi la prendo e raggiungo il bagno. Come prima, resto immobile come un idiota, aspettando che il miracolo avvenga da solo.
Sbuffo, facendo finta di non notare che il mio pigiama adesso è più sporco e puzza più di prima.
Mi avvicino alla vaschetta e… così no, così mi bagno più io, così non raggiungo tutti i punti, così… ops, Shera si arrabbierà se le dico che ho dimenticato di aprire l’acqua calda e ho dato una prima lavata con quella fredda a una bambina con la febbre? Giusto, basta non dirglielo!
Insomma, con molta fatica e con sapone neutro riesco a portare a termine anche questa missione, ma non senza darmi di nuovo dell’idiota: come l’asciugo, adesso? Ecco perché mia moglie se ne va sempre in giro con quello stracazzo di pannetto su una spalla! Non è per moda, non è solo per il rigurgito, ne ha uno anche per il cambio del pannolino. E in questo momento, quello straccio è nella cameretta della piccola. Facendo gocciolare tutta l’acqua sul pavimento, torno al fasciatoio, asciugo come posso Astrea, la quale piange di meno, però continua a mordicchiarsi i pugni.
E adesso richiudiamo tutto.
Richiudere tutto significa rimettere il pannolino. No, non quello sporco, ma uno pulito. Abbasso lo sguardo e vedo un bel pacco pieno. E no, neanche stavolta il miracolo avviene da solo.
Sospiro rassegnato, questa cosa non credo proprio di riuscire a farla.
Mai in vita mia avrei creduto che mi sarebbe capitato di toccare una donna per cose simili. Ciao ciao, dignità. Spero solo che Nanaki non venga a saperlo.
O quel gattaccio robotico! Lui sì che è pettegolo, in breve la mia reputazione sarebbe compromessa, perfino Rufus ShinRa apprenderebbe la tragica notizia. Non che me ne freghi di quell’isterico, ma una cosa è farsi ricordare come un ex dipendente con le contro palle, in grado di far volare un razzo e di spaccarti il culo, un altro è passare alla storia come quello che è finito a cambiare pannolini.
Hanno un dritto e un rovescio? Hanno un posteriore e un anteriore? Prima di indossarli occorre mettere creme, cremine, talco, grasso di balena, olio antigelo…?
Dopo aver cercato in tutti i modi di tener su questo coso, mi sono rotto le palle e il minimo che possa fare è sbirciare nella cassetta degli attrezzi per vedere se, tra le mie amate cose, ce n’è una che mi aiuti a mettere fine a quest’incubo.
Signore e signori, che tutte le divinità del Pianeta benedicano colui che ha inventato il nastro adesivo!
Beh, però ho come l’impressione che così non le circoli bene in sangue. Sarebbe un problema se diventasse viola, vero?
Allento un po’ il nastro, ma il pannolino si strappa tutto. Come faccio per sollevare le gambine di lumachina, l’impalcatura cade. Mi passo una mano sulla fronte, ci vorrebbe una bella sigaretta. O managri due, o tre contemporaneamente… Ma ho promesso di non fumare né in casa, né davanti alla bambina, quindi afferro il pacchetto di gomme da masticare che conservo nella cassetta degli attrezzi e ne metto in bocca un paio.
Come risolvere il problema?
Mentre spremo le meningi per trarne qualche buona soluzione, avverto qualcosa di umido lambirmi l’addome appoggiato al fasciatoio.
Urina?!
- No, non dirmi che lo hai fatto davvero?- imploro, mentre Astrea si mette a ridacchiare.
Stronza come tutte le femmine, ecco!
Si ricomincia: la prendo, vado in bagno, la lavo (e mi rilavo insieme a lei) e… sono un fottuto deficiente: ho dimenticato di nuovo il pannetto. Se alla bambina sale la febbre per il freddo preso tra acqua fredda e asciugatura tardiva, Shera mi lascerà dormire in giardino fino alla sua maggiore età.
Intanto quella deficiente di mia suocera non si vede, e non so se sia meglio o peggio.
Ritento in tutti i modi di rimetterle il pannolino, ma fallisco miseramente.
Ruggisco come il peggiore degli orsi incazzati.
A mali estremi, estremi rimedi.
Afferro il cordless che ho in tasca e che è sopravvissuto all’acqua e chiamo l’ultima persona al mondo che credevo potesse rivelarsi utile. Beh, ammesso e non concesso che lo sia, visto di chi stiamo parlando.
-Pronto?- la voce mi giunge un po’ ovattata, come se la persona in questione avesse la faccia coperta da un cuscino.
- Che stai facendo?- lo so, non sono fattacci miei, ma da quando mi ha coinvolto nei suoi casini, non riesco più a trattarla come ho sempre fatto. Come ho sempre fatto con gli esseri di genere femminile, se così si può dire nel suo caso.
- Beh, ecco… veramente … - la sua voce è impastata.
- Qualsiasi cosa sia, lascia perdere e ascoltami attentamente -
La grande piattola protesta per un po’, facendomi presente che è impegnata, che ha una vita sociale molto intensa, che il galateo grazie a me si è suicidato, che il suo tempo è prezioso ma che comunque me lo concede perché in fin dei conti sono un amico…
- Yuffie, è un’urgenza, come cazzo si cambia un pannolino? – sparo a mitraglietta,restando senza fiato.
Dall’altra parte della cornetta lei scoppia in una risata.
- Non stai dicendo sul serio, vero? -
Grugnisco.
- No, ti ho chiamato per sapere come stai e che tempo fa a Wutai, per avere le ultime notizie sull’andamento in borsa delle azioni ShinRa e per rassicurarmi sullo stato dell’ernia al disco di tuo padre. Porca Jenova sgualdrina, certo che parlo sul serio! -
- Hai provato a controllare se c’è qualcosa di utile nella cassetta degli attrezzi?- domanda in tono ironico.
Silenzio. Non rispondo, e lei capisce tutto.
- Oh miei Kami, non dirmi che ci hai guardato davvero!-
Guardo il pannolino pieno di strappi e nastro isolante.
- Ma che cazzo dici? Certo che no!- negare sempre, negare tutto, anche l’evidenza. Soprattutto quella.
Sospira.
- Controlla sul retro della confezione, ci sono sempre le istruzioni. Non è così difficile, in fin dei conti costruisci e piloti aeronavi… -
Questa anima di idiota di una principessa, ma come cazzo fa a fare simili paragoni? E’ impossibile trovare anche solo delle vaghe similitudini tra le due attività: far volare un’aeronave è un gioco da ragazzi, mentre cercare di tenere su questi cosi richiede come minimo dieci lauree.
- Non si possono usare quegli aggeggi di ferro?- domando esasperato.
- Intendi le spille da balia? -
- Sì, boh, che ne so! Quella roba lì - balbetto, sempre più confuso.
- Credo che non si producano più da un secolo e mezzo. Forse neanche tua madre le ha usate con te-
Eppure sui vestiti di quel tamarro in miniatura di Brian mi sembra di averle viste…
- Dai, guarda sulla confezione- mi esorta.
- Controllo - mi sbrigo a dire, tentando con una mano di non far cadere Astrea e di afferrare lo scatolone con l’altra, mentre reggo il cordless incastrato tra la guancia e l’orecchio. Il naso che cola non lo nomino nemmeno, faccio schifo a me stesso.
Inutile dire che non ci capisco niente.
- In che merda di lingua sono scritte? Gli Antichi avrebbero saputo fare di meglio! - esplodo allora, facendo trasalire la bambina che ricomincia a piangere più forte.
- Nella lingua di cui sono dotati gli esseri sensienti, Cid- mi fa notare Yuffie, ancora in linea.
- Questo lo dici tu, vipera svestita da ninja-
- Questo lo dice l’opinione pubblica planetaria, capitano di aeronavi travestito da padre- rilancia lei.
Avrei dovuto annegarla nelle pozzanghere nel giorno del diluvio universale in cui l’ho trovata per strada. E poi avrei dovuto strozzarla quando lei, Reeve e Reno mi hanno coinvolto nelle loro assurde macchinazioni, facendomi credere che fossero ragionevoli, per poi impacchettarla e rispedirla a Wutai per direttissima, accompagnata da un biglietto per suo padre e da un calcio in culo. Ma questa è un’altra storia…
- Jenova sarebbe stata una madre migliore di te- sbuffo piccato.
Dall’altro lato del ricevitore avverto chiaramente boccheggiare.
- Ma pensa, io non sono madre, non ho figli – mi fa notare.
- Un motivo ci sarà, visti i tizi che frequenti - rimbecco.
- E Hojo, almeno, è stato in grado di cambiare i pannolini a Sephiroth senza interpellare mezzo Pianeta- borbotta.
- Ah, stai parlando di quel Generale di cui si discute ancora sulla presunta paternità?- tiè, beccati questa, tanto lo so che resta un grosso tarlo anche per te.
- No, sto parlando di un tizio che, paradossalmente, è riuscito a essere più creativo di te anche se meritava una camicia di forza. E’ un pannolino, ha due linguette, non riesci a fare due più due? O tre più tre, tanto è uguale? -
Sbuffo spazientito, come cazzo faccio a farle capire che non vuole stare su?
Sospira.
- Metti Astrea sul fasciatoio, apri il pannolino con le linguette nella parte posteriore, coprile il pancino con la parte anteriore e fermala con le linguette adesive. Hai capito?-
Osservo meglio il pannolino che ho appena preso dallo scatolone. In effetti la sua spiegazione non è così difficile da mettere in pratica, e sicuramente ha imparato molto più di me spiando Shera e Tifa.
- Ok, a… adesso ci provo - borbotto un po’ spaventato.
- E cerca di non dire troppe parolacce quando lo fai, sai che non devi trasmettere ad Astrea cattive abitudini…- mi ricorda.
Ora mi sembra meno difficile, però mi rendo conto che quando sono incazzato non controllo ciò che dico.
E finisco per essere spiacevole, come quando rigiro il coltello nella piaga di una persona che, per quanto petulante, si è sempre dimostrata amica e non mi ha mai negato il suo aiuto.
Odio queste turbe mentali che mi passano per la testa, sono da femminuccia! Dove sono finiti i cari vecchi tempi, quelli in cui io ero io e le donne potevano andare a farsi fottere?
- Yuffie?-
- Sì?-
- Forse è cresciuto così squinternato per colpa di quei pannolini… - dico, riferendomi a Sephiroth.
Sorride dall’altra parte del ricevitore.
- Forse sarebbe cresciuto squinternato comunque, ma se glieli avessi cambiati tu avrebbe fatto sicuramente di peggio. Pensa, forse si sarebbe riprodotto come natura vuole, era pieno di donne da scoppiare! E a quest’ora staremmo ancora cercando di sterminare la sua psicotica prole - ridacchia.
Come se i cloni che di tanto in tanto appaiono non fossero sufficienti…
Tanto basta per avere la certezza di essere stato perdonato per quella frase infelice. Non che me ne freghi davvero qualcosa, ma insomma, è Yuffie-ormaiadottata-Kisaragi.
Eseguo alla lettera e, dopo averci riprovato altre due volte e aver strappato puntualmente le linguette adesive, decido che una gomma da masticare è ciò che ci vuole per tenere chiuso il pannolino di mia figlia: non proviene dalla mia cassetta degli attrezzi, non blocca il flusso sanguigno e profuma di menta.
La sollevo, valuto il mio lavoro e stabilisco che la casa produttrice dovrebbe pagarmi il brevetto.
- Sai, lumachina, sembra che abbiamo finito. Ora vedi di metterti un tappo e di ricominciare quando torna tua madre,ok?-
Una volta sistemata, il pianto di Astrea va scemando in un lamento, soffocato dai pugni masticati con le gengive. Non lo ammetterò mai ad alta voce, ma mi fa un po’ pena. E mi faccio pena da solo se ripenso a un non tanto ipotetico futuro, quando avrà altri dolori da affrontare e a me toccherà consolarla.
Rivedo Vincent correre dietro alla ragazzina dissociata della quale si è fatto carico di crescere e, soprattutto, ripenso a un episodio in particolare raccontatomi da Tifa, svegliata di prima mattina dalle lacrime disperate di una Shelke in pigiama davanti alla porta di casa.
Dolori …
Futuro…
Consolare…
Meglio mettere le cose in chiaro fin da subito.
- Hey, ragazza, tanto perché tu lo sappia prima di pretendere cose assurde – la guardo negli occhi chiari, arrossati dal pianto – per allora, ricordati che i pannolini andrai a comprarteli e te la vedrai tu da sola. Io al massimo, aspetto fuori dal bagno, chiaro?-
Non si sa mai con le donne, si mettono sempre strane idee in testa. Io che vado in un negozio per comprare… Ma che non lo voglia il cielo, la terra e tutte le divinità del Pianeta! Che schifo!!!
Mentre rabbrividisco, Astrea si accuccia meglio contro il mio petto e sembra calmarsi un po’ di più, quando avverto la chiave nella serratura.
La calamità naturale è tornata.
Mia suocera non ha mai avuto molto tatto, paradossalmente, rispetto a lei io riesco a sembrare addirittura elegante, ma credevo che il fatto di essere diventata nonna l’avesse in qualche modo addolcita. Ovviamente mi sbagliavo, ma forse il suo atteggiamento non migliora perché deve aver percepito di non essere molto simpatica alla bambina che, appena la sente raggiungerci nella sua stanzetta, ricomincia a piagnucolare, soffocando i piccoli singulti contro il mio petto.
Questa, almeno, sarebbe la spiegazione razionale alle reazioni incredibili di Astrea, quando si accorge della vicinanza di sua nonna. Per quanto mi riguarda, però, continuo a pensare che sia capace di captare il male.
Mia suocera si avvicina, annusa l’aria, mi squadra da capo a piedi e , come al solito, non si sforza minimamente di apparire simpatica.
- Se l’è fatta sotto? - domanda, giusto per farmi notare che sono peggio di com’ero quand’è uscita.
- No, ho rovistato nella sua borsa dei cosmetici -
- Bah, a me sembra che sia il solito odore che ha quando non puzza di motori -
“E’ una reazione allergica alla stronzaggine”, vorrei risponderle, ma mi viene in mente ciò che mi ha consigliato prima di andarsene e l’idea, adesso, non mi sembra così pessima come mi era sembrata all’inizio.
Poso la bambina sul fasciatoio, assicurandomi che non cada, poi mi volto verso di lei.
- Ma sa che aveva proprio ragione, prima? Quando si è malati è bene cambiarsi spesso - e così dicendo mi sfilo velocemente pantaloni e camicia del pigiama, appallottolandoli e buttandoglieli addosso.
In meno di dieci secondi è di nuovo fuori di casa, schiumosa di rabbia, adducendo come scusa quella di aver dimenticato di comprare qualcosa.
Distendo le labbra fino a farne uscire la dentatura, mentre Astrea ridacchia.
Shera continua a dire che certe cose non le capisce. Io continuo a credere che l’unica a non capire sia lei, mia moglie.
- E ora cosa si fa? -  domando all’essere pestifero che riprendo in braccio e che, naturalmente, non ha smesso di masticare i pugni.
Sarà una lunga, lunghissima giornata…
Quindici minuti dopo, cambiatomi il pigiama, sempre tartassato dai crampi allo stomaco, riesco a mettere un po’ a nanna la bambina, ma non prima di aver fatto avanti e indietro per il corridoio cullandola. Quando sarà grande le chiederò i danni, è ridicolo avere dei lunghi solchi nel pavimento di casa perché non vuole addormentarsi!
Faccio appena in tempo a metterla nel suo lettino, che l’ennesima fitta mi suggerisce che è tempo di correre verso la stanza più bella della casa, quella in cui si distinguono i maschi dalle femmine per la postura con cui si utilizzano i sanitari, quella in cui si riesce a dare un uso significativo a libri che altrimenti servirebbero solo per livellare i piedi dei tavoli. Non che ne abbia veramente bisogno, visto la gastroenterite che mia figlia ha deciso di diffondere per casa come se fosse la fragranza flatulente di un diffusore per ambiente, ma è sempre bello prendere posto in trono e sfogliare le pagine di storie comico-demenziali che puntualmente finiscono per diventare i best seller del momento.
Per quanto riguarda gli autori, non ho preferenze, anche se ammetto che quelli indicatimi da Vincent sono piuttosto… collaborativi, specie quelli che mi ha suggerito a Costa del Sol. C’è poco da fare, quando cambio bagno non sono più io e ci vogliono “le maniere forti”. Sotto questo punto di vista, l’esperienza tecnica di Valentine non è seconda a nessuno: come sceglie lui i libri che fanno cagare non sa farlo nessuno!
Osservo bene la copertina del libro che ho tra le mani, di scarsa qualità e di una tinta vergognosamente rosa. L’ho trovato in un’edicola di un autogrill poco fuori Edge, l’ultima volta che ho avuto la sfortuna di andarci. Poco prima di trovarmi nei casini che hanno costretto Shera a raggiungermi e a partorire lì, per intenderci. Titolo e autrice mi hanno incuriosito; guardo meglio le scritte in rilievo di uno squallido color oro: scrittrice esordiente “Manila Leopard ”, tilolo del libro “Tutto ciò che ti sbatte sull’alluce è nemico dell’anima”. Diuretico e lassativo insieme, da consigliare a chi ha seri problemi intestinali, insomma. Chissà cosa ne direbbe Nanaki? Dovrò passarglielo…
Silenzio, suocera fuori di casa, figlia addormentata, pigiama pulito, bagno libero, lettura adeguata, ammetto che in questo momento mi sento per davvero un re seduto sul suo trono.
Ma la pace è destinata a durare sempre irrimediabilmente poco.
Il campanello suona.
Lo ignoro, sperando che chi si trova al di là della porta pensi che non ci sia nessuno.
Il campanello suona due volte.
Chiunque sia spero inciampi andando via.
Il campanello prende a suonare ripetutamente. Troppo ripetutamente perché non mi girino le palle, col rischio di svegliare Astrea e di vanificare ogni tentativo di non perdere il senno.
E proprio sul più bello!
Merda.
Che lo spirito irrequieto di Jenova maledica l’idiota che ha interrotto la mia… lettura.
Chi è quest’ameba che mi ritrovo davanti?
- Sono Cindy, la sua vicina-
Vicina?
Devo ricordarmi di trasferirmi più lontano da altri esseri viventi portatori sani della coppia cromosomica XX:
Annuisco e questa cretina resta a fissarmi.
Che non le piaccia il mio pigiama?
Che andasse a farsi fottere?
- Cosa posso fare per lei?- le domando, allora, nella speranza di togliermela presto dalle scatole.
E la sua vocina stridula si fa sentire.
- Oh, beh, vede... ho dimanticato di compare il sale, non è che può passarmene un po'?-
Sbuffo, le chiedo di attendere e le sbatto la porta in faccia.
Correndo e, contemporaneamente, stringendo le gambe, vado in cucina, riempio un barattolo di sale e glielo porto.
Quando faccio per porgerglielo, la squinzia arrossisce.
- Cosa le prende?- le chiwedo poco garbatamente, mente un'altra fitta all'addome mi fa stringere le gambe.
- Ecco, lei mi ha dato quello grosso, ma a me occorre il sale fino...-  spiega.
E dirmelo dieci crampi fa era troppo gravoso per quel suo cervello di gallina?
Quando tutto sembra perduto, ecco che ritorna quella vecchia strega di mia suocera, alla qualce cerco di cedere il pacco.
Le lascio entrambe sulla porta e mi fiondo verso il bagno, ma proprio quando credo che tutto stia andando per il meglio e che il mio intestino possa cantare di gioia, la strega di attacca alla porta e comincia a sbattere i pugni sulla superficie lisca del legno.
- Signor Highwind, non le smebra carino offrire alla signorina Cindy del thè?-
Ormai seduto in trono, ho un'unica sincera  risposta da fornire.
- Lo sa,signora Suocera, che lo sto giusto preparando per entrambe?-
Dall'altra parte nessuno risponde, avverto solo rumore di scarpe che si allontanano.
Quando ho l'impressione di essermi liberato di entrambe, esco dal bagno e vado a buttarmi sul divano, distrutto dall'ennesimo round che questo cazzo di virus o non si è capito cosa mi costringe a combattere. E non sono tanto sicuro di uscirne vincitore.
Tendo l'orecchio verso la cucina, ma tutto tace. Meglio così, significa che la vipera è uscita di nuovo per non adempiere ai suoi doveri di nonna.
Sbuffo e cerco di rilassarmi ma, non appena faccio per togliermi le pantofole, sento un lamento dalla camera da letto.
Astrea sta per sveglairsi e, in breve realizzo la sequenza con cui si realizzerà la catastrofe: bambina sveglia uguale pianti disperati; pianti disperato uguale mal di testa. E Disperazione. E sprofondamento nel nero mare della psicopatia. Vogliono farmi impazzire, donne maledette!
Salto giù dal divano e corro terrorizzato verso la culla, la prendo in braccio e mi metto a cullarla e ricomincia il viavai  nel corridoio. Povero il mio bel pavimento, il solco si fa sempre più profondo.
Ovvaimente, quando ricominciano i crampi?
Stringo i denti e mi faccio forza fino a quando Lumachina sembra respirare nel modo regolare che solo il sonno sa darle, quindi la rimetto delicatamente nel suo lettino e corro in punta di piedi verso il bagno, ma quando arrivo davanti alla porta, una nuova minaccia turba la qyuiete della mia casa.
Il telefono comincia a squillare, ma non ricordo che fine abbia fatto il cordless, quindi mi dirigo verso la cucina e rispondo da lì, facebdo attenzione a non svegliare la bambina.
- Pronto?- sbraito.
Una voce cordiale dall'altra parte parte a mitraglietta.
- Buongiorno! Chiamo per conto della Tutta Salute, ha mai sentito parlare della nostra azienda? La stiamo contattando per rivolgerle qualche domanda. Ha mai usato i nostri prodotti? Se sì, come li ha trovato? Se no, perchè non li ha mai provati? Sa di cosa ci occupiamo? Vorrebbe saperlo? Sa che acquistando un intero carico della nostra linea di prodotti può avere uno sconto del 30%?... -
E così via, senza darmi la possibilità di rispondere.
QUandpo faccio per riagganciare la cornetta, una mano smaltata mi blocca-
Alzo lo sguardo su mia suocera.
Ma da dove cazzo sbuca?
- Lei è un uomo senza cuore, sa che la persona che l'ha chiamata sta lavorando? Lei non ha nessun rispetto per le persone, dovrò farlo presente a Shera - minaccia con il tono con cui ci si ricolge a un assassino colto in flagranza di reato.
Nell'altra mano regge il crodless.
Stava ascoltando la chiamata? Questa donna è totalmente malata!
- Ma prego, lascio a lei il compito di fare una buona azione -
E la mollo con la signorina delle televendite e mi porto via il cordless.
Mi dirigo  nuovamente verso il bagno.
Starnutisco e avverto fastidio al petto.
Non solo ho l'intestino in subbuglio, sono anche intasato di raffreddore come un cesso.
Non passano cinque minuti e il telefono prende nuovamente a suonare.
QUesta volta rispondo dal cordless.
- Signor Hghwind, scusi se la disturbo, sono Cindy. Non è che può darmi anche un po' di zucchero?-
Trattendo il fiato.
Non è che, invece dello zucchero, potresti chiedermi il riposo eterno?
Rispondo di chederlo a mia suocera e riattacco.
Tempo tre minuti e qualcuno suona al campanello.  Spero che quella mostruosa creatura conm cui mi sono imparentato risponda, ma credo si sia nuovamente dileguata, perchè il campanello riprende a suonare con insistenza. Mi alzo di scatto e corro verso la porta d'ingresso, apro e mi ritrovo la vicina.
- Vede, questa volta ho portato il barattolo da casa!- esordisce, tutta eccitata come se avesse messo in pratica l'idea più geniale del mondo.
Alle mie spalle, un flebile lamento minaccia la mia salute mentale.
Astrea sta per svegliarsi.
Questa volta ho un rigurgito d'orgoglio e il vecchio Cid che ancora resiste in me mette in pratica ciò che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio: sbatto la porta in faccia a questo caso disperato di femminite acuta, giro i tacchi e vado a salvare i miei timpani, tappando il cratere di mia figlia col ciuccio che le è probabilmente caduto mentre dormiva.
 Come un automa, torno in cucina, mi guardo intorno da di quella deficiente neanche l'ombra.
Mi gratto una tempia e metto su dell'acqua nel bollitore per il thè. Provo a chiamarla ma mi accorgo solo adesso di una cosa: Mamma? Signora? Come cazzo si chiama?!
Scaccio il pensiaro lontano, aiutandomi con uno svolazzo di mano; ovuque sia, adesso non è qui.
- Ma come può sbattere la porta in faccia alla sua vicina?!- la sua voce stridula mi coglie di sorpresa.
Sobbalzo, spaventato come se mi avessero appena sparato e mi porto una mano al cuore.
Male, molto male, Cid, riesci a mantenere la calma in battaglia ma ti prende quasi un infarto quando riconosci la sua voce.
La megera mi guarda nuovamente storto, poi si allontana.
Sbuffo e dalla tasca della veste da camera tiro fuori un èpacchetto di sigarette. Lo so che Shera non vuole, ma ho bisogno di rilassarmi un secondo.
Frugo meglio nella tasca e solo adesso realizzo che non ho l'accendino e non ricordno minimamente dove sono i fiammiferi.
E che palle!
Guardo il fornello, giro una chiavetta, metto la sigaretta in bocca e dò un po' di gas.
- E sa benissimo che in casa non si fuma!- la suocera queasta volta lo dice urlando.
L'effetto è del tutto involontario ma efficace: lei urla, io sobbalzo, mi cade la sigaretta di bocca, giro la chiavetta del gas più del dovuto, una fiammata mi coglie la faccia e le mie sopracciglia si bruciano, lasciando in tutta la cucina un cattivo odore.
Resto muto per lo shock.
Io sarò poco paziente, ma quella è una trita coglioni.
E ha fatto svegliare la bamcina, che ora pianbge disperata nel suo lettino.
Mi avvicino alla piccola, la prendo in braccio e provo tanta pena. Per me, questa volta, perchè non credo riuscirò a resistere fino all'arrivo di mia moglie.
E, per l'ennesima volta in questa tremenda giornata, il telefono riprende a squillare.
Questa volta è il mio cellulare.
Sono talmente incazzato che neanche faccio caso al nome della persona che lampeggia sul display.
- Pronto?!-
- Cid, sono io-
Quando riconosco la voce di mia moglie non riesco più a controllare le mie maltrattate emozioni.
- Tu, maledetta femmina! Hai idea di cosa io stia passando, oggi? Ti rendi conto che hai lasciato un uomo malato in balia di due donne, di cui una è una produttrice incallita di merda e moccio, e l’altra è tua madre?- esplodo.
- Oh, Cid, perdonami, purtroppo il lavoro sta durando più del previsto-
E' dispiaciuta e si sente dal tono di voce. Resta pur sempre una mamma che ha lasciato a casa la sua bambina malata, alle cure di una nonna imbecille e di un padre non proprio capace.
Intanto Astrea singhiozza tra le mie braccia e il sospiro affranto di Shera mi fa sentire un perfetto idiota.
Non è colpa sua se la piccola è malata.
Non è colpa sua se ogni volta che succede a lei, mi ammalo anch'io.
Non è colpa sua se sono un inetto e un ignorante in fatto di bambini.
Non è colpa sua se deve andare a lavorare.
Ma, porco cazzo, se sua madre mi sta grattuggiando le palle con le lame di un rasoio, quella sì che è colpa sua!
- Ce la possiamo cavare- cerco comunque di rassicurarla, quando in realtà dovrei strozzarla.
- Se non sta buona, prova a cantarle la canzoncina dei ditini, le piace così tanto!- suggerisce.
Rabbrividisco al solo pensiero.
- Shera, adesso ammettono l’uso di alcol mentre siete in servizio? Oppure è un trattamento di favore che vi riservano solo quando io sono malato? No, altrimenti protesto. Come cazzo ti viene in mente che io possa blaterare quelle porcherie?! A una bambina dell’età di Astrea, poi…-
Ma se la ricorda quella filastrocca? Farebbe venire i vermi intestinali anche a Vincent.
- Cid, le parolacce! Avevi promesso…-
- Sì, ricordo. E tu avevi promesso che mai mi avresti lasciato da solo con quella megera- dove “megera” sta per “suocera”, perché mia figlia è solo femmina, senza altre colpe.
Un sospiro dall’altra parte della cornetta.
- Scusami, ma non avevo altra scelta. Lo so che la mamma è molto pesante, però tu cerca di passare su qualcosa, ok?-
Passare su qualcosa, dice. Tipo ossa, stomaco, genigive, roba così?
- Sui metacarpi?- chiedo speranzoso.
- Cid, ti prego!- mi supplica mia moglie.
- Sull’alluce almeno?- insisto.
- No-
- Sulle scarpe nuove?- ogni volta che viene qui ne ha un paio nuovo e, neanche a dirlo, fanno cagare puntualmente.
- E se non passassi su niente di fisico, ma ti sforzassi di chiudere un occhio su qualche difetto?-suggerisce.
- Ma scusa, lei può passarmi sulle palle e io non posso neanche rifilarle un’involontaria gomitata nello sterno?- protesto.
Come può chiedermi di lasciare che mi schiacci i coglioni con i tacchi a spillo delle sue orrende scarpe? E’ pazza. Ho sposato una psicopatica sadica e pericolosa.
- Pazienta un altro po’, tra un paio d’ore avrò finito e…-
No, tra un paio d’ore quello finito sarò io, ma dubito che se ne renda conto.
- Ok, ok, ma sappi che me la pagherai cara- l’avviso, perché sono un uomo giusto.
Nel mentre sistemo Lumachina nel seggiolino.
- Immagino- ridacchia -  e prometto di prepararti il thè migliore che ci sia non appena sarà a casa-
E io prometto di servirlo a tua madre tramite un clistere, ma ovviamente non lo specifico, o ricomincerai con la storia che dobbiamo essere tutti più buoni…
- Cid?-
- Che vuoi?- chiedo, consapevole che la telefonata volge al termine.
- Ti amo - bisbiglia con dolcezza.
Anch’io, penso.
- Vaffanculo- rispondo.
Poso il cellulare sul tavolino e mi arrendo al fatto che la mia giornata durerà molto, molto più a lungo di quanto preventivato.
Che ha detto? Cantare la filastrocca d Astrea…
Il pollice è più bello,
L’indice è suo fratello.
Il medio è lungo lungo,
L’anulare è fatto a fungo.
Io sono il più piccino e mi chiamo mignolino!

Che schifo, non voglio che cresca come una decerebrata.
Mi avvicino  a lei  e la guardo intensamente.
Astrea è molto tranquilla, in genere non ci si accorge di lei finchè non piange per la fame, oppure per qualche malessere fisico. In questo momento sta divorandosi i pungi con le gengive, mentre cascate di moccio condiscono succulentemente lo spuntino. Sembra mi sorrida, che sia un pasto allucinogeno?
Sospiro, anche perché quella filastrocca del cacchio mi ha fatto venire in mente una cosa che devo assolutamente dirle prima che sua nonna o sua madre provino a inculcarle storie nella testa tipo “vogliamoci tutti bene”, oppure “mostra sempre tanta pazienza”.
Per fortuna Astrea ha me!
- Hey, ragazza!- le dico, attirando la sua attenzione.
- Ascolta bene ciò che il tuo vecchio sta per spiegarti. Ah, guai a te se ti azzardi a chiamarmi “vecchio”, hai capito? Prima che tu possa farlo dovrai come minimo far volare un razzo nello spazio e, credimi,ci vogliono le contropalle affinchè questo avvenga -
Oh, porca puttana, niente parolacce…
-… Beh, ci vogliono le contro ovaie affinchè questo avvenga- ecco, così è più pulito. Spero. O non spero. Oddio, ‘sta storia mi sta mandando in pappa il cervello, strammerda!
- Hai presente quella merd… quel letame di canzone che tua madre e tua nonna ti cantano per insegnarti il nome delle dita? Bene, dimenticala!- poi mi torna in mente l’espressione di mia moglie e l’insistenza con cui la ripropone a ogni cambio del pannolino, a ogni pappa, a ogni passeggiata, quindi mi correggo.
- No, non dimenticarla, altrimenti ti bucheranno il cranio pur di ficcartela nella testa, fai solo finta di averla imparata- ce le vedo, quelle due donne malefiche, a sfinirla con quel lassativo.
- La vedi questa?- le chiedo, prendendole una manina e ignorando quanto di appiccicaticcio prende a ascorrermi tra le dita.
- Questa è una mano. Ma-no. Mano! E serve a fare tante cose. Con questa potrai mangiare, disegnare, colorare, pulire, lavarti, scrivere, truccarti anche se fa schifo, realizzare progetti e costruire per davvero un’aeronave in grado di salpare per l’Universo, potresti pestare a sangue un deficiente che cerca di fare lo splendido con te (nel caso non temere, ci sarò sempre io a prestarti anche le mie), e magari farai ciò che tua madre ha fatto a me la sera in cui ti abbiamo concepita… - mi fermo un attimo a osservarla.
Scuoto insistentemente la testa.
- No, quest’ultima cosa proprio no, cancellala dalla memoria e ricordati che i bambini si comprano in appositi negozi, oppure si trovano sotto le foglie di cavolo. In alternativa si scrive una letterina e arrivano nove mesi dopo, trasportati in un fagottino da un Chocobo addestrato-
Do un colpo di tosse e poi riprendo il discorso.
- Quello che voglio dire è che nelle tue mani c’è tutto ciò che vuoi per te e sono loro ad aiutarti a ottenerlo. Gli scienziati attribuiscono lo sviluppo umano al pollice opponibile e alla possibilità che conferisce di modellare il mondo a proprio piacimento, ma io sono d’accordo solo in parte. Magari fisicamente è così, ma mentalmente l’evoluzione umana è stata favorita dall’utilizzo di un altro dito…  - sorrido.
Distendo bene la sua manina, che ormai ha imbrattato la mia, molto più grande.
- Questo, come ti ha già spiegato dieci milioni di volte tua madre, è il pollice, quello che dicono serva ad afferrare le cose. Ti aggiungo un’informazione: serve anche  esprimere un giudizio. Se lo sollevi verso l’alto, stai salvando il culo a qualcuno, se lo abbassi verso il pavimento, gli stai stroncando ogni possibilità di essere credibile -
Segue dimostrazione pratica di come ho bocciato mia suocera il primo giorno che ho trascorso con lei. Ora che ci penso, non credo di aver mai trascorso davvero 12 ore insieme a quel pessimo scherzo della natura…
- Questo è l’indice, che serve ad indicare le persone, a portare il segno quando leggi, a pigiare i pulsanti delle aeronavi, a metterti le dita nel naso quando ti annoi e a cecare l’occhio a qualcuno quando ti sta rompendo le scatole-
Cambio dito.
- Questo è l’anulare e, francamente, è da quando sono nato che mi sto chiedendo a cosa serva… Ah, sì, a metterci la fede, ma questa è una cosa che ti riguarderà solo quando io sarò morto-
Mi vengono in mente Vincent e quel Brian. Godo è un santo, io avrei fatto strage! E poi avrei fatto resuscitare il mio amico per permettergli di uccidere quel moccioso con l’aria da duro che si diverte a baciare la mia bambina.
Merda, mi sento tanto Wallace in questo momento.
- Questo è il mignolo ed è ottimo per pulirsi le orecchie-.
E adesso la tanto sospirata lezione di vita.
Sospiro.
- E questo è il medio- dico, abbassando tutte le altre dita della sua viscida manina.
- Lo vedi questo? E’ il più importante, è l’apice dell’evoluzione critica umana, il dito che permette al mondo di andare avanti. Esiste un detto, sai? Datemi un dito medio e vi solleverò il mondo!- recito con solennità.
Astrea mi ascolta con molta attenzione, ha anche smesso di masticare il pugno dell’altra mano, sebbene continui a tenerlo in bocca.
Bene, molto bene: è intelligente, ha preso tutto da suo padre, tsk!
- Crescendo incontrerai tante persone, ragazza. Alcune ti saranno amiche, altre cercheranno di farti del male. Le prime saranno pochissime, credi a me che lo so per esperienza, mentre le altre saranno innumerevoli, un vero esercito! Ecco, ricorda di avere il dito medio quando si mostreranno per ciò che sono in realtà e se non potrai protestare in modo libero e schietto, allora alzalo con la mano in tasca. Che sia sempre pronto a scattare verso l’alto. Cercheranno di calpestarti, cercheranno di cancellare i tuoi sogni, la tua personalità, le tue ambizioni, ma tu sarai più forte della loro cattiveria, perché sarai dalla parte dei giusti. Non fare niente che possa nuocere agli altri, ma non permettere mai che qualcuno riesca a fare del male a te. Ricordati, ragazza, ci vogliono più vaffanculo che ti amo nella vita. Pochi meriteranno un “ti amo”, ma ‘sta certa che tutto il resto meriterà veramente i “vaffanculo” da parte tua -
Ovviamente, non le dirò mai che il dito medio è direttamente legato al piacere sessuale della donna, perché la mia bambina è solo femmina ed è mia. Mia. E certe cose non saprà mai che esistono. Mai. Mai. Mai.
Intanto è qui, davanti a me, sembra aver capito tutto e ancora ha la mano piegata come gliel’ho lasciata.
Sono veramente soddisfatto, non credevo avrebbe capito tutto così bene e così in fretta.
Neanche me ne accorgo, ma mia suocera entra in soggiorno alla ricerca di qualche stronzata che solo lei sa e mi fa sobbalzare con la sua voce bovina.
- Mia nipote non sta facendo quel gestaccio con il dito medio alzato, vero?
Sì!, esulto interiormente, vittorioso e orgoglioso come non mai.
- Signora Suocera, ma cosa dice? Le pare possibile? Non ha neanche un anno di vita!-


 
 
 
No, non sono morta, mi sono solo trasferita su un altro pianeta.
E torno con questo che non è un capitolo, ma una seria richiesta d'aiuto, mia e di Cid (più di Cid che mia, almeno a me non è toccato lottare con la gastroenterite, il moccio e i pannolini).
Purtroppo la vita sceglie le priorità per noi e a me è toccato subirle, ma mi siete mancati da morrire, questi vecchi amici mi sono mancati da morire e posare le dita sulla tastiera è stato un momento di croce e delizia contemporamneamente. La paura di sbagliare è stata forte e forse ho combinato l'ennesimo disastro, ma il piacere di inveire con Cid è stato più forte del  timore di riprendere a correre dopo anni di inattività.
Mi è mancato il fandom, mi siete mancati voi, e ringrazio tutti coloro che anche in privato mi hanno sporonata e pregato di non abbandonare. Non vi nomino, sapete che la colpa è tutta vostra e che vi ringrazio di cuore per questo.
Non so quando ritornerò, purtroppo ci sono delle situazioni che mi tengpono lontana dalla tastoera (per fortuna, dirà a ben ragione qualcuno) ma ci tenevo al salutare il 2017 con Dis-avventure e ad augurarvi un 2018 ricco e stimolate.
Vi voglio bene.


 
  
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