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Autore: apeirmon    31/12/2017    4 recensioni
Un'insolita richiesta porta il Club di Nuoto della Iwatobi a riunirsi di nuovo e discutere.
[Storia partecipante al contest Giochi di carte indetta da missredlights e Emanuela.Emy79 sul forum di EFP]
Genere: Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gou Matsuoka, Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Alcune questioni filosofiche riportate sono tratte dalla conferenza di Igor Sibaldi sul dominio, facilmente reperibile attualmente. Esse non mi appartengono singolarmente, così come non appartengono a lui né a Lev Nikolaevič Tolstoj, ma alla verità collettiva che definisco "Logos".
 
Oggi è una bella giornata. Non solo perché in cielo splende il sole, o perché tutti sono così gentili salutandomi mentre esco dal condominio, o perché nello zaino ho della torta alle fragole.
È una bella giornata perché dopo tre anni da quando è stato sciolto, il Club di Nuoto delle Scuole Superiori di Iwatobi si riunirà al completo.
Negli scorsi anni è capitato che ci incontrassimo con Rei-chan, o che andassi a trovare Mako-chan e Haru-chan all'Università di Tokyo, ma non ci siamo più ritrovati tutti insieme.
Invece, oggi siamo stati tutti invitati da Gou-chan ad una gita sulla barca comprata da suo fratello qualche mese fa. È strano che Mako-chan non abbia fatto resistenza, visto quanto gli fa paura il mare aperto, ma credo che l'occasione di incontrarsi di nuovo tutti fosse troppo importante per rifiutare.
L'autobus si ferma davanti alla zona di vegetazione della spiaggia di Isshiki e io scendo insieme a qualche altro passeggero. Ora che siamo a Ottobre inoltrato, non dovrebbero esserci molti bagnanti.
Quando procedo verso la spiaggia, scorgo tra gli alberi una figura che mi fa piangere di nostalgia.
"REI-CHAAAN!!!" grido mentre gli corro incontro a braccia aperte. Lui fa un'espressione allarmata e inizia a scappare, ma io sono troppo felice per fermarmi.
Ogni volta che lo sto per raggiungere, si nasconde dietro un albero e scappa in una direzione diversa, seguendo una strategia come suo solito.
- Rei-chan, voglio solo abbracciarti! Fermati, per favore!
- Non puoi continuare ad essere così espansivo in eterno, o finirai...
Non finisce la frase: un dislivello nascosto dall'erba l'ha fatto inciampare e adesso è steso a terra.
Io mi tuffo sopra di lui: - Quanto tempo che non ti vedo, Rei-chan!
- Sì, va bene! Mi sei mancato anche tu ma adesso mollami!
Obbedisco così che possiamo rialzarci in piedi e Rei-chan si pulisce i vestiti dalle foglie secche.
- Allora, Nagisa-kun, come va con il museo?
- Be', è fantastico stare in un posto in cui ti pagano per controllare i documenti storici, anziché farti pagare, ma dopo un anno diventa tutto ripe... Ah! Da poco è arrivata una ceramica del periodo Jomon da una grotta sui monti Kiso che sembra sia stata lascia...
- Io, invece, mi sono portato avanti con i corsi di Fisica quantistica e le scoperte sono così tante da non lasciare tempo per organizzare dei programmi accademici che le insegnino.
- E invece, Misa-chan, cosa sta facendo? - gli chiedo, ricordandomi della sua ragazza.
- Sta lavorando a una nuova opera che dice sconvolgerà il mondo dell'ikebana. Ma non vuole rivelare i particolari nemmeno a me.
Mentre sta finendo la frase, sentiamo un rombo provenire dal mare.
- Ah, devono essere Rin e Gou. Avviciniamoci. - dice Rei-chan voltandosi verso la spiaggia.
- Ma dove sono Mako-chan e Haru-chan?
- Ah, sì. Non potevano allontanarsi dalla spiaggia ad aspettarti per un semplice motivo.
 
- Non gli è ancora passato? - chiedo, aspettandomi la risposta che mi viene data da Mako-chan.
- Mi sorprenderebbe se a un certo punto gli passasse. Certo che Gou poteva anche pensarci.
Haru-chan è legato in costume da bagno a uno sdraio che Mako-chan aveva evidentemente portato per quel motivo. Non appena arrivato in spiaggia, la sua incapacità di resistere al richiamo dell'acqua gli avrebbe impedito di salire in barca. Ma anche così bloccato sembra che sia piuttosto a suo agio: con una tavolozza poggiata su un bracciolo e un blocco da disegno sull'altro, è intento a dipingere con la sua solita calma.
Cerco di vedere cosa stia raffigurando, ma lui chiude velocemente il blocco senza preoccuparsi di rovinare il disegno.
- Perché non posso dare un'occhiata?! Che antipatico!
- Ve lo farò vedere quando sarà finito.
- Ecco, la barca sta attraccando. - indica Rei-chan la spiaggia dietro di me.
Mi volto per vederla. È una barca piuttosto modesta con una cabina e un aspetto piuttosto familiare.
- Aspettate... Ma non siamo già saliti su quella barca? - chiede Mako-chan.
Haru-chan risponde senza sollevare lo sguardo: - Sì. È la stessa con cui ci aveva accompagnati su un'isola deserta Sasabe-san.
- Eeeh? - è la mia reazione.
 
- Sì, me l'ha venduta a basso prezzo, visto che ormai non la usa più. - ci racconta Rin-chan una volta che lui e Mako-chan sono riusciti a portare lo sdraio a bordo. - In mare aperto l'allenamento è molto più intenso che in piscina. E le prossime olimpiadi si avvicinano.
- Kou, perché hai deciso di fare una gita in barca, visto che è un problema per ognuno di loro? - accenno a Rei-chan che sta prendendo una pillola per il mal di mare, ad Haru-chan che continua a pitturare e a Mako-chan, più teso del solito.
- Semplice: sapevo che stando in mezzo al mare avrei rivisto i muscoli di Haruka-senpai!
La guardiamo tutti con rassegnazione tranne il diretto interessato.
- Comunque sia, vi ho chiamati qui perché voglio il vostro parere su una preoccupazione che mi tormenta da qualche settimana.
- Razza di egoista, potevi chiamarci! Le persone hanno anche degli impegni, lo sai?! - la riprende il fratello ad alta voce.
- Calmati, Rin. Ci fa piacere essere tutti qui dopo tanto tempo. - lo rassicura Mako-chan. - Di cosa volevi parlarci, Kou?
- Ecco, io sto cercando un posto adatto a me, ma che sia un posto in cui studiare o un posto di lavoro, mi ritrovo un sacco di limiti che mi fanno sentire inadeguata. Come se quella scelta sia…
- ...quella di qualcun altro? - conclude Haru-chan senza sollevare gli occhi dal blocco.
- Sì, è proprio così.
- Ho capito. - Rei-chan si solleva gli occhiali sul naso. - Hai un disturbo evitante di personalità! La tua paura di essere giudicata perché hai un nome maschile, la tua scelta di diventare manager del nostro club per vedere ragazzi in costume dovuta alla paura di essere rifiutata da un ragazzo e la tua ossessione per le scelte fatte da Rin-senpai sono tutti dei validi sintomi.
I fratelli Matsuoka lo fissano adirati e Rin-chan si schiocca le nocche.
- Che cosa hai detto di mia sorella?!
- Ho...Ho preparato dei panini prima di partire. Qualcuno ha fame? - tenta Mako-chan aprendo il suo zaino.
- Io preferisco la mia torta di fragole! - esclamo iniziando a prenderla. - Buon appetito!
- Makoto. - Haru-chan lo guarda indicando il suo zaino.
- Sì, ho capito. Tu mangi solo sgombro. - dice lui andando a prendere le scatolette.
- Le categorie psicologiche sono solo un tentativo di impedire che ci siano persone diverse. - riprende la conversazione Haru-chan. - Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere quel che vuole.
- Ma se non si seguono certe regole, si viene rifiutati da chi le segue.
- E io cosa ho appena detto?! Smettila di vivere in un mondo tutto tuo! Seguire le norme, diventando normali, fa perdere il senso di libertà e lo fa sembrare pericoloso quando qualcuno ce l’ha ancora. - Haru-chan manda giù uno sgombro. - È per questo che sono legato qui.
- Però come possiamo stare in armonia tra di noi senza delle regole? - domando.
- Come se non potessimo capire da soli come fare. - ribatte lui.
- E che mi dici degli omicidi o di altri tipi di violenze nonostante le regole? - insiste Rei-chan.
- Proprio perché ci sono le regole, accumuliamo tanta frustrazione da doverla poi sfogare tutta assieme. - interviene Rin-chan. - Gli altri animali non uccidono per vendetta, perché non hanno conti in sospeso prolungati.
- Questa faccenda mi ricorda un saggio di Lev Tolstoj pubblicato all’inizio del Novecento che metteva in discussione il potere della corte russa, “Di chi è la colpa?”. - dice Mako-chan facendoci partecipi della sua conoscenza letteraria. - Ragionava sul fatto che tutti i suoi connazionali erano controllati da qualche migliaio di governanti tramite l’esercito, finanziato dalle tasse della popolazione. Quindi concludeva che i limiti imposti erano concessi proprio dal popolo, che è stato convinto ad averne bisogno.
- Immagino che all’inizio abbiano rinunciato all’autonomia decisionale perché faceva comodo lasciarle a qualcun altro. Codardi! - commenta Rin-chan.
- Se ho capito bene, ha detto che finché si è abituati alle regole, si avrà bisogno di regole per credere di essere al sicuro. - afferma Rei-chan. Io non ci sto capendo più niente.
- Ma se non possiamo regolarci finché non perdiamo le regole, nessuno sarà mai…
- Libero!
Haru-chan salta in alto tra le corde spezzate e si tuffa in mare.
- Haru! Torna qui! - grida Mako-chan.
- Ha usato i coperchi delle scatolette per fuggire! - capisce Rei-chan.
- Quello che avete detto è interessante, ma io come risolvo il mio problema? - chiede Gou-chan.
- Credo che dovrai scegliere se avere la tua vita o seguire delle regole che non esistono davvero per il bene di nessuno. In altre parole, devi imparare da me, sorellina.
Vedo che per terra c’è il blocco su cui dipingeva Haru-chan e lo raccolgo.
- Ehi, vediamo cosa stava disegnando.
Con i Matsuoka da una parte e Mako-chan e Rei-chan dall’altra, sfoglio le pagine fino ad arrivare a quella più macchiata di acquerello. Restiamo tutti a bocca aperta.
Sulla pagina è raffigurato lo stesso paesaggio in cui ci troviamo ora.
In primo piano, una farfalla sorvola la distesa d’acqua scura. In lontananza, un pinguino è in equilibrio sopra un’orca che si fa strada tra le onde. Più vicini, gareggiano uno squalo e un delfino.  
   
 
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