Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: ADH    01/01/2018    0 recensioni
Sei incolore solo se ti affidi esclusivamente al tuo punto di vista incolore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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-Potresti ripetermela?- 

Jin sospirò stanco della centesima volta in cui Jimin gli aveva chiesto di leggergli quella storia. Era breve e noiosa e non si capiva come mai piacesse così tanto al bambino, persino suo padre si stancava di leggergliela ogni santa sera. Una storia triste anche un po' stupida, come diavolo faceva a dormire beatamente dopo averla sentita? Jin avrebbe avuto tremendi incubi. 

Il biondo accontentò il figlio -Questa è l'ultima Jiminie- sospirò come per prendere fiato e iniziò la storia.

Era una giornata d'estate che sprizzava allegria in ogni angolo della città. Tutti erano felici, erano tutti allegri come bambini, e i bambini stessi erano un cumulo di energia con due gambe. Era tutto colorato ma, in mezzo a quella città piena di colori, c'era una persona che viveva in bianco e nero. Gli occhi, i capelli, la pelle e i vestiti erano completamente bianchi e neri: nessun'altro colore  era ammesso. Il ragazzo aveva provato mille e mille volte a indossare, o a cercare di creare del colore sulla sua persona, ma ogni volta i colori che voleva indossare o voleva assumere sparivano e si tramutavano in un grigio spento. Non ne capiva il motivo, sapeva solo che era nato in bianco e nero, sin da quando era un bambino provava e riprovava ad assumere colori, ma non ci riusciva. E mentre tutti in quella città godevano della loro estate eterna, dei loro colori e dei loro sorrisi, quel ragazzo veniva isolato e lasciato al freddo, solo perché era un ragazzo bianco e nero. Lo chiamavano Suga, questo nome derivava dal fatto che avesse la pelle bianca come lo zucchero. Suga continuava a vivere da solo, cercando in vano di darsi del colore, provò anche a dipingersi, ma il colore li si sciolse addosso con la prima pioggia. Crescendo Suga imparò che era impossibile per lui avere gli stessi colori che le altre persone possedevano, e viveva in bianco e nero la sua vita, con la sola compagnia di una nuvola che ogni tanto si divertiva a sormontargli il capo e a bagnarlo di pioggia fredda. Il ragazzo diventava sempre più incolore, mano a mano che passava il tempo, e sempre più isolato. Nessuno lo vedeva, era poco vistoso, e la gente ignorava la sua presenza come se neanche esistesse. Suga semplicemente se ne era fatta una ragione, ma ancora non accettava il fatto che gli altri potessero godere del calore dei colori, mentre lui doveva patire una vita al freddo del grigio. Sospirò rammaricato e si sedette su una panchina di un parco: invidiò i bambini nei loro completi gialli e verdi, blu e rosa, arancioni, viola. Detestò i loro occhi castani, celesti, nocciola e verdi e tutti i derivati di quei colori. Anche i loro genitori erano allo stesso modo detestabili, le loro mamme con il loro trucco e i loro padri con i loro abiti e la loro montatura per occhiali colorata. Il suo mondo grigio non poteva avere comparazioni, la felicità dell'essere colorati non era minimamente comparabile alla tristezza. Sospirò ancora e stava per andarsene, quando un artista di strada, dall'altra sponda dell'asfalto, si stava divertendo a dipingere un quadro. Era un ragazzo un po' più giovane e dall'aspetto scaltro. Era una persona creativa e gentile che si accorse subito della presenza di Suga, anch'egli si accorse subito di Jungkook. Lui fu un po' lasciato stupito da quanto i suoi colori fossero spenti, si avvicinò all'altro e sorrise. Suga non ricambiò il sorriso, stava per girarsi e abbandonarlo, quando il ragazzo lo prese per la spalla e lo costrinse a dargli attenzione. Jungkook tirò fuori un quadro che aveva dipinto da poco, come lui, i soli colori che vi erano presenti erano il bianco il nero, eppure il quadro era di una bellezza unica. Aveva raffigurato un bosco notturno colorato dai raggi bianchi di una luna piena e un lupo che si appisolava tra l'erba alta, che erano fili scuri e ombre sul pavimento. Lo stesso bianco che colorava le sue gote e lo stesso nero che tingeva i suoi occhi avevano creato un quadro unico e stupendo. Jungkook sorrise e a Suga brillarono gli occhi...

-Vorrei vederlo quel quadro...- la vocina di Jimin interruppe il racconto.

Jin sospirò, forse quella era la millesima volta che commentava allo stesso modo quel punto della storia, magari voleva che il suo adorato papà, abbastanza paziente da leggergli la stessa favola tutti i santi giorni, gli desse una risposta. 

-Magari potresti riprodurlo tu- fece Jin, che e accennò un gesto a Jimin per ammonirlo, non voleva essere interrotto. Jimin annuì e si sistemò meglio tra le lenzuola. 

...non poteva credere che tali e noiosi colori potessero creare qualcosa di così bello. Jungkook gli fece vedere altri quadri, tutti in bianco e nero, tutti uno più bello dell'altro. L'artista, che non aveva mai dipinto un essere umano nella sua carriera, chiese al ragazzo di posare per lui. Suga, che non aveva mai posato per nessuno, o meglio, a cui nessuno era mai interessato ritrarlo, arrossì e le sue guance, per la prima volta nella sua vita, assunsero un colore. Rosa pesca, su naso, guance e orecchie. Lui non poté vedere, ma il suo imbarazzo gli stava donando dei colori. L'artista condusse Suga su uno sgabello e gli chiese di sedersi, continuando a sorridergli. Suga si sedette senza fare troppe storie, e un po' in imbarazzo chinò il capo. Jungkook allora iniziò il suo lavoro, lo dipinse in un niente, ci mise esattamente dieci minuti. Quando Suga vide il quadro rimase di stucco, Jungkook gli disse "Io ti vedo così" mostrandogli una sua figura colorata. Aveva donato un colore menta ai suoi capelli corvini, i vestiti erano blu e verde acqua. Ogni minima parte di lui era colorata e allegra e, forse non se ne era neanche accorto, aveva sorriso mentre se stava in posa, perché la sua figura nella tela accennava un sorrisetto imbarazzato, e per la prima volta si accorse di quanto il suo sorriso possa trasmettere calore. Una cosa sola era rimasta bianca, ovvero la sua pelle, dello stesso bianco che lo aveva denominato Suga. Suga si trattenne dal piangere e abbracciò Jungkook. Suga realizzò che in realtà solo perché era in bianco e in nero non voleva dire che non sprigionava calore, la persona giusta vedrà in lui i colori che vorrà vedere, forse quello era il pregio di non averne nessuno. 

-Yeeeee- Jimin applaudì una volta che Jin finì di leggere la storia -Me la rileggi?-

A Jin scoppiò una risata sarcastica -Va a dormire- 

Dannato Namjoon e i suoi libri """""per bambini"""".  

   
 
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