Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    01/01/2018    0 recensioni
Due amici di infanzia, da sempre innamorati, ma costretti a separarsi. Allora giunse il momento in cui lui dovette fare una scelta, e dirle addio…. Ma non per sempre, sapeva che prima o poi si sarebbero sicuramente ritrovati. Perché quella era la loro promessa.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mokona, Sakura, Syaoran, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light of Restoration
 

 
«Che aria spettrale.»
Nel castello c’erano corridoi che sembravano allungarsi all’infinito, tetri nonostante accanto alle pareti fossero affissi dei candelabri, i quali facevano un poco di luce con fiamme azzurrognole. In alto, accanto alle finestre polverose e infrante, intravidi quelli che mi sembravano essere i rosoni di una cattedrale.
Non c’era assolutamente nessuno, eppure sentivo che qualcosa era lì insieme a noi. Si udì un clangore dietro di noi e, in automatico, mi feci più vicina a Shaoran.
«Umani! Come osate entrare nel castello!», tuonò una voce profonda, bassa, possente.
La terrà tremò, come se ci fosse un terremoto, il pavimento vibrò e cominciò a sgretolarsi sotto i nostri piedi. Shaoran mi tenne stretta correndo via di lì, mentre vedevo il suolo squarciarsi, in una caduta che sembrava non avere fine. Provammo a rifugiarci in una stanza, ma prima che riuscissi ad entrare mi ritrovai nel vuoto. Shaoran mi afferrò prontamente il braccio e mi diede uno strattone, tirandomi su. Finii su di lui e il brontolio della terra si quietò.
«Stai bene?»
«Grazie a te, sì.»
Gli sorrisi grata e solo allora mi accorsi di quanto fossero vicini i nostri volti.
«Restiamo così…»
«Precisamente i miei pensieri…», sorrise e mi resi conto solo allora di averlo detto ad alta voce. Appoggiò una mano sulla mia testa e la accompagnò sul suo petto, stringendomi a sé. «Sono così sollevato che tu non sia ferita.»
Sprofondai col viso arrossato contro la sua maglia. Il mio cuore faceva così tanto rumore, mi auguravo che lui non riuscisse a sentirlo.
Dopo un po’ allentò la presa e io compresi. Non era né il momento né il luogo adatto per certe smancerie.
Ipotizzammo entrambi che potessero esserci diverse trappole nel castello, per cui procedemmo con maggiore cautela. Giungemmo in dei sotterranei, dove l’aria si faceva sempre più calda, sempre più afosa.
«Shaoran, non senti una certa pesantezza?»
Quasi non conclusi la frase che grosse fiamme ci sbarrarono il cammino, innalzandosi come una muraglia. Shaoran mi si pose davanti e nello stesso istante una voce ci ammonì di non fare un altro passo. Ero sicura di non averla mai sentita prima, eppure mi sembrava così… conosciuta.
Le fiamme crepitanti dipartirono come tanti piccoli vortici e per scansarli finimmo nuovamente a terra. Rotolammo fino ad una parete, poi provai con la magia.
«O sacra acqua, proteggici con uno scudo! Scutum aqua!»
Fummo avvolti da una sfera d’acqua proprio mentre venivano scoccate frecce di fuoco, ma non appena queste si avvicinarono svanirono con uno sfrigolio. Le fiamme divennero fumo che presto si diradò e, quando sciolsi l’incantesimo, attraverso esso ne emerse una persona. Era un uomo dai capelli argentei e gli occhi dello stesso colore, il quale sembrava essere poco più grande di noi. Era avvolto in un ampio abito con un cappuccio e tra le mani aveva un lungo bastone, terminante con due ali e una mezza luna. Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, e lui mi guardò intensamente negli occhi. Sembrava quasi che mi stesse leggendo la mente. Poi spalancò la bocca, esclamando: «Non può essere!»
Ci fece cenno di seguirlo e io e Shaoran ci rivolgemmo una breve occhiata interrogativa.
Restammo a debita distanza – non eravamo ancora sicuri di poterci fidare – e Shaoran ne approfittò per complimentarsi. Ero riuscita a recitare un altro incantesimo senza commettere errori.
«Non è misterioso? Da quando siamo nel Mondo delle Fate sembra quasi che il tuo potere sia aumentato.»
«Hai ragione…», riflettei. «Forse è perché mi sono decisa a diventare più forte, per essere anche io in grado di proteggere te. Perché anche se tu non hai più i poteri cerchi di fare di tutto per me. Anche se sei sempre avventato, io…» Ingoiai quello che stavo per pronunciare.
“Non è il momento.”, mi ammonii.
«Cosa?»
«Niente.»
«Eh? Mi hai incuriosito.»
«Niente.», ripetei, guardando davanti a me.
Il corridoio finì e ci fermammo davanti ad un’immensa porta, le cui pareti laterali erano ricoperte di muschio, gli archi e le colonne davano l’impressione di crollare da un momento all’altro, gli stendardi erano strappati e sembravano come inceneriti. Mi chiesi cosa fosse successo per rendere un luogo tanto bello così… marcio.
Lo sconosciuto ci osservò in silenzio per un po’, poi aprì la porta. Io e Shaoran ci prendemmo per mano, infondendoci coraggio a vicenda.
La porta emise un cigolio stridulo e quando entrammo ci ritrovammo in una sala spaziosa, con veli stracciati, al di là dei quali intravedevo una figura alata. Ma era completamente in ombra.
«Chi va là?», chiese una voce insensibile.
Il mio cuore batté più forte a quel suono glaciale. Delle lacrime mi si formarono agli angoli degli occhi, una straripò. La toccai asciugandola, sorprendendomi. Mi sentivo così triste. Perché?
Shaoran si inginocchiò riverentemente e io lo imitai, senza neppure sapere più cosa stessi facendo.
«Ci dispiace per esserci introdotti nel vostro castello senza il vostro consenso.»
«La vostra risoluzione deve essere molto forte per farvi venire fin qui a creare scompiglio.», commentò quella voce atona.
«Vi chiedo di ascoltare quello che abbiamo da dire.»
«Non ho alcuna intenzione di stare a sentire le futili lamentele di voi umani.»
«Ve lo chiedo per favore. È nel vostro interesse. Riguarda una cosa che è molto importante per voi. Avete perso qualcosa, non è così?»
«Qualcosa? Ho perso tutto. Mi è stato portato via tutto ciò che possedevo.»
Shaoran sembrò turbato da quella risposta, che disorientava persino me. C’era come uno scampanellio che risuonava nella mia mente, ma non capivo cosa cercava di dirmi.
«Una di queste cose è questo fiore?», domandò mostrandolo.
Il re chiese all’uomo che ci aveva attaccato, il cui nome era Yukito, di portarglielo. Lo prese dalle mani di Shaoran e lo portò al sovrano. Attendemmo qualche secondo, ma poi una potente raffica di vento quasi ci spazzò via.
«Ladro!», lo accusò.
«No, io-»
«Non voglio assolutamente sentire futili scuse!»
L’aria attorno a noi si riempì di elettricità, quella sofferenza indefinibile non fece che acuirsi. Mi portai una mano al cuore, dolente.
«L’ho trovato per caso. È stato un incidente, non avevo la minima idea di cosa fosse.», provò a giustificarsi Shaoran, proteggendosi con le braccia dal vento.
«Bugiardo!»
«Dovete credermi, è la verità!»
Usai tutte le mie forze per rimettermi in piedi, lottando a mia volta contro quella bufera, gridando: «Basta!» E mi riferivo a tutto. Alla rabbia, al dolore, a tutta quella pena. «Se fosse stato davvero lui il ladro non l’avrebbe di certo riportato indietro! E poi Shaoran ha pagato con i suoi poteri! Sta soltanto cercando di riaverli indietro! Pensando che il motivo risiedesse nel fiore ha deciso di affrontare i pericoli del mondo delle fate e venire fin qui per restituirvelo! Non può mostrare un minimo di comprensione?!»
«Sakura…»
«Mocciosa umana, come osi rivolgerti così a me?!»
«Sire, aspettate.» Yukito disse qualcosa al re che lo fece scattare immediatamente in piedi e avanzare con irruenza nella nostra direzione. Una luce proruppe dalle sue grossi ali verso il petto di Shaoran, trafiggendolo.
«Shaoran!», gridai terrorizzata.
«Sto-sto bene…» Alzò una mano, ma sia il suo tono che il suo viso mi sembravano agonizzanti.
Non appena la luce svanì mi avvicinai a lui, alla ricerca di ferite. Tuttavia non ce n’era nessuna.
«Non hai rubato il fiore…», sussurrò il sovrano, la sua voce pian piano riacquisiva vita. Il mio cuore accelerò nuovamente a quel suono familiare.
Alzai la testa e lo trovai in piedi dinanzi a noi. Sembrava avere la stessa età di Yukito. Fissai i suoi occhi neri come la pece, incorniciati da ciocche di capelli corvini separate da fasce di stoffa con intarsi dorati. Il suo abito era ampio, pieno di fregi, nero, con decorazioni di un blu acceso che mi sembravano così note…. Mi sorrise gentilmente. Il suo sguardo si sciolse come se prima indossasse una maschera di cera, le sue iridi si liquefecero nella speranza.
«Sakura.», mi chiamò, come se avesse un groppo in gola. «Principessa…»
Allargò le braccia e le avvolse intorno a me in un tenero, caldo abbraccio.
Spalancai gli occhi e, stando a contatto col re, riaffiorarono nuovi ricordi.
«Principessa, dobbiamo tenerti al sicuro.», sussurrò una voce femminile. Iridi smeraldo. Lunghi capelli ondulati.
“Mamma….”
«Il tuo fiore è stato rubato, ma non devi preoccuparti. Lo riporteremo indietro.»
Un uomo dallo sguardo gentile e puro, come acqua cristallina.
“Papà….”
«Padre, cosa diamine sta succedendo?»
Riconobbi il re, ma era più bambino. Touya… E c’era anche Yukito, il futuro Gran Sacerdote….
«Qualcuno vuole rapirla. Dobbiamo necessariamente lasciarla nel mondo degli umani, lì sarà al sicuro.»
«Non preoccuparti, principessa. Andrà tutto bene. Lì c’è qualcuno che ti proteggerà. Ricordati che ti vogliamo bene. Ricordati che la magia scorre in te e che quando arriverà il momento troverai la chiave nel tuo cuore. Ti vogliamo bene.», ripeté mia madre più volte. Poi divenne tutto nero e mi ritrovai nuovamente tra le braccia del re.
«Touya…», mormorai con voce spezzata. «Che cosa significa? I miei ricordi erano tutti una menzogna?»
«Li avevamo cancellati per proteggerti.», mi spiegò, carezzandomi.
Mi strinsi a lui, piangendo come una bambina. Mi sentivo così persa. I miei genitori non erano i miei genitori. Io ero la figlia del Re e della Regina delle Fate.
«Umano, mi hai riportato la mia sorellina. Per questo, ti sono grato.»
Ricordai Shaoran e lo guardai, trovandolo sconvolto. Sicuramente non ci stava capendo più niente.
Mi asciugai le lacrime, guardandomi intorno.
«Che cos’è successo? Dove sono i nostri genitori?»
Nessuno dei due mi rispose, ma dai loro sguardi pieni di tristezza compresi. Di nuovo. Li avevo perduti di nuovo. Mi morsi le labbra per trattenermi dal gridare dal dolore.
«Vi spiegheremo tutto.», esordì Yukito.
Abbracciai di nuovo Touya, poi strinsi tra le braccia anche Yukito.
«Bentornata a casa.», sussurrò questi accanto al mio orecchio.
«Quando eravamo bambini il fiore sparì improvvisamente.», cominciò a spiegare Touya. «Era la fonte del potere di Sakura, ma una volta strappato dal suolo del nostro Giardino diveniva un fiore come gli altri. A quel punto Sakura fu quasi rapita e riuscimmo ad evitarlo per poco.» Si rivolse direttamente a me, guardandomi tristemente. «I nostri genitori presero la difficile decisione di cancellarti la memoria, creare falsi ricordi e farti crescere con un potente mago nel mondo degli umani. In seguito ci furono diversi disordini, l’equilibrio degli elementi era stato spezzato e se il fiore fosse appassito lo sarebbe stato il mondo stesso. I nostri genitori cercarono il ladro in lungo e in largo, viaggiando in diversi mondi. Trascorsero anni, io intanto avevo ottenuto la reggenza del Regno, ma non fecero più ritorno come prima.» Il suo tono si incupì, il viso di Yukito si adombrò.
Sentii cedermi le forze e Shaoran subito mi affiancò, preoccupato per me. Potevo immaginare tutto quello che gli stava passando per la testa. Erano i miei stessi pensieri. Tutto era cominciato allora. Tutto aveva avuto inizio con un fiore. Mi toccai le scapole, lì dove in passato si dispiegavano le mie ali. Mi concentrai su questo dettaglio, per non pensare alla perdita.
«Le mie ali…. Non torneranno più?»
«Torneranno, quando avremo rimesso il fiore al suo posto.», annuì mio fratello. Si voltò poi verso Shaoran, guardandolo con sospetto. «Qual è il tuo rapporto con Sakura?»
Ci rivolgemmo un’occhiata e risposi io per lui.
«È un mio caro amico d’infanzia.»
«Mmh?» Assottigliò gli occhi, guardandolo con sfida. «Ragazzo, se vuoi riavere la tua magia ti basterà pronunciare il mio nome. E non quello di famiglia, quello con cui il mondo mi conosce.»
Shaoran ci pensò e, parlando tra sé, disse che c’erano ben 10080 canzoni contenenti i nomi delle fate, ma per cantarle tutte ci sarebbero voluti tre giorni. Forse capii di quale si trattasse e stavo per rivelarglielo, ma lui mi anticipò guardando mio fratello con determinazione. «Oberon.»
Lui gli rivolse soltanto un «Tsk.», mentre Yukito sorrise, annuendo.
Non appena pronunciò il suo nome il corpo di Shaoran cominciò a brillare, fluttuando nell’aria. Non appena la luce scomparve e riatterrò sul pavimento mi guardò incredulo.
«La sento…. La mia magia…. La sento scorrere in me….»
Emozionata mi lanciai su di lui, facendolo cadere a terra.
«Ce l’abbiamo fatta!»
«Hey, Sakura!», mi rimproverò Touya, ma entrambi lo ignorammo.
«Grazie.», mi sorrise.
Percepii Touya irritarsi sempre di più e Yukito cercare di pacificarlo. Avevo dimenticato quanto fosse divertente punzecchiarlo.
«Moccioso, sappi che ora ti metterò alla prova.»
«Ancora?», sbuffai, rivolgendogli un’occhiataccia. «Si chiama Shaoran.»
«Quel che sia. Vediamo se riesci a riportare in vita il giardino.»
«Come posso farlo?»
«Basta che dissolvi l’incantesimo che preserva il fiore.», gli spiegò Yukito, incamminandosi per mostrarci dove andare. Più o meno avevo un vago ricordo sul dove si trovasse. Se non mi sbagliavo doveva essere al centro del castello, in un sotterraneo cui si accedeva tramite un passaggio segreto. Una volta che fummo lì, tuttavia, mi si spezzò il cuore. I candidi fiori erano tutti flosci, come piegati in una posa di sofferenza. Non era rimasto più nulla del loro splendore.
«Prego.», lo fece passare Yukito.
Shaoran annuì, prendendo un respiro per raccogliere aria. Poi cominciò a cantare. Attraverso la sua voce giunse una sinfonia di vita e rinascita, che mi pacificò immediatamente.
«Moal amani erukamu nisuigu suento rumen. Akura ate riwede surofu tiresureoku…»
Ascoltando il suo canto i fiori appassiti riacquisirono luce e brillarono dei colori dell’arcobaleno; anche il mio fiore fu avviluppato in una luce colorata e fluttuò via dalle mie mani fino a radicarsi al suo posto, al centro, divenendo sempre più grande mentre la sua corolla rifioriva. Al contempo sentii un pizzicore alle spalle e mi ritrovai sollevata a mia volta in aria. Chiusi gli occhi, beandomi della voce di Shaoran e della calda sensazione che mi abbracciava. Mi chiusi su di me e, quando ritornai a terra, guardai con nostalgia le mie immense ali bianche.
Appena Shaoran finì di cantare si voltò a guardarmi, come se fossi la creatura più bella che avesse mai visto.
«È finita.», sospirò esausto, ma al contempo come rinvigorito.
«Sì.»
«È tutto merito tuo. Grazie.»
«Ti sbagli. È soprattutto grazie alla tua forza di volontà e al tuo coraggio che ce l’abbiamo fatta.»
«Non vincerò mai contro di te, vero?», rise.
Scossi la testa, divertita.
Si alzò una leggera brezza e l’aria che ci circondava si illuminò. Era la luce della vita.



Angolino autrice:
Auguro a tutti un buon 2018! Spero che quest'anno sia cominciato bene per tutti! ^w^ 
So che non aggiornavo da tanto, per cui ho pensato che fosse bene riprendere quanto prima e, dato che oggi sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo, eccomi qui! Spero davvero che questa storia sia di vostro gradimento :3 e non vi preoccupate, manca davvero poco! 
Un bacione e ancora tanti auguri!
Steffirah 
  
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