Oltre ciò che gli occhi vedono
{ Un intero universo si staglia dentro la mente umana }
Prologo
Si
svegliò con l'insistente rumore della sveglia che suonava Burn
it
down dei Linkin Park e, se non fosse partita dal suo
cellulare,
era certa che l'avrebbe scaraventata a terra senza alcuna esitazione
pur di farla smettere e poter tornare a dormire, cullata dal
piacevole tepore delle coperte, ma purtroppo non poteva e
quell'affare infernale non si fermava e continuava imperterrito a
suonare quella che una volta era stata una delle sue canzoni
preferite, ma che adesso era diventata un supplizio bello e buono per
le sue orecchie. Si tirò su scostando le coperte di un
pallido rosa
ed osservò l'ambiente intorno con gli occhi appannati dal
sonno e
dalla miopia.
Yumemori Akemi aveva venti anni e non era mai stata
un ragazza di spiccata bellezza. Aveva i capelli castani, lisci come
fili d'erba, tenuti lunghi fin sopra al fondoschiena, e questa loro
lunghezza li faceva ricadere sempre senza un minimo di volume sul suo
viso tondeggiante e dalle guance rosee. Il resto della sua pelle era
pallida, come se il sole non fosse mai riuscito a raggiungerla per
darle un colorito un po' più vivo ed il suo fisico era di
corporatura normale, con solo un po' di pancia dovuta all'estrema
golosità che l'aveva sempre accompagnata fin da bambina, ma
che
rimaneva tonico su braccia e gambe grazie alle giornate passate in
palestra. Luogo
da lei odiato a
causa della sua pigrizia, ma dove il desiderio di essere forte ed in
grado di buttare a terra con una sola mossa chiunque osasse
attaccarla l'aveva portata ad iscrivercisi per fare pesistica ed
aggiungere qualche muscolo in più per rendere le sue basi di
karate,
sport che aveva praticato fino all'anno precedente, più
efficaci.
I
suoi occhi erano verdi, ma cambiavano di sfumatura, scurendosi o
schiarendosi, in base all'intensità della luce presente
nell'ambiente circostante, proprio come faceva il suo atteggiamento
in base alle persone con cui si trovava ad interagire. Erano
dei
begl'occhi quelli, glielo si doveva concedere, che sembrava
guardassero il mondo con lo sguardo curioso e fantasioso di un
bambino durante le sue prime scoperte, analizzandolo in ogni
particolare con innata sensibilità e stupendosi per ogni
piccola
cosa senza eguali, come se il
fanciullino di
cui
Pascoli parlava, in lei fosse più spiccato che mai, ma essi
erano
anche resi più piccoli della norma e forse un po' meno
piacevoli a
causa degli occhiali da vista che doveva portare perennemente se
voleva vedere più in là del suo naso, occhiali
che si trovavano, in
quel momento, sul comodino bianco neve accanto al letto, vicino
all'iPhone che ancora intonava la canzone che l'aveva fatta
svegliare. Li prese, raccattando anche la pezza che usava per pulirli
e poi se li mise su quel naso a patata che si ritrovava, riuscendo
finalmente a focalizzare ciò che aveva intorno. Portare gli
occhiali
non le era mai dispiaciuto più di tanto, inoltre la
montatura che
aveva scelto, grande, nera e lucida, le piaceva, però a
volte non
poter vedere chiaramente il mondo che la circondava senza di essi
l'intristiva un poco, perché sembrava che questa situazione
volesse
ricordarle che non poteva vivere senza essere dipendente da
qualcosa.
Posò
i
piedi sul parquet e finalmente si alzò pronta ad andare in
bagno per
farsi una doccia veloce prima di fare colazione. Quel giorno
sarebbero ricominciati i corsi della sua università e, anche
se era
il suo secondo anno, le emozioni che provava, un misto di ansia ed
entusiasmo, erano forti quasi quanto il suo primo vero giorno
lì.
Akemi frequentava l'università di filosofia e storia in
quella città dove non era nata e condivideva un appartamento
con due
sue vecchie compagne di liceo che avevano deciso con lei di
trasferirsi lì per seguire i loro studi. Seppur le fosse
sempre
piaciuto stare da sola, quella convivenza non le dispiaceva affatto,
le due erano sue care amiche, le uniche con cui aveva mantenuto un
rapporto stretto per tutto il periodo delle medie e delle superiori
ed anche le uniche a cui il suo carattere introverso e perennemente
sulle nuvole sembrava andar bene anche se le loro
personalità erano
praticamente l'opposto.
Dopo
essere uscita dalla doccia ed essersi infilata in una semplice felpa
color terra bruciata ed un paio di skinny jeans, perché non
aveva
alcuna voglia di vestirsi in modo più curato di mattina,
entrò in
cucina e lì vide le sue due coinquiline, sedute sul tavolo
in legno,
già intente a fare colazione.
-Buongiorno Yume-chan- la salutò
una di esse con il sorriso caldo e gentile che da sempre sfoggiava
come il più bello dei gioielli, il vestito color pastello ad
avvolgerle la vita sottile e ad enfatizzarle il seno. Ella aveva la
pelle lievemente abbronzata, con le gote arrossate naturalmente di
rosa, e con gli occhi, due pozze color cioccolato, tonde, grandi e
luminose, a rendere il suo viso ancora più bambinesco di
quel che
già era, accentuando la dolcezza che aveva nell'animo ma
nascondendo
quella forza e quella determinazione fuori dal comune che la spingeva
sempre a dare il massimo per raggiungere i suoi obbiettivi. I capelli
erano anch'essi castani, lunghi fino alle spalle e con due ciocche
più lunghe sul davanti, e le contornavano il viso paffuto in
un modo
così grazioso che più che una bambina forse
sembrava una vera e
propria bambola, talmente fragile da poterla rompere con un solo
tocco di troppo. La realtà era che fragile non lo era per
niente,
questo Akemi lo sapeva, ma il suo aspetto e l'atteggiamento mite ed
amabile non facevano altro che celarlo. Uraraka Ochako, così
si
chiamava, le spostò la sedia accanto a lei per farla sedere
ed Akemi
la risalutò con un "'giorno" detto sbadigliando ed un
sorriso un po' stanco.
Dall'altra parte del tavolo, Hagakure
Tooru, si alzò allegramente dalla sedia per darle il
buongiorno
abbracciandola, trascinando Akemi in tutta la sua vitalità e
facendola svegliare un po'. Hagakure, parlando prettamente di aspetto
fisico, era l'esatto opposto delle sue coinquiline: aveva infatti i
capelli di un biondo chiarissimo che le circondavano il visetto
vivace con delle leggere onde, lunghe fin sotto le spalle, e gli
occhi di un tenue azzurro chiaro, quasi trasparente, come a far
intendere che tutto ciò che le passava per la testa e per il
cuore
si potesse leggere limpidamente in essi come se ci si stesse trovando
davanti ad un libro aperto. La sua pelle aveva un pallore quasi
spettrale, tanto da fare concorrenza alla stessa Akemi, e la faceva
sembrare quasi invisibile e, nonostante la sua personalità
frizzante
e perennemente entusiasta, riusciva sempre a passare inosservata agli
occhi degli altri, come se, per qualche strana ragione, invisibile lo
fosse per davvero. Forse era per il desiderio di essere notata dal
resto del mondo che i suoi vestiti avevano sempre tonalità
brillanti, in contrasto con l'evanescenza dei suoi colori naturali,
come la maglietta bianca con le maniche color rubino che indossava
adesso, accompagnata da collant a righe dei medesimi colori e la
gonna di jeans blu scuro.
-Pronte per un nuovo anno di studio e
lavoro?- chiese la bionda pimpante, tornando a sedere al suo posto
per finire di mangiare le sue brioche alla vaniglia.
-Come no-
soffio sarcastica Akemi, prendendo una fetta di pane ed iniziando a
spalmarci sopra della Nutella. -L'idea di tornare a frequentare le
lezioni mi piace, ma se penso che dovrò passare interi
pomeriggi sui
libri invece di leggere o scrivere o guardare Anime mi butterei dalla
finestra- aggiunse per poi addentare il pane. Effettivamente Akemi
non aveva mai amato studiare, le piaceva sapere le cose, fare
ricerche, avere un minimo di cultura, quello sì,
specialmente se si
trattava di filosofia o letteratura, ma memorizzarle no, quello
proprio non le piaceva anche perché ci metteva un sacco di
tempo e
finiva per scordarsi la maggior parte dei concetti in un lampo,
rendendo vano qualsiasi sacrificio fatto.
-Almeno tu non devi
anche lavorare- disse Uraraka, la voce sempre gentile, passando alla
castana una tazza rosa confetto con dentro il suo cappuccino. Non che
le dispiacesse lavorare, fare la cameriera in quel bar ad un quarto
d'ora di pullman di distanza dal loro appartamento le piaceva,
nonostante lo dovessere fare più che altro per non pesare
economicamente sui suoi genitori, dopotutto lì poteva
conoscere
gente nuova e scambiare un paio di chiacchiere con chiunque avesse
voglia, ma doveva ammettere che questo aveva però anche
delle
ripercussioni sui suoi studi.
-Io non vedo l'ora di ricominciare,
poi il professor Yamada è davvero fantastico, fa morire dal
ridere
anche quando spiega, vero Ochako?- affermò Hagakure per poi
rivolgersi ad Uraraka.
-Sì infatti, fa sembrare lo studio quasi
divertente- rise finendo la sua fetta di pane e marmellata.
Akemi
le guardò poi scherzare su una vecchia battuta di quello che
era
ormai diventato il loro professore preferito, rimanendo in silenzio a
bersi il suo cappuccino, e pensò che l'università
che si erano
scelte fosse veramente adatta a due personalità come le
loro, sempre
allegre e vogliose di parlare con qualsiasi essere vivente dotato di
respiro. Sia Uraraka che Hagakure frequentavano, infatti,
l'univeristà di scienze della comunicazione, situata vicino
al bar
dove Uraraka aveva trovato lavoro, e sembravano trovarsi veramente
bene lì, sia con le materie sia con i professori.
-Va bene
ragazze, io devo andare altrimenti faccio tardi. Ci vediamo questa
sera!- le salutò Akemi alzandosi dal tavolo dopo aver
guardato l'ora
sul grande orologio appeso sopra al frigo che segnava le otto e
mezza. Le due la salutarono a loro volta mentre la ragazza raccattava
in fretta il suo zaino grigio con attaccato un portachiavi di stoffa
a forma di bruco verde e si infilava la sua giacca di un caldo
marrone, la grande sciarpa rossa e gli anfibi neri.
Quando
si trovò sul marciapiede ricoperto da alcune foglie secche,
si rese
conto che faceva davvero freddo, quella mattina, ma dato che nella
zona in cui si trovavano già dall'inizio di Settembre le
temperature
iniziavano ad abbassarsi notevolmente non era strano che l'aria
mattutina fosse particolarmente rigida. Ad Akemi non dispiaceva tutto
quel freddo, era sempre stata più una ragazza da inverno che
da
estate ed aveva deciso di andare a frequentare l'università
lì
anche per questo, oltre per il fatto che fosse una delle migliori in
assoluto, con insegnanti preparatissimi non solo sulle materie
proprie dell'università, che erano appunto la filosofia e la
storia,
ma anche sulla letteratura, locale e straniera, che, grazie ad uno
dei migliori professori in circolazione, Aizawa Shouta, veniva
insegnata come se si stesse frequentando un'università di
lettere ed
aveva anche la stessa importanza. Lo studio in quel modo risultava
molto più pesante, era vero, ma infondo le andava bene
così.
Intanto, mentre cercava di districare i suoi auricolari per
ascoltare un po' di musica, sentì una voce maschile
chiamarla alle
sue spalle. -Yume-chan!- aveva urlato con allegria e allora lei si
era voltata, lasciando perdere le cuffiette, trovando un cespuglio di
capelli neri e due grandi e lucidi occhi verde bosco che le venivano
incontro in tutta fretta. Midoriya Izuku, imbacuccato nel giubbotto
grigio e nella sciarpa dello stesso color verde scuro dei suoi occhi,
le sorrise gioviale da lontano, con quel sorriso a trentadue denti
che sapeva fare solo lui, ed arrestò la sua corsa solo
quando le si
trovò davanti, aggiustando poi il grande zaino che aveva in
spalla e
che stava per cadergli e dando il tempo ad Akemi di pensare che il
ragazzo che l'anno scorso non riusciva nemmeno a parlarle tanto
provasse imbarazzo nel rivolgere la parola ad una ragazza, ora era
cambiato notevolmente, diventando molto più aperto.
Dopo aver
ripreso anche un po' di fiato, lui le rivolse un caloroso buongiorno,
puntando i suoi occhioni in quelli di lei mentre il sole mattutino
gli illuminava dolcemente la pelle rosea, quasi come se volesse
carezzargliela con amore, e le lentiggini gli puntellavano le gote
donandogli un'aria talmente adorabile che Akemi dovette trattenere
l'impulso di abbracciarlo.
-Ehi, Mido, dormito bene?- gli chiese
sorridendogli a sua volta ed iniziando a camminare insieme a lui
verso l'università.
-Non ho dormito molto, in realtà, ero troppo
emozionato all'idea di ritornare, non mi sono ancora abituato
all'università nonostante sia passato un anno, poi non
vedevo l'ora
di riascoltare le lezioni di storia del professor Toshinori, lui
è
davvero bravissimo, mi fa amare ancora di più questa
materia--
iniziò a sproloquiare come era solito fare quando era
nervoso,
gesticolando con quelle sue mani piccole e piene di cicatrici, dovute
agli allenamenti di boxe che aveva preso durante le superiori e che
non accennavano ad abbandonarlo. Ad Akemi sembrava veramente buffo
quando faceva in quel modo, un bambino troppo cresciuto che era alto
più o meno quanto lei e che non faceva altro che sprizzare
tenerezza
da tutti i pori. Se fosse stato etero lo avrebbe visto benissimo
insieme ad Uraraka, avrebbero sicuramente vinto il premio di coppia
più dolce al mondo senza problemi, ma etero non lo era ed
Akemi
cercava ancora qualcuno di adatto con cui poterlo accoppiare, essendo
lei perdutamente innamorata dell’amore e delle coppiette
felici e
ricercando questo sentimento in ogni persona che le si parava
davanti. -Oh guarda c'è Todoroki!- terminò il suo
monologo
indicando un punto davanti a sé dove si trovava il
sopracitato
Todoroki Shouto, elegante come sempre nella lunga giacca scura e
nella sciarpa blu notte. Akemi ebbe un tuffo al cuore vedendolo ed
arrossì un poco, ma Midoriya non se ne accorse tanto era
preso
dall'andare incontro, sorridendo, anche a lui.
-Buongiorno
Midoriya- lo salutò lui con un lieve sorriso, i capelli da
un lato
bianchi e dall'altro rossi ad enfatizzare la chiarezza della sua
pelle, che sembrava splendere di luce propria grazie a quel tiepido
sole che quella mattina sembrava puntare i suoi raggi sulle persone
per renderle ancora più belle di quel che erano. Dopo aver
salutato
il più piccolo, puntò i suoi occhi eterocromi,
uno grigio tempesta
che sotto ai ciuffi candidi gli donava una freddezza innaturale e
l'altro azzurro cielo che sotto a quelli vermigli, invece, lo rendeva
un po' più vivace, verso Akemi che, dal canto suo, lo
salutò con un
cenno della mano ed un semplice "giorno", nascondendo
l'imbarazzo che provava stando vicino alla persona che le piaceva
segretamente dall'anno precedente.
Ricominciarono a camminare
tutti e tre insieme ed Akemi, mentre i due ragazzi davanti a lei
parlottavano di storia tra loro, sorridendosi compiaciuti da
quell'interesse comune che li aveva fatti entrare subito in
confidenza l'anno precedente, si estraniò dalla
realtà entrando
nella sua mente, straripante delle immagini eteree di Todoroki.
Lui, la pelle di neve e lo sguardo di ghiaccio, a nascondere il vivido fuoco che divampava dentro il suo animo e che sembrava poter venire alla luce solo da quella parte dei suoi capelli che aveva deciso di tingere di rosso, come marchio indelebile di quello che suo padre era stato e avrebbe voluto che lui fosse, come a voler accentuare la bruciatura che incorniciava il suo occhio azzurro, inflittagli da sua madre nell'esasperante tentativo di non far diventare il proprio figlio come l'uomo che un tempo aveva amato ma che poi aveva iniziato a disprezzare solamente.
Midoriya,
dando un'occhiata alle sue spalle mentre continuava il discorso
appena intrapreso con Todoroki, notò gli occhi persi di
Akemi che,
ad occhio estraneo, potevano sembrare semplicemente puntati
sull'asfalto con fare timido, ma che lui, ormai, aveva imparato a
conoscere e ad interpretare come chiusura al mondo esterno ed inizio
di un viaggio immaginario per chissà dove.
-Yume-chan? Sei di
nuovo in un pianeta diverso dal nostro- affermò fermando il
suo
passo e sventolandole una mano davanti al viso, per attirare la sua
attenzione. Lei si ridestò all'istante, sbattendo un paio di
volte
le palpebre confusa, e poi guardò i suoi due amici con
sguardo
imbarazzato. Il fatto era che non poteva farci niente. C'era una voce
dentro la sua testa. Non era sintomo di pazzia, sia chiaro,
né di un
qualche segno di possessione, essa, semplicemente, era apparsa una
volta che lei aveva iniziato a scrivere, a mettere su carta tutto
quello che vedeva, sentiva, provava ed immaginava e, da quel momento,
qualsiasi cosa, faceva partire quella voce che iniziava a narrare,
come se stesse scrivendo quelle cose su un foglio, imprimendo quelle
parole con inchiostro nero per renderle indelebili nel tempo, ma,
quelle parole, in realtà, si imprimevano nella sua anima,
non su
fogli o altri tipi di superfici, e le rimanevano incastrate nelle
viscere, nei pensieri, rendendosi indelebili nel suo essere. Solo
quando tornava a casa, nella sua stanza che più di una
semplice
stanza era la trasposizione concreta di ciò che era e
ciò che
avrebbe voluto essere, o quando si trovava nel bel mezzo di una
lezione di storia, o tra i tavoli della biblioteca ed il profumo dei
libri, quelle parole si imprimevano veramente su un foglio.
Alcune
avevano assunto un significato ed una posizione diversa, altre erano
rimaste bloccate nel suo inconscio, e allora Akemi se ne dispiaceva,
consapevole di non riuscire più a recuperarle, altre ancora
erano
rimaste le stesse già narrate da quella voce ed impresse su
carta
sembravano finalmente aver raggiunto lo scopo per il quale erano
state create.
Akemi, però, non le scriveva su semplici fogli,
sarebbe stato come un sacrilegio farlo tanto quelle erano importanti
per lei, ma le scriveva dentro un piccolo quaderno ad anelli,
comprato appositamente per racchiuderle e custodirle, e tenuto con
una cura quasi maniacale, perché quel quaderno non
racchiudeva solo
parole, quel quaderno racchiudeva lei e la sua anima.
-Scusate-
rispose mettendo su un sorriso e grattandosi una guancia con
l'indice, colta in fragrante mentre, come al solito, un nuovo
pensiero era uscito fuori dal nulla e l'aveva fatta immergere in
sé
stessa. Pensiero che, si appuntò mentalmente, avrebbe dovuto
scrivere sul suo quaderno per non dimenticarlo, appena seduta tra i
banchi dell'università.
-Dovresti cercare di rimanere con i piedi
per terra almeno per strada, potrebbe essere pericoloso- la
rimproverò bonariamente Todoroki.
-Sì, hai ragione, però adesso
c'eravate voi due, mi avreste salvato da qualsiasi pericolo!-
scherzò
allargando il sorriso.
-Come quando stavi per attraversare con il
rosso?- le ricordò lui, non riuscendo però a
trattenere un
sorriso.
-O quando stavi per prendere in pieno un palo?- disse
Midoriya ridendo lievemente.
-Già, i miei eroi!- esclamò
prendendoli un po' in giro. E dopo quello scambio di battute
ripresero il loro cammino, ormai quasi arrivati davanti al cortile
del grande edificio dove studiavano.
La loro università era
davvero imponente ed essendo una struttura relativamente vecchia
possedeva mura spesse e costruite in pietra. Davanti si trovava un
enorme parco tagliato in due dalla via sterrata che conduceva
all'ingresso e lì la maggior parte degli studenti
trascorreva le
varie pause intermedie tra le varie lezioni, fermandosi sotto agli
imponenti e ben curati alberi o sopra le panchine per riposarsi un
po' durante i mesi più caldi.
I corridoi erano ampi e poco
illuminati e le aule erano immense, illuminate di una lieve luce
giallognola che rendeva l'atmosfera simile a quella di un castello
antico, ed avevano banchi in legno di mogano tutti attaccati e
disposti a gradoni in modo che il professore potesse avere una
visuale completa di tutta l'aula. Le entrate erano diverse, disposte
ad ogni lato dell'aula per permettere ad ogni studente di andarsene
in bagno o al bar in qualsiasi momento senza disturbare. Akemi,
Midoriya e Todoroki entrarono da quella situata vicino alla cattedra
per firmare la loro presenza e poi salirono le scale andandosi a
sedere su uno dei gradoni più in alto. A loro piaceva stare
lassù,
non perché volessero distrarsi più facilmente, ma
perché in quel
modo avevano una visuale più completa e non sentivano la
presenza
dei vari professori in modo opprimente.
Dalla loro entrata passò
qualche minuto, in cui Akemi aveva tirato fuori il suo quaderno ad
anelli verde e ci aveva scritto in fretta e furia
cìò che quella
mattina le era capitolato in mente, senza farsi vedere né da
Todoroki né da Midoriya altrimenti sarebbe stato davvero
imbarazzante, e intanto il professore di letteratura era entrato in
classe con la sua aria perennemente assonnata prendendo posizione
dietro alla cattedra ed aspettando qualche istante per far entrare
gli ultimi studenti. Aizawa Shouta a prima vista non sarebbe sembrato
un professore, la sua aria trasandata ed i suoi vestiti sempre scuri,
che sembravano confondersi con i lunghi capelli neri e la leggera
barba che gli ricopriva il mento, lo facevano sembrare più
che altro
ad un barbone in incognito, ma l'aria austera che i suoi occhi color
carbone, solcati da occhiaie, infondevano con una sola occhiata ti
facevano ricredre all'istante, facendoti pensare di trovarti davanti
ad una persona perlomeno importante.
-silenzio. La lezione
comincia- proruppe con il suo tono strascinato, che seppur sembrasse
impregnato di noia ed indifferenza, bastò per far tacere
ogni
mormorio, perché gli studenti sapevano che anche se il loro
professore di letteratura pareva mantenere una certa calma assonata
in qualsiasi momento, era meglio non farlo innervosire.
La
lezione era iniziata da dieci minuti buoni, ma la porta situata sul
fondo dell'aula si aprì ancora una volta, sovrastando la
voce del
professor Aizawa e facendo girare i più curiosi per vedere
chi
stesse entrando con quel ritardo, anche se la risposta la sapevano
già dato che era una persona conosciuta proprio per non
rispettare
mai gli orari. Bakugou Katsuki era un ragazzo alto e prestante. I
suoi capelli erano di un biondo sporco, lisci, ma sparati da tutte le
parti come se non fossero mai stati pettinati nemmeno una volta,
ribelli e senza regole proprio come il loro proprietario, e stavano
lì ad incorniciargli il bel viso chiaro, reso serioso e meno
piacevole dalle occhiate di odio che sembrava voler lanciare a
qualsiasi essere vivente gli passasse vicino. I suoi occhi erano del
color delle braci più ardenti, come se la natura avesse
voluto far
trapelare da essi il suo animo esplosivo ed iracondo, e la bocca era
una linea piegata in un perenne cipiglio scocciato, tanto da farlo
somigliare ad un cane da guardia pronto ad azzannare il primo
malcapitato che avesse osato entrare nel suo territorio, nella sua
bolla d'aria personale.
Dopo aver ricevuto ed ignorato
ucchiataccia del professore, ed aver fatto girare coloro che ancora
osavano fissarlo guardandoli male, si sedette sull'ultima fila, tre
posti più indietro rispetto a dove si erano seduti Akemi e
gli
altri, posando lo zaino accanto a sé con un tonfo, tirando
fuori un
quaderno sgualcito ed una matita e mettendo le gambe sopra al banco
come se non gli importasse minimamente di trovarsi in un' aula
universitaria.
Aizawa, senza smettere di spiegare, lo aveva
guardato tutto il tempo con l'impellente voglia di buttarlo fuori per
la sua mancanza di rispetto, ma senza farlo perché avrebbe
richiesto
una spesa inutile di energie che lui voleva evitare. Finché
se ne
stava buono al suo posto, senza disturbare gli altri, poi, poteva
fare quello che voleva.
Angolo Autrice:
Ebbene
sì, sono tornata a scrivere qualcosa sul fandom di BNHA con
una long
incentrata sulla Bakugou x OC e altre coppie, che non saranno messe
troppo in secondo piano, ma avranno il loro spazio, promesso! Questo
è solo un capitolo introduttivo che mi è servito
per presentare
alcuni tra i personaggi principali ed inserirli nel contesto, spero
non sia stato troppo noioso dato che è pieno zeppo di
descrizioni e
che vi abbia incuriosito almeno un po', inoltre spero che non vi
sembri troppo strana la descrizione di Hagakure. Essendo questo un
NoQuirk!AU dovevo per forza inventarmi il suo aspetto fisico. Dal
prossimo si inizierà ad entrare più nel vivo
della situazione e ci
saranno anche delle digressioni sul passato ed il rapporto tra alcuni
personaggi. Sinceramente non so a cosa porterà questa
storia, ho
molte idee ma alcune sono ancora confuse quindi potrei pefino
aggiungere altre coppie o cambiare il rating portandolo da giallo ad
arancione, chissà. Il secondo capitolo ancora non
è pronto quindi
non so quando aggiornerò, tutto dipenderà dalla
mia ispirazione,
spero non mi abbandoni. Detto questo se avete critiche,
apprezzamenti, avete notato degli errori o volete farmi sapere la
vostra opinione io sarei ben felice di ricevere una vostra recensione
e vi ringrazio in anticipo se lo farete! Ringrazio anche chi
semplicemente leggerà e deciderà di seguire la
storia ^.^
Ah vorrei precisare che ho ambientato la storia all'università solo per avere i personaggi maggiorenni e per non avere i loro genitori in giro a rompere le scatole lol ma la loro università non ha niente di università, è praticamente una scuola superiore XD
A
presto,
Engel