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Autore: Sonora Olivetto    03/01/2018    0 recensioni
Una ragazza alla ricerca della sua infanzia, una città fantasma, una foresta e incontri con persone fuori dal normale che la porteranno a cambiare per sempre, trovando una parte oscura in lei.
Un passato orribile che non la fermerà dal guardare al futuro.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Slenderman
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L' INIZIO

 

Sono trascorse ore ormai, da quando ero partita alla ricerca di questa, cosiddetta, città fantasma. Di cui i miei genitori addottivi mi avevano parlato giorni prima, nei quali avevo scoperto forse, l'indizio per fare chiarezza sulla mia infanzia. 

I tratteggi centrali della strada sono fusi in un'unica riga bianca, da quanto sfreccio con la mia auto. 

La via sembra non finire mai, quasi non voglia aiutarmi ad arrivare a destinazione. 

Circondata da entrambe i lati da un fitto bosco di pini scuri, che ti dà il brivido del mistero. Bosco, nel quale è immersa la mia città natale, che aveva portato molti problemi nella comunità per via di insolite sparizioni e uccisioni.

Spero di trovare qualcosa, che mi riporti a quei lontani e fugaci tempi.

 

Alle porte della città la strada inizia a ramificarsi in varie vie, formando quartieri di case tutte uguali e consumate dal tempo, il solito effetto città fantasma.

Giungo a un vecchio parco giochi, con varie giostrine ormai arrugginite. 

Spengo l'auto lì accanto, scendo e richiudo la macchina, per poi avviarmi verso quella piccola area di svago per bambini. 

Oggi il cielo è particolarmente nuvoloso, il tempo che preferisco.

Soffia un vento gelido, segnale d'inizio inverno, fortuna che mi sono messa un trench.

Attraverso la strada e un rumore metallico attira la mia attenzione. Un cigolio sovrasta il rumore delle foglie secche, che strisciano sul cemento freddo della strada.

Proviene dall'unica altalena ancora rimasta appesa, che ondeggia al vento. 

Dei brividi scuotono la mia schiena. Mi siedo su di essa e la vista inizia a offuscarsi, diventando di un bianco lattiginoso, sempre più accecante.

 

 

Ero seduta sulla stessa altalena, nello stesso parco, della stessa città, ma era cambiato qualcosa. 

Il tempo. 

Le giostre erano come ringiovanite, dai colori sgargianti, e io mi sentivo più piccola. 

Il mio primo ricordo d'infanzia.

Mi alzai sentendo una voce femminile urlarmi da dietro le spalle, con fare scocciato. Voltandomi vidi una donna venirmi incontro, prendermi con forza il braccio e trascinarmi via.

La mia lontana figura era assente, dal sguardo fisso e indifferente.

-Quante volte te lo devo dire di non uscire nel cuore della notte! E poi per cosa?! Venire qui a dondolarti?! Ogni volta mi domando se sei veramente mia figlia...-

Era mia madre?!

-Quando arriviamo a casa ti becchi delle belle sberle! E se esci un'altra volta giuro che ti rinchiudo di nuovo!-

Rinchiudermi dove?! 

Qui qualcosa non andava per il verso giusto.

Sento che c'è un'ombra scura dietro tutto questo, un ombra oscura che sovrasta sul mio passato.

Qualcosa copre gli occhi di quella figura femminile...una benda nera.

 

 

Il mio sguardo si posa sulla distesa di alberi che si erge davanti a me, come incantata. Forse il mio passatempo preferito da quello che avevo capito, anzi ricordato.

I colori iniziano a tornare, si schiariscono e diventano decisi, la realtà torna nitida.

Accorgendomi che il cielo è andato scurendosi, decido di andare a riposare in macchina, prima che il gelo ricopri questo luogo silenzioso e desolato.

Nel frattempo avrei pensato a quel flashback, così strano e poco chiaro.

Il giorno dopo sarei andata a visitare la scuola, magari con l'intento di strappare qualcosa da quelle mura, che ho sempre pensato il modo perfetto per la prigionia di noi adolescenti. 

Dove degli adulti ci insegnano ad essere uguali, a farci rimanere nella norma, uscendo poi con poche aspettative per il futuro, ma almeno nella mia scuola avevo scoperto uno dei miei vizi preferiti, divorare i libri.

   
 
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