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Autore: Iwuvyoubearymuch    03/01/2018    2 recensioni
Caitlin, accanto lui, doveva essere arrivata alla stessa conclusione. "Non è abbastanza" disse, un sospiro leggero che faceva più male di un pugno in piena faccia.
"Non so come fare" sussurrò Barry, la voce disperata e la testa tra le mani.
"Devi nascondermi meglio o mi perderai."
[Eternal Sunshine of the Spotless Mind AU]
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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you're in my veins and i cannot get you out


 

*


 

Barry non aveva idea del perché fosse già agli S.T.A.R. Labs, a un orario indecente in cui neanche Jitters aveva ancora aperto – ma se voleva essere sincero, aveva la sensazione di non esserne mai andato la sera precedente. O quella prima ancora.

Non riusciva a trovare le parole esatte per spiegarlo e perfino nella sua testa, quando cercava di trovarle, non era in grado di formulare un pensiero coerente. Era una sensazione. Niente di più, niente di meno.

Barry era uno di quelli che faceva del segui il tuo istinto il proprio mantra, un vero e proprio stile di vita. La cosa si era accentuata da quando era diventato l'eroe di Central City, anche se aveva cercato di metterci un limite perché in più di una occasione si era lasciato sopraffare dal lato spericolato e impulsivo del suo carattere che non pensava di possedere.

Adesso era diverso. Non era del tutto sicuro che non si sarebbe cacciato in qualche guaio – questi ultimi sembravano trovarlo un giorno si e l'altro pure – anche se non vedeva come gironzolare in un museo ancora chiuso avesse potuto procurargliene.

Gli S.T.A.R. Labs erano un po' come una seconda casa, quindi non era anormale che si trovasse lì – ci sarebbe passato ugualmente prima di andare al lavoro. Ma c'era qualcosa di strano negli ultimo paio di giorni ed era questa la cosa che non sapeva spiegarsi - la sensazione che, pensandoci meglio, non era nemmeno una sensazione, ma più un bisogno, una necessità. Qualcosa lo spingeva a rimanere inchiodato in quel posto per forza e lui si fidava del proprio istinto. E non aveva comunque niente da perdere.


 

-


 

C'era un ombrello all'ingresso, aperto, che impediva a chiunque vi fosse sotto di essere inquadrato dalle telecamere. La punta di un paio di scarpe che all'apparenza sembravano appartenere a una donna e un pugno alzato erano le uniche cose visibili.

Quando Barry raggiunse l'entrata trovò una donna – all'incirca la stessa età di Barry – che aveva chiuso la mano libera dall'ombrello intorno a un occhio, il naso lievemente premuto contro la porta di vetro e l'espressione corrucciata.

Non c'era niente di divertente o insolito, ma Barry non poté ugualmente fare a meno di sorridere e rimase a fissarla mentre quella cercava di guardare all'interno.

Si rese conto che forse era il caso di fare qualcosa solo alla vista di un lampo alle spalle di lei.


 

-


 

“Mi dispiace, ma mancano ancora un paio di ore all'orario di apertura.”

Era effettivamente un orario assurdo per trovarsi di fronte a un museo, a maggior ragione quando il cielo scuro e la pioggia incessante contribuivano a dare l'impressione che fosse anche più presto.

Tuttavia, la ragazza se ne sorprese – spalancò gli occhi e la bocca rimase chiusa intorno a una O silenziosa per qualche istante, prima che il labbro inferiore finisse dritto tra i denti.

Niente di particolare, ma quell'ultima cosa catturò l'attenzione di Barry.

Non era il tipo che di persona che si metteva a fissare le persone – era accaduto in passato, soprattutto con Iris, ma crescendo aveva imparato a farlo con meno insistenza e, si sperava, con molta più discrezione di quella che stava mostrando in questo momento.

“Okay” fu tutto ciò che disse lei, l'espressione sinceramente stupita e qualcos'altro che Barry non fu abbastanza pronto a riconoscere.

Esitò un solo istante prima di voltarsi, stringere le spalle nel cappotto e avviarsi.

Mentre Barry ne impiegò quasi tre per richiamarla con un hey orribilmente banale. “Forse dovresti aspettare dentro che smetta di piovere” disse e voleva correre così veloce da sdoppiarsi e prendersi a pugni in faccia da solo perché ci aveva pure pensato – poco, ma l'aveva fatto – prima di uscirsene con quella frase che sembrava uscita direttamente dal repertorio dell'Improbabile Serial Killer.

E la cosa più strana fu che lei accettò.


 

-


 

Barry non ci sapeva fare con le ragazze. Non che l'avesse invitata ad entrare per provarci, sia chiaro. Era un dato di fatto: Barry Allen era pericolosamente incapace di iniziare una normale conversazione con una bella ragazza, dove normale era la parola chiave perché generalmente tendeva a straparlare e farfugliare e dire cose senza senso.

Si grattò la nuca, in difficoltà.

Le aveva chiesto di entrare perché stava diluviando e perché sua madre lo avrebbe senz'altro cresciuto per essere un gentiluomo se ne avesse avuto la possibilità, cosa che Joe aveva fatto e Barry sapeva che costringere una persona a camminare sotto la pioggia, quando quella era così evidentemente appassionata di scienza da credere di poter entrare in un museo alle prime luci dell'alba senza alcun problema sfidando anche le condizioni atmosferiche per niente incoraggianti, non era comportarsi da gentiluomini.

Okay, e, forse, gli occhi marroni così grandi e il labbro tra i denti l'avevano colpito più del dovuto.

Solo che era arrivato a pianificare fino a quel punto. Cosa avrebbe dovuto dirle adesso?

“Uhm, mi chiamo Barry.”

Allungò la mano che non era impegnata a conficcare le unghie dietro la testa per quell'esordio degno di bambino da prima elementare.

“Caitlin” rispose la donna, stringendo la mano di Barry con qualche secondo di ritardo rispetto alle etichette consuete.

Ripiombarono nel silenzio – Barry intento a fingere di trovare interessante la pioggia che cadeva mentre in realtà malediva la propria inettitudine in campo sociale e gettava di tanto in tanto occhiate veloci in direzione di Caitlin, che d'altro canto faceva lo stesso con Barry quando non era impegnata a guardarsi attorno, estasiata e confusa.

“Lavori qui da tanto?” chiese lei, a un certo punto.

Il tentativo di spezzare il silenzio era palese almeno quanto il disagio di entrambi.

“Oh, no, non lavoro qui” fece Barry, rendendosi conto soltanto dopo che non era del tutto vero – forse, non lavorava nel museo, ma poteva considerare i Laboratori S.T.A.R. come un luogo di lavoro. E dopo ancora si rese conto che trovarsi a quell'ora in museo di cui non si era dipendenti era piuttosto strano. “E' di un mio amico – lui, uhm, mi ha chiesto di- di, uhm, dare un'occhiata a una cosa, di là nella sezione dedicata a- uhm, lui mi ha dato le chiavi ovviamente e-e..”

La risata leggera di Caitlin arrivò al momento giusto e anche se stava ridendo di lui era ben accetta perché Barry non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto dire per spiegare la sua presenza – il fatto che fosse amico di HR non gli sembrava sufficiente.

Forse, era perché Caitlin lo aveva appena salvato da un momento imbarazzante, o perché voleva per forza trovare un aspetto positivo per non dirsi uno stupido completo, o ancora perché si sentiva inspiegabilmente attratto – okay, magari non così inspiegabilmente – da questa persona, ma iniziava a trovare rassicurante il fatto che Caitlin fosse lì.

Anche questo era difficile da spiegare, ma non sembrava il momento giusto per arrovellarsi il cervello nel tentativo di renderlo più semplice.

“Non lavoro qui, ma posso indicarti le cose più interessanti” disse Barry, e forse un po' ci stava provando.

Ma rimase ugualmente come confuso quando Caitlin sorrise e domandò: “E' un invito?”

La gola di Barry divenne all'improvviso una landa arida e il petto gli si riempì di calore e il cuore cominciò a battere un po' troppo velocemente anche per lui.


 

-


 

“... e l'ha fatto tutto da solo?”

C'era qualcosa nel modo di fare di Caitlin che a Barry piaceva parecchio – non ci aveva parlato che per una decina di minuti scarsi ed erano stati i dieci minuti più interessanti della sua vita.

Inoltre non poteva fare a meno di pensare che era tremendamente facile adesso che avevano rotto il ghiaccio e aveva addirittura una sensazione di familiarità che non si spiegava – forse, non era così negato come voleva credere, o magari gli anni di amicizia con Iris avevano deciso di dare i loro frutti e renderlo meno incapace.

“Completamente” disse Barry, annuendo, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni mentre giravano alla larga da un vecchio rilevatore di onde magnetiche che avevano usato in passato contro un meta-umano. “Cisco è geniale, lui ha questo...”

“Cisco?” lo interruppe Caitlin, sbattendo le ciglia velocemente. “Cisco Ramon?”

Barry avrebbe dovuto essere sconvolto dal fatto che Caitlin conoscesse Cisco e lo era, ma la mano che lei aveva messo sul braccio di lui per fermarlo lo aveva distratto non poco – il tocco era caldo e per qualche strana ragione confortante, anche attraverso lo strato di tessuto della camicia.

Barry si schiarì la gola per l'ennesima volta. “Si, lo conosci?”

Caitlin rimase in silenzio per una paio di secondi, il viso concentrato, come se le mancasse il pezzo importante di una conversazione. Poi, fece segno di si con la testa, lentamente. “E' il mio migliore amico” spiegò.

Ciò finalmente riuscì a convincere Barry a mettere da parte la mano di Caitlin. “Non posso credere che non ci abbia mai presentati."


 

-


 

Erano nuovamente al punto di partenza – alla porta di vetro nell'ingresso, con Caitlin che infilava il cappotto e Barry che si dondolava sui talloni cercando di farsi coraggio e invitarla a uscire.

Non lo fece.

Caitlin gli rivolse un'ultima occhiata, un sorriso timido che annebbiò la mente di Barry e poi se ne andò.

Aveva fatto pochi passi quando lei si fermò e fu tutto ciò di cui Barry aveva bisogno. La seguì fuori, maledicendo all'istante di non aver preso la giacca, mentre i respiri si sollevavano come nebbia dal proprio naso. “Caitlin.” La chiamò quasi per miracolo perché la lingua era diventata improvvisamente pesante ed era come se il cervello avesse smesso di funzionare alla vista dell'espressione speranzosa – era speranza? Si, sembrava proprio speranza – sui lineamenti di Caitlin.

“Ti andrebbe di..” iniziò, poi si fermò. “Ti andrebbe di bere un caffè con me?”


 

***

2 giorni prima


 

“Allora, qual è l'emergenza?” chiese immediatamente Barry, a corto di fiato. Cioè, non a corto di fiato perché aveva dovuto correre per meno di mezzo secondo per raggiungere la casa di Iris, ma, be', quello era il modo migliore per descrivere la condizione in cui si trovava nell'ultimo periodo.

Iris aggrottò la fronte. “Quale emergenza?”

“Il motivo per il quale sono qui” fece Barry, gli occhi puntati sulla sua migliore amica, in attesa. “Mi hai scritto di correre immediatamente a casa tua” aggiunse quando divenne evidente che Iris non avrebbe detto nulla.

“Oh, quello” disse Iris, chiudendo la porta alle spalle di Barry. “Nessuna emergenza” aggiunse, dandogli le spalle e mollandolo lì con un sorriso strano.

Barry sbatté le palpebre, confuso, e la seguì. “Perché sono qui allora?”

Iris era sul divano – lo scatolo di una pizza e una ciotola di popcorn già pronti sul tavolo da caffè davanti alla tv. C'erano delle bibite e quell'orribile succo al mandarino che aveva cominciato a bere da qualche settimana.

“Stasera danno Singin' in the Rain alla tv” disse Iris quando lo vide arrivare, il telecomando già alla mano, le gambe piegate sotto di lei. “Oppure, se non ti va ho il dvd di Chicago.”

Non sembrava aver fatto caso allo sguardo perplesso di Barry, o se l'aveva fatto cercava di non darlo a vedere, riuscendoci benissimo.

Barry non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo. “Che vuol dire tutto questo?” chiese, allargando le braccia a indicare il tavolo, il cibo, Iris, la stanza. “Dov'è Eddie?”

Conosceva già la risposta – proprio quella mattina, Joe gli aveva consegnato del nuovo materiale da analizzare e aveva accennato a una sorta di appostamento o qualcosa del genere che lui e Eddie si erano presi la briga di autoassegnarsi per via delle indagini.

Iris confermò. “Ho pensato che potevamo vedere un film insieme” aggiunse poco dopo, sollevando una spalla.

“Perché?” chiese. Se fosse stato qualcun altro al posto di Iris probabilmente se la sarebbe presa per la durezza del tono, ma lui e Iris erano cresciuti insieme e conoscevano perfettamente le intenzioni l'uno dell'altra prima ancora di esporle a voce.

Iris lo guardò a lungo, fin troppo perché Barry non intuisse cosa sarebbe arrivato dopo. “E' San Valentino, Barry.”

Come se non lo avesse saputo fin dal principio. Come se non fosse stato esattamente questo il motivo per il quale aveva chiesto di Eddie.

“E allora?”

Iris sospirò. Non abbassò lo sguardo – continuò a guardare Barry fino a quando anche quest'ultimo non si lasciò andare a un sospiro, si liberò della giacca e prese posto accanto a lei.

Singin' in the Rain o Chicago?”


 

-


 

La gamba di Barry doveva aver molleggiato sulla punta del piede circa un milione di volte quando Iris decise di mettere una mano sul ginocchio per fermarla.

“Rilassati, Barry” disse, ritornando con le braccia all'interno del bozzolo di coperta che aveva creato attorno a sè. “Non la vedrai spuntare nel film.”

Gene Kelly stava baciando Debbie Reynolds, ombrello aperto e pioggia insistente. 

Barry avrebbe potuto mentire e dire che non stava affatto pensando a quello che lei voleva intendere, ma non aveva senso con Iris – non era mai stato bravo con le bugie e Iris aveva una specie di potere tutto suo per capire quelle di Barry.

“Scusa, hai ragione” concesse lui, riprendendo immediatamente a mordersi l'interno della guancia che era infiammato e leggermente dolorante dopo due giorni passati a non fare altro.

Iris lasciò un lieve sospiro e Barry non si voltò, perché sapeva esattamente con quale sguardo lo stava guardando e non voleva vederlo. “L'hai più rivista?” chiese, a voce bassa, quasi come se un po' di volume in più avesse potuto far rompere Barry in mille pezzi.

Il nome non era uscito ancora ed era strano – era l'unica cosa che passava per la testa di Barry da due settimane a quella parte. “No, non più visto Caitlin” rispose, pronunciando la parte finale, quella del nome, lentamente e scandendo ogni sillaba. Era la prima volta che aveva occasione di ridirlo dopo aver annunciato che tra loro era finita.

Ricordava quel momento con una chiarezza dolorosa. Ricordava quello che si erano detti, come erano arrivati a quel punto, e quando aveva realizzato che avevano superato il punto di non ritorno – circa venti minuti dopo essere uscito da quel ristorante.

“Dici che-” esitò, il milione di domande che continuavano a tornargli in testa ogni volta che si permetteva di pensare alla relazione di due anni che aveva mandato all'aria. “Dici che dovrei cercarla?”

Non aveva la più pallida idea per fare cosa. Riprendere a litigare, cercare di rimediare a una situazione che in tutta onestà sembrava senza speranze, porre la parola fine ufficialmente.

“No,” disse Iris in fretta, appoggiando la testa sulla spalla di Barry, il viso lontano dallo sguardo di lui. “Credo che tu debba lasciare le come stanno, sarà più facile voltare pagina.”

Barry annuì, ma non era del tutto sicuro che quella fosse la cosa giusta da fare.


 

-


 

“Oh, andiamo, puoi mettere qualcosa di Eddie” protestò Iris, ancora arrotolata nella coperta fin sotto al mento.

Barry accennò una risata. “Neanche per sogno” rispose, già alla porta. “Ci metterò un attimo.”

Iris aveva insistito perché Barry dormisse da lei quella sera perché, stando alle sue parole, era deprimente starsene nel proprio appartamento la sera di San Valentino a fissare il muro in una stanza buia e vuota. Barry non aveva avuto l'intenzione di accettare all'inizio, poi si era lasciato convincere, ma non avrebbe mai accettato di dormire nel pigiama di Eddie, non quando poteva tornare a casa e prendere il suo in un paio di secondi se si fermava anche a mettere i vestiti sporchi nella lavatrice.

Vide Iris pensarci per qualche istante. “Va bene,” concesse alla fine. “Ma se non torni dirò a tutti come hai fatto a farti esonerare da ginnastica l'ultimo anno.”

Barry spalancò la bocca – aveva addirittura dimenticato quella storia – ma si riprese in fretta. “E io dirò a Joe perché hai voluto scambiare camera con la mia” disse, puntando il dito.

Iris sbuffò dal naso. “Ho già confessato, mi dispiace” disse, ed era evidente che non le dispiacesse affatto.

Barry la fissò un momento prima di scoppiare a ridere, seguito a ruota da Iris.


 

-


 

Come promesso, Barry fece ritorno a casa di Iris, che non si accorse nemmeno dell'assenza brevissima. 

Entrambi si cambiarono nei loro pigiami e si misero nello stesso letto, perché non era la prima volta e perché non aveva senso dormire in due camere separate se il punto era non rimanere da soli - anche se Barry sapeva che era più per non lasciare solo lui. 

C'era un unico problema. 

"Iris, ho scordato il caricabatterie" disse Barry, quando si rese conto che il cellulare era al quindici percento. 

"Puoi usare quello di Eddie o ti crea problemi come il pigiama?" fu la replica leggera di Iris. Alla risata evidentemente ironica di Barry, aggiunse: "E' nel primo cassetto."

Se Eddie aveva un qualche tipo di organizzazione per il suo cassetto, sfuggiva completamente alla mente di Barry – c'era qualsiasi cosa lì dentro e non aveva idea di come Iris glielo permettesse. Vide il cavo del caricabatterie e nel tirarlo fuori un foglio di carta volò sul pavimento.

Barry si chinò per prenderlo e-

Non aveva avuto intenzione di leggerlo, ma non era riuscito a trattenersi. La scritta Mercury Labs aveva attirato la sua attenzione.

Caro Signor Thawne,

Caitlin Snow ha fatto cancellare Bartholomew Henry Allen dalla sua memoria. La preghiamo di non fare riferimento alla loro relazione in sua presenza mai più.

Grazie.


 

-


 

“Che vuol dire?”

“Cosa?” mugugnò Iris, la faccia premuta contro il cuscino.

Barry fece il giro del letto, cercando di mantenere la calma, e piazzò il cartoncino che aveva trovato davanti al naso di Iris.

Vide il momento esatto in cui gli occhi di Iris misero a fuoco ciò che stavano vedendo e il modo in cui divennero quasi il doppio. “Barry” disse soltanto, prima di ripiombare nel silenzio. E c'era qualcosa nel modo in cui lo stava guardando che non gli piaceva per niente.

“E' uno scherzo, vero?” fece Barry, la testa che cominciava a girare vorticosamente. “Non si può- non si può cancellare la memoria di una persona, è impossibile.”

Un pensiero nel retro del suo cervello gli diceva che altre cose che aveva creduto impossibili erano accadute, ma non poteva crederci. Non voleva.

Iris si mise a sedere lentamente sul letto, le gambe incrociate. “Sono arrivate una settimana fa – una per me e una per Eddie” iniziò, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo di Barry. “Abbiamo fatto delle ricerche e- non chiedermi i dettagli, sai che non ci capisco niente e non so in cosa consista questa procedura, ma...” disse, riprendendo il tono che aveva usato quella sera e tutte le altre volte con Barry da quando lui e Caitlin si erano lasciati, quello che avrebbe potuto romperlo se avesse parlato più forte. “...è possibile.”

“No” fu tutto ciò che disse Barry.

Lanciò il foglio sul letto, avviandosi verso la sedia dove aveva lasciato i suoi vestiti.

Si cambiò in fretta, ma prima che potesse essere fuori da quella casa, Iris gli afferrò un polso.

“Barry, aspetta, okay” gli disse, aggiustando la presa. “Che vuoi fare? Andare ai Mercury Labs? Da Caitlin?”

Faceva sembrare entrambe le cose senza senso. E forse lo erano.

Barry non aveva idea di cosa voleva fare e non poteva permettersi di pensarci perché voleva dire farsi delle domande e darsi delle risposte e non era sicuro che gli sarebbero piaciute.

Soprattutto non voleva credere al fatto che Caitlin lo avesse cancellato dalla memoria. Come era possibile? Come avevano fatto a cancellarle i ricordi? E perché Caitlin l'aveva fatto?

“Domattina potrai fare quello che vuoi, ma non ora, non così. Okay?”

Era facile intuire la preoccupazione nel tono di Iris e ancor di più negli occhi.

“Va bene.”


 

-


 

Colazione insieme il sabato mattina da Jitters era una tradizione che Caitlin e Cisco si erano inventati da quando Barry e Caitlin si erano lasciati e la seconda non lavorava più con loro agli S.T.A.R. Labs o faceva parte del Team Flash.

La caffetteria era già piena a quell'ora – gente che si armava di caffè per iniziare la giornata – ma Barry non fece fatica a scovare il suo amico genio. Era seduto al solito tavolo, due bicchieri di caffè pronti mentre armeggiava col cellulare.

In un istante fu da lui.

Non sapeva se si accorse del panico nello sguardo negli occhi di Cisco perché ora sapeva del segreto che tutti i suoi amici stavano mantenendo o perché era così evidente che soltanto uno stupido non se ne sarebbe accorto. In ogni caso, Barry aveva l'impressione che fossero vere entrambe le opzioni.

“Barry?” fece Cisco, lasciando perdere il cellulare immediatamente. “Che ci fai qui?”

Era sorpreso, il che voleva dire che Iris non aveva avuto il tempo di avvisarlo o che non ci aveva pensato. Optò per la prima quando il nome della sua migliore amica comparve sullo schermo illuminato di Cisco, che si apprestò a chiudere la telefonata alla svelta sebbene fosse consapevole del fatto che Barry avesse visto tutto.

“Dov'è Caitlin?”

“E' già andata via” rispose Cisco, fin troppo in fretta.

Barry non sapeva dove trovò la voglia di rivolgergli un'occhiata annoiata e indicare i caffè. “Ci sono due bicchieri” gli fece notare.

Cisco si guadagnò il merito di non aver esitato neanche per un istante. “E' per Gypsy”

Barry sospirò, ignorando il dubbio che il secondo caffè potesse essere per davvero di Gypsy. “Cisco, dov'è Caitlin?”

“Ascolta, amico – davvero, non dovresti essere qui, la cosa migliore per entrambi è che-”

“Hey, che succede?”

Barry la sentì arrivare prima di vederla.

La normalità della situazione lo colpì in pieno petto. O almeno, quello che sembrava la normalità – loro tre da Jitters e Caitlin che sorrideva in quel modo dolce e gli occhi soltanto un po' più annoiati come ogni volta che Cisco e Barry mettevano insieme le loro teste per uscirsene con qualcosa di pericoloso.

Solo che nello sguardo di Caitlin non vi era alcuna segno di familiarità. E guardava Cisco in cerca di una risposta.

Barry fece lo stesso, cercando di non dare a vedere quanto si sentisse perso in quel momento.

Cisco si schiarì la gola. “Lui è un mio amico” disse, indicando verso Barry evidentemente a disagio. Su quelle cartoline non c'era scritto come comportarsi nel caso in cui le due persone interessate dovessero incontrarsi. “Ma stava andando via” aggiunse, fissando Barry come a dirgli di fare esattamente ciò che aveva appena detto.

Ma Barry non lo fece.

“Sono io” disse, buttando giù il groppo che si era formato in gola. “Sono io – Barry”

Non sapeva cosa sperava di ottenere – anzi no, lo sapeva perfettamente: da un lato sperava che tutta la faccenda fosse soltanto un enorme, terribile scherzo come aveva ipotizzato fin dall'inizio; dall'altra, invece, nutriva la speranza che seppure non fosse uno scherzo, sarebbe bastato uno sguardo per far venire a Caitlin in mente il loro passato.

Solo che Caitlin si limitò a fissarlo, senza un'espressione precisa sul volto. Dopo qualche istante allungò una mano in direzione di Barry e disse: “Ciao, io sono Caitlin” e se aveva trovato strano il modo di presentarsi di Barry non lo diede a vedere.


 

-


 

Barry era stato ai Mercury Labs soltanto una volta. Fu ugualmente difficile trovare la strada giusta, principalmente perché non aveva mai immaginato che potesse esistere un padiglione dedicato alla rimozione dei ricordi.

Non c'era nessuno nella sala d'attesa – non sapeva perché si aspettasse il contrario. Ora che aveva scoperto questa nuova branca della scienza, di cui aveva ignorato l'esistenza fino alla sera prima, aveva immaginato che fosse piuttosto alto il numero di persone che vi stavano facendo ricorso. 

L'uomo alla reception lo salutò allegramente, come se in quel posto non portassero a termine qualcosa di terribile, ma d'altronde Barry era l'ultima persona che poteva permettersi di pensarla in quel modo. In fondo, stava per cancellare gli ultimi due anni della sua vita – o meglio, stava per cancellare la parte migliore, quella per cui aveva vissuto e aveva amato e-

“Sono... sono qui per sottopormi alla procedura.”


 

-


 

Prima di iniziare con la procedura di rimozione, il Paziente sarà sottoposto a una mappatura cerebrale.

Il Paziente dovrà, inoltre, consegnare qualsiasi oggetto e/o ricordo che possa essere ricondotto alla persona che si vuole cancellare. Sono inclusi:

- capi di abbigliamento,

- fotografie,

- regali ricevuti o intenzionati a donare,

- eventuali lettere, disegni e/o componimenti di qualsiasi genere.

Per evitare che si verifichino problemi di disorientamento o dissonanza cognitiva, la procedura sarà iniziata e conclusa per intero in un ambiente confortevole al Paziente, il quale dovrà assicurarsi esclusivamente di ingerire il medicinale prescritto circa dieci ore prima dell'inizio della procedura.

Il medicinale – in forma di compressa – indurrà una sospensione momentanea dello stato di coscienza, simile al sonno.

Un gruppo di nostri incaricati giungerà presso l'indirizzo indicato dal Paziente (il quale avrà opportunamente provveduto a facilitare l'ingresso) con l'apparecchiatura necessaria e si prenderanno cura del Paziente fino al risveglio, al momento del quale non sarà come se niente fosse successo.


 

-


 

(Francisco, non possiamo lasciarglielo fare. E' da pazzi.)

(E pensi non ci abbia provato a fermarlo? O Caitlin? Non mi ascoltano.)

(BA non sa quello che fa e dice, è ferito, è confuso e-)

(Vuoi usare questa storia per uno dei tuoi libri, non è così?)

(Cosa, io? Non sfrutterei mai la sofferenza di un amico in questo modo.)

(Non ti crederei nemmeno se... - Eccoli, sono arrivati.)


 

-


 

(Il Paziente è pronto. Cominciamo.)


 

-


 

In un certo senso era rassicurante camminare per il laboratorio – qualunque cosa fosse accaduta, per Barry era il posto dove avrebbe trovato conforto. Era successo così tanto tra quelle mura che aveva soltanto senso che vi avesse luogo anche l'addio definitivo – che poi tanto non lo era – tra lui e Caitlin.

A dire il vero, lui ci era andato con tutt'altre intenzioni – non aveva bene in mente quali.

Caitlin era già lì, come la maggior parte delle mattine.

“Cait, possiamo parlare?” disse prima ancora che lei si accorgesse della presenza di Barry e infatti ottenne un lieve sussulto come risposta.

C'era uno scatolone tra le sue braccia. Era pieno solo a metà e, da quello che Barry riusciva a vedere dalla sua posizione, conteneva alcuni degli oggetti che Caitlin aveva lasciato agli S.T.A.R. Labs durante gli anni.

“Sono in ritardo” disse lei, passandogli accanto, lo sguardo sempre rivolto in avanti, eccetto che per quando era passata vicino a Barry – a quel punto, gli occhi erano andati al pavimento.

Poi scomparve.


 

-


 

(Fuori uno.)


 

-


 

Il ristorante era affollato – Barry ringraziò mentalmente il giorno in cui era diventato inutile imparare a guidare perché se l'avesse fatto, sarebbe arrivato in auto e avrebbe dovuto cercare un posto dove parcheggiare, cosa che sembrava quasi impossibile. E in più, arrivando in macchina e non a piedi, avrebbe fatto anche più tardi.

Ovviamente Caitlin era già seduta al tavolo che lui stesso aveva prenotato due giorni prima, le braccia incrociate e lo sguardo perso nelle bollicine del bicchiere davanti a sé.

Quando si avvicinò, Barry le diede un bacio sulla guancia, facendo finta di non aver notato lo sguardo gelido – brutta scelta di parole – che gli aveva riservato.

“Mi dispiace” disse, mettendosi seduto e aggiustando la cravatta annodata in fretta e furia come per riflesso. “Cisco mi ha richiamato quando stavo per uscire.”

Caitlin accennò un sorriso. “Non preoccuparti” replicò, ma sarebbe sembrato evidente a chiunque che non aveva gradito aspettare da sola per i circa trenta minuti che Barry aveva fatto di ritardo. Avrebbe dovuto avvisarla, ma nella foga dell'azione si era dimenticato di tutto.

Si nascosero entrambi dietro due menù enormi – Barry lesse un paio di volte la parola fettuccine senza coglierne il significato, benché non fosse la prima volta che fossero andati in quel ristorante italiano e avesse ordinato la pasta ogni volta.

La situazione inizialmente tesa prese una piega migliore di fronte ai piatti che avevano scelto – Caitlin blaterava allegramente dei preparativi per il matrimonio di Oliver e Felicity e Barry annuiva, felice di vederla così felice.

“Barry, mi stai ascoltando?”

La voce di Caitlin lo riportò coi piedi per terra, anche se era abbastanza sicuro di non essersi perso più di tanto nei suoi pensieri.

Si grattò una guancia con la mano libera. “”Uh, si – si, uhm, Felicity vuole-”

“Sei impossibile” lo interruppe Caitlin, ma quella volta diversamente da tutte le altre, non vi era alcuna sensazione di affetto nel tono, soltanto- noia? Era possibile?

Barry aprì la bocca, incerto su quello che voleva dire, ma Caitlin gli risolse il problema anticipandolo.

“E' sempre così ormai” mormorò, quasi come se fosse un pensiero ad alta voce più che una vera e propria accusa. Posò la forchetta nel piatto e si pulì la bocca con gesti lenti che fecero innervosire Barry.

“Che vuol dire?” chiese Barry, piccato. Poteva già prevedere che incoraggiare l'argomento non avrebbe portato a nulla di buono, ma era più forte di lui.

Caitlin si limitò a prendere un sospiro, all'apparenza sul punto di prendere una decisione – la stessa che anche Barry aveva considerato soltanto un istante prima di scartarla: assecondarlo e finire col litigare oppure no? A suo meritò, impiegò più di Barry per scegliere la prima.

“Sai che fra poco sarà un anno dalla morte di Dante?”

La domanda spiazzò Barry – era l'ultima cosa che pensava avrebbe detto. Ci mise un po' a capire che non doveva rispondere per davvero, ancora confuso, e che Caitlin voleva soltanto guardare la sua reazione. Prima che potesse chiederle da dove fosse uscita fuori quella domanda sul fratello di Cisco e cosa avesse a che vedere con loro due, Caitlin riprese a parlare.

“Sai che Julian e la sua ragazza si sono lasciati perché non riescono a vedersi mai? O che Cisco e Gypsy stanno cercando casa insieme? Felicity e Oliver vorrebbero leggere il discorso che hai scritto per il giorno del loro matrimonio – te l'hanno chiesto due mesi fa.”

“Okay, ho capito – sono distratto ultimamente, più del solito, e allora?”

Non era nelle intenzioni di Barry rispondere con quel tono e sapeva che quella reazione non era nemmeno classificabile per quanto infantile e appositamente provocatoria. Solo che fin dall'inizio di tutta la faccenda aveva intuito che la cosa gli stava sfuggendo di mano e non aveva bisogno che qualcun altro venisse a farglielo notare, quando lui ne era così dolorosamente consapevole.

Vide qualcosa negli occhi di Caitlin, come una scintilla che invece di accenderle lo sguardo, lo rese soltanto più fermo, calcolato. Freddo. Anche l'angolo della bocca lievemente sollevato era il segno che da quel momento in poi non sarebbero tornati più indietro.

“Non sei più distratto” disse, e la dolcezza forzata di quelle parole lo fece rabbrividire. “E' solo che se non riguarda Iris semplicemente non ti interessa.”

Per la seconda volta in pochi minuti, Barry fu colto di sorpresa. Ancora di più, quando Caitlin si alzò senza dire nulla e si avviò verso l'uscita, non prima di avergli rivolto uno sguardo indecifrabile – o almeno, per Barry, che ancora non era riuscito a capire cosa stesse succedendo, lo era perché era come se da un lato lo invitasse a seguirla per continuare fuori dove nessuno avrebbe potuto interromperli con occhiate poco furtive e da un lato invece gli chiedesse di rimanere dov'era per non peggiorare la situazione. C'era dell'altro – una sorta di paura, che in retrospettiva avrebbe dovuto fermare Barry.

Lasciò dei contati sul tavolo prima di seguire a ruota Caitlin, frustrato per non poter utilizzare la piena velocità in un luogo affollato.

Caitlin stava ancora camminando, quando Barry la vide, in direzione del parcheggio. Per fortuna faceva troppo freddo perché ci fosse qualcuno.

“Cait, fermati.”

Provò a chiamarla una seconda volta, invano.

Sapeva che a Caitlin dava fastidio quando utilizzava i suoi poteri su di lei – non era la prima volta che litigavano in due anni e Barry sapeva che raggiungerla e bloccarle il passo a velocità-Flash era una cosa che la faceva innervosire.

Si mise a correre lo stesso, pensando che non era affatto così che voleva concludere il primo mese dell'anno nuovo e che era da stupidi dover ritornare su cose che dovevano essere concluse da un pezzo.

“Cait!”

“Smettila di seguirmi, Barry!”

Registrò vagamente quella sorta timore che, prima con gli occhi e in quel momento con la voce, Caitlin sembrava emanare. Barry aveva l'impressione che ci fosse qualcosa che doveva capire e che normalmente non avrebbe faticato tanto a riconoscere, ma non ci riusciva – l'unica cosa che sembrava passargli per la testa era cosa volesse dire Caitlin con la frase nel ristorante.

La raggiunse a pochi metri dall'auto bianca di lei, le luci posteriori che si illuminarono improvvisamente in risposta al comando a distanza di Caitlin.

Le afferrò un polso per fermarla, ma riuscì soltanto a rallentare il passo.

“Pensavo avessi superato la gelosia per Iris” disse Barry, che aveva dei ricordi molto vividi della sera in cui Caitlin gli aveva confessato di non essere sicura della loro relazione perché temeva che i sentimenti di Barry per Iris non fossero scomparsi e che non lo avrebbero mai fatto del tutto.

Quello bloccò definitivamente Caitlin, che lo guardò come se gli fossero spuntate altre due teste ai lati di quella in mezzo. Sbatté le palpebre un paio di volte, ovviamente sorpresa, però ritornò in fretta all'espressione rigida di prima.

“Non me ne frega niente di Iris!” replicò, tirando via il braccio.

Barry la fissò senza capire e lievemente deluso da quelle parole – non aveva mai preteso che Caitlin e Iris diventassero amiche, sebbene avesse incoraggiato la conoscenza in più di una occasione, ma pensava che se non altro fossero arrivate a un certo grado di familiarità, che l'una tenesse al benessere dell'altra. Si era sempre sbagliato?

No, non era possibile. Caitlin era la persona più buona che conosceva e poteva giurare che non avrebbe mai fatto o augurato del male a nessuno volontariamente.

“Cosa intendevi prima, allora?” chiese Barry.

“Esattamente quello che ho detto” rispose Caitlin, pronta. Si fermò lì, però, come se non fosse necessario fornire una spiegazione, sebbene Barry ne avesse appena chiesto una.

“E' la mia migliore amica!” fu la replica di Barry, che iniziava a perdere la pazienza e che a questo punto non vedeva perché dovesse giustificarsi. “Le restano dieci giorni prima che Sav-”

“E di chi è la colpa?” lo interruppe Caitlin, gli occhi nuovamente iniettati di una rabbia controllata. Fece un passo verso di lui, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Barry, come se lo stesse sfidando a rispondere. “Solo tua” aggiunse, il dito indice premuto contro il petto di lui.

Barry non si diede la pena di constatare quanto fosse freddo quel dito anche al di sopra della camicia, troppo preso dall'aria che gli era appena uscita dai polmoni. Sentiva il proprio respiro lento, riflesso nelle nuvole che si alzavano dal propria bocca.

“Se non avessi giocato col tempo, nessuno di noi si troverebbe in questo guaio” continuò Caitlin, l'espressione seria. “Cisco ha perso suo fratello, la tua migliore amica ha i giorni contati e io...” lasciò la frase in sospeso, come se non ce la facesse a continuare. Chiuse gli occhi e fece una specie di smorfia, respirando rumorosamente dal naso. “Sapevi quanto mi spaventasse l'idea di diventare lei-”

“Non sapevo che sarebbe successo” la fermò Barry, quando intuì a cosa – chi – si stava riferendo. "Non era mia intenzione e sai che-"

“-ma mi hai mollata a Julian per trovare una soluzione perché tu eri troppo impegnato a salvare Iris!”

“Non ero in grado di aiutarti” ammise Barry, cerando di mettere a tacere i sensi di colpa che non l'avevano mai abbandonato sin da Flashpoint e che Caitlin non stava facendo altro che far riemergere.

Caitlin non disse nulla, alcune ciocche di capelli molto più chiare rispetto alle altre e le iridi che erano diventate di colpo quasi bianche. Si limitò a guardarlo e Barry avrebbe tanto voluto dire che non era davvero lei, che era Killer Frost a parlare, a ferirlo di proposito – non era ben chiaro come fosse possibile che Caitlin potesse essere due persone completamente diverse allo stesso momento, ma era fin troppo chiaro che Killer Frost rappresentasse la parte meno soggetta a censura di Caitlin. Tutto quello che gli aveva appena detto, era lei, Caitlin, a pensarlo.

Riprese a camminare, superando Barry e rivolgendogli un ultimo sguardo che era un misto di divertimento e tristezza e paura. “Sai, non mi sorprende che sarai tu ad ucciderla” disse prima di entrare in auto e mettere in moto.

Barry rimase lì a fissare la macchina che si allontanava da lui. Il parcheggio era silenzioso e illuminato di giallo dai lampioni, il vento che prima non aveva neanche notato ora gli soffiava sulla faccia con insistenza.

La sensazione di vuoto arrivò subito.


 

-


 

(E' fin troppo facile con questo qui.)

(Già. Ti va un caffè?)

(Espresso, due di zucchero. E lasciami la pagina sportiva.)

(Non lo farei fossi in te; il touchdown di ieri sera passerà alla storia.)

(Si, si, va' adesso. Portami anche dei biscotti.)


 

-


 

Barry passava fin troppo tempo al laboratorio, quindi non si sorprese di essere ancora una volta nella Corteccia.

Era al buio, eccetto che per un qualche progetto di Cisco che di tanto in tanto emanava delle luci nella sua direzione, ma non abbastanza da illuminare altro oltre le pareti dell'angolo in cui era relegato. Barry avrebbe dovuto chiedergli di cosa si trattava e, magari, smetterla di perdere tempo quando avevano cose più importanti.

Da quando era diventato Flash, il tempo per Barry aveva smesso di essere quello di una volta. O forse, lui aveva smesso di vederlo allo stesso modo. Come poteva essere altrimenti?

Era in grado di compiere cose impossibili usando la propria velocità – cose che in passato avrebbe impiegato ore, se non giorni interi, per portare a termine. Era come se il tempo fosse diventato elastico, si fermasse per qualsiasi cosa avesse attorno, ma non lui – no, Barry continuava a essere lo stesso, a correre e a sentirsi sempre un po' meglio quando poteva farlo, sempre sul punto di diventare qualcos'altro.

Da quel punto di vista poteva capire Savitar. Un dio fra gli uomini.

Non che Barry avesse tali manie di grandezza, però una piccola parte – che non avrebbe mai rivelato a nessuno perché se ne vergognava – poteva effettivamente intendere la sensazione che si provava ad avere tutto quel potere fra le mani e poter fare qualsiasi cosa.

Ma lui non avrebbe mai potuto uccidere Iris. O qualcun altro, a dire il vero.

E il tempo, da quando aveva scoperto che la vita della sua migliore amica era segnata, aveva preso a muoversi molto più in fretta. Per uno strano scherzo del destino, Barry sarebbe stato troppo lento.

“Riuscirai a salvarla.”

Non si era accorto di Caitlin; mascherò alla bell'e meglio lo spavento che si era beccato, ma non poteva aver fatto un buon lavoro perché sentì la risatina leggera di Caitlin così vicina.

Non si voltò a guardarla – difficile farlo quando le braccia della propria ragazza gli cingevano le spalle, da dietro, talmente forte.

Barry sospirò. “Come fai a saperlo?” disse piano, come se avesse paura che l'implicita confessione – non credo che ce la farò stavolta – potesse giungere ad altre orecchie a parte quelle di Caitlin, sebbene fossero soli al momento.

Le braccia salirono fino al collo e, se possibile, l'abbraccio divenne anche più saldo.

“Perché Iris crede che tu possa farcela” rispose, il tono basso esattamente come quello di Barry. “E anche io – credo in te, Barry.”

Generalmente, Caitlin era in grado di risolvere qualsiasi problema di Barry, che ci provasse o meno, ma quella sera era diverso. Erano successe troppe cose, aveva perso troppe persone – nemmeno un anno da quando Henry era morto – perché ci credesse sul serio.

E c'era quel fiocco di neve che gli premeva contro il collo a rendere il tutto anche più difficile. L'ennesima prova che Barry aveva fallito – anche con Caitlin, facendola diventare esattamente ciò in cui temeva di trasformarsi.

Nonostante tutto, tenne la bocca chiusa e accennò un sorriso, aggrappandosi alle braccia di Caitlin.

 

-


 

“Barry, puoi smetterla?”

Quando Barry tornò coi piedi sul pianeta Terra, fu accolto dalla visione di Caitlin con la stessa espressione che gli riservava quando era annoiata per qualcosa che aveva fatto – e avrebbe poggiato i pugni sui fianchi se non avesse avuto le mani già impegnate.

“Continui a muoverti” aggiunse lei, quando divenne evidente che Barry non aveva la più pallida idea a cosa si stesse riferendo, “e non credo che sia il caso mentre sto cercando di riportare il lato destro della tua faccia a un aspetto normale.”

I guanti in lattice erano ricoperti di sangue – il sangue di Barry – e delle macchie erano finite anche sul camice che indossava.

Ormai Barry poteva dire con estrema facilità quando Caitlin ce l'aveva con lui per l'ennesima azione-avventata-che-lei-aveva-sconsigliato, se non altro perché il tono con cui gli parlava era solitamente distaccato e non poteva fare a meno di dirgli che era stato avvisato.

Ma stavolta non doveva essere tanto grave – probabilmente perché Barry era stato soltanto scaraventato contro un edificio e la cosa peggiore, escludendo i tanti piccoli tagli e graffi sulla guancia e lo zigomo, era il sopracciglio spaccato in due punti. Niente che non potesse sopportare.

Ecco perché si azzardò a dire: “Devo ripeterti ancora che guarirà da solo?”

Caitlin non lo degnò di una risposta, come faceva quasi ogni volta che Barry faceva riferimento alle straordinarie proprietà rigenerative che aveva acquisito insieme alla velocità. Si limitò ad alzare gli occhi al cielo e infilzare l'ago volutamente in maniera più maldestra, facendo scattare il sopracciglio ferito verso l'alto, il che provocò una nuova fitta di dolore.

“A cosa stavi pensando?” chiese, dopo un po', ignorando il lamento di Barry.

“A quello che ha detto Harry prima” rispose subito Barry, fissando il bottone bianco del camice proprio davanti al suo naso. “La storia delle dimensioni parallele, le altre Terre.”

Caitlin, aveva confessato, non trovava la notizia granché entusiasmante – superato lo stupore iniziale, si intende – piuttosto il contrario, perché la sola idea che poteva esistere un'altra Caitlin Snow che aveva dovuto vivere le stesse cose che erano capitate a lei era piuttosto scoraggiante. E se qualcuna di loro avesse avuto una vita più semplice... be', era inutile starci a pensare visto che non era toccata a lei.

Barry, invece, la trovava una cosa interessante e che valeva la pena approfondire – Cisco era della stessa idea e già si era messo all'opera per inventare qualcosa che li mettesse in condizione di approdare in uno degli universi paralleli. E se nutriva la speranza di poter rivedere sua madre ancora una volta – non pochi istanti prima di morire per una volta – era qualcosa che preferiva tenere per sé per il momento.

“Non preoccuparti” disse Caitlin, mettendo definitivamente da parte l'apparecchiatura per le suture, le labbra piegate in un sorriso perfetto, “sono sicura che anche i Barry Allen delle altre Terre hanno una Caitlin Snow pronta a tirarli fuori dai guai.”

Barry adorava i sorrisi di Caitlin – erano come una bellissima giornata di primavera che gli entrava nel petto e avrebbe potuto ingegnarsi per delle ore pur di farglielo spuntare sulle labbra ancora e ancora. Doveva resistere all'impulso di baciarla ogni volta che la bocca si piegava in quell'irresistibile maniera.

Solo che stavolta, non ci fu nessuna primavera – soltanto un'ondata di panico. E' un ricordo, pensò. Solo un ricordo che non avrebbe avuto mai più una volta conclusa la procedura.

“No, aspettate!” disse prima di riuscire a trattenersi. Caitlin stava per allontanarsi e lui doveva fermarla, non poteva permetterle di andare via perché sarebbe sparita e- “Lasciatemi questo. Soltanto questo” supplicò, sperando che qualcuno lo sentisse.

Non accadde nulla per qualche istante – le mani di Barry che avevano afferrato quelle sporche del suo sangue di Caitlin. “Lasciare cosa?” chiese lei, dopo, il viso contratto in un'espressione confusa.

Poi iniziò a scomparire, lentamente, così come la scena attorno e l'attrezzatura dell'infermeria. “Nonono” Barry continuava a ripetere, disperato. “Basta! Io non...”

Tutto aveva cominciato a girare freneticamente nella sua testa o forse era lui che non riusciva a stare fermo. Doveva svegliarsi, doveva svegliarsi, doveva svegliarsi...

No, no, no. Non voglio più farlo!

(Cazzo, che stai facendo, amico?! La Brand mi ucciderà. Ritorna nella mappa!)

Si ritrovò- ai Mercury Labs? Era possibile? Era uscito dal suo stesso ricordo? Come aveva fatto?

Indugiò soltanto qualche secondo su quelle domande, poi prese a correre più veloce che poteva, per quanto l'assenza di poteri all'interno della sua testa gli permettesse di andare veloce.

Vide Tracy Brand, colei che gli aveva spiegato in cosa consisteva effettivamente procedura e fatto firmare i moduli di autorizzazione, invitarlo ad entrare nel suo ufficio.

No, ho cambiato idea! Non voglio più farlo!


 

-


 

Il locale era chiuso – sedie riposte ordinatamente sotto ai tavoli, luci spente e neanche una persona in vista, nemmeno al bar per le ordinazioni. Gli unici erano loro due, sul palco proprio come l'ultima volta – Caitlin intenta a scegliere una canzone china su un laptop e Barry che la guardava, in mano un bicchiere di qualcosa che doveva essersi preparato da solo perché non aveva un buon odore.

“Che sta succedendo?” chiese, la voce bassa – sembrava quasi un peccato spezzare il silenzio tranquillo che li avvolgeva.

Caitlin voltò la testa indietro, lasciando perdere la canzone per un attimo, e prese un respiro. “Mi stanno cancellando.”

Barry si chiese distrattamente se dovesse lasciare i soldi per la sua ordinazione.

“Non lo permetterò.”

Era una promessa, una che intendeva mantenere. “Ti nasconderò da qualche parte” disse ancora, la testa già al lavoro per trovare una soluzione.

Sperava fosse abbastanza – doveva esserlo.


 

-


 

Il ricordo era uno dei più felici che avesse - Caitlin aveva appena confessato di non essere andata via con Ronnie perché voleva rimanere con Barry - ma era impossibile trarne piacere, sia per la circostanza per il quale lo stava rivivendo, sia perché se erano già a quel punto non mancava ancora molto al momento in cui si erano conosciuti. Più andavano verso l'inizio della loro storia, più la fine si avvicinava. 

Caitlin, accanto lui, doveva essere arrivata alla stessa conclusione. "Non è abbastanza" disse, un sospiro leggero che faceva più male di un pugno in piena faccia. 

"Non so come fare" sussurrò Barry, la voce disperata e la testa tra le mani. 

"Devi nascondermi meglio o mi perderai." 

 

 

-


 

(Hey, quel tipo, HR, mi ha consigliato un posto che fa questo caffè-)

(Lascia perdere il caffé! Abbiamo un problema – è scomparso dalla mappa!)

(Cosa? Fammi vedere!)


 

-


 

Aveva rivisto quella scena troppe volte per dire che era un ricordo confuso, per quanto doloroso – un angolo della casa, quello più vicino alla finestra, che si illuminava a intermittenza di blu; le voci che non aveva mai ascoltato veramente e fornivano una specie di sottofondo normale, come il brusio in una caffetteria o un supermercato, anche se la scena ai loro piedi era tutt'altro che normale; un poliziotto, un collega di Joe, che portava Henry fuori in manette.

L'aveva sognato un paio di volte nel corso degli anni, e dopo essere ritornato indietro nel tempo la prima volta era accaduto ancora. Probabilmente era per il senso di colpa – aveva compreso alla perfezione il motivo per il quale non poteva intervenire, ma una parte di lui si sarebbe sempre data il tormento per non aver salvato Nora, infischiandosene di ogni conseguenza, pur avendo la possibilità di farlo.

Barry era rimasto lì, accanto al corpo di sua madre, soltanto una manciata di minuti. Quei pochi istanti erano sempre stati chiari nella sua mente e aveva sempre saputo che non li avrebbe mai dimenticati. E ricordava anche come tutto attorno gli sembrasse sbiadito – c'erano soltanto lui e Nora, il volto che stava iniziando a perdere la sua luminosità. Neanche per un attimo aveva pensato che stesse solo dormendo, quello accadeva solo nei film. Anzi, la testa si era svuotata di colpo e tutto ciò che era in grado di fare era piangere e guardarla, il panico che cominciava ad avvolgerlo piano piano.

E mentre Barry guardava se  stesso e un Joe più giovani uscire dalla casa, il braccio di Caitlin passò sotto al proprio e intorno alla vita per abbracciarlo, in silenzio.


 

-

 

Era un martedì pomeriggio qualsiasi. 
 
Barry era sul divano - le caviglie incrociate in avanti, la testa china sul tamagotchi che aveva comprato solo la settimana precedente (e che era durato esattamente cinque giorni in più di quello di Iris), mentre alla tv davano un vecchio film. 
 
Di tanto in tanto alzava la testa, dava una sbirciatina allo schermo e poi ritornava al suo cucciolo. 
 
Nora, seduta accanto a lui, canticchiava insieme alla protagonista femminile - qualcosa riguardo un fiume, due vagabondi in giro per il mondo e un certo Huckleberry.  
 
Henry, invece, stava leggendo il giornale, ma anche lui come Barry si lasciava distrarre dalla tv qualche volta. 
 
Era un normalissimo martedì pomeriggio, forse anche un po' noioso. 
 
Ma Henry era lì, Nora era con loro. 


 

-


 

(Eccolo... l'ho ripreso.)

Barry andò incontro al ricordo successivo con una sorta di rassegnazione e sapeva perfettamente perché fosse importante - non che gli avessero tolto solo quelli importanti, presto non ci sarebbe stata alcuna traccia di Caitlin nel sua vita. 

Avevano appena rinchiuso Peek-a-Boo in una cella. 

"Siamo stati legati a qualcuno per troppo tempo" disse Barry, le mani nelle tasche e una chiara idea in testa di quello che avrebbe voluto aggiungere. 

Si era sentito tremendamente in colpa per una manciata secondi (lui aveva appena scoperto di provare qualcosa per Caitlin, e lei era giustamente addolorata per la presunta morte di Ronnie). Poi:

"E' tempo di andare avanti, trovare qualcun altro per cui fare pazzie" disse Caitlin. 

E c'era qualcosa nel modo in cui lo guardava - e quel sorriso... 

Possibile che parlasse di lui? Il solo fatto che avesse concordato con Barry sulle loro vite amorose complicate e fosse disposta a voltare pagina era di per sé molto più incoraggiante di quanto avesse osato sperare. 

Rimase a fissarla qualche istante, abbastanza sicuro che Caitlin fosse in attesa di qualcosa. O forse, era lui quello in attesa. 

"Forse-" iniziò, improvvisamente a corto di fiato. "Potremmo uscire qualche volta"

Per un lunghissimo, tremendo istante fu colto dal dubbio di aver fatto la cosa sbagliata - Caitlin si era irrigidita e sembrava sul punto di mollarlo lì, senza una risposta; poi gli angoli della bocca si allargarono ed era il sorriso più bello che avesse mai visto. E voleva essere così ottimista da pensare che se anche Caitlin gli avesse detto di no ("avrà capito che le sto chiedendo un vero appuntamento? In fondo, siamo usciti altre volte insieme" e "forse, non intendeva voltare pagina adesso, o con me" erano soltanto due del vortice di idee che gli erano passate per la testa) quel sorriso gli sarebbe bastato, ma sapeva perfettamente che non sarebbe stato così. 

"Si, mi piacerebbe."

 

-

 

(Ancora uno e abbiamo finito.)

 

-


 

La voce di Lady Gaga fu la prima cosa che sentì. Copriva perfino le voci dei due tipi che lo stavano guardando e parlavano evidentemente di lui. 

Chi erano? Dove si trovava? Cosa era successo?

Si tirò subito a sedere - Cisco Ramon gli disse che si trovava agli S.T.A.R. Labs e, dopo avergli controllato occhi e orecchie, la dottoressa Snow gli chiese di fare pipì in un contenitore.  


 

***

presente

 

Degli addobbi di San Valentino, da Jitters, era rimasto poco e niente - qualche cuore ancora penzolava dal soffitto e la solita bacheca con le dediche d'amore era colma di bigliettini rossi e polvere colorata; i cioccolatini invenduti venivano serviti accanto ai caffè o i dolci ordinati. 

Barry aveva trovato strano che un cuore solitario avesse sventolato proprio dietro la testa di Caitlin per tutto il tempo, ma se doveva essere sincero, gli piaceva pensarlo come una sorta di segno premonitore. 

"E' stato un piacere averti conosciuto" disse Caitlin, tirando la cinghia della borsa un po' più su sulla spalla. 

Era pronta ad andarsene - un promemoria sul cellulare che le aveva ricordato di un impegno di lavoro. 

Barry sorrise. "Anche per me" replicò, una mano già alla nuca, ansioso. "Forse, uh, potremmo rifarlo. Qualche volta."

Caitlin annuì. "Si, mi piacerebbe."

 
 

-


 

Allo squillo del cellulare, il cuore di Barry ebbe un sussulto. 

Accettò la telefonata e sentì che Cisco aveva già cominciato a parlare prima ancora che Barry potesse portare il cellulare all'orecchio. 

Credo che tu debba venire qui, al laboratorio” disse, il tono che andava ben oltre il preoccupato e Cisco era quello che si divertiva ad affibbiare nomi ai meta-umani che incontravano sul loro cammino. 

Ma non poteva essere per via di un meta-umano - non era abbastanza allarmato perché lo fosse. 

Barry annuì e quando si rese conto che Cisco non poteva vederlo gli disse che stava arrivando. Prima che potesse chiudere la telefonata, Cisco aggiunse: “Controlla le email prima di venire.” E chiuse lì.

Nonostante il comportamento strano dell'amico - ne aveva avuti di più strani in passato - Barry continuò a non essere così preoccupato come, invece, forse, avrebbe dovuto essere. Se non altro, ciò cambiò alla vista dell'email di Felicity con oggetto nel caso in cui tu decida di ricordare. 

Ricordare cosa?

Fu tentato di chiamare Felicity oppure Cisco - che doveva per forza sapere cosa stava succedendo - ma la tentazione di cedere ed aprire il file allegato fu più forte. 

Era un video, datato al giorno precedente. 

Comparve la propria faccia, quella di Barry, e pochi istanti dopo sentì anche la voce, leggermente rauca. 

Il mio nome è Barry Allen. Caitlin era, be', lei era il mio medico quando ci siamo incontrati la prima volta. Mi ero appena svegliato da un coma di nove mesi - c'era questa canzone di Lady Gaga in sottofondo e dopo mi ha chiesto di fare la  pipì in...”

Barry? Vuole fermarsi?”

No. No, io... Ce la faccio.”


-


 

Probabilmente Barry aveva stabilito un nuovo record di velocità nel correre fino agli S.T.A.R. Labs quel giorno, il cellulare ancora aperto sul videomessaggio che aveva appena finito di vedere.

Cisco era già ad aspettarlo all'ingresso, l'espressione indecifrabile sul volto.

Mentre da qualche parte sul retro del cervello si chiedeva vagamente se Cisco fosse stato a conoscenza di tutto fin dall'inizio e perché non avesse fatto nulla per impedirlo, aveva priorità più importanti al momento.

“Cisco, devi dirmi dove abita Caitlin.”

“E' già qui.”

Il fatto che non riuscì a capire subito il significato di quelle tre, semplici parole era indicativo dello stato confusionario che regnava nella testa di Barry.

La trovò nel giro di pochi istanti, ed era identica a come l'aveva lasciata soltanto poche ore prima. Ma allo stesso tempo tutto era diverso – lei, e anche lui, erano diversi.

Barry.

Rimase inchiodato sul posto, quasi come pietrificato. Come poteva essere che la persona con la quale aveva bevuto un caffè tre ore prima era la stessa con la quale aveva condiviso due anni della propria vita? Che aveva toccato e abbracciato e baciato? Perso.

Caitlin fece un passo in avanti, le braccia a circondarsi il corpo.

“L'email di Felicity...” cominciò, poi fece una pausa, lo smarrimento disegnato sul volto. “Come è possibile?”

Era la stessa domanda che si stava ponendo anche lui, e non solo a livello scientifico – d'altronde dovrebbe essere abituato alle cose apparentemente impossibili.

Non aveva nessuna risposta – o forse, si – così si limitò a scuotere la testa e a guardarla.

“Cosa facciamo adesso?”

“Che vuoi dire?”

Il modo in cui Caitlin si morse le labbra, proprio come quella mattina, attirò l'attenzione di Barry. Quante volte le aveva baciate in due anni?

“Tu vuoi riprovarci” disse lei, ma suonava molto più come l'ennesima domanda.

“Tu no?”

Doveva averci pensato anche lei, altrimenti che senso aveva la presenza al laboratorio? Perché era andata da lui se non aveva intenzione di provare a far tornare le cose come erano prima?

“Ti ho detto delle cose orribili” disse Caitlin piano.

Ovviamente Barry non aveva ricordo di cosa avesse provato a sentire le cose di cui parlava Caitlin, ma gli era bastato rivedere i propri occhi spenti nel video per farsene un'idea precisa.

"Ero arrabbiata e- non avrei mai dovuto dirti quelle cose- mi dispiace tantissimo-”

"Dispiace anche a me" la interruppe Barry, scuotendo la testa. "Avevo perso il controllo della situazione e- credo di sapere perché ho deciso di cancellare anche io i nostri ricordi" disse, e fece una pausa perché l'intera faccenda era troppo assurda. "Volevo che per una sola volta le cose fossero semplici."

Dimenticare volontariamente due anni di rapporto con una persona, incontrarla per caso (o forse, no) davanti agli S.T.A.R. Labs il giorno dopo e chiederle di ricominciare tutto daccapo - la definizione di semplice.

Caitlin abbassò la testa per un solo istante. “E se dovesse succedere ancora?" chiese, la voce bassa e non del tutto ferma. 

 

Barry fece un passo avanti, rendendosi conto solo in quel momento di essere rimasto immobile. Non sapeva perché aveva questa strana idea che Caitlin si sarebbe allontanata se si fosse avvicinato di più – o forse, si, in fondo avevano scoperto di conoscersi e di avere avuto una vita insieme da pochi minuti. Ma Caitlin, pur osservando i movimenti lenti di Barry, non si mosse. 

"E' questo quello che credi?" le chiese. 

Voleva toccarla. Improvvisamente la familiarità che aveva provato fin dal primissimo momento trovò un senso. 

Lei doveva pensarla allo stesso modo - Caitlin chiuse la poca distanza che era rimasta tra loro due e prese una mano di Barry. 

"Andrà bene" promise Barry, e strinse la presa. "E se non dovesse essere così, terrò tutto stavolta."

  
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