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Autore: SaraBlues    04/01/2018    0 recensioni
Sophia, 20 anni, vive la sua vita tranquillamente a Roma, impegnata solo nella sua passione, il nuoto. Possiede una strana peculiarità, un occhio dorato. Tutto sembra andare liscio, quando un giorno fra tanti, un uomo la ferma per strada, le rivelerà che il suo occhio bizzarro possiede poteri mai visti prima. Tutto ciò le sconvolgerà per sempre la vita... forse in peggio.
Tratto dal testo:
"Voglio solo essere normale!"
"Mi spiace, cara! Sei l'Osservatrice D'oro, Loro vogliono quel tuo occhietto come un sorso d'acqua nel cuore del deserto e pretendi di voler essere normale?!"
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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 1-La gara di nuoto

Sembrava che lassù i secondi non passassero mai. Sul quel trampolino non contava più niente, contavo solo io e la mia passione, il nuoto. Forse non avrei dovuto essere così agitata, era sì la gara finale per accedere alle Olimpiadi Mondiali di nuoto, ma avevo sbaragliato la concorrenza fino a quel momento. Ero stata la più veloce alle selezioni, e, regione dopo regione, li avevo battuti tutti senza troppi sforzi. 
Ma ora mi trovavo ad affrontare persone che erano riuscite a vincere, come me, su tutti gli altri. Ora si poteva vedere la bravura di ognuno di noi, che eravamo su quel trampolino. Sembravamo tutti sulla stessa barca: convinti di essere stati i migliori fin ora, ma forse c'era un “migliore" migliore di noi. 

Tutti con l'adrenalina alle stelle, tranne un certo Federico Bolla, un pallone gonfiato, convito di essere superiore alla “plebaglia”, come lui stesso definiva le persone che non fossero Federico Bolla. Il mondo doveva girargli intorno, era un suo diritto ricevere attenzioni da tutti. Lo avevo conosciuto poco prima della gara. Era venuto da me, mi aveva teso la mano e io gliela strinsi cordialmente. 
«Piacere, Federico Bolla» si presentò lui
«Piacere mio, Sophia Rivera»
Mi tirò verso di lui «Sappi che non dovrai sforzarti per vincere, tanto, in un modo o nell'altro, vincerò io» mi sorrise, lasciò la presa e mi sorrise falsamente mentre si allontanava.
Confrontandomi poi con le mie avversarie nello spogliatoio, mentre indossavamo i costumi per la gara, scoprii che aveva fatto lo stesso gesto con tutte noi, e forse anche con i ragazzi. Ridicolo.
La sua era sicuramente una tecnica per intimorirci,  ma io e le ragazze ci eravamo fatte una grassa risata.

Finalmente il fischio di inizio gara.
Saltammo tutti prontamente nello specchio d’acqua. Ora tutto dipendeva da me e iniziai a nuotare con tutta la forza che avevo in corpo. Una strana sensazionale mi avvolse le membra. Mi resi conto che non c’era nessuna fatica nei miei movimenti, come se quello fosse naturale per me, mi sentivo bene e tutta la paura se n’era andata. Ebbi in quel momento la conferma che questo sarebbe stato il mio futuro. Anche abbastanza florido, dato che ora ero in testa.
Le vasche finirono, in men che non si dica eravamo all'ultima. La più importante di tutte, quella che contava maggiormente. 

Mentre eravamo circa a metà della vasca strizzai gli occhi e lasciai che ogni parte di me si dimenticasse tutto e iniziasse a dare di più. Ma qualcosa, qualcosa di inspiegabile mi invase la mente, una strana visione, forse solo una certezza. Non riesco ancora a spiegare cosa successe quella volta. Non ricordo se lo vidi o sapevo e basta che avrebbe vinto una certa Gioia Di León. 
Non passarono cinque secondi che sentii una fitta tremenda al polpaccio, una pressa immaginaria mi ridusse il polpaccio destro in una pallina da tennis. Mi bloccai paralizzata nel bel mezzo della piscina, e della gara, incapace di muovermi per il dolore.

Applausi e grida arrivarono da ogni parte e mi tuonarono nella testa ancora stordita dal crampo. Non capii subito cosa stesse succedendo, realizzai solo dopo un po’ che qualcuno aveva vinto. Non mi importava al momento, volevo solo uscire di lì e aspettare che il crampo cessasse.
Sollevai la mano in segni di aiuto, subito un bagnino si tuffò e corse verso di me.
Il crampo si stava dissolvendo mentre lui mi riportava a bordo piscina.
«La ringrazio» dissi debolmente.
«Non devi ringraziarmi, è il mio lavoro» mi rispose sorridendo.
Intanto mi muoveva la gamba in strane posizioni e il crampo svanì.

Mi tirai in piedi, ancora con il polpaccio indolenzito. Mi girai verso lo schermo affisso al soffitto della struttura e vidi la classifica. Rimasi disorientata nel leggere i nomi: al terzo posto c’era Tiziano Neri, al secondo Luisa Damiani e al primo posto Gioia Di Léon.
Sembra tutto così impossibile, come avevo fatto a sapere che avrebbe vinto lei? Non potevo spiegarmelo e non potevo chiederlo a qualcun altro, se non volevo passare per matta.
Zoppicando andai dalla vincitrice a stringergli la mano. 
«Congratulazioni» iniziai.
«No, dovevi vincere tu» disse lei.
«Non importa,  l’importante è che Bolla non sia arrivato neanche sul podio!» risposi allegramente.
«Già, spero che si sia sgonfiato quel pallone»
«Più che altro, che sia “scoppiato"!»
E con quello stupido gioco di parle con il suo cognome, ridemmo entrambe della sua sconfitta.

ANGOLO AUTORE: Non so se qualcuno leggerà mai questa storia, ma non importa. Penso che pubblicherò un capitolo ogni settimana. Mi raccomando mandatemi delle recensioni se volete dirmi qualcosa riguardo la storia. Qualsiasi tipo di recensione, anche critiche negative che mi aiutino a migliorare. Grazie :)

   
 
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