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Autore: Seleryon    05/01/2018    3 recensioni
"È un'ottima amica!"
[...] non doveva assolutamente ascoltarle quelle parole, ma lei era là, appena detrasformata, e non poteva correre via in incognito come avrebbe fatto con indosso la maschera di Ladybug. E quindi l’aveva sentito. Adrien. Il suo bellissimo, dolce, gentile Adrien che, alla domanda di Kagami “Ti piace molto, vero?”, rispose “Oh, sì, è un’ottima amica!”. [...]
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Chat Noir fu colpito dal pungiglione la sua vista per un attimo diventò completamente nera. Quando riprese a vedere, la vista tornò piano piano e tra puntini di luce. Si sentiva bruciare da dentro un fuoco inestinguibile e tutti i suoni gli arrivavano distorti.
Si sentì sollevare da Ladybug, sentì che lei correva via per trovare rifugio e avvertì il cambiamento di clima quando finalmente lei raggiunse il posto giusto e lo mise finalmente giù a soffrire in pace.
Voleva dormire, dormire per tutta la vita. Era stanco e ogni battito del suo cuore era un’agonia pulsante e malsana. Non poteva combattere al fianco della sua Lady, l’avrebbe lasciata da sola contro un akuma davvero potente. Si sentiva inutile e avrebbe voluto soccombere perché almeno la sua ultima azione sarebbe rimasta quella di aver salvato l’amore della sua vita da morte certa.
Invece non era stato benedetto nemmeno dalla morte e doveva soffrire fisicamente per tutto quel dolore che stava provando e anche nell’anima perché Ladybug sarebbe andata a combattere senza di lui. Sapeva che doveva farlo ma non voleva che andasse da sola, non sopportava l’idea che lei stesse da sola in battaglia. E poi, se nel frattempo lui fosse morto per le implicazioni del veleno e non avrebbe più potuto dirle che lui è Adrien? Ma poi, proprio quando sentiva che nel suo cuore non ci sarebbe stato più posto per un altro sentimento che non fosse stato disperazione, Ladybug lo aveva chiamato per nome. Adrien. Ladybug sapeva! E aveva anche confermato il fatto che avesse fatto bene il suo lavoro di non reprimersi e lasciar trapelare tutti gli indizi che poteva.
Poi però era arrivato il momento di togliere quel pungiglione e soffrire tutte le pene dell’inferno e alla fine, era svenuto. Il dolore era troppo forte, dopotutto era stato colpito da un’arma magica, e le armi magiche sono decisamente più pericolose e dolorose delle armi normali.
Quando Ladybug decise che quello era il momento adatto per usare il Lucky Charm, anche se avrebbe avuto solo cinque minuti per tornare da Reine e sconfiggerla, e poi tornare indietro da Adrien, ciò che la Luce della Creazione le diede fu una retina acchiappafarfalle gigante.
Non c’era nemmeno bisogno di guardare in giro e vedere a cosa le sarebbe potuta servire. Era chiaro come il sole.
La ragazza abbandonò l’edificio, e neanche venti secondi dopo, una scarica di proiettili velenosi nella sua direzione la avvisò che Chloè l’aveva raggiunta.
Fortunatamente per lei Adrien era al sicuro e, anche se lo avesse trovato, nei suoi panni da civili non gli avrebbe torto un capello. Quindi, Ladybug iniziò a rincorrere e ad attaccare la ragazza con una ferocia che non aveva mai sperimentato prima.
Tentava di farle davvero del male con lo yoyo, le legava i polsi e le caviglie e la trascinava indietro, la colpiva con la testa della sua arma come fosse una specie di piccolo bastone con cui la percuoteva.
Reine bloccava l maggior parte dei suoi colpi con lo scettro, e Ladybug fu graffiata un paio di volte dai suoi pungiglioni. Non ne fu completamente infilzata come Chat Noir ma il veleno comunque aveva cominciato ad entrarle in circolo e il primo bip del Miraculous era già risuonato.
Reine riuscì ad imprigionare nuovamente Ladybug in una celletta di cera d’api ma l’eroina si liberò ancora.
Non avrebbe permesso a Chloè di vincere. Le mancavano solo quattro minuti.
Ancora una volta, la supercoccinella lanciò lo yoyo e colpì l’akuma in testa, proprio sulle antenne, e l’Ape Regina barcollò come se le avesse dato un colpo ben più forte di quel che era. Ladybug capì che le antenne erano il suo punto debole e allora prese a mirare di più in quella direzione.
Di nuovo, Reine riuscì a richiamare a sé le api per colpire la sua avversaria, ma la coccinella riuscì di nuovo a disperderle.
Tre minuti.
Stringendo i denti, ancora una volta provò a catturarla con lo yoyo. Doveva riuscire ad avvicinarla abbastanza prima di riuscire a catturarla con la retina ma lei continuava a sfuggirle e anche con lo yoyo le risultava impossibile.
Reine des Abeilles si girò quando la stringa magica le si avvolse nuovamente attorno al polso: agitò violentemente lo scettro e una colata enorme di cera si riversò su Ladybug che ne finì completamente sommersa, tranne per la testa.
Due minuti.
L’akumizzata si avvicinò a Ladybug. Le sue mani si avvicinarono al suo Miraculous e l’eroina ricordò di quando mesi prima Dark Howl era riuscito a sfilarle un orecchino tenendola stretta nella sua morsa forzuta. Stavolta non poteva neanche dimenarsi. Lo yoyo era sotto la cera insieme al resto del suo corpo. Davvero sarebbe finito tutto così? Chloè sarebbe davvero stata sia la rovina di Ladybug che di Marinette?
La ragazza strinse gli occhi e si preparò al peggio ma questo non arrivò. Aprendo gli occhi vide Chat Noir che si reggeva a stento in piedi ma che aveva vittoriosamente colpito la Regina alle spalle, incatenandola poi nella retina acchiappafarfalle gigante che, evidentemente, era troppo pesante per Reine che non riusciva a liberarsene. Attivando il Cataclisma, il supereroe mascherato distrusse la prigione di cera della sua compagna e lei lo guardò come fosse un fantasma. Con un cenno della testa lui indicò che aveva un lavoro da finire e, annuendo, Ladybug infilò una mano all’interno della retina e strappò il collier dal collo della Regina, mandandolo in frantumi.
La farfalla dalle ali purpuree prese ad allontanarsi nel cielo notturno di Parigi ma lo yoyo si richiuse velocemente attorno a lei e l’akuma ne uscì finalmente purificato.
Un minuto.
Ladybug lanciò velocemente in aria il suo Lucky Charm chiamando a sé la luce riparatrice della sua cura miracolosa al grido di “Miraculous Ladybug!”.
Le coccinelle ripararono tutto ciò che la battaglia distrusse e, quando si avvolsero attorno a Chat Noir per curargli la ferita, lui avvertì tutta la bontà di Tikki e Marinette che lavoravano assieme in perfetta sincronia per rimettere tutto a posto, e subito si sentì molto meglio. Niente nel corpo gli faceva più male come prima. Era rimasta solo la grande stanchezza che gli faceva quasi vedere doppio.
Chloè si guardava intorno intontita ma, vedendo i suoi eroi, si tranquillizzò.
Ladybug si girò verso Chat Noir e lo guardò preoccupata. Non aveva tempo per tornare a casa, e nemmeno lui ce l’avrebbe fatta con soli quattro minuti. Così Ladybug gli indicò con gli occhi lo stesso capannone dove lo aveva lasciato per andare a combattere solo pochi minuti prima e sparì senza degnare Chloè nemmeno di uno sguardo. — Stava per ritrasformarsi, è tornata a casa. — disse lui alla sua ignara amica d’infanzia. La ragazza annuì, ancora confusa ma decisamente consapevole di ciò che fosse successo. — Neanche io ho tempo per scortarti a casa… puoi chiamare qualcuno? — chiese preoccupato. La bionda annuì di nuovo e tirò fuori dalla tasca il cellulare. Chat Noir la salutò con il suo solito saluto a due dita e, finalmente, anche lui lasciò la scena, raggiungendo il capannone dove l’aspettava Marinette.
 
Ladybug fece appena in tempo ad intrufolarsi nuovamente nel capannone che la trasformazione si sciolse. Era oltre l’una di notte ed era esausta, assonnata, e così anche la sua Kwami. Avrebbe dovuto tornare a casa ma non aveva nulla da mangiare da dare a Tikki e quindi la piccola dea rossa si accoccolò nella tasca del pigiama di Marinette e si mise a dormire. La ragazza invece si appoggiò al muro ma la stanchezza fece sì che scivolasse seduta a terra. C’era calma e si sarebbe addormentata molto facilmente se non fosse stato per ciò che sapeva sarebbe accaduto di lì a poco. Adrien avrebbe voluto sapere come aveva fatto la sua compagna a capire che fosse lui sotto la maschera di Chat Noir, e iniziare finalmente il discorso che pendeva fra loro da mesi come una spada di Damocle.
L’anticipazione fece innervosire Marinette nei brevi istanti che passò da sola nel suo nascondiglio. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, e si sentiva come tanto tempo prima quando solo il pensiero di vedere Adrien le mandava in pappa il cervello. Aveva i palmi delle mani sudati, brividi gelidi, malgrado la notte mite della primavera, le percorrevano lungo tutta la schiena. I piedi scalzi a contatto col pavimento sporco e polveroso e un po’ sbucciati. La testa era piena di se e ma, e tutti gli scenari peggiori possibili. Non aveva mai imparato a controllare le sue emozioni al di fuori della battaglia e quindi in quel momento tutto quello che avrebbe voluto fare sarebbe stato alzarsi, correre e nel frattempo urlare cose insensate tanto per diventare rauca e afona, una specie di gallo impazzito che corre ancora nonostante gli abbiano tagliato la testa. Decisamente, la giovane eroina si sentiva assolutamente, totalmente un disastro pronto ad esplodere e che intanto ribolliva e borbottava peggio di una pentola di fagioli.
La porta del capannone si aprì e, nell’oscurità che permeava la struttura, illuminata solo dai tanti lampioni di fuori la cui luce entrava dalle ampie finestre, Marinette vide entrare Chat Noir, gli occhi grandi e luminosi. Fece qualche passo verso di lei e, dopo un breve lampo di verde e nero, anche la sua trasformazione si sciolse, e al suo posto finalmente la ragazza poté vedere Adrien e le sue enormi occhiaie di stanchezza. Sorrise un po’ in imbarazzo e, mentre stava per aprir bocca per dire qualcosa, Plagg interruppe tutti e distrusse il mood di aspettativa che c’era nell’aria. — Sto morendo di fame! Prima il vostro rendezvous notturno, poi quella bambina viziata, e adesso voi due che parlerete. Se non cacciate fuori il mio adorato Camembert non potrò sopportare un altro minuto di più! Sono distrutto! — si lamentò il Kwami agitandosi e contorcendosi pietosamente all’altezza degli occhi di Adrien. Il ragazzo sospirò, si frugò nelle tasche e tirò fuori un paio di pezzi del formaggio disgustosamente puzzolente che piaceva tanto al suo Kwami. — OOOH, CAMEMBERT. Mio dolce amore. Dov’è Tikki? Finalmente possiamo parlare e lei si nasconde?! — chiese poi volando verso Marinette. La ragazza si toccò la tasca sul petto e scrollò le spalle. — Chloè ci attaccato senza darmi tempo di prendere nulla da mangiare e così è andata a letto senza cena, mi dispiace. — Plagg fece uno schiocco con la lingua e trangugiò l’ultimo pezzetto di Camembert prima di fiondarsi nella tasca dove Tikki dormiva e accoccolarsi accanto a lei per schiacciare un pisolino prima di ritrasformare Adrien per tornare a casa.
Il ragazzo intanto si era avvicinato alla sua compagna e le si era seduto accanto, sbadigliando e stiracchiandosi come un gatto. Lei rise. L’ansia che provava era ormai alle stelle ma ormai non c’era più motivo di rimandare nulla. Anche se non avesse scoperto le sue carte prima, in quello stesso capanno, se tutto fosse andato comunque allo stesso modo senza l’unico particolare del fatto che per zittire Chat Noir l’aveva chiamato col suo nome di battesimo, il tempo dei loro Miraculous sarebbe comunque scaduto e per forza maggiore il ragazzo si sarebbe mostrato e a quel punto o lei avrebbe tenuto gli occhi chiusi e gli avrebbe dato la schiena pur di non vederlo, oppure avrebbe affrontato la situazione. Alla fine, era meglio com’era andata sin da prima.
Adrien prese a giocare col suo Miraculous, girandolo e rigirandolo sul suo dito, togliendolo e rinfilandolo. Anche lui era ovviamente nervoso e i suoi sentimenti erano gli stessi di Marinette, e anche lui, come lei, non sapeva come iniziare il discorso. Tuttavia da qualche parte si doveva pur cominciare quindi lui fece la prima domanda che gli venne in mente. — Da quanto tempo lo sapevi che ero io? — la ragazza fece un suono strozzato come se l’aria le si fosse bloccata in gola durante il respiro. Tossì e aspettò che il suo battito si calmasse un po’ prima di rispondere. Il biondo attese che si calmasse, sapeva che non avevano fretta e che Marinette aveva sempre bisogno di preparazione mentale prima di determinate cose importanti. Alla fine, lei si schiarì di nuovo la voce e si mosse un po’ dal suo posto. — E’ un po’ come se lo avessi sempre saputo. — ammise. — Cioè, non proprio. È complicato. — alzò le mani quando vide che lui stava per fare un’altra domanda e fece un altro respiro. — Mooolto tempo fa, Alya venne da me e mi mostrò una tua foto su cui aveva photoshoppato il costume di Chat Noir dicendo che eri tu e cose del genere, ma io dissi di no, non era assolutamente possibile perché Adrien è così dolce, tranquillo, pacato, non poteva assolutamente essere il civettuolo gattaccio che, guarda caso, è anche mio partner. Pfff. Ma stiamo scherzando? Negai assolutamente la cosa. — disse con tanta semplicità e una scrollata di spalle come se stesse comparando due matite. Bazzecole, insomma. — Però mi si era accesa una lampadina, ma io lasciai che la lampadina si spegnesse perché non potevano essere la stessa persona. E lasciai cadere la cosa. Continuai a essere la Marinette di sempre con Adrien e la Ladybug di sempre con Chat Noir. Le cose sono iniziate a cambiare più o meno da quando affrontammo Il Collezionista. Adesso capisco perché ti stava tanto a cuore che il signor Agreste non fosse Papillon, anche se però sappi che io ancora nutro forti dubbi. — confessò. Quello era un argomento di cui avrebbero discusso in futuro però, e anche Adrien lo sapeva perché annuì con vigore e le fece capire che per il momento era tutto orecchi per la storia principale che stava raccontando. La ragazza si posizionò più comoda sul pavimento mentre giocava con l’orlo della maglietta. — Comunque sia, quel giorno vidi qualcosa in Chat Noir che non riuscii a spiegarmi, ma come un lampo che nel giro di neanche un secondo appare e scompare, così comparve nella mia mente Adrien quando vidi quel qualcosa. Ma anche questo pensiero lo misi via di lato perché non potevo unire due persone completamente diverse nella mia testa per farle diventare una sola solo perché con Adrien avrei voluto lo stesso tipo di rapporto che ho con il mio gattino. — disse sorridendo un po’ triste. Adrien mimò il suo stesso sorriso perché capiva benissimo come si sentiva. — Poi ci sono stati akuma come La Befana che mi hanno avvicinato a dei lati di Chat Noir che erano tipicamente di Adrien e il lato istintivo di me aveva ormai già capito da tempo, ma la mia parte razionale non è mai sincronizzata con l’istinto quindi… — e rise. No, non aveva avuto ancora sospetti in quel periodo. Quelli arrivarono dopo. — Poi c’è stata Riposte. Ho dovuto proteggere Adrien e poi, quando lui stava parlando con Kagami fuori dal Louvre, io ero ancora là perché la trasformazione si era sciolta prima che riuscissi a tornare a casa. Ero dietro al cartellone pubblicitario dove stavate parlando, e ho sentito tutto il discorso. — Marinette era avvampata e si stava stritolando le mani dal nervosismo. Adrien avrebbe voluto prendere quelle mani fra le sue ma sapeva che se lo avesse fatto lei probabilmente avrebbe raggiunto livelli di ansia da meritare una visita al pronto soccorso per attacchi di panico e quindi sarebbe stato meglio non rischiare. — Non volevo sentire! Ma non ebbi il tempo neanche di andare altrove, non potevo farmi vedere né perché qualcuno avrebbe fatto due più due sulla mia identità di supereroe sia perché era troppo imbarazzante farmi vedere. Qualcuno avrebbe potuto pensare che ti stessi stalkerando… come se non lo faccia già abbastanza. — concluse prima di rendersi conto di ciò che aveva detto. — CIOE’, volevo dire, non è che ti stalkeri e abbia la tua agenda su un rotolo retraibile che sta appeso al soffitto della mia stanza sopra la scrivania, no? No! Anche se però so sempre dove sei e dove trovarti non è che ti stalkeri, cioè, insomma, mi preoccupo per te quindi è solo normale, giusto? — blaterare non la stava per niente aiutando nel suo intento così alla fine si tappò la bocca con le mani e tentò nuovamente di calmarsi. Quando riprese a parlare cercò di essere il più concisa ma precisa possibile. O almeno sperava. — Ti ho sentito dire a Kagami che io per te ero un’ottima amica e da allora sono stata almeno un mese senza capirci più nulla. Perché io sono sempre stata innamorata di te ma a causa dei miei sentimenti mi sono sempre resa ridicola ogni volta che c’eri tu anche solo nelle vicinanze, quindi per me il fatto di essere considerata un’ottima amica era sia più di quanto osassi sperare sia una maledizione perché significava che non avrei mai avuto nessuna speranza con te. Quando quel giorno al Trocadero, quando attaccò Gigantitan, mi trovasti là, ero insieme ad Alya, Alix, Mylene, Rose e Juleka perché volevamo attuare un piano per far sì che io potessi passare un pomeriggio con te. E malgrado il piano risultò in un fiasco, in qualche modo tu mi offristi un passaggio ma io lo rifiutai perché avevo troppa vergogna di rimanere da sola con te, eppure è assurdo perché solo pochi giorni prima tu mi avevi regalato il braccialetto e precedentemente avevamo ballato abbracciati grazie ad Alya, quindi perché tornare nuovamente alla balbettante me? — chiese più a se stessa che al ragazzo che invece la ascoltava come se tutto ciò che gli stesse riferendo fossero dichiarazioni sensazionali e dalla rilevanza stratosferica ai fini di qualche grande passo per l’umanità, quando invece erano solo i sentimenti e le sensazioni di una ragazza che aveva un cuore enorme quanto l’universo. — Poi c’è stata quella serata in cui ho pianto tutta l’acqua che avevo in corpo con Chat Noir perché ti dissi che il ragazzo di cui mi ero innamorata aveva detto chiaramente, seppur non a me, che non avevo speranze e io diedi tutta la colpa al fatto di non essere mai abbastanza per nessuno, figuriamoci per uno come Adrien! E Chat Noir tentò di farmi capire, di credere in me stessa, e che sono una persona speciale e cose varie ma è dura scacciare pensieri che hanno messo le radici in te, e probabilmente è impossibile far tornare la fiducia in se stessi a qualcuno che non l’ha mai avuta. Il che è strano perché ho dei genitori fantastici che hanno sempre creduto in me e che mi hanno sempre sostenuta in tutto ciò che decidessi di fare, però io invece mi vedo e continuerò a vedermi come un fallimento ambulante, per questo sapevo che essere una “ottima amica” di Adrien era già più di quanto potessi avere nella mia intera esistenza. Poi però non so cosa è cambiato in te che hai voluto avvicinarti a me e diventare mio amico e io mi sono sentita speciale. All’inizio è stata più una tortura che una benedizione perché ero sempre così tesa in tua presenza, ma poi sono riuscita a lasciarmi tutto quello alle spalle, siamo diventati migliori amici e tu hai occupato lo stesso posto di Alya nel mio cuore, oltre quello riservato solo a te. Ma più ti conoscevo e più mi innamoravo, e più il mio sentimento cresceva e mutava e più sapevo che per Adrien non sarei mai stata all’altezza. E fu in quel periodo che iniziai a vedere in te e Chat Noir tutte le similitudini, dal fisico al comportamento, e il sospetto iniziò a crescere in me tanto quanto l’assoluto desiderio che voi foste la stessa persona perché Chat Noir mi conosceva davvero, pregi e soprattutto difetti, e sarebbe stato tutto più semplice e magari a quel punto, tu Adrien, mi avresti amato perché ero Ladybug. Ma stranamente, più pensavo a questo e più mi sentivo in colpa, perché Ladybug non sono io, io non sono così forte e fantastica come quando sono trasformata, e anche se Chat Noir voleva farmelo credere io non l’ho mai fatto perché sono troppe le differenze tra la me eroina e la me ordinaria. — Marinette si teneva la testa fra le mani, scuotendola e tirando indietro le lacrime con voce tremante e insicura. Il suo discorso però continuava senza intoppi e anche se era difficile mettere insieme i pensieri che le si agitavano nella testa e nel cuore, non sapeva come, ma stava riuscendo a fare un ottimo lavoro di espressione. — Se Adrien mi avesse amato perché sono Ladybug non avrebbe amato la vera me stessa e sarei stata infelice. E se Chat Noir avesse scoperto chi è Ladybug non l’avrebbe più amata perché Marinette non è degna dell’amore di una persona così splendida come il mio gattone che intanto avevo imparato ad amare perché mi aveva mostrato senza censure il suo lato tenero e dolce che solitamente teneva solo per sé e tirava fuori solo quando avrei potuto farmi molto male. Allora ho pregato ogni momento possibile che i due ragazzi che amavo con tutta me stessa non fossero più la stessa persona perché allora, quando sarebbe giunto il giorno della rivelazione delle nostre identità, perché ho sempre saputo che ci sarebbe stato, quel giorno sarei stata rifiutata e scartata da entrambi con lo stesso corpo e la stessa voce. E non sapevo se avrei mai potuto sopportarlo. — a questo punto, le lacrime cominciarono a scendere copiose sul viso di Marinette ma lei non ci badò e continuò a parlare come se fosse tutto tranquillo e normale, come se non ci fosse nessuno accanto a lei a guardarla sotto shock come se avesse appena commesso chissà quale orrendo crimine senza un minimo di rimorso. — Questa cosa divenne sempre più insopportabile sin da Warlady perché Chat Noir iniziò a venire a trovarmi tutte le notti, e la cosa mi rendeva sempre più felice perché il mio partner stava iniziando a mostrare interesse anche verso Marinette e non solo Ladybug, e lui non lo sapeva, anche se sapevo che sicuramente stava chiedendo indizi al suo Kwami per farsi dire chi fosse la coccinella sotto la maschera, ma sapevo anche che se avesse saputo che fossi Ladybug non me la sarei scampata perché Chat Noir sarebbe stato incontenibile. Eppure, dentro di me, avevo paura che una volta che lui avesse scoperto che Ladybug sono io allora lui avrebbe smesso di amarmi. Così, quando quel giorno sono stata scoperta ho avuto una paura terribile. Ero stanca, il freddo dell’inverno mi stava uccidendo, ero quasi morta, non avrei avuto la forza fisica o mentale per affrontare anche questo tipo di cosa, quindi ho fatto sì che tutto si protraesse fino ad ora. E tutto perché avevo paura del rifiuto, di non essere abbastanza, di non essere all’altezza. E non ci sono parole per descrivere davvero ciò che ho provato e che continuo a provare se non che io amo Adrien e amo Chat Noir allo stesso modo, così tanto, e probabilmente avrei perso totalmente la capacità di amare se la paura del rifiuto si fosse rivelata vera e fondata. — Marinette si asciugò gli occhi col dorso della mano e finalmente, dopo un discorso durato ormai da un sacco, guardò Adrien dritto negli occhi. Lui la guardava con occhi talmente sgranati che sarebbero potuti volare via dalle orbite al primo colpettino di vento. L’espressione di puro attonimento. Era impietrito, senza parole e anche il respiro gli si era fermato in gola, insieme al cuore che batteva così violentemente che avrebbe potuto bucargli il petto e schizzare via nella notte parigina. Ma la ragazza non aveva ancora finito. — Io ti amo così tanto Adrien che mi fa sentire male tutto l’amore che provo per te. Non è come quando hai la testa piena di una sola persona e allora ripensi a tutte le cose che la rendono carina e appetibile e assolutamente adorabile. Non è nemmeno come quando vorresti passare ogni momento con questa persona, e neanche come quando vorresti solo renderla felice e far sì che il sorriso che la contraddistingue non si spenga mai. No. È sia tutto questo che di più. Io sento che dentro di me tutto parla di te, perché ti conosco. Ho conosciuto tutti i lati di te sia come Ladybug che come Marinette e ho imparato ad amare ogni cosa. Di Adrien mi sono innamorata all’improvviso come colpita da un fulmine. Il mio primo amore. Ho imparato a riconoscere i suoi sorrisi falsi, dovuti alle circostanze, da quelli veri. Ho imparato a riconoscere un’espressione o un sentimento, uno stato d’animo, solo osservando le mani o le piccole pieghette attorno agli occhi. Di Chat Noir mi sono innamorata lentamente e dopo aver riconosciuto che il suo lato tenero e dolce era ciò che lui tentava di nascondere molto male sotto i suoi modi da civettuolo e irritante gatto sexy. Poi nella mia testa le due immagini si sono unite e sovrapposte e io ho amato quei ragazzi molto più di quanto credessi di esserne capace. Non volevo solo che tu fossi felice. Volevo prendere tutto di te. Rabbia, tristezza, solitudine, frustrazione, volevo ogni cosa per me, tutti i tuoi lati. Ne avevo assoluto bisogno come se tutto ciò che tu provi fosse il mio carburante e io mi cibassi delle tue emozioni per vivere, perché amo guardare il tuo viso quando assume una qualunque espressione dovuta a chissà quale sentimento. Volevo, voglio, che tu faccia parte della mia vita non perché non potrei stare senza di te ma perché non voglio. Prima di conoscerti sul serio non facevo altro che fantasticare sul nostro ipotetico primo appuntamento, la nostra ipotetica futura vita da sposati, tre figli, un cane, un gatto e un criceto. Ma quando ho iniziato a conoscerti tutti questi pensieri infantili sono stati sostituiti dal desiderio di creare quanti più momenti da ricordare possibili perché il futuro è così incerto e, per quanto io odi dal profondo dell’anima vivere alla giornata, con te avrei preso e prenderei tutto ciò che mi daresti perché l’importante è passare tempo insieme adesso, perché così se non sono abbastanza per stare al tuo fianco come innamorata allora devo impegnarmi come partner e come amica e devo farmi bastare tutto quello che mi darai, e allora, finchè io potrò avere tutto quello che posso, lo prenderò. E tutto in me continuerà a urlare il tuo nome fino alla fine perché sei impresso a fuoco nel mio cuore, e presuntuosamente parlando so di essere l’unica a conoscerti davvero fino al midollo, il lato oscuro del tuo cuore e ogni tuo più intimo pensiero. Sono l’unica che ti legge come un libro aperto e sono l’unica a conoscere entrambi i lati della medaglia e amarli entrambi. Ho avuto troppe conferme nel corso degli ultimi mesi che Adrien fosse Chat Noir ma non l’ho mai voluto dare per scontato a causa delle mie paure, e quando ormai ieri mattina ti sei comportato così stranamente e hai detto quelle cose allora io non potevo più ignorare ciò che stavo ignorando da mesi e ho dovuto accettare il fatto mi fossi innamorata due volte della stessa persona. E così ecco. — disse infine Marinette dopo aver parlato senza tregua come impazzita. — L’ho sempre saputo ma non ho mai voluto accettarlo. Adesso che l’ho accettato sono pronta per accettare qualunque altra cosa. Non mi tirerò indietro. Plagg ha ragione, mi sono comportata molto male con te e sono stata ingiusta. Stavo scappando da me stessa e ti ho fatto soffrire, soprattutto perché mi sono comportata come un’ipocrita ma non riuscivo proprio ad affrontare la situazione e più tentavo di trovare il coraggio e più mi sentivo in difetto. Così ho lasciato perdere. Mi dispiace tanto. — e così, finalmente, il treno impazzito dei pensieri e delle parole di Marinette raggiunse la stazione, la sua fermata, e la bocca si chiuse ermeticamente. In qualche punto perso all’interno del suo discorso, lo sguardo era di nuovo scivolato da Adrien al pavimento. In lontananza, lo stesso orologio che prima aveva segnato la mezzanotte adesso segnava le tre del mattino e l’indomani avrebbero avuto scuola quindi, a qualunque ora fossero andati a casa, avrebbero comunque dormito poco e probabilmente per niente. Chi mai avrebbe dormito dopo tutto quello che era successo in meno di ventiquattro ore?
Adrien continuava a guardare Marinette con la stessa espressione inebetita che aveva avuto per tutto il tempo in cui lei aveva parlato senza sosta, e ora non sapeva cosa dire. Non sapeva come diamine rimediare alle sue insicurezze, non sapeva come diamine rimediare al fatto che tutto se stesso l’aveva fatta sentire così piccola e insignificante anche se non lo aveva fatto consapevolmente ed era solo una reazione involontaria della stessa ragazza. Non sapeva cosa dire per far sì che quel silenzio smettesse di protrarsi così a lungo.
I due Kwami si erano svegliati e lo si poteva capire solo dal loro respiro non più profondo e ritmato del sonno ma corto e ansioso come quello di Marinette, come se stessero provando ciò che lei provava grazie al contatto attraverso la sua maglia. Avevano ascoltato tutto, anche Tikki che era ancora stanca e non aveva potuto mangiare nulla. Entrambi se ne stavano attenti e tranquilli, nella stessa posizione che avevano quando erano addormentati per evitare di sembrare invadenti, aspettando che Adrien finalmente rispondesse o facesse qualunque altra cosa che non fosse risultare un ebete. Plagg era arrivato al punto di credere che tutto quel discorso lo avesse rotto e che, il suo povero cucciolo già fin troppo sballottato dai sentimenti per la piccola e minuta ragazza che gli sedeva di fronte, avesse ormai il cervello ridotto a una poltiglia informe a causa di tutte quelle informazioni tutte in una volta. Poi però, sembrò riprendersi dalla sua trance e, mettendo le mani sulle spalle di Marinette, sia per attirare la sua attenzione che per stabilire un contatto, anche lui prese un bel respiro e si preparò a parlare. Uno sbuffo di risa uscì dalla sua gola prima che potesse aprire bocca e fu una reazione involontaria al fatto che finalmente tutti quei mesi di attesa avevano dato i loro frutti e si era giunto a qualcosa, una risata un po’ isterica ma di sollievo. — Io sapevo già tutto, Marinette. Che io fossi Chat Noir o Adrien, tu hai sempre parlato con me come Ladybug o come Marinette e mi hai sempre detto tutto ciò che ti turbava e te ne sono sempre stato grato perché ho sempre voluto far parte della tua vita in maniera profonda e inscindibile. E vedi, tu non hai mai riconosciuto te stessa come “degna” delle mie attenzioni, da qualunque lato della maschera. Eppure, Marinette, tu sei l’unica a cui avrei mai dato tutto me stesso, sempre. Che tu fossi stata o no Ladybug ciò non sarebbe cambiato perché io ho sempre amato te. — disse enfatizzando l’ultima parola. La ragazza alzò lo sguardo di scatto e quasi si poté sentire il “crack” delle ossa del suo collo. I suoi occhi erano sgranati e timorosi. Adrien sorrise e strinse più forse le mani sulle sue spalle. — Io mi sono innamorato della ragazza sotto la maschera, non di Ladybug. Mi sono innamorato di quella ragazza quando ha mostrato le sue insicurezze e i suoi timori il nostro primo giorno da supereroe, della ragazza sotto la maschera che ammise di aver fatto un grosso errore lasciando che Cuore di Pietra si moltiplicasse perché era inesperta e ignorante, e che promise a tutta Parigi di rimediare come meglio avrebbe potuto e anche di più. Mi sono innamorato della ragazza insicura ma decisa. Della ragazza timorosa ma che affronta tutto ciò che la vita le mette davanti a testa alta, mostrando quindi coraggio. Quella stessa ragazza che tornò a mostrarsi a me quella notte in cui pianse tutte le lacrime possibili per un ragazzo che non riusciva a vedere “la vera se stessa”. — le sue mani accarezzarono le spalle di Marinette fino a risalire sul collo e sulle sue guance. Lei continuava a guardarlo coi suoi profondi occhi blu grandi e spalancati. Era assolutamente adorabile, soprattutto con quel rossore così tipico che la contraddistingueva da chiunque altro. — Ho sempre saputo che anche Marinette fosse come la ragazza sotto la maschera che amavo tanto, ma vedevo che quel bellissimo lato del suo carattere rimaneva come intrappolato nella paura la maggior parte delle volte. Ladybug aveva Chat Noir a darle manforte, più volte lei stessa ha confessato che se non fosse stato per lui non sarebbe mai riuscita ad accettare il suo ruolo di eroina di Parigi. E allora, pensai, se ci sono riuscito con Ladybug posso riuscirci anche con Marinette, voglio aiutarla, perché ho bisogno che i suoi sorrisi siano rivolti anche a me. E così sono stato spinto a conoscerti e anche io, più ti conoscevo e più mi innamoravo, e più tentavo di soffocare quei sentimenti perché mi sentivo in colpa per amare due persone contemporaneamente. Poi però Ladybug e Marinette hanno cominciato a diventare la stessa persona nella mia mente, e ne ero praticamente certo, solo che non sapevo come affrontare l’argomento. Poi vidi il braccialetto, anche se solo di sfuggita. Quello che ti regalai come Chat Noir a Ladybug. Lo vidi solo di striscio per un attimo ma fu abbastanza per farmi arrovellare il cervello sul fatto che avessi ragione! Certo, avrei voluto più conferme, ma il mio istinto mi parlava e io seguo sempre il mio istinto! — disse ridendo. Anche Marinette rise e annuì piano. Lui le accarezzò piano le guance coi polpastrelli e riprese il discorso. — Quando comparve quell’akuma di ghiaccio il mio piano era sconfiggerlo prima che tu arrivassi sul posto e poi portarti l’akuma da purificare. A quel punto avrei svelato il fatto di aver capito che fossi tu, ma tu mi battesti sul tempo e poi ti vidi ritrasformarti in Marinette e quella fu la mia prova, ma ormai ne ero talmente convinto da non rimanerne sbalordito. — si fermò perché non sapeva come esprimere quel particolare pensiero. Era difficile descrivere a parole la sensazione che aveva provato e benché fosse bravo con le parole quelle in particolare gli risultavano assolutamente difficili. — Vederti al posto di Ladybug mi fece sentire felice, realizzato e anche sollevato. Ero stato sulle spine per tanto tempo con la sensazione e la consapevolezza istintiva che fossi tu che alla fine, quella prova schiacciante, servì solo a calmare la trepidazione dell’attesa. Finalmente. — sospirò ricordando quel giorno e la sua espressione era lontana e sognante. Ma si rabbuiò quasi subito. — Ma sapevo come sarebbe andata. Ti ho sempre conosciuta abbastanza bene anche io, quindi sapevo che non mi avresti permesso di rivelarmi e sapevo anche che era a causa delle tue insicurezze. So che ti fidi di me e che credi senza ombra di dubbio a tutto ciò che ti dico perché sai che dico sempre la verità, ma so anche che la tua fiducia in te stessa è talmente nulla da farti arrivare a credere che tutto ciò che di positivo ti si dica sia solo un'esagerazione della realtà e che quindi chi te ne parla stia ingigantendo tutto. Ma non è così, Marinette. — Adrien asciugava le lacrime della ragazza prima ancora che lasciassero i suoi occhi. Marinette si sentiva così esposta, così vulnerabile. Quel ragazzo le stava scavando l’anima così a fondo ma così delicatamente che si sentiva come se avrebbe potuto sprofondare sempre più tra le sue mani, sotto al suo tocco gentile, che se solo lui avesse provato a lasciare la presa lei sarebbe precipitata senza controllo nella disperazione più totale perché in quel momento solo la sua vicinanza e le parole la stavano tenendo insieme e in vita. — Mi sono innamorato di te due volte, Marinette, tanto quanto tu stessa ti sei innamorata due volte di me. E il sentimento è reciproco, e tutto ciò che tu provi per me anche io lo sento per te. E tu lo sai, ma non vuoi credere di essere “così fortunata”, e che tutto questo stia succedendo a te. Ma… è così. E io ti amo, amo il tuo cuore, e amo soprattutto questa Marinette che crede di essere debole quando invece non lo è. Nessuna persona debole avrebbe mai messo il proprio cuore a nudo. Hai dibattuto sul fatto di farlo o meno e quando per tanto tempo ma alla fine l’hai fatto. Potevi fuggire, potevi evitare tante cose oggi, eppure tu hai aperto il discorso così come avevi impedito che si aprisse. E qui, l’abbiamo chiuso. — le sue mani, dopo aver asciugato un’ultima lacrima dalle guance della ragazza, abbandonarono il suo viso e non sfiorarono più Marinette, poggiate stancamente ai lati del ragazzo che la guardava con aria seria ma allo stesso tempo con una punta di divertimento. — Ora ci sarebbe un’altra questione da discutere.
— E sarebbe? — domandò Marinette con la voce rauca e pesante di pianto e sonno. Adrien rise e poi si schiarì la voce.
— Siamo una coppia oppure no?
La domanda lasciò la ragazza senza parole. La bocca spalancata tanto che si sarebbe potuta slogare la mascella, gli occhi che esprimevano tutto lo shock che provava.
Era facile rispondere, no? Non c’era neanche motivo per cui avesse sentito il dovere di fare quella domanda. Era ovvia la risposta! Ma Adrien, reo dei suoi inesistenti rapporti sociali, non arrivava a capire che due dichiarazioni d’amore reciproche corrispondono a un tacito accordo di formare una coppia? I loro sentimenti avevano parlato chiaro. Loro avevano parlato chiaro. E allora perché lui si sentiva ancora come se quella questione fosse rimasta in sospeso? Tutti gli anime che aveva visto nella sua vita, e Adrien aveva una predilezione per quelli che sapevano unire bene azione e romanticismo, non gli avevano insegnato niente?
Marinette riprese controllo di sé quando sentì Tikki schiarirsi la voce. Abbassando lo sguardo verso la Kwami, la vide che cacciava via dalla tasca il povero Plagg che si dimenava pur di non essere scacciato, ma Tikki era forte anche se era quasi la metà del suo compagno in quanto a stazza, e ne uscì vittoriosa. L’occhiolino che fece alla sua protetta fece capire a Marinette che aveva abbastanza energie per trasformarsi e andare a casa. Così la ragazza, alzandosi e pulendosi i pantaloni del pigiama, corse verso la finestra chiamando a sé la trasformazione e sparì nella notte parigina diretta a casa a farsi una bella dormita, ma non prima di aver rimuginato su quanto Adrien fosse tonto.
Forse aveva sbagliato, anzi, aveva sicuramente sbagliato a fargli quel dispetto, ma Chat Noir non era il tipo che se gli dai un dito si prende tutta la mano? Dato che Chat Noir è Adrien, allora perché Adrien non sa leggere tra le righe? Perché Adrien non è così opportunista come Chat Noir? Perché in quel momento Chat Noir non aveva capito che sarebbe anche stato il caso di baciarla?!
Sì, ecco. Era per questo che Marinette pensò che Adrien avesse bisogno di un dispetto e di una bella punizione. Perché non aveva suggellato le loro dichiarazioni con un bacio. Non che lei non avesse avuto il dovere di baciarlo al posto suo, ma dato che era lui che voleva far sentire lei speciale… insomma, avrebbe dovuto andare fino in fondo. E se lui l’avesse fatto lei avrebbe risposto con foga e sì, avrebbe preso il comando dell'azione. Dopotutto, anche se per ragioni del tutto differenti, fu lei a baciarlo per prima per spezzare l’incantesimo di Dark Cupid… ripetere l’azione non le sarebbe costato nulla ma Adrien aveva bisogno di agire di impulso anche quando in abiti da civile e non da supereroe.
Così il ragazzo rimase lì, impalato e rigido come uno stoccafisso, finché non sentì Plagg sghignazzare e sputacchiare dalle risate un po’ ovunque. — Che cosa è successo?! 









*** NOTE DELL'AUTRICE ***

Salve gente! Grazie a tutti per essere arrivati fin qui e sappiate che domani c'è il gran finale!
In realtà non so cosa scrivere ma volevo stabilire un contatto con voialtri e avevo bisogno di spiegarvi certe scelte stilistiche riguardo Chloè e il suo akuma.
Praticamente, volevo akumizzare Chloè in QUEEN BEE per diversi motivi:
1) inutile negarlo: Chloè E' una perfetta ape regina e si comporta da tale;
2) chiamandola QUEEN BEE volevo che si creasse una sorta di continuità con la sua futura versione di eroina canonica con Pollen, in modo che i cittadini di Parigi, ricordando la vecchia Queen Bee akumizzata, pur non capendo chi Queen Bee buona fosse, avrebbero rivalutato il nome e lei avrebbe "espiato i suoi peccati" passati, tipo avrebbe fatto ammenda di tutte le volte che ha bullizzato qualcuno, avrebbe anche fatto ammenda per il fatto di essere stata akumizzata due volte...
Tutto questo però è andato a farsi benedire quando ho pensato che però avrebbero potuto comunque esserci delle persone che non avrebbero apprezzato la motivazione per cui avrei scelto Queen Bee, quindi alla fine le ho dato lo stesso nome ma in francese. Reine des Abeilles fa molto regale, ed effettivamente, per l'outfit mi sono ispirata un po' all'incoronazione di Jophine Bonaparte! xD E poi tutto ciò che viene detto/scritto in francese risulta molto snob e altisonante, no? Per Chloè andava proprio bene e così è rimasto questo! Anche se ammetto di averci pensato TANTISSIMO.

BTW, dato che la mia occupazione principale è disegnare e non scrivere (per quanto vorrei ppubblicare una light novel, un giorno), vorrei fare qualche illustrazione prima o poi. Metterò i link in ogni capitolo (se ne farò per ogni capitolo) e sepro di partire presto a farlo! xD

Fatemi sapere se l'idea vi piace e magari ditemi che tipo di scena vorreste vedere (l'idea è un'impostazione a light novel e non a manga, sappiatelo, quindi relativamente semplice e non a più vignette)! xD

See ya tomorrow! :D
   
 
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