Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: tatagma_    05/01/2018    3 recensioni
Park Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando incontra Jeon Jungkook, figlio di un importante avvocato, ribelle, trasgressivo e con un forte desiderio di libertà. [Jikook _ accenni Namjin _ surprise!]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Park Jimin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Love me now, touch me now"


Erano passati tre giorni.

72 ore. 4320 minuti. 259200 secondi.

Non che Jimin li stesse contando davvero.

Tre giorni da quando aveva assaporato quelle labbra sottili e screpolate dal gelo, percepito il tocco delicato e morbido delle dita sui suoi fianchi. Tre giorni che le loro lingua avevano sinuosamente danzato insieme, che il suo sguardo intenso e tenebroso si era insinuato come una fotografia nella sua mente.

Erano passati tre giorni dall'ultimo messaggio. 

Tre giorni in cui di Jungkook non c'era più traccia. 

Jimin si ritrovò così disteso sul suo letto, rannicchiato in posizione fetale con un cuscino a forma di pulcino stretto tra le braccia. Erano ormai ore che fissava immobile il cellulare perfettamente posato accanto, a sé nella speranza che questo cominciasse a squillare impazzito da un momento all'altro. Diversi furono i momenti in cui il suo cuore balzò dalla cassa toracica sentendo improvvisi i rintocchi della suoneria proveniente dall'apparecchio, ma un'espressione di delusione gli si dipingeva sul volto ogni volta che sul display ad apparire non era il nome di Jungkook. 

Un altro pomeriggio inerme trascorse così via, fra dubbi e domande senza cenno di risposta, a chiedersi cosa sarebbe successo se fosse rimasto con il mani ferme al suo posto, se guardandolo negli occhi Jimin non avesse iniziato a provare sensazioni a lui sconosciute, qualcosa di strano, di nuovo, ma maledettamente bello. Jimin sapeva di essersi gettato a capofitto in una situazione in quel momento più grande di lui, reagendo secondo la sola voce dettatagli dall'istinto, e in un momento di assoluta magia - nel bel mezzo della cucina del suo locale - lo aveva baciato. Un bacio mozzafiato che gli aveva ridotto lo stomaco a brandelli, farfalle nascere al suo interno ogni qual volta l'immagine di quelle labbra muoversi adagio sulle sue, gli attraversava la mente. 

Dopo essersi sottratto e scappato via, Jungkook sembrava come svanito dal mondo, eclissato, come un sasso in fondo ad un lago. Il biondo aveva provato a rintracciarlo e chiamarlo più e più volte, ma tutto quello che riceveva come risposta ad ogni accenno di squillo era la stessa e snervante voce registrata che gli annunciava: "Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile".

Era sbagliato. 

Jungkook se ne era andato mormorandogli quella sola e struggente frase, e per questo, nonostante il sentimento di rifiuto, Jimin proprio non riusciva a darsi pace: aveva percepito il trasporto sulla sua pelle, sentito abbandonarsi a quel bacio tanto quanto avevano fatto le sue labbra; proprio non capiva cosa c'era di tanto sbagliato in quella meravigliosa e struggente sinfonia. Jimin avrebbe pagato oro per sapere cosa realmente avesse pensato la mente di Jungkook. Avrebbe lasciato perdere, se solo gliel'avesse chiesto, rinunciato e persino capito se non avesse più voluto vederlo. Ma quello non sarebbe stato il modo esaustivo per farlo, Jungkook non poteva sparire di punto in bianco, tornare a far battere il suo cuore per poi rimpiazzarlo con assenza e l'ennesimo vuoto incolmabile.

Il biondo si alzò così dal letto e raggiunse la cucina, realizzando che se c'era una sola persona che poteva dargli un consiglio vero e sincero, senza accenno di peli sulla lingua, quello era senza dubbio il suo migliore amico Seokjin. Di fatti, Jimin lo trovò seduto al suo solito posto mentre beveva tè caldo e sgranocchiava cereali direttamente dalla scatola, la luce fievole emanata dallo schermo del portatile gli illuminava il viso evidenziando i lineamenti dei suoi dolci occhi a mandorla.

"Che fai ?" chiese Jimin afferrando una tazza dalla credenza, sedendosi in seguito proprio lì di fronte a lui. 

"Controllavo le mail", rispose Seokjin spostando la confezione di cereali al centro in modo che anche lui potesse usufruirne. "Jiminie, da quanto tempo non facciamo un viaggio insieme ?".

"Da un po', l'ultima volta siamo andati dai miei genitori a Busan".

"Vorrei tanto tornarci, sai ? Con te, con Namjoon, è così bello quel posto".

"Non appena avrò qualche giorno libero, ti ci porterò di nuovo, te lo prometto".

"E mangeremo di nuovo quei dolcetti alla crema del chiosco sul porto ?"

Il biondo annuì e gli sorrise, "Faremo tutto quello che vuoi, hyung". 

Jimin prese tra le mani il bollitore che Jin aveva precedentemente preparato e con cautela versò la bevanda ambrata e fumante nella sua tazza. Aspettò che il vapore ed il profumo di zenzero si propagassero striscianti nelle sue narici mentre le dita piccole e tozze presero ad armeggiare nervose con un cucchiaio d'acciaio posto lì di fianco. Con sguardo fisso dinanzi a sé, Jimin stava cercando di elaborare un discorso conciso, trovare le parole giuste con cui librarsi finalmente di quel macigno che da giorni premeva soffocante sul suo addome, rendendosi conto dopo poco - purtroppo - di non avere molti modi a sua disposizione. "Hyung" disse infine con voce strozzata, quasi un sussurro "Devo parlarti di una cosa". 

Dinanzi a quel tono percepito forse in maniera fin troppo seria, Seokjin chiuse lo schermo del notebook ed incrociò le braccia al petto, aspettando con ansia che il suo migliore amico spiaccicasse parola. Jimin deglutì a fatica per l'aria silenziosa che tenue a poco a poco si fece padrona, gli occhi tenuti invece ancora bassi dal peso dell'imbarazzo sulle sue palpebre. "Credo ... credo di essermi preso una cotta".

Jin alzò di risposta gli occhi al cielo e sospirò sollevato. "Dio Jiminie avevo già pensato a che tipo di casino ti fossi cacciato" 

"Non sei sorpreso ?"

"E di cosa ? Avevo già capito da giorni che una persona girava lì tra i tuoi pensieri"

"Hyung non è così semplice come credi..."

"Jimin, abitiamo sotto lo stesso tetto da quattro anni" disse lui deciso "Ultimamente sei allegro, canti sotto la doccia, ed esci da quella porta nemmeno dovessi incontrare babbo natale in persona. Credi davvero che non mi sia accorto quanto questa ragazza ti sia andata –"

" – E' un ragazzo, Jin", lo interruppe sovrastandolo. "La persona per cui mi sono preso una cotta ... è un ragazzo".

Silenzio. Fu tutto quello che in quella stanza si percepì, non una parola, non un sussurro. Soltanto un incombente silenzio. Jin era come paralizzato, rigido nei suoi stessi muscoli. Jimin aveva pronunciato quelle parole in modo così rapido e veloce da non lasciargli il tempo effettivo per comprendere e metabolizzare qualsiasi cosa la sua bocca avesse appena pronunciato. Il maggiore lo guardò allora sbalordito, con le labbra dischiuse e le sopracciglia sollevate. "Questo ... non ... o mio dio", balbettò passandosi una mano sugli occhi, "Tu adesso mi dici tutto, hai capito? Chi, dove e quando. Tutto".

E così fece. Jimin raccontò a Jin ogni cosa, dal principio, stando accorto a non tralasciare neanche il più piccolo dei particolari. Gli parlò del loro primo incontro, l'incidente avvenuto al ristorante e quanto Jungkook avesse insistito nell'invitarlo a cena senza neanche lasciarlo libero poi di metter mano al portafogli e pagare il conto di riscatto. Jimin gli descrisse i suoi sorrisi, quello abbozzato che mostrava quando era imbarazzato, il quale disegnava ogni volta un piccolo solco sulla sua guancia sinistra, al di sotto della cicatrice che Jungkook raccontò si era procurato da bambino; e di quello sincero, spontaneo, proveniente dal cuore, capace invece di illuminare un'intera città in blackout. 

Jimin rivelò a Jin, tra le guance rosse, quanto bene si fosse sentito quella sera e quanto Jungkook lo facesse sentire a suo agio, ma lo aveva anche reso al corrente dei suoi dubbi, delle sue paure e di quel bacio. Quel maledetto bacio che sembrava aver fatto crollare quella piccola torre in bilico appena costruita. Jin lo aveva ascoltato con attenzione da cinema, come se Jimin stesse raccontando la trama di un intrigante film d'azione, sgranocchiando biscotti tra un episodio e l'altro, e lasciandosi sfuggire anche qualche commento di tanto in tanto.

"Quindi ?" farfugliò Jimin con cibo in bocca "Secondo te qual è il giusto nome da dare ad una situazione del genere ?"

"Perché ti importa così tanto ? L'amore è amore, Jimin. Quello che dice la gente lì fuori, sono solo delle stupide etichette, delle categorie in cui ci inseriscono per rendere le cose ai loro occhi un po' più semplici, fare in modo che tutti possano capire. La verità è che a nessuno sotto sotto importa cosa sei o chi ti porti a letto, l'importante è la tua felicità, quello che provi tu dentro"

"Non ho mai provato niente di simile prima d'ora, mi sembra di scoppiare"

Jin sbatté le palpebre incredulo, "Non sei mai stato innamorato ?"

Dinanzi a quella domanda Jimin esitò, "Nessuno è mai riuscito a farmi sentire nel modo in cui riesce a farlo Jungkook" rispose, imbronciandosi un attimo dopo "Per una volta in cui ho reagito d'istinto e ho dato retta al mio stupido cuore, ho rovinato tutto, come al solito".

"Jimin", disse Jin stringendogli le mani "Non devi sentirti in colpa per qualcosa che hai provato, non c'è niente di sbagliato in te. Se proprio vuoi delle spiegazioni, mettiti qualcosa addosso e va' da lui" 

"Non credo abbia voglia di vedermi, rifiuta ogni contatto con me da circa tre giorni"

"Come fai a restare così calmo ? Se Namjoon non rispondesse al telefono per tre giorni di fila,  dopo avergli dato un primo bacio da urlo, sarei incazzato come una iena e avrei già messo a soqquadro tutta Seoul"

Jimin scoppiò a ridere nell'immaginare la scena, "Credi che Jungkook mi ascolterebbe se andassi da lui, adesso ?"

"Ne sono quasi certo" rispose "Non avresti rimpianti in caso contrario" 

Le parole sagge del suo hyung caddero a pennello e sembrarono dare a Jimin quel pizzico di coraggio necessario che tanto gli mancava e di cui tanto aveva bisogno. Si alzò così dalla sedia e prima che potesse imboccare il corridoio per raggiungere la sua stanza, il biondo si voltò nuovamente verso Jin. "Lo sai che ti bacerei se non fossi come un fratello per me ?"

Jin agitò una mano con modestia, "Ti capisco Jiminie, anche io se potessi mi bacerei da solo alle volte".

Dei vecchi jeans e una felpa pulita fresca di bucato trovarono adesione sul corpo accaldato di Jimin nel giro di ben poco tempo. Il biondo salutò Jin, chiedendogli di tenere speranzoso le dita incrociate per lui, ed afferrò le chiavi della macchina dallo svuotatasche precipitandosi di corsa giù per le scale del condominio fino a raggiungere l'auto parcheggiata di fronte ad esso. La visione dell'abitacolo vuoto, il sedile accanto a sé privo di presenza e nessuna canzone sciocca da cantare alla radio, fecero rifiorire in Jimin tutti i ricordi spensierati di quella sera trascorsa con Jungkook. La velocità con cui l'auto stava sfrecciando sull'asfalto d'un tratto non ebbe più importanza, soltanto il pensiero e la conquista di quel pezzetto di felicità tanto aspettato - e forse perso - in quella piccola testa bionda. 

Jimin arrivò presso casa di Jungkook in quel che giurò essere un battito di ciglia, non che la distanza dal suo appartamento fosse molta. Parcheggiò l'auto alla rinfusa non curandosi affatto se quello fosse stato un posto adeguato, se rientrasse tra le strisce, del tutto consapevole che Jin lo avrebbe ucciso se solo l'avesse visto, ed abbassò il finestrino nella speranza di vedere al di là del cancello qualcosa che potesse di poco rassicurarlo. Il suo cuore prese a battere impazzito quando tra le finestre, Jimin distinse le luci dell'angusta villa ancora accese. 

Jungkook era in casa. 

"E se stesse lavorando ?" 

"Se fosse in compagnia ?" 

"Se invece stesse dormendo ?"

Ah al diavolo!

Jimin uscì dall'auto di tutta fretta, richiudendo con un solo colpo la portiera alle sue spalle. Fu soltanto quando sentì il vento tagliente sulla sua pelle che si accorse di essere uscito di casa senza giubbotto e di star tremando, incosciente se quello fosse dato dal freddo pungente o soltanto dal timore di conoscere cosa presto sarebbe accaduto. Si avvicinò al cancello e, dopo aver osservato la targhetta dorata con inciso il suo nome posta su di esso, pigiò il campanello esercitando una forte pressione. Jimin attese impaziente, con le mani sprofondate nelle tasche strette dei pantaloni, ma dall'altro lato della porta nessun cenno parve comparire. Una seconda bussata riaccese le sue speranze, ma anche lì, nessuno si degnò di dargli risposta. Con una scrollata di spalle ed un'imprecazione sussurrata tra le labbra, Jimin fece per andarsene tornare indietro amareggiato ma improvvisamente la porta dietro di lui si spalancò. 

Jungkook apparve sotto l'arco fissandolo con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, non appena lo vide, e il petto che quasi sembrò essersi dimenticato come inalare respiro. Indossava dei semplici pantaloni grigi della tuta ed un'anonima T-shirt nera al di sopra, segno che di lì a poco sarebbe andato a dormire. "Che ci fai qui ?" domandò, con mano ancora ferma sulla maniglia.

"Devo parlarti" rispose Jimin da dietro al cancello "Hai un attimo ?"

"Ho molte cose da fare Jimin, torna a casa"

"Jungkook, per favore ... Ti chiedo soltanto cinque minuti".

Jimin lo guardò implorante, i pugni stretti nelle sue mani, finché non vide il moro socchiudere la porta e premere un tasto al suo interno per lasciar sì che il cancello davanti a sé si aprisse. Il biondo salì timidamente i gradini che lo separavano dall'ingresso, seguendo Jungkook in un ampio spazio che non si rivelò altro che essere il salone di quell'enorme abitazione. La casa era calda, in ordine e bellissima, rispecchiava esattamente i suoi gusti raffinati ed era proprio come Jimin l'aveva immaginata la prima volta che l'aveva vista. Il tavolino da caffè era ricoperto da documenti e libri giuridici; Jungkook si parò dinanzi quella visione, grattandosi la nuca imbarazzato quasi come a scusarsi per tutta quella confusione creata.

Ai lati opposti della stanza, nessuno dei due accennò a dire qualcosa. Gli occhi di Jimin viaggiarono per le forme della sua intera figura, rimanendo deluso nel vedere il palmo della mano ormai guarito e quel cerotto buffo, utilizzato per medicargli la ferita, sparito via da esso. Jungkook non aveva così nessun pretesto per addormentarsi pensando a lui. Sciocco a crederlo. 

"So che sei arrabbiato per quanto successo l'altra sera" cominciò Jimin, "Mi dispiace tu sia andato via in quel modo e abbia interrotto i contatti con me, non era mia intenzione metterti a disagio e ti chiedo scusa". 

"Perché lo hai fatto ? Perché mi hai baciato ?" chiese Jungkook con braccia incrociate al petto "Se è uno scherzo Jimin-ah, una sorta di curiosità la tua, giuro che –" 

"Credevo lo volessimo entrambi" 

Jungkook sorrise nervoso, "Ti sbagli" 

"Forse"" controbatté Jimin "Ma non puoi negare che eri lì Jungkook, e che c'eri dentro tanto quanto me".

"Mi sono ... lasciato trasportare dal momento, d'accordo ? Ma questo non significa niente Jimin-ah. Qualsiasi cosa ti passi per la testa, è bene che tu sappia che niente ci potrà essere fra di noi" 

"Perché è sbagliato ?" disse lui con voce strozzata. "Continui a ripeterlo ma proprio non capisco cosa ci sia di sbagliato in tutto questo, Jungkook"

"Non lo capiresti" 

"Provaci, spiegamelo"

"Noi non –" sussurrò Jungkook guardando altrove, incapace di sostenere il suo sguardo "Non possiamo più vederci Jimin"

"Jungkook ti prego ... possiamo fingere che non sia mai successo niente ? Cancellare quel bacio e comportarci come due semplici amici ?"

Cancellarlo. Come poteva Jimin anche solo lontanamente pensare di cancellare dalla mente il bacio più bello che Jungkook avesse mai ricevuto in tutta la sua vita ? Come poteva restare amico di una persona per cui provava trionfi e corone di fuochi d'artificio ogni qual volta incrociava il suo sguardo ridente della forma di lune crescenti ? 

"Non puoi chiedermi questo Jimin ..." rispose Jungkook scuotendo la testa. 

Il biondo si passò così una mano fra i capelli, sospirando esausto dinanzi la sua caparbietà. "Sei stato tu a cercarmi, tu a farmi credere che ci fosse una possibilità di ricambio dall'altra parte. Le ho sentite quelle sensazioni Jungkook, e non puoi raccontarmi stronzate perché so che le hai provate allo stesso modo anche tu!" sbottò "Le sto provando tutte affinché tu possa fidarti di me, ma proprio non capisco cosa ti passi per la testa, quale sia il tuo problema in tutta questa faccenda!"

Jungkook lo fissò in cagnesco puntandogli un dito contro, "Sei tu il mio cazzo di problema Jimin, tu !"

"Credevo di essere un diversivo, non un problema!" gridò lui allargando le braccia, "Ho sperato negli ultimi tre giorni che mi chiamassi, giorno e notte a fissare quel dannato cellulare nell'attesa di un tuo straccio di messaggio. E vuoi sapere il perché ? Perché da quando siamo usciti insieme mi hai fuso il cervello Jungkook, perché mi piaci da morire ma avvicinarti e starti accanto mi risulta impossibile! Indossi sempre una corazza perché credi che tutti siano lì pronti a farti del male, ignaro del fatto che così allontani chi ti vuole davvero bene; hai alzato una muro nei miei confronti dopo quella sera ed io non ho mai provato a sfondarlo e vedere cosa ci fosse dall'altro lato perché ogni fottuta volta tu me lo impedisci, cazzo!"

"Non posso farti entrare nella mia vita Jimin!"

"Tu non vuoi  farmi entrare nella tua vita, Jungkook, il che è ben diverso!"

"Sto solo cercando di proteggerti"

"Proteggermi da cosa ?!"

"Da me!" Jungkook esplose, "Sono un disastro Jimin, rovino sempre tutto e con te non sarà affatto diverso!"

"Non puoi già decidere come andrà a finire"

"No, ma posso anche solo evitare che questa cosa cominci"

"Sai che c'è ?" chiese Jimin con ironia, mordendosi nervosamente le labbra "Hai ragione: è stato tutto un enorme sbaglio e non so per quale motivo io stia ancora qui a perdere tempo con un ragazzino viziato come te!". 

Di seguito a quella sfuriata, Jimin gli voltò le spalle raggiungendo la porta d'ingresso a grandi falcate e chiudendosela di scia con un forte tonfo che riecheggiò greve sulle pareti vetrate dell'enorme salone. Jungkook avvertì  il cuore creparsi all'interno del petto, milioni di frammenti dispersi nella sua cassa toracica, ed un groppo in gola che quasi gli impedì di prendere respiro. Aveva appena lasciato andare tutto quello che di più puro c'era al mondo, impedito a se stesso, ancora una volta, di abbandonarsi a quello stralcio di felicità che la vita gli stava offrendo. Non si sarebbe odiato anche per quello, Jimin non sarebbe stato un nome ulteriore da aggiungere nella lista dei suoi fallimenti. Jungkook batté un pugno alla parete, imprecando con rabbia, ed attraversò di corsa il salotto quasi inciampando nell'orlo del tappeto dalla fretta; quando aprì la porta, ansimante e con il cuore battente, fu sollevato nel vedere che il destino aveva deciso - per una volta - di regalargli una seconda opportunità.  

Jimin era fermo dinanzi al cancello dell'abitazione, stringendo le sbarre di ferro fra le mani e dandosi dello stupido a fior di labbra per non aver premuto il tasto d'apertura prima di andare via dalle grinfie di quella casa. Jungkook scese le scale a due a due e lo raggiunse afferrandogli il polso con decisione e costringendolo a voltarsi nella sua direzione. 

"Lasciami!" urlò Jimin non appena sentì la sua mano stringerlo. 

"Non senza prima avermi dato l'opportunità di spiegare" ribatté Jungkook.

"Non ho alcuna intenzione di ascoltare le tue stupide giustificazioni, Jeon, apri questo dannato cancello!" 

"No!"

"Jungkook apri il cancello, voglio andare a casa!"

"Non ci andrai se non mi ascolti, Jimin, a costo di restare qui a litigare per l'intera notte"

"Mio dio sei così infantile"

"E tu così testardo"

"Si può sapere che cosa vuoi da me, mh ?" disse il biondo spintonandolo sul petto "Sparisci dalla mia vita Jungkook, dalla mia testa, dal mio –"

Fu quello il momento in cui Jungkook decise che non c'era più alcun motivo per aspettare ancora. Afferrò il viso paffuto di Jimin tra le grandi mani e lasciò morire quelle parole taglienti come coltelli posando le labbra sulle sue, non con rigidità stavolta, ma con fervore e passione. La bocca del biondo mandò la sua mente in assenza di pensiero, corto circuito avrebbe detto, desiderando ogni volta un assaggio maggiore, quasi come se fossero diventate una dipendenza a cui non voleva assolutamente rinunciare. Jimin fece scivolare le mani sui suoi fianchi e lo trainò a sé reclamando con piccoli gesti la mancanza di quel contatto ed insinuandosi con la lingua tra quelle labbra che ormai cominciavano ad essergli familiari, mentre Jungkook premeva il bacino contro di lui, guidato da una voglia cieca e priva di razionalità. Fu solo per un bisogno di ossigeno che le loro labbra, arrossate e gonfie, si divisero inseguendosi le une alla disperata ricerca del calore altrui.

"Dal tuo ?" lo stuzzicò il moro, sorridendo infausto e scontrando la punta del naso contro la suo.

"Sta' zitto" sussurrò Jimin ad occhi chiusi, tirandolo giù per la nuca e  fiondandosi nuovamente su di lui. 

Jungkook non aveva intenzione di staccarsi da quel bacio neanche se in quel momento il mondo avesse avuto intenzione di crollare. Le loro lingue danzavano voraci esplorandosi, le mani incastrate perfettamente come pezzi mancanti di un puzzle finalmente completo. Il minore camminò all'indietro fin dentro casa, trascinando Jimin con sé ed obbligandolo, come melodia di un pifferaio, a seguirlo lungo il corridoio verso la sua stanza. 

La voglia di lui, del suo corpo ben costruito, era così tentatrice ed incontrollabile che trattenersi era di certo diventata una battaglia difficile da vincere: Jungkook lo intrappolò alla parete, baciandolo con maggiore dolcezza, le labbra del biondo che seguivano incantate i teneri movimenti delle sue. Le mani si mossero nuovamente ad accarezzargli i fianchi stretti, le gambe muscolose, che Jungkook sollevò ad avvolgergli il bacino. Jimin allacciò i piedi dietro la sua bassa schiena e curvò le braccia intorno al suo collo, attirandolo con maggiore pressione alle sue labbra ardenti. Il moro si mosse così verso la sua camera da letto spingendo con un calcio la porta della stanza e sedendosi sul morbido letto con le gambe di Jimin che erano invece ai lati delle sue cosce, standogli su a cavalcioni. Nel turbine di sensazioni avvolgenti, Jungkook avvertì le sue mani ancora fredde addentrarsi al di sotto della t-shirt, provocandogli brividi lungo l'intera schiena. Jimin gli sollevò l'orlo fin sopra la testa, denudandolo di quell'indumento con imbarazzo visibile sulle guance e marcandogli con la punta delle dita le linee definite dei suo pettorali. Jungkook di sua volta fece lo stesso, sbottonò i suoi pantaloni stretti e gli sfilò con dolcezza la felpa gettandola in chissà quale angolo della camera. 

Jimin scese a donargli scie di baci umidi lungo il collo, sentendolo fremere sensibile ad ogni tocco e rendendolo ancora più desideroso di soddisfare quella bruciante urgenza di avere di più, già pericolosamente alimentata da ansimi e sospiri di piacere udibili dal fondo della gola di Jungkook. Per una frazione di attimi, i loro occhi si incontrarono. 

Occhi disarmanti e magnetici. 

Brillanti e sensuali. 

Gli occhi giusti. 

Jungkook gli morse il labbro inferiore - dio solo sa quanto aveva desiderato farlo - ed invertì le posizioni portando la schiena nuda di Jimin ad incontrare la morbidezza delle sue lenzuola. Con il respiro ormai fuori controllo e la sua eccitazione che avida premeva tra le gambe divaricate, il biondo inarcò la schiena sfilandosi goffamente i pantaloni ancora indosso. Jungkook sorrise osservandolo, percependo inoltre il calore, la voglia di averlo e la fame nei suoi occhi scuri: Jimin era duro sotto gli stretti boxer neri, il profilo della sua erezione evidente e pronta ad essere liberata da quella prigionia di indumenti. Jungkook morse e succhiò la pelle delicata del petto, donandogli sentieri di marchi violacei, stuzzicandogli i capezzoli sensibili con la lingua fino a scendere a sfiorargli con le labbra l'elastico della sua biancheria intima. 

Le mani glieli sfilarono, lasciandolo nudo sul letto, un'opera d'arte che Jungkook avrebbe incorniciato nelle sue memorie se solo avesse potuto. Le guance di Jimin si pinsero di rosa per il modo in cui Jungkook lo stava studiando, rimanendo estasiato non appena vide il moro dinanzi a sé sorridere famelico e togliersi dopo poco anche i suoi di boxer. 

"Sei ... bellissimo" sussurrò il biondo alzandosi sui gomiti ed osservando il minore nelle sua nudità, dal petto scolpito all'erezione padrona e turgida sul suo basso addome. 

"Sei tu lo spettacolo qui Jimin-ah" rispose Jungkook accarezzando le gambe lisce "Così perfetto ..." mormorò baciandogli l'inguine "e caldo ... per me" disse infine piegandosi ad avvolgere con le labbra la pelle calda e nuda del suo membro. Jimin gettò la testa all'indietro di tutta reazione, stringendo la presa sulle lenzuola bianche e gemendo osceno non appena avvertì il fondo della sua gola e la sua lingua giocare provocante con l'intera lunghezza. Jungkook scese su e giù assaggiando i suoi liquidi, staccandosi poi del tutto non appena percepì Jimin spingere inconscio i fianchi verso l'alto, bisognoso di raggiungere l'apice massimo del suo piacere. 

"Non così di fretta" sussurrò Jungkook con voce roca, allungandosi verso il comodino posto accanto al letto e sfilando dal cassetto l'involucro di quello che Jimin riconobbe essere quello di un profilattico. 

"Jungkook aspetta ..." disse Jimin trattenendogli un braccio, chiudendo le gambe di riflesso ed abbassando lo sguardo imbarazzato. "Io ... io non l'ho mai fatto con nessuno" confessò tutto d'un fiato, sentendo il moro dinanzi a sé immobilizzarsi come una statua.

Jungkook riprese a muoversi dopo qualche secondo, sollevando il capo per guardarlo in viso ed incrociando così gli occhi terrorizzati di Jimin. Si sporse così a baciargli la fronte e ad accarezzargli ciocche di soffici capelli biondi, "Possiamo fermarci se vuoi, non sei obbligato a farlo, non con me" disse donandogli quella sicurezza di cui tanto aveva bisogno.

"Credi sia strano che io non abbia mai fatto sesso e che --" 

Il moro scosse la testa, interrompendolo "No, non c'è niente di strano Jimin-ah. Possiamo fermarci se vuoi che questa sia speciale ... per te" 

"Tu ... tu sei speciale" mormorò Jimin a labbra dischiuse, "Voglio farlo" 

"Sei sicuro ?" chiese Jungkook strofinando il naso sul suo. 

La serietà nella sua voce ed il calore nel suo sguardo convinsero Jimin ad annuire. Jungkook guidò le sue labbra sul suo viso e collo, baciandolo con dolcezza e lasciando così che il biondo si rilassasse sotto i suoi tocchi delicati come piume. Del lubrificante scivolò tra le sue falangi, Jungkook gli allargò lentamente le gambe, prendendosi del tempo per osservarlo e per stimolare delicatamente la sua vergine apertura prima di farsi strada al suo interno. Jimin sembrava come incantato, gemendo ogni scarica d'adrenalina più forte e volendo assaporare tocco dopo tocco sempre di più il gusto del piacere. Jungkook lo preparò a dovere stimolando i suoi punti sensibili, le sue parti delicate, sentendolo cedere tra le sue dita, a tratti fidarsi. Indossò così il profilattico allineando, e stuzzicando, la punta del suo membro con l'anello di muscoli contratti entrano poi piano stando accorto a non fargli del male. Jimin era stretto, avvolgente, la pressione - e il carico di erotismo nel vederlo così fuori scomposto - quasi lo spinsero a venire. Il biondo strinse gli occhi e sussultò al contatto, il dolore dell'invasione era lacerante; averlo dentro sprigionò in lui una sensazione d'estasi, un'unione così intima che Jimin mai credeva avrebbe provato con nessun altro. 

Jungkook poggiò i gomiti ai lati del suo capo e, dopo avergli dato tempo per rilassarsi ed abituarsi a quell'intrusiva sensazione, ricevendo poi da parte sua un bacio come cenno di approvazione, cominciò a prendere ritmo e spingere piano, cauto, trattando Jimin con così tanta delicatezza da pensare fosse fatto di vero cristallo. I corpi si abbandonarono l'uno alla presenza altro, i cuori battenti all'unisono e la mani strette a lasciare lividi sulla pelle lattea: nessuno avrebbe potuto interrompere quella notte che sembrava ormai appartenere soltanto a loro. Jimin percepì il suo bacino avvicinarsi alle sue natiche ogni volta sempre più veloce, sempre più a fondo, stimolando lussurioso il suo punto dolce. Del dolore iniziale quasi non avvertì più traccia, nell'aria soltanto gemiti, ansimi e piacere crescente, farsi ad ogni spinta sempre più salienti. 

Non appena si accorse di essere sul punto di esplodere, Jimin fece scorrere le dita lungo il suo membro, sincronizzando il ritmo delle spinte a quelle della sua mano, inspirando ed espirando senza controllo, in maniera frenetica man mano che l'orgasmo si avvicinava. Un intenso calore si sprigionò così per tutto il suo corpo, Jimin gridò forte all'incombere degli spasmi, ricoprendosi l'addome - e quello di Jungkook - di scie bianche date dal suo stesso sperma. Jungkook continuò a spingere attraverso la sua rima sensibilità, affondando in lui un'ultima volta prima di lasciarsi sfuggire uno strozzato gemito di resa proveniente dalla gola. L'adrenalina andò calando, Jimin percepì il cuore battere come una grancassa all'interno del suo stretto petto ed i muscoli doloranti rilassarsi appena. Il moro cadde stremato al suo fianco, ripulendosi dei propri liquidi e prendendo Jimin tra le proprie braccia, il quale si accoccolò con un sorriso nell'incavo del suo collo posandogli, sulla pelle ormai arrossata, piccoli e casti baci di tanto in tanto. 

Jungkook gli accarezzò i capelli e baciò la fronte, la punta del suo piccolo naso, le guance soffici, guardandolo crollare ed addormentarsi al suo fianco. Nel corso della sua vita, Jungkook, ne aveva incontrate tante di persone, uomini adulte e donne in carriera, universitarie e militari, ma nessuno era stato in grado di guadagnare l'esclusiva sulle sue pulsazioni. Al fine di ogni amplesso, il suo cuore si era sempre ritrovato a battere contro il vuoto, i suoi vestiti raccattati e rindossati come se niente in quella stanza fosse successo. Quel cuore che lui stesso reputava duro ed ostinato, incapace di provare sentimenti, si era schiuso ad un qualcosa di piacevole, lasciandogli percepire risposte concrete e tangibili che tanto aveva aspettato di conoscere. 

Il giovane avvocato rimase immobile sul proprio letto, cullando quel ragazzo tra le proprie braccia ed assaporando per la prima volta il retrogusto di quella serenità tanto mancata. Avrebbe voluto guardare il viso dormiente del biondo ancora e ancora, studiare i suoi dettagli, sentire il respiro pesante sulla sua pelle delicata, ma dopo poco le palpebre cedettero e Jungkook si addormentò con la consapevolezza che, dopo quella notte, Jimin sarebbe stato suo per sempre.

   
 
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