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Autore: Clove Malfoy    06/01/2018    0 recensioni
Crescere non è una cosa facile e se a questa difficile impresa dovessimo aggiungere una nuova minaccia, più temibile di Voldemort, che prende il nome di Luna Nera, cosa succederebbe?
La nuova generazione oltre ad affrontare i problemi tipici adolescenziale e doversela vedere con i pregiudizi che i loro nomi portano, si troverà a dover salvare il Mondo Magico dalle grinfie di una nuova, spietata antagonista.
***
«Sai una cosa Lee?»
«Cosa?»
«Rose aveva ragione, quando oggi sul treno ha detto che non è importante la Casa in cui finiamo se non, piuttosto, gli amici che ci facciamo»
Lee lo guardò e poi gli regalò un sorriso vero.
«Ho la sensazione che tua cugina avrà ragione in molte cose... ma questa, forse, sarà la più importante.»
***
«Lasciatelo dire, cugino» Iniziò Rose.
«Essere un Potter» Continuò Scorpius.
«O comunque amico di un Potter» Proseguì, timidamente Lee.
«Porta sfiga» Concluse Ann.
«Ma...?» Albus lasciò che fosse uno dei suoi amici a concludere la frase.
«Ma ci siamo dentro insieme» Rose sorrise e gli altri la imitarono.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 1:

Rose Weasley non era esattamente la definizione di bellezza: i capelli rossi sempre arruffati, le lentiggini che praticamente lambivano ogni centimetro della sua pelle, gli occhi troppo grandi, e dei lineamenti duri che contrastavano con il suo carattere, in realtà, dolce e vivace. Nonostante avesse sempre saputo di non essere carina, non le era mai importato poi così tanto del suo aspetto fisico ma, quel giorno, si sentiva particolarmente scontenta dell’immagine che lo specchio rifletteva: i capelli avevano più vita propria del solito e un brufolo le era spuntato sulla fronte e, nonostante i chili di fondotinta (preso dalla madre) che ci aveva applicato sopra il piccolo bastardo non voleva proprio non farsi notare.
La ragazza sbuffò: quello che doveva essere uno dei giorni più importanti della sua vita era iniziato decisamente col piede sbagliato. Rinunciò a domare la zazzera rossa che aveva in testa e a coprire il brufolo sulla fronte per indossare la sua amatissima salopette (che, per qualche ragione a lei incomprensibile, tutti nella sua famiglia odiavano) e, sotto, una maglietta bianca semplice.
Uscì dalla sua camera e scese le scale per raggiungere la sua famiglia in cucina, dove stavano facendo colazione. Si sentì quasi tradita dalla sua stessa famiglia quando, entrando, percepì il buon umore che regnava nella stanza: sua madre, con i capelli crespi sistemati in una crocchia di fortuna, si stava impegnando ai fornelli mentre canticchiava una vecchissima canzone babbana, suo padre stava leggendo la gazzetta del profeta mentre addentava distrattamente un toast sul quale era stata spalmata un po’ di marmellata di ciliegie, la sua preferita, seduto a capotavola e suo fratello Hugo si stava rimpinzando come un maiale. Il bambino ricevette un’occhiataccia dalla sorella mentre questa prendeva posto di fronte a lui.
«Buon Giorno, tesoro.» La salutò sua madre mentre le serviva un piatto che conteneva uova strapazzate. «Nervosa?»
Rose non rispose, altrimenti avrebbe avuto una crisi isterica e sarebbe scoppiata piangere senza una vera e propria ragione. Uno dei suoi peggiori difetti era l’isteria, lo sapeva bene ma nonostante avesse provato più volte a correggere questa parte di sé non ci era mai riuscita totalmente.
Sospirò rassegnata. Tutto il nervosismo, l’emozione e l’eccitazione che aveva provato fino al giorno prima per l’imminente partenza a Hogwarts si erano dissolti per lasciar spazio a un’ansia secondo lei ingiustificata. Sperava solo che la compagnia di Albus, più tardi, l’avrebbe tranquillizzata come sempre accadeva.
Se Rose aveva quest’aria abbattuta, un’altra ragazzina della sua età, sempre davanti alla prospettiva del suo primo giorno a Hogwarts, non poteva essere più pimpante.
«Ann? Ti vuoi muovere?» Vociò la signora Still per quella che pareva la miliardesima volta nel giro di mezz’ora. Sembrava proprio che il gabinetto avesse assorbito Ann poiché la ragazzina non si decideva a uscire o, almeno, a rispondere ai richiami della madre da ore.
«Se non ti muovi il treno partirà senza di te!» Urlò ancora la donna.
«Scendo, scendo.» Sentì rispondere la figlia con tono scocciato. Poi sentì il rumore di una porta che viene chiusa e i passi di sua figlia scendere le scale.
Quando Ann la raggiunse, aveva un sorriso a trentadue denti dipinto in faccia.
«Ho messo il Magismalto Tutti Colori +2.» Esclamò la figlia saltellando sul posto. «Ed è uscito il colore che volevo!»
Ann mostrò la mano a sua madre. Le unghie erano colorate di un azzurro turchese che assomigliava in modo incredibile al colore dei suoi occhi.
«Okay, okay. Ora possiamo raggiungere la stazione di Kings Cross?»
«Ma ci mancherebbe altro! Su, su, che facciamo tardi se non ti muovi!» Rispose la figlia con tono accusativo mentre afferrava la mano della sorella minore, Jessica, che aveva guardato le due per tutta la mattina come se fossero un chissà quale spettacolo comico.
Ann Still, biondina già di per sé piena di energie ed esuberante, davanti alla prospettiva di andare, finalmente, a Hogwarts quel giorno era più esaltata e allegra del solito. Si era svegliata alle 4 del mattino (lei che per svegliarla, di solito, alle 8 bisognava buttarle addosso un secchio di acqua gelida) e non aveva fatto altro che saltellare ovunque e lanciare urletti a caso, svegliando persino le domestiche.
Ci volle un’ora affinché, con la loro limousine nera dai vetri offuscati, raggiungessero la stazione si Kings Cross che, come al solito, era piena zeppa di babbani.
«Mamma, ma davvero devo oltrepassare quella parete per raggiungere il binario nove e tre quarti?» Domandò Ann, curiosa.
Sua madre annuì e le sorrise malandrina.
«Se hai paura, puoi chiudere gli occhi»
Jessica ridacchiò.
«Paura, io?» Ann inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. «Ma se sono tutta papà!»
La signora Still sorrise: adorava punzecchiare sua figlia che, ne era più che certa, sarebbe stata un'orgogliosa grifondoro.
«Okay, allora... io non posso venire con te perché devo accompagnare tua sorella dal medico e siamo già in ritardo- a queste parole, Jessica, lanciò uno sguardo che lasciava trapelare fatture e maledizioni su cui aveva letto qualcosa nei libri di testo di Ann- quindi... ti lascio qui e buona fortuna. Ti voglio bene, tesoro!»
La signora Still diede ad Ann un abbraccio stritolatore e, nel mentre, le fece tante raccomandazioni del tipo "Studia" "Non fare scherzi stupidi" "Comportati bene" e le solite cavolate che ti dicono i genitori.
Come se non sapessi che tu, a Hogwarts, eri una scansafatiche.
E con questo pensiero e un ultimo saluto a sua sorella, che la guardava imbronciata, e a sua madre che sorrideva fiera, con un po' di esitazione attraversò il muro che separava il numero 9 dal numero 10, attese il botto che non arrivò, e si guardò intorno estasiata:
persone strane, ragazzi che si salutavano dopo non essersi visti per tre mesi, primini che si guardavano intorno, chi con aria entusiasta, chi con aria spaventata.
Finalmente, avrebbe iniziato a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Non molto distante da Ann, Albus Severus Potter cercava di individuare, con scarso successo, la chioma rossa di sua cugina. Quando sembrava averci rinunciato la voce di Lily Luna Potter urlò un «Hugo!» e la più piccola dei Potter corse incontro al suo cugino preferito.
La famiglia Potter si avvicinò a Ron e Hermione Weasley giusto in tempo per sentire Ron raccomandare sua figlia.
«Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre»
«Ron, per l'amor del cielo!» Ribatté Hermione, un po' seria un po' divertita. «Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata!»
«Hai ragione, scusa» Concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunge: «Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe se sposassi un Purosangue»
Albus seguì lo sguardo di suo zio e Rose per capire di chi stessero parlando. A osservarli- o meglio, a osservare Rose- di rimando c'era un ragazzino dal volto appuntito e i capelli così chiari da sembrare albini.
«Albus!!» Esclamò Rose, una volta staccati gli occhi dalla figura del biondino.
Rose abbracciò Albus e, a quel contatto, entrambi si rilassarono. Albus sapeva che Serpeverde o non Serpeverde, sua cugina gli sarebbe stata accanto.
«Sono così nervosa... Ho paura... Papà ha detto che se non finisco in Grifondoro mi disereda ma stava scherzando ovviamente, almeno è quello che mi ha detto mamma... Oddio e se lo fa' veramente?... No non è capace» Rose, come al solito, aveva iniziato a parlare e straparlare ma quando aveva incontrato lo sguardo di Albus si era interrotta.
«Albus, tutto bene?» Chiese, inarcando le sopracciglia.
«Sì, benissimo. Sono solo un po’ nervoso»
Rose guardò il suo cugino preferito, accigliata. Sapeva che c'era qualcosa che non andava e sapeva anche che cos'era.
«Senti Al, non succederebbe niente se tu finissi tra i Serpeverde. I tuoi genitori sarebbero fieri di te, e inoltre sono passati molti anni da quando la casa di Salazar era considerata come quella che ha sfornato più mangiamorte... ora è ricordata perché molti dei suoi componenti, anche se non tutti, hanno scelto la parte giusta... e non c'è niente di cui vergognarsi nel finire a serpeverde e...»
Quello che sarebbe stato un discorso di un’ora buona venne interrotto da James Sirius Potter che, col fiato corto e i capelli più spettinati del solito, sembrava aver appena scoperto che Merlino non aveva la barba e non portava le mutande.
«Ehi! C'è Teddy laggiù» Ansimò, puntando alle sue spalle «L'ho appena visto! E indovinate un po'... si sta baciando con Victoire!» Sul suo viso si fece spazio la delusione più totale di fronte all’indifferenza dei suoi interlocutori.
«Li hai interrotti?» Chiese Ginny e quando James annuì disse che «Sei proprio come Ron...»
«Sono quasi le undici, è meglio se salite» Disse Harry Potter, guardando il vecchio orologio ammaccato che era appartenuto a Fabian Prewett.
E dopo altre raccomandazioni e saluti i ragazzi salirono sull'Hogwarts Express, almeno quasi tutti.
Albus, l'unico dei suoi figli ad aver ereditato gli occhi da Lily, guardò suo padre.
«E se divento un serpeverde?»
Harry si accovacciò.
«Albus Severus» Mormorò, in modo che nessuno lo sentisse. «Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto»
«Ma se...»
«Vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A me non importa, sarei fiero di te comunque. Ma se per te è importante potrai scegliere... il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta»
«Davvero?»
«Con me l'ha fatto» Confermò Harry.
Un Albus Potter decisamente più sollevato e tranquillo corse verso l'Hogwarts Express, lanciando saluti a destra e manca. Al, balzò sul bordo e salutò genitori e zii con un sorriso a trentadue denti.
Adesso avrebbe potuto affrontare il viaggio verso Hogwarts spensierato.
   
 
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