Le
giornate dopo la liberazione da SAO erano monotone perché se
sei abituato ad uccidere
ogni giorno mostri per riuscire a sopravvivere, stare tutto il giorno
sul
divano oppure passare ore a fare riabilitazione possono diventare
estremamente
noiose. Tutti i giorni Kirito per smorzare la monotonia si allenava con
sua
sorella Suguha e doveva ammettere che quest’ultima ci sapeva
fare con le spade
nonostante la giovane età.
Come
loro solito si ritrovavano nel dojo dietro casa per la loro solita
seduta di
allenamento. -Sei troppo lenta devi mettere più forza nelle
gambe- Kirito
cercava sempre di spiegarle dove sbagliava ma lei testarda com'era non
lo
ascoltava. -Lo so, me lo dici sempre- era stufa di essere ripresa per
ogni
piccolo errore che faceva, non era di certo una professionista, lo
faceva solo
come svago, allora perché suo fratello se la prendeva sempre
così tanto?
Non
poteva pensare che dietro quelle affermazioni Kirito nascondeva un
grosso
dolore, dopotutto lui per due anni era rimasto dentro SAO aiutando
sempre molta
gente dove la maggior parte delle volte queste stesse persone morivano
per
colpa sua, così diceva.
Continuarono
per un circa un'ora dove c'era Kirito che continuava a correggere
Suguha anche
se quest'ultima non faceva errori. Alla fine la ragazza non resistette
più.
-Perché continui a fare così- era giusto che lei
sapesse il motivo di tale
comportamento da parte di suo fratello. -Così come? - non
riusciva a capire il
senso di quella domanda, dove stava sbagliando? -Così, fai
finta di niente
oppure mi correggi su cose che ho fatto centinaia e centinaia di volte
quindi…-
non riuscì a finire la frase perché un Kirito
molto infuriato la fermò subito
-Non vuole dire niente ok? Sai quante volte in SAO credevo di saper
fare
qualcosa in modo impeccabile perché la gente credeva in me e
sai cosa succedeva
ogni volta? - Suguha sapeva dove volesse andare a parare suo fratello
con quel
discorso ma voleva sentire lei stessa la risposta -Qualcuno moriva
perché io
credevo troppo in me stesso e nelle mie capacità quindi non
fare così e
ricominciamo- però Suguha non si mosse di un millimetro. -Lo
sai che non sei
più in SAO? Ora non devi più salvare vite o
rischiare ogni giorno la vita
quindi cerca di stare tranquillo, ora sei al sicuro ok? - Kirito sapeva
che sua
sorella aveva ragione ma non riusciva ancora ad abituarsi a quella vita
troppo
tranquilla. Per sua fortuna c'era sempre sua sorella, era la spalla che
lo
sorreggeva quando crollava. Senza di lei sarebbe di sicuro caduto in
una
profonda depressione dove non sarebbe uscito facilmente, poteva quasi
dire che
gli doveva la vita. Neanche Asuna nei momenti più bui dentro
il gioco riusciva
a consolarlo come faceva sua sorella, quella consapevolezza lo fece
sussultare.
-Per oggi abbiamo finito- lo disse quasi in un sussurro.
Suguha
rimase di sasso nel sentire quelle parole ma la cosa che la
toccò di più era il
volto di Kirito, sembrava un fantasma, poteva dire che fosse sconvolto,
ma da
cosa? non pensava che le sue parole l’avrebbero offeso
così tanto. Voleva
chiedergli scusa ma suo fratello scappò volatilizzandosi nel
nulla. Doveva
ammettere che era veloce nonostante avesse iniziato la riabilitazione
solo da
qualche settimana.
Suguha
era in cucina da circa mezz’ora, voleva cucinare qualcosa di
veramente buono
per farsi perdonare per quella piccola sfuriata, dopotutto lei doveva
capire
già da subito cosa lo tormentava. Lo stava aspettando da
circa mezz’ora da
quando lo aveva chiamato a mangiare, eppure non si decideva a scendere,
cominciò preoccuparsi e si avviò verso la camera
del fratello, bussò ma
dall’altra parte non ci fu’ risposta, decise di
aprire.
Suguha
pensava di trovarlo al computer ma non fu’ così,
aprendo vide solo caos,
c’erano panni ovunque, il letto completamente disfatto e
riverso a terra,
sembrava che fosse passato un tornado. Notò solo dopo aver
squadrato tutta la
stanza che la finestra era aperta e di Kirito non c’era
traccia. Vedendo che il
fratello non c’era cominciò ad andare in panico
prese, la prima giacca a terra
ed uscì di casa cominciando le ricerche.
Kirito
appena uscito dal dojo si rintanò nella sua camera, doveva
capire che cosa
significassero i pensieri avuti poco prima mentre parlava con sua
sorella.
Continuava a dirsi che se aveva provato quelle sensazione era
perché gli faceva
piacere che qualcuno lo rincuorasse nei momenti del bisogno
però c’era quella
voce in testa che gli diceva che il motivo era un altro molto peggiore
se si
pensava che quella fosse sua sorella.
Aveva
bisogno di pensare a lungo in un luogo tranquillo e camera sua in quel
momento
non era il posto più adatto così decise di
andarsene momentaneamente senza
avvisare la sorella, si calò dalla finestra, non voleva
essere visto da nessuno
specialmente da Suguha. Prese a calarsi lentamente tramite una corda
che aveva
in un cassetto in caso di evenienza e quella situazione era decisamente
tale.
Sceso a terra dovette fermarsi per prendere energie, dopotutto non si
era
ancora ripreso del tutto doveva fare ancora un bel po’ di
riabilitazione.
Appena risentì le energie di nuovo in corpo
cominciò a correre per andare
chissà dove, correva il più veloce possibile.
Dopo circa tre isolati si ritrovò
davanti l’ospedale dove si trovava Asuna ancora chiusa in un
sonno molto
profondo dentro il Gear. Entrò sperando che almeno
lì avrebbe trovato le
risposte che cercava, nell’ultimo periodo gli faceva visita
molto spesso sperando
di colmare il vuoto che aveva dentro, non sapeva il motivo di tale
sentimento
era come se gli mancasse qualcosa o qualcuno.
La
camera di Asuna era sempre uguale, suo padre gli faceva visita tutti i
giorno
solo per vedere le sue condizione, non gli portava neanche un fiore o
anche
solo un piccolo pensiero, molte volte Kirito si chiedeva se suo padre
ci teneva
davvero a lei, sua madre invece non l’aveva mai vista, una
sola volta gli era
capitato di incontrarla e l’unica cosa che era riuscito a
capire di lei è che
era una donna vecchio stile voleva che sua figlia fosse una donna di
casa a
tutti gli effetti e doveva avere tutti volti alti a scuola, non
tollerava che
sua figlia fosse rimasta rinchiusa in un videogioco.
Era
lì distesa sul letto bella come sempre, o forse no? un
sussulto, un solo
piccolo sussulto fece cadere ogni cosa, come faceva a non aver capito
prima,
era davvero così stupido e cieco? forse si stava nascondendo
dalla verità per
paura di fare una stupidaggine, voleva bene ad Asuna ma solo quello,
verso di
lei provava immensa gratitudine per averlo aiutato quando aveva bisogno
e di
aver creduto in lui anche quando lui stesso non lo faceva ma solo ora
lo aveva
capito. L’aveva illusa ed aveva illuso anche se stesso
confondendo la gratitudine
per amore, era successo di sicuro perché entrambi avevano
bisogno di una spalla
su cui appoggiarsi nel momento del bisogno. Ora invece aveva qualcuno
che
andava oltre qualsiasi cosa, un’altra cosa lo tormentava,
come l’avrebbe detto
ad Asuna quando si sarebbe svegliata ma soprattutto la piccola Yui come
avrebbe
reagito a questa scoperta, si rattristì soprattutto per
quest’ultima. Si
sedette vicino la ragazza e cominciò a guardare un punto
indefinito fuori dalla
finestra. Passarono minuti o forse ore non lo sapeva con certezza
sapeva solo
che si era fatto davvero tardi infatti fuori c’era solo la
luna che illuminava
tutto con la sua fievole luce. Forse era giunto il momento di tornare a
casa ma
prima che si potesse alzare sentì una voce –Baka,
finalmente ti ho trovato-
La
voce di Suguha si alternava a riprese d’aria, di sicuro aveva
corso tanto per
cercarlo. Anche dopo aver sentito quella voce il ragazzo non fece cenno
di
muoversi, invece Suguha si stava avvicinando lentamente ma si
fermò quasi
subito perché il fratello aveva cominciato a guardarla negli
occhi con uno
sguardo molto penetrante poi proferì una cosa che lei non si
aspettava –Tu lo
sai? intendo tu lo sai che noi non siamo fratelli di sangue- la sua
voce era
ferma ma sentiva che qualcosa non andava, conosceva quel ragazzo molto
bene.
–Si lo so, me l’hanno detto quando eri chiuso
dentro SAO e so che siamo cugini-
non era più una ragazzina ormai l’avevano capito
entrambi, era abbastanza
grande per sapere la verità sulla loro famiglia. Forse
andare avanti con quella
storia era sbagliato lo sapeva ma non gli importava era troppo testardo
per non
finire ciò che aveva iniziato. Il silenzio di Kirito fece
rattristire la
ragazza, odiava vederlo così –Forza andiamo a casa
ti ho preparato il tuo
piatto preferito- provò a fare un piccolo sorriso per
riuscire a sollevargli il
morale ma l’unica risposta fu’ un cenno con la
testa.
N.B
Baka significa stupido in
giapponese
Chikushou significa
maledizione
in giapponese
Angolo
simpatico:
Hola grandi e piccoli lettori, la storia che vi ho appena proposto
è una specie
di scommessa che ho fatto con un mio compagno quindi spero che il
risultato non
sia bruttissimo. Devo dire che è stato un po' difficile
creare una storia con
un incesto senza però distruggere troppo la
personalità dei personaggi.