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Autore: Longriffiths    07/01/2018    2 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se c’era qualcosa, una minima cosa che accomunava i due fuochi totalmente differenti quali erano i propri genitori, e che quindi nella fusione dei geni trasmessile da entrambi quel qualcosa era stato raddoppiato in lei, era l’assoluta fermezza emotiva, nel mostrarsi costantemente priva di problemi e negatività agli occhi della gente. Forse dalla madre, aveva ereditato una piccola postilla che le consentiva di aprirsi solo a chi sapeva, poteva avere la sua fiducia. Eppure questo capitava per una esageratamente piccola parte delle volte, poiché la turchina tendeva come il proprio padre, a nascondere dubbi e tormenti perfino a se stessa, temendo d’esser considerata stupida o noiosa. C’erano cose di cui persona alcuna al mondo era al corrente di lei.
Molte volte, di notte, la ragazza aveva infatti sofferto di una lieve patologia che aveva con delle ricerche scoperto accomunare buona parte dei terrestri, la paralisi nel sonno. Succedeva spesso infatti, che la diciassettenne fosse cosciente mentalmente, ma incapace di muovere il minimo muscolo. In questo breve periodo notturno, ella sentiva il suo animo abbandonare il corpo, e levarsi al cielo quando invece, era ferreamente bloccata sul proprio materasso. Le pareva di star fuori da esso, ed essere un’entità assolutamente estranea a quel che era nell’abitudinario. Poi, tutto finiva, e dopo attimi d’incontrollabile sorpresa, tutto tornava alla normalità, ed ella poteva dormire beata. Quelle identiche sensazioni, Bra le aveva intensamente provate in altre circostanze nell’istante in cui aveva visto i suoi più cari affetti cedere a due colpi, e la reazione conseguente a quell’attimo di disperazione, le aveva causato un’incapacità di controllare movenze e toni ed un dolore forte tale da farle credere che da un momento all’altro, le sue membra avrebbero ceduto alla troppa potenza sputando il suo spirito al di fuori della carne. Tuttavia, quell’inspiegabile torpore era finito, e come ad ogni suo risveglio, un tremolio l’aveva avvisata che quel momento era terminato donandole la possibilità di sfogare il malessere accumulato, ed ora era lì, incapace di comprendere ciò che era appena accaduto. Si sentiva diversa. Leggera, e schifosamente energica, quasi invincibile. Le sue iridi ora sfumatesi in verdi tonalità osservavano le sue braccia ingrossate, avvolte da uno splendente velo ocra. Prima che potesse accorgersi del progredire del suo stadio malgrado un minuscolo tarlo avesse impiantato la propria voce nella mente della giovane, ella ne ignorò l’origine lanciandosi nuovamente a segno contro quelli che di lì a poco, avrebbero pagato caro l’affronto fatto con le loro vite. L’urlo assordante della turchina aveva destato dall’incoscienza un Trunks intontito dal colpo accusato alla testa che ancora batteva contro le pareti del suo cranio, come un richiamo. Aprire gli occhi si era rivelata una vera impresa -colpa anche del bagliore improvviso e circostante-, ma quando la messa a fuoco finalmente diede i suoi frutti, fu proprio a quella botta ricevuta con estrema violenza che il lillà associò la scena dinanzi a sé, incredulo, e con i bulbi oculari quasi fuori dalle orbite. Pan dopo attimi di sbigottimento seguiti da incontrollabile felicità derivata da ciò a cui aveva assistito, accortasi in tempo del rinvenimento del proprio ragazzo impegnato ora nel trasferire parte della sua energia all’amico per evitarne almeno il collasso, e conservare le funzioni vitali sino all’arrivo a casa -data la mancata disposizione dei fagioli di Balzar-, girava in volo sui compagni feriti attaccando imperterrita con sfere d’energia chiunque provasse a concentrarsi su di loro, lieta di poter finalmente contraccambiare tutti gli anni e le situazioni –compresa quella corrente- in cui erano stati loro a proteggere la sua vulnerabilità. Ciononostante, la fatica immessa fu quasi nulla confrontata agli sforzi che attualmente, la novella Super Saiyan stava compiendo. Schivare o deviare semplici spari da chi si azzardava ancora a tentare un attacco furono le uniche mansioni a lei toccate, le uniche operazioni cui poteva reggere nello stato in cui si trovava, mentre ella a differenza sua, scatenava senza freni né catene la sua ira, e le sue intenzioni potevano chiaramente essere lette nei tratti induriti del suo viso. Stava da sola dando fronte ai restanti mercenari. Non una persona ebbe speranza di evitare l’uragano qual era diventata, dinanzi agli occhi dei propri amici, quella ora non era la cara Bra di tutti i giorni, ma una spietata macchina da guerra pronta e specialmente prossima all’assassinio. Sapevano senza ombra di dubbio che la trasformazione della propria specie implicava accogliere nell’individuo che la sviluppava un’oscura malvagità, e lasciarsi guidare da essa come un mezzo giustificato dal fine. Eppure vederla combattere tanto arduamente priva di pietà né misericordia, ebbe uno strano effetto su colori i quali non avevano mai riscontrato una simile cattiveria in un essere tanto casto. A modo proprio, naturalmente.
Mille battaglie e missioni quell’esercito guerriero si era trovato a combattere, trovando la dea bendata sempre al suo favore, accompagnando ogni membro dell’equipaggio in quella folle e angusta impresa. Latitante dall’inizio del suo tempo, molti erano stati gli incontri compiuti con i più pericolosi e ricercati tiranni interspaziali, e quasi tutti, avevano preso parte di esso. Perdite ne avevano dovute patire, eppure niente sino a qual momento, sino a quando ebbero occupato anche quel quadrante dell’Universo era riuscito a trascinarli allo stremo delle forze, alla possibile estinzione del suddetto circolo. Essere messi in ridicolo, ridotti a sopravvivere a stento per mano di quattro semplici mocciosi appartenenti ad una infima razza spazzata via dall’Imperatore del Male in persona, bruciava nel petto del capitano molto più della serie di ferite incise in rosso vivo sui lembi di pelle scoperti dall’uniforme. Se avrebbe dovuto perdere la vita che tanto si era promesso di onorare, sarebbe morto da eroe confrontandosi col Cupo Mietitore in prima persona, vendicando la propria famiglia, i propri ideali, tutto ciò per cui aveva lavorato in tutti gli anni spesi nell’obiettivo prefissatosi. Senza riflettere per più d’un istante, Zargath ripose l’arma in suo possesso uscendo allo scoperto, di modo ch’egli e la perduta diletta quale rappresentava per lui prima del riaffioramento della verità, potessero scontrarsi a visi scoperti. L’uomo levitò sino a pareggiare il suo livello d’altezza, comandando una sfera generata dal palmo della mano sinistra a vagare parallela con la sua figura, richiamando semplicemente la sua attenzione. Prontamente, Bra raccolse la fonte di luce gettandola lontano, per poi voltarsi lentamente a fronteggiare l’aguzzino del proprio amato.
《Avresti dovuto lasciarmi andare quando ne hai avuto l’occasione.》
《Sarebbe stato un errore farsi scappare una rara gemma. Come pensavo che fossi. Avevo così tanti piani per te, ibrido. Non è mai facile uccidere qualcuno che ammiri, ma per stavolta stringerò i denti.》

Io sono un Saiyan!》Un inusuale alone di vento creato dal nulla muoveva le bionde ciocche della ragazza, che nel corso di quella breve ed incisa conversazione mai aveva battuto ciglio. Anche il solo proferir parola era stato influenzato, rendendo grave e rauca ogni singola sillaba. In men che non si dica, dieci dita chiuse a pugno dalla diversa dimensione batterono le une sulle altre, annunciando il principio di quel che fu un brutale duello, che vide l’eclatante e pieno potere di un uomo dalla reduce esperienza in campo in perfetta armonia nel condurre combattimenti fatali, ed un’apprendista pronta a dar sfogo della nuova ed ancora incontrollabile potenza incrementata, scontratasi nel corso del suo tempo con gente che per nessun motivo al monto le avrebbe strappato un solo capello, e nel peggiore dei casi, tutelata e trattenuta da regole ben precise. Due esponenti, due punte, due varianti, ognuno uno scopo ed una ragione, entrambi assetati di vincere. Non poche difficoltà riscontrarono nel contrastare a vicenda un tipo di avversario mai testato prima.. ma egli non poteva certo sapere che il fiero padre della propria avversaria, l’aveva già sfidata svariate volte in una forma divina, che avrebbe potuto polverizzato con il solo servirsi di onde d’urto generate da un suo spostamento d’aria, ragion per cui, non poteva e non sapeva spiegarsi come mai quella insulsa ragazzina, stesse avendo la meglio. Nessuno dei presenti aveva osato alzare un dito, frapporsi ai loro corpi ed immettere un minimo aiuto ad una delle parti, attenti a non distogliere lo sguardo dalla serie di colpi accompagnati da leggeri fili cremisi andatisi a deporre al suolo, mescolandosi col sangue delle vittime già cadute in battaglia. Inizialmente, malgrado ella stesse usufruendo di ogni tecnica e strategia d’attacco mentalmente appresa, fu ugualmente come incapace di farsi obbedire nel modo giusto dal suo stesso corpo, non sapendo padroneggiare quella speciale caratteristica raggiunta. L’irritazione del senso d’impotenza nonostante fosse straordinariamente forte annesso al bruciore delle percosse dalla rilevante natura, servirono unicamente a rendere al di sotto della media basilare la sua concentrazione, fino a quando un brivido scottante lungo la spina dorsale in seguito alle grida d’incitamento dei propri pari, non le diede modo di affrontare un viaggio interiore attraverso se stessa. Per un attimo, la mente offuscata della turchina che dinanzi a sé proiettava solo il centro di un immaginario mirino avente per bersaglio il proprio rapitore, venne trascinata indietro nel tempo a qualche giorno addietro, il preciso momento in cui ella decise di abbandonare la Terra. Visse al rovescio ogni singolo giorno, le fatiche attraversate, le emozioni provate, i suoi moventi, tutto sino a quel dannato pomeriggio, in cui sentì d’avere un posto lontano dalla vita a lei imposta. Le parve infine di misurarsi col severo genitore, mentre le sue dure parole ancora rimbombavano nella sua scatola cranica. Decise che avrebbe dovuto tornare indietro seduta stante, fiondarsi al pianeta azzurro per riacquistare l’onore perduto pubblicamente, la stima di suo padre, l’orgoglio verso la discendente di un Impero caduto per mano di un uomo ingiusto come quello a lei di fronte. Doveva in qualche modo portare a casa una vittoria, una vendetta. Per i suoi simili e per tutti i sopravvissuti appartenenti ad altre razze ingiustamente eliminati. Rimembrò allora l’impeccabile guida dei propri maestri e tutti i noiosi discorsi sul controllo mentale e l’armonia spirituale, intensificando spaventosamente, il nuovo Ki a sua disposizione per tenere a debita distanza il rivale, di modo che non potesse interferire col suo esercizio interiore. Respirò a fondo, trattenne ogni impulso liberandosi di ogni pensiero di troppo, e quando riuscì ad avvertire la solita corrente scorrerle nelle vene assieme al sangue combinato, come un puzzle ogni tassello del suo scombussolato animo ottenne stabilità tornando ove ella comandava loro di andare, e quando le palpebre tornarono a rivelare i suoi azzurri pozzi d’acqua, fu dal luccicore nelle iridi d’ella che Zargath, comprese di avere su di sé non l’ombra di un Final Flash, ma quella della sua stessa resa.  
 
La collettiva fretta di abbandonare quel luogo di morte congiunta alla brama di allontanarsi al più presto da quel che era un pianeta destinato solo all’arrivo della Polizia Galattica incaricata dell’arresto dei criminali superstiti, spinse gli ospiti affaticati stanchi anche solo per levitare sino al portellone ora spalancato, a far combaciare le suole degli stivali logori sulla piana superficie della navicella scampata miracolosamente alla truce battaglia, e prendere posto su quelli che parevano ora essere i più comodi e confortevoli sedili in tutto il Cosmo. Come poterono, tentarono di curarsi a vicenda le ferite procurate, con l’ausilio dei pochi e obbligatori strumenti di medicazione in possesso del loro accompagnatore a bordo, impegnato nel far fluire l’energia necessaria all’accensione dei motori, e condurre i ragazzi sul loro pianeta natale, provvedendo inoltre ad avvertire le famiglie del loro prossimo ritorno a casa. Tutti e quattro, avevano rifiutato replicando all’unisono la stessa negazione, la proposta del Pattugliatore di passare prima a casa di quest’ultimo per rimettersi in sesto, eccitati com’erano all’idea di riabbracciare coloro che avevano riposto in loro la piena fiducia. Per un po', trovarono la voglia e la lucidità mentale di costruire una predica non abbastanza credibile seppur del tutto fondata, riguardo la sua salute mentale, irresponsabilità, e moralità. Al seguito, stremati e consumati sino all’’osso caddero a poco a poco in un profondo sonno ristoratore. Inevitabilmente, Pan cedette poco dopo sul petto del lillà, seduta sulle ginocchia del giovane intenta a sfiorare con le unghie dalla media lunghezza la sua cute, cosa che a lui, arrecava profonda sonnolenza. La scena, spinse i desti Saiyan a scambiarsi sguardi spaesati e interrogatori, ed in men che non si dica, entrambi confermarono i sospetti che gli uni avevano forse da sempre serbato nei meandri delle loro ipotesi, arrivando alla tacita conclusione, che era esattamente come sembrava.
《Come può avermelo tenuto nascosto questa stronza? Appena si sveglia mi sente.. sta con mio fratello da chissà quanto e non lo sapevo neanche!》
《Mia nipote.. il mio migliore amico. Suona tanto strano da tenerlo nascosto?!》
Insieme così rannicchiati, rappresentavano il quadro di uno dei vomitevoli film d’amore che tanto piacevano a sua madre, e se dapprima ebbero scatenato un moto di risa in entrambi i due, al pensiero della pugnalata inflitta alla scienziata, il volto della turchina s’incupì, e sapendo che di lì a poco l’avrebbe rivista in viso, una sensazione di pura paura pervase il suo animo. Appena uscita vittoriosa scontratasi con un essere dalla pericolosità rilevante, piegata dinanzi al solo pensiero dell’ira di sua madre. Non a caso, era la figlia di Vegeta, e gli somigliava anche in questo. Accortosi del malessere irruente, Goten lasciò la propria postazione avvicinandosi all’oggetto del suo batticuore, pizzicandole amorevolmente uno zigomo. Il sorriso che ne seguì, fu la cosa più bella che Bra avesse mai visto in vita propria.
《Sei stata meravigliosa. Picchi forte! Mi dispiace essermi fatto fregare in quel modo stupido, non ho potuto aiutarti.》
《Scherzi? Tu mi hai salvata tante di quelle volte.. non fraintendere quello che sto per dire, ma è anche merito tuo se mi sono trasformata.》
《Uhm, allora un po’ ci tieni a me.. Ho qualche speranza?》
《Una fidanzata, un viaggio ai confini dell’Universo ed il rischio di morte per un appuntamento.. Appena mettiamo i piedi sulla Terra, Goten, ti uccido io.》
《Sta’ tranquilla bambolina, ci penserà Vegeta non appena ascolterà quello che ti ha appena chiesto. Già gli verrà un infarto quando saprà del primogenito.. Due figli, e i geni di Goku ci hanno preso a entrambi.. Se non è destino questo.》
Si intromise Jaco, ammiccando con un cenno del capo ai due assopiti, stando molto attento ad utilizzare un solo decibel nell’espletare i suoi ultimi pensieri. Ridacchiando imbarazzati, gli ibridi presero posto ai lati dell’uomo, tentando quantomeno di spezzare la tensione che quel semplice discorso aveva comportato. Ancora diciotto ore di tragitto erano previste, eppure a differenza di tutti gli altri, Bra fu l’unica a tener compagnia al poliziotto nonostante egli le intimasse di sfruttare il tempo a sua disposizione per riposare.
《Jaco, sei sicuro che non perderai il lavoro dopo che hai falsificato dei documenti per lavorare per conto tuo?》
《Zio ha i suoi mezzi, piccola, puoi stare serena. Tu piuttosto, mi racconti o no cosa diavolo hai fatto in questi giorni?》

 
Nessuno, lui in special modo era stato in grado di chiudere gli occhi e lasciarsi andare alle braccia di Morfeo, sapendo che all’alba era previsto il ritorno a casa del suo più grande tesoro. Quei ragazzi, quelle preziose creature nate dall’unione con la donna che pazientemente lo aveva custodito, a cui doveva il merito dell’appagante vita che ora conduceva, sarebbero tornati al sicuro. La Capsule Corp;  aveva visto per l’intera notte, un Principe vagabondo tra i corridoi della struttura in cerca di un modo per permettere al tempo di scorrere più velocemente, ma le lancette di ogni orologio non accennavano a fare la sua volontà, anche se -accertatosi dell’aura di nessuno nelle vicinanze- ne aveva ad un paio sostituito le batterie, giusto per essere sicuro.
Dopo quelli che parvero infiniti autunni, l’aurora tinse di rosate sfumature il manto celeste pronto ad accogliere il sole di un nuovo giorno, ed i passi della signora Brief aleggiarono in quelle silenziose stanze, pronta ad essere scortata dal marito nel luogo accordato: il punto esatto in cui la ragazza aveva lasciato il pianeta. Nell’ultimo tratto da percorrere, tutti poterono avvertire la presenza dei compagni in attesa anch’essi di rivedere gli spedizionieri, e constatare l’incolumità degli stessi. Fermi in piedi ad osservare il cielo, l’alba ormai aveva schiarito il paesaggio coi suoi timidi raggi, e l’impazienza sfiorava ormai la rabbia del Principe, munito come suo solito dell’immancabile vena pulsante al di sopra della sua fronte corrugata. Vibrazioni fecero tremare il suolo d’improvviso, ed esattamente dieci secondi più tardi, una macchia apparsa dapprima come un impercettibile puntino cresceva a dismisura, sino a quando non arrestò la sua frenetica corsa stazionandosi al suolo. I respiri dei presenti parvero non costituire più qualcosa di necessario alla sopravvivenza, quanto il bisogno di assistere all’apertura del portellone di quel mezzo interstellare. Finalmente, un cigolio annunciò l’apertura della navicella, e senza attendere oltre, Jaco balzò fuori dal mezzo tenendo tra le braccia la maggiore tra le due ragazze a bordo, corsa raggiante nell’immediato tra le braccia dei propri parenti. A seguirla, i visibilmente malconci eredi dei due guerrieri più forti di tutti gli Universi esistenti, e dietro di loro, una sagoma la cui identità avrebbe dovuto corrispondere alla figlia minore dei Brief, e se non fosse stato per il marchio a fuoco presente nei suoi tratti genetici, nessuno avrebbe mai detto essere lei. Ancora in piedi sulla plancia della nave, in volo con estenuante lentezza, toccò il suolo, e fu per lei come bere dopo settimane di astensione. Era a casa. Il solo ritrovare posto in mezzo a tutte le persone che rappresentavano ciò che ella chiamava famiglia, aveva ritrovato la sua reale identità perduta. Era la perfetta combinazione tra due razze totalmente differenti. Era la figlia di un Principe dall’Impero caduto e di una brillante Scienziata di fama mondiale. Era una fiera Mezzosangue dai tratti terrestri, era una valorosa guerriera pronta a difendere la sua patria. Era Bra Echalotte Brief, e lo sarebbe sempre stata. Non una lacrima corse giù dai suoi occhi come le parole dalle sue labbra, quando adagio, camminò a tomi passi raggiungendo l’uomo che l’aveva spinta a gettarsi oltre i propri limiti solo per compiacere un capriccio personale. Quando gli fu ad un palmo di mano, serrò gli occhi replicando in sé l’emozione provata poche ore addietro, attuando quel che fu motivo di generali versi d’approvazione, ed incredulità. Soltanto Vegeta all’apparenza impassibile, assistette alla scena col cuore pronto a saltare in aria dalla gioia, soddisfazione, ammirazione, orgoglio. I segni della sofferenza patita per riuscire a renderlo fiero di lei, erano riportati al seguito della mancanza di due delle cose a cui ella teneva di più, calcolando a parte, i molteplici graffi non ancora cicatrizzati del tutto a mappare il suo corpo fanciullesco. La sua bambina, era diventata grande. Era un Super Saiyan.
《Ora puoi tornare ad allenarmi, padre.》Non riuscì a trattenersi oltre, e come da anni ormai accadeva quando era al cospetto di quegli incantevoli occhi che l’avevano umanizzato a loro piacimento, salutò tutti i principi con la quale era nato e cresciuto, raccogliendo l’esile ragazza tra i suoi prorompenti arti, stringendola quanto più gli era possibile.
《Lo avrei fatto comunque, sciocca ragazza. Sei tale e quale a tua madre.》
《Quando riprendiamo?》
《Questo pomeriggio.》
Inesorabili, scie salmastre caddero ad impregnare la tuta dell’uomo all’altezza della spalla, ove la turchina aveva posato la fronte dopo essere regredita di stadio.
《Mi rincresce non aver assistito alla prima volta che ti sei trasformata, come con tuo fratello.》
《Poco male, la mia inseparabile macchina fotografica ha documentato tutto!》
La commozione collettiva fu abilmente interrotta da Jaco scatenando vociare da ogni persona, ed improvvisamente, padre e figlia furono accolti da due altre paia di braccia, e dopo quelli che parvero interminabili minuti, i convenevoli generali poterono proseguire nel modo più adeguato alla situazione. Pima che qualcuno potesse avvalersi della facoltà di dover avviare quello che sarebbe stato un incontro memorabile, le esageratamente allegre voci di Trunks, Pan e Goten –già a conoscenza del ragazzo presente in mezzo ai guerrieri, evidentemente lieti e ricambiati nello scambio di saluti- catturarono l’attenzione della più giovane, che per poco, non cadde al suolo alla vista di un fratello venuto dal futuro le cui avventure erano state narrate più e più volte, ma che mai si sarebbe aspettata di incontrare personalmente.
《Bra, saluta Trunks.》Sorridendo come una ragazzina alle prese con il proprio idolo, la turchina raggiunse quel che rappresentava per ella un vero eroe, offrendogli la mano. Curioso e divertito al contempo, egli la strinse gentilmente.
《Trunks Brief, giusto? Bra Echalotte, molto piacere di conoscerti!》
《Il piacere è mio, Bra Echalotte. Hai fatto stare tutti in pensiero da quel che ho potuto vedere.. e ho anche notato un particolare che non mi è affatto sfuggito. Ma dimmi, precisamente chi saresti?》
《La tua adorata sorella!》
L’espressione sul viso del maturo quasi prossimo alle lacrime nel constatare quanto bella fosse alle volte la vita, parlò da sé. Quella sollevata al massimo delle umane capacità sul volto di Goten intento a rispondere positivamente ad un non verbale appello paterno, lasciò intendere che però quello non era affatto il momento né il luogo adatto d esternare le proprie volontà, e che forse, con un po’ di fortuna, avrebbe vissuto ancora un po’.

 
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Salve a tutti!
Ma buon anno miei cari lettori, buon anno a tutti voi! Ragazzi, quanto piango per la fine di questa FF che come ho visto, ha appassionato moltissime persone! Spero fermamente di essere stata all’altezza delle vostre aspettative e non avervi deluso con questa fine, ma sapete com’è, finita una storia ne inizia un’altra! Dunque, la vostra Longriffiths è una sbadata del cavolo, perché appunto io avevo accuratamente pensato di far portare ai nostri amici i fagioli curativi in modo da creare una situazione tale da spingere Bra a credere che entrambi fossero morti perché ci doveva proprio essere il sangue che schizzava dalle loro bocche (?) ma poi scrivendo della loro partenza nella foga me ne sono COMPLETAMENTE dimenticata, e ho dovuto fare come Goku e Freezer su Namecc per salvare Goten.. ma spero sia stata ugualmente fattibile la trasformazione e non troppo scontato il gesto di Trunks! Ho voluto descrivere i ‘sintomi’ della paralisi nel sonno perché chi come me ne soffre, può avere un’idea molto più concreta di come mi immagino sia la trasformazione del corpo in seguito all’immagine dell’uccisione di un fratello o di un amato. Credo di aver detto tutto.. anzi, no.
Un grazie SPECIALE a: paige95 e felinala per avermi supportata fino alla fine <3
Un grazie infinito a: Altreya; BlackFeath; Chiara_kdf; Ele_81; Eri_Son ;Lena95; Ionewolf87; paige95; Ray46; selenagomezlover99; siero_al_mic ; purcit; Ivi66; namy86; princess_serenity_92;  e Yami no Yoake. VI ADORO TUTTI RAGAZZI!
Alla prossima! <3<3
   
 
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