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Autore: Silver Hyacinth    07/01/2018    1 recensioni
I sensitivi non sono reali, i fantasmi di certo non esistono e Kageyama non ha nulla a che fare con tutto ciò. Queste sono le cose in cui crede, almeno finché non incontra Hinata Shoyo e la sua vita non verrà completamente messa sotto sopra. - Kagehina. [L'amore è colmo di paure, ma quale parte della vita non lo è?]
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
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Sunset Ghost



Capitolo 2: Yachi Hitoka

“Vuoi che faccia cosa???” Kageyama fissò Hinata pallido in volto, alzando un sopracciglio leggermente confuso. La palla di capelli arancioni piena di illimitata energia che se ne stava di fronte a lui saltellava su e già diverse volte come una molla, sempre sorridendo.
“Vieni con me a trovare Yachi-san! Lei saprà dirci con certezza se sei un sensitivo o no. Anche se, ovviamente, devi esserlo per forza se riesci a vedermi…” mormorò piano l’ultima parte e il sopracciglio di Kageyama tremolò dalla frustrazione.
“Oi, idiota, te l’ho già detto un sacco di volte, non sono un sensitivo.”
Hinata sbuffò e incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio. “Kageyaaaammmmmaaaaa, smettila di chiamarmi idiota!”
“Smetterò di farlo, quando smetterai di esserlo,” rispose freddamente Kageyama “piuttosto, perché devo far visita a questa Yachi, eh? Se anche fossi un sensitivo, che mi importa? Riesco a vedere i fantasmi, e allora? Non cambierà niente.” Hinata mise ancora di più il broncio, battendo i piedi a terra come un bambino capriccioso. “Kageyama, perché sei così difficile? La maggior parte delle persone sarebbe entusiasta di venire a sapere di avere un talento così figo come riuscire a vedere i fantasmi!”
“Beh, non sono la maggior parte delle persone,” gli urlò dietro Kageyama con un’occhiataccia, passando silenziosamente di fianco a Hinata per prendere la sua bici. Il ragazzo si mosse assieme a lui, agitando le braccia avanti e indietro, strizzando gli occhi e scuotendo rapidamente la testa come se questo potesse ostacolarlo meglio. “Kageyama, per favoreee!”
Kageyama lo ignorò e continuò a cercare di sorpassarlo, finché non realizzò una cosa. Con un ghigno trionfante, fece un passo avanti passando attraverso Hinata, ignorò l’immensa ondata di gelo e continuò per la sua strada. Hinata strillò dietro di lui e gli trotterellò attorno per gridargli contro. “K-Kageyama!” L’alzatore si voltò e trovò il rosso paonazzo mentre si massaggiava le braccia. “Kageyama, non mi passare attraverso! È strano…”
“Sei tu che ti sei messo davanti!” ribatté il moro, girando i tacchi e dirigendosi verso casa. Riuscì a scorgere il broncio infantile di Hinata, ancor prima che il ragazzo lo seguì saltellando e ridacchiò sotto i baffi. “Kageyama, Ti prego, vieni con me!” lo implorò il ragazzo, come se non avesse ascoltato una singola parola di quello che Kageyama aveva detto fino a quel momento. “ti prego, ti prego, ti pregooooo!”
Stava iniziando a diventare molto più che semplicemente fastidioso. Kageyama era sicuro che gli sarebbero venute le rughe ancor prima del tempo da quanto aggrottava la fronte ogni volta che Hinata era nei paraggi. Se era un sensitivo, pregò Dio che ci fosse un pulsante per spegnerlo, così da non dover per forza avere a che fare con tutto questo. “Oi, idiota, ti ho detto di no almeno cinque volte! Quanto volte te lo devo dire ancora prima che ti entri in quella zucca vuota?”
Hinata si lasciò sfuggire un gemito. “Kageyama, ma perché non vuoi venire? Yachi-san è davvero/i> carina e sono sicuro che avrà una risposta a tutte le tue domande e…”
“Ugh, d’accordo!” lo interruppe Kageyama, rivolgendo al piccoletto uno sguardo colmo d’astio. “Se riesci a stare zitto almeno per cinque secondi, verrò con te
domani, ok?”
“Sì!” Hinata si tappò immediatamente la bocca e alzò un pollice in aria per confermare. Kageyama ruotò gli occhi al cielo mentre continuava a camminare, cercando silenziosamente di trovare un modo per tirarsi fuori da quel casino.
“Sono passati cinque secondi!” L’alzatore storse la bocca mentre la palla di allegria gli parlava con aria baldanzosa, e cercava di sopprimere l’urgente bisogno di buttarsi in mezzo alla strada e farsi investire dal primo bus che passava; ma in questo modo sarebbe diventato un fantasma e Hinata lo avrebbe perseguitato per l’eternità. Non importava quante volte ci avrebbe pensato, non sarebbe riuscito comunque a trovare un modo per tirarsi fuori da quella situazione.
Dio, aiutami…

***



Psst, Kageyama. Psst. Psssttt.” la voce era debole, insistente e fastidiosa; sussurrava direttamente nell’orecchio di Kageyama come il ranzio irritante di un insetto che vola in cerchio. “Per quanto ancora hai intenzione di dormire?”
“Che…” aprì piano un occhio, ancora addormentato e tirò immediatamente un grido allarmato, sobbalzando e finendo direttamente sul pavimento di fianco al letto. Si ritrovò davanti agli occhi un sorridente Hinata, chinato su di lui con le mani sulle ginocchia, all’apparenza senza nessuna preoccupazione al mondo. “E’ quasi ora di andare. Hai dormito daaaaavvero tanto.”
Kageyama grugnì, desiderando con tutto sé stesso di poterlo strangolare fino a quando la vita (o la morte?) non sarebbe uscita dal suo corpo. “Come diavolo sei entrato nella mia stanza, idiota?” si rimise in piedi, facendo una smorfia di dolore quando la sua schiena si incriccò. Voltò lo sguardo verso la fonte del suo dolore, che sorrideva imbarazzato. “Uh, beh… ieri sera ho camminato con te per tutta la strada, quindi sapevo dov’era, e posso attraversare le pareti, quindi… ho deciso di svegliarti! Sorpresa!”
“So svegliarmi anche da solo, grazie.” mormorò Kageyama irritato. Raggiunse il suo armadio a passi pesanti continuando a lanciare maledizioni a bassa voce (la maggior parte delle quali dirette a Hinata) mentre si reggeva il gomito dolorante. “Senza contare che è sabato, idiota, e non devo alzarmi presto.”
“Oh.” Hinata non riusciva a stare fermo per l’imbarazzo “scusa… ero eccitato…” il sorriso era tornato sul suo volto alla stessa velocità con cui era sparito, come se nulla fosse successo. “Yachi-san sarà così felice di conoscerti, gli ho parlato molto di te e ha detto che… ha detto…” si interruppe diventando rosso mentre Kageyama si voltava a guardarlo con un sopracciglio alzato “insomma… non è che le abbia parlato poi così tanto di te. Solo che… nessuno è mai stato in grado di vedermi prima di Yachi-san, quindi ero… ero contento di aver trovato un altro sensitivo, ecco tutto… insomma, non che tu lo sia per forza.” arrossì non appena Kageyama lo squadrò “voglio dire… insomma… insomma…” diventò ancora più rosso tenendo lo sguardo incatenato al suolo, in imbarazzo. “Lascia stare…”
Kageyama sospirò, alzando lo sguardo verso il soffitto come se stesse pregando Dio stesso di porre fine alla sua miserabile vita, così che non dovesse avere a che fare più con questo idiota. Dio, ovviamente, non rispose; quindi Kageyama sospirò di nuovo e si ritirò in bagno, dove ordinò a Hinata di rimanere dietro la porta, così che potesse farsi una doccia e cambiarsi. Chiuse a chiave la serratura e si spogliò, facendo scorrere l’acqua finché non fu calda.
Rimase sotto il getto caldo dell’acqua finché i suoi palmi non furono raggrinziti e la pelle non fu irritata e rossa, nel solo tentativo di evitare Hinata il più a lungo possibile. Doveva ammettere che il ragazzo non era poi così male, ma onestamente, Kageyama non era il tipo di persona in grado di farsi degli amici. Infatti, le uniche persone che gli giravano attorno erano i suoi compagni di pallavolo, ma solo perché erano costretti. Hinata era la prima persona che insisteva caparbiamente a stare con lui e questo lo metteva davvero a disagio.
Da quando era bambino, non era mai stato bravo a interagire con le persone. Scappava dai membri della sua famiglia quando cercavano di abbracciarlo ed evitava come la peste gli altri bambini, rifiutando i continui inviti a giocare con loro e guardandoli male quando cercavano di includerlo nelle loro noiose conversazioni durante il pranzo. A dire il vero, l’unica cosa in cui era davvero interessato era la pallavolo, ma nessuno sembrava volerne parlare quanto lui, neppure i suoi compagni di squadra.
Sospirando, chiuse il rubinetto dell’acqua e si asciugò, infilandosi i vestiti e guardando il suo riflesso sulla superficie dello specchio annebbiato. I capelli gocciolavano, ancora bagnati, lasciando delle macchie sulla maglietta e la pelle era ancora di un rosa acceso, come conseguenza del bagno caldo. Si massaggiò il viso con l’acqua fredda, per cercare di rimediare, ma non fece che peggiorare le cose. Beh, non che gli portasse molto del suo aspetto, comunque.
Nonostante continuasse a ripeterselo, si passò inconsciamente le dita tra i capelli bagnati e si lavò i denti, prima di uscire dal bagno. Non fece in tempo a riflettere sul motivo per cui lo aveva fatto, che fu riportato alla realtà da una visuale di Hinata seduto a gambe incrociate sul suo letto che fissava una foto appesa alla parete. Kageyama sussultò infastidito e buttò l’asciugamano con tutta la forza che aveva contro il rosso, che lo attraversò andando a finire contro la parete. Hinata urlò ugualmente, coprendosi il volto come faceva sempre quando Kageyama gli passava attraverso e cadendo dal letto, con le gambe appoggiate sul materasso. “EEK!”
Si rialzò, portandosi le ginocchia al petto e guardando Kageyama con astio, un lieve rossore a tingergli le guance. “Ti ho detto di non lanciarmi le cose addosso, Bakageyama!” L’altro ignorò il suo scoppio d’ira e recuperò l’asciugamano, appoggiandola sullo schienale della sedia. “in verità, hai menzionato solamente a non passarti attraverso, non hai accennato a non lanciarti le cose, idiota.”
Hinata parve confuso per un momento. “N-Nonostante ciò, non farlo di nuovo, per favore!” si agitò a disagio “E’ strano, come se fosse tutto gwaaaahhhhh!”
Kageyama cercò di non mostrare quanto fosse divertito dal modo di parlare di Hinata e sbuffò. “Comunque, idiota, andiamo se sei così eccitato!” si voltò e si diresse verso la porta, sapendo che Hinata lo avrebbe seguito, e scese le scale che portavano alla cucina. “Oi, muoviti!” I suoi genitori erano già a lavoro, quindi non doveva preoccuparsi di essere visto parlare con Hinata, anche se era talmente stanco, che probabilmente non gliene sarebbe importato comunque.
“Arrivo!” esclamò Hinata dal piano di sopra, volando giù dalle scale, lanciandosi verso il soggiorno, girando attorno al tavolo della cucina e fermandosi di colpo vicino a Kageyama, che aveva aperto il frigo per prendere un cartone di latte. Lui ruotò gli occhi verso il rosso entusiasta. “Come fai ad avere così tante energie se sei morto?”
Sei scortese.” lo rimproverò Hinata, gonfiando le guance infastidito “ho la stessa quantità di energie che avevo quando sono morto… ha senso, no?”
“No!” rispose Kageyama impassibile “neanche un po’.” Sembrava che questo non facesse che confondere Hinata, così Kageyama decise di lasciar cadere il discorso e si versò un bicchiere di latte, bevendolo tutto d’un sorso e asciugandosi la bocca con il dorso della mano mentre riponeva il contenitore nel frigo. “Andiamo!” ordinò non volendo sprecare altro tempo che non aveva. Prima avrebbe posto fine a questa storia e meglio era.
“yay!” Hinata sogghignò e saltellò verso la porta “Seguimi!”

***



Yachi Hitoka viveva in un appartamento lussuoso, in una zona abbastanza frenetica della città, e Kageyama lo trovò alquanto impressionante, anche se evitò di dirlo a Hinata per salvarsi la pelle. Durante il tragitto, Hinata gli aveva raccontato di aver incontrato Yachi una settimana dopo la sua morte, mentre vagabondava intorno alla città, ancora incerto su quello che stava succedendo e nel continuo tentativo di farsi vedere dalle persone e parlare con loro. Apparentemente, Yachi era stata l’unica in grado di vederlo e a dargli una mano, spiegandogli la situazione e mettendolo al corrente di quello che gli stava succedendo.
Di certo Hinata nutriva un profondo rispetto per la ragazza e senza dubbio sentiva una forte connessione con lei, in quanto era stata la prima persona a parlare con lui dopo la sua morte e ad averlo aiutato così tanto. Kageyama trovò gentile che lei avesse speso la gran parte del suo tempo ad aiutare il fantasma di un ragazzo che neanche conosceva. Probabilmente lui non avrebbe fatto lo stesso al suo posto.
“Eccoci arrivati!” Hinata si fermò con un sorriso a trentadue denti davanti alla porta dell’appartamento, gesticolando verso la parete coperta di numerosi tasti. “Io posso attraversare la parete, ma tu devi suonare. È il numero sedici.”
Borbottando, Kageyama premette il pulsante, suonando all’appartamento che gli era stato detto. Dopo qualche minuto il citofono risuonò con una squillante voce femminile. “Chi è?”
“Uh…” Kageyama si schiarì la gola e, dopo un sorriso di incoraggiamento da parte di Hinata, continuò. “Mi chiamo Kageyama Tobio e sono qui con… ehm… Hinata Shoyou?” sembrava più una domanda che un’affermazione, ma dopo qualche minuto di silenzio dal citofono, la porta si aprì con un ronzio e una voce gli spiegò come arrivare all’appartamento. Hinata saltellò dritto verso la parete e Kageyama lo seguì esitante, dirigendosi verso l’ascensore. Salì fino al secondo piano e seguì Hinata fino a una porta alla fine del corridoio, intarsiata con una placca d’oro con la scritta “Casa Yachi” incisa sopra.
Si fermarono e Kageyama guardò Hinata scettico. Il rosso annuì con quel solito sorriso idiota stampato sulla faccia. “Forza, bussa! Yachi-san non morde mica.”
Con un sospiro, Kageyama si voltò verso la porta, stendendo i pugni diverse volte prima di allungare la mano e bussare tre volte sulla solida superficie di quercia. Dopo qualche minuto, si udirono dei rumori affrettati di passi e la porta fu quasi scardinata, rivelando la figura di una minuta ragazza bionda con grandi occhi marroni. “E’ lui?” chiese senza fiato, spostando lo sguardo da Hinata a Kageyama diverse volte.
Hinata sorrise “Sì! Buongiorno, Yachi-san! Lui è Kageyama!”
Lo sguardo di Yachi era così inquietante, che Kageyama fece un passo indietro a disagio “ehm… piacere di conoscerti…”
“Piacere mio!” rispose lei guardandolo come se conoscesse i segreti dell’universo, il che non faceva che mettere Kageyama ancora più a disagio, mentre ciondolava da un piede all’altro nervoso. Quando la ragazza capì che era così vicina da spaventarlo, fece un passo indietro e aprì di più la porta con un sorriso amichevole. “Venite pure!” i suoi occhi sembravano cambiare colore alla luce mentre alzava gli occhi per guardarlo “abbiamo molte cose di cui parlare, Kageyama Tobio.”

Note del Traduttore: salve a tutti. Chiedo scusa a tutti quelli che stanno seguendo la storia per il ritardo con cui ho postato il secondo capitolo. Ora che il periodo festivo è terminato spero di riuscire a postare con più frequenza, l'ideale sarebbe un capitolo a settimana, spero di riuscire in questo obiettivo :) ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia nelle seguite e nelle preferite, se volete esprimere qualsiasi critica, positiva o negativa, lasciatemi un commento, sarei davvero felice di leggere la vostra opinione :) e ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo, spero di leggere un'altra recensione per questo secondo capitolo.
Al prossimo capitolo!

Sion
   
 
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