Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: soft_jimin    07/01/2018    2 recensioni
Era stato qualificato per proteggere il figlio diciassettenne di un boss mafioso che poco prima di morire aveva confessato e denunciato ogni crimine.
Non avrebbe mai pensato che tra di loro potesse nascere qualcosa di più del rapporto tra un agente ed un protetto.
Non avrebbe mai pensato che amare potesse diventare una cosa così proibita.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Taehyung sentì la sveglia suonare, e tutto ciò che volle fare fu lanciare il suo cellulare contro il muro.

Comunque si alzò dal letto e si stiracchiò, per poi andare a fare una colazione veloce e vestirsi.

Uscì di casa e si recò alla centrale di polizia, per incontrare il figlio del mafioso Jeon.

Sistemò le cose nel suo ufficio e guardò l'orologio che aveva sul polso.

Le 9:30.

Era ancora presto, e sapeva che Yoongi era già arrivato da un'ora, così andò a bussare alla porta del suo ufficio.

"'Giorno hyung, pausa caffè?" disse con un sorriso.

Yoongi alzò lo sguardo su di lui ed annuì, alzandosi dalla sedia e raggiungendolo.

I due si recarono al piccolo bar presente alla centrale ed ordinarono i caffè.

"Dormito bene, Tae?" domandò il maggiore.

"Avrei gradito un'ora in più nel letto, però sì, dai" rispose il più alto. "Tu? Hai svegliato Jimin, alla fine?" ridacchiò poi.

Yoongi sorrise. "Nah, dormiva così bene, non ce l'ho fatta a disturbarlo" ammise.

"Senti hyung, a proposito di-" iniziò Taehyung, per poi essere bloccato dalla vista del suo capo che si avvicinava alle spalle di Yoongi.

"Buongiorno Yoongi, Taehyung" salutò mettendosi tra di loro. "Jeon Jungkook è arrivato con un po' di anticipo, vieni con me?"

Taehyung annuì. "Ma certo, ci vediamo dopo Yoongi" disse poi, seguendo Namjoon e salutando il più grande con un gesto della mano.

"Ti avverto Taehyung, l'ho già visto, ed è abbastanza scosso stamattina, quindi..." iniziò Namjoon.

"Cercherò di fare del mio meglio...cambiamo appartamento da oggi, giusto?" chiese il più giovane dei due.

Namjoon annuì. "Ora dovrete solamente introdurvi, poi ci trasferiremo nella sede in cui dovrete vivere per un po' di settimane"

Taehyung sospirò.

"Quante case dovremo cambiare?" domandò.

"Beh, non appena sospettiamo un pericolo nelle circostanze, cambiamo postazione...oh, eccoci arrivati" disse aprendo la porta ed entrando. 

"Ciao Jungkook, lui è Taehyung, il suo compito sarà quello di proteggerti, starete insieme per molto tempo" fece Namjoon per poi spostarsi e far finalmente incontrare i due.

Taehyung si ritrovò davanti un ragazzo poco più basso di lui, con i capelli corvino ed un viso che ricordava ancora quello di un bambino, con gli occhi gonfi di pianto e le labbra semi dischiuse.

Vedere quel ragazzo in quelle condizioni gli fece male, doveva essere veramente doloroso venire a sapere gli atroci atti del padre dopo che quest'ultimo era morto.

Si avvicinò a lui con lentezza, e con la paura di non riuscire a gestire una situazione del genere.

Tutto ciò che il più piccolo fece fu alzare la testa verso di lui, tirando su col naso.

Taehyung piegò la testa di lato e si abbassò alla sua altezza.

"Hey" disse poi, a bassa voce. "Io sono Taehyung"

"Jun-Jungkook" sussurrò l'altro.

Il poliziotto si girò verso il suo capo, come a chiedere il consenso di uscire da quella stanza, e Namjoon assentì.

"Jungkook, ti va di fare un giretto invece di stare fermi qui?"

Il ragazzo annuì leggermente, e Taehyung si alzò, per poi porgergli una mano.

Vide quella di Jungkook avvicinarsi tremante alla sua, per poi stringerla ed alzarsi in piedi.

Namjoon sorrise, fiero di aver scelto Taehyung per quella missione, e vide i due uscire dalla stanza.

"Allora Jungkook, quanti anni hai?" domando Taehyung. Sapeva già la risposta, ma da qualche parte doveva pur iniziare.

"Kookie..." disse flebilmente il giovane.

"Come?" si girò confuso Taehyung.

"Kookie, è così che mi chiamano i miei amici, io uhm...potrebbe farlo anche lei?" chiese timidamente Jungkook. "Insomma, non ci conosciamo ma...dovremo diventare amici per...vivere insieme senza problemi" continuò arrossendo.

Taehyung sorrise a quella dolce vista.

"Va bene, Kookie, ma se siamo amici non dovresti darmi del lei, puoi semplicemente chiamarmi hyung" rispose poi.

Jungkook rimase in silenzio per vari istanti, poi replicò.

"Okay...hyung. Ho diciassette anni, e tu?"

"Trenta, mi sento un vecchio, in questo momento" fece Taehyung, notando un piccolo sorriso nascere sul viso di Jungkook.

"Hyung?" fece lui sedendosi su una poltrona.

"Sì?"

"Sai a che ora partiremo?"

"Tra cinque minuti, credo" rispose lui.

"E...dove ci porteranno?" continuò Jungkook titubante.

"Questo non lo so neanche io, in realtà, ma credo che resteremo lontani dalla periferia...è lì che agiscono di solito" spiegò Taehyung.

Il più piccolo annuì, poi si sentirono chiamare.

"Taehyung, Jungkook, seguitemi" disse Namjoon.

I due si alzarono e fecero come richiesto.

"Scenderemo di qui, ma non partirete dal parcheggio, è troppo rischioso, qualcuno potrebbe aver seguito Jungkook fino a qui, quindi passeremo per i sotterranei e ci ritroveremo in un vicolo cieco, lì ci sarà un'auto, ti darò l'indirizzo dell'appartamento e vi recherete lì, è tutto chiaro?"

Taehyung annuì. "E la scorta?"

"La scorta" fece Namjoon scendendo le scale. "Vi seguirà con discrezione e sarà sempre in borghese nei dintorni della casa"

"Va bene"

 

 

 

I tre arrivarono in pochi minuti al punto di uscita, e si ritrovarono davanti ad una macchina, come stabilito.

"Bene Taehyung, queste sono le chiavi dell'automobile, l'indirizzo e le chiavi dell'appartamento, detto questo io torno alla centrale. Credo in te Taehyung-ssi, e Jungkook, di lui puoi fidarti, è un bravo ragazzo" disse Namjoon. "Ci vediamo al prossimo incontro"

"Arrivederci capo" disse Taehyung vedendolo andar via.

Poi aprì la macchina ed entrò dentro, seguito dal più piccolo.

"Bene, si va a casa" fece poi, mettendo in moto l'auto ed avviandosi verso il traffico della città insieme al suo protetto.

 

   
 
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