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Autore: GabBeauv    07/01/2018    1 recensioni
Il passaggio dall'infanzia all'adolescenza di Draco che lo porta a scoprirsi ''profeta'' della bellezza.
‘’Insomma Pansy, dammi tregua! Mi annoio quindi, o proponi di fare qualcosa oppure continuo a darti fastidio.’’
Pansy sembra rifletterci per davvero con l’ombra della minaccia della spiga di grano che Draco continua a rigirarsi tra le mani.
‘’Potremmo baciarci.’’ Dice, facendo spallucce come se fosse la cosa più scontata al mondo.
‘’Baciarci?! Come ti viene in mente?!’’
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C a l e i d o s c o p i o
_______________________

 

‘’There was only ever you and me
And there was only ever history
Holding us back, holding us back’’

 

L’autunno scozzese è proprio come la sua estate - lento, afoso, grigio - e Draco Malfoy, così abituato al Sole e ai campi di grano del Wiltshire, proprio non comprende l’estetismo intrinseco del Lago Nero, in quel periodo.
E di estetismo nemmeno se ne intende, o se ne preoccupa, perché ha solo undici anni e gli piacerebbe che a settembre ci fosse ancora il Sole caldo e non nuvoloni grigi carichi di acqua.

Vincent Tiger è un ragazzo troppo robusto per la sua età e Draco si chiede se per lui sia un problema, se se ne sia reso conto. Attualmente, l’estetica non gli interessa - e non interessa nemmeno a Tiger, così come a tutti i compagni della loro età. Draco apprezza soltanto, di quel grasso ragazzino, che gli stia vicino da quando sono nati - anche se non sembra che Tiger comprenda sempre tutto quello che Draco gli dice.

Tiger ha conosciuto Gregory Goyle qualche giorno prima di partire per Hogwarts e, sull’Espresso, lo aveva presentato a Draco. Anche Goyle è un tipo robusto, con la faccia simile a quella di un maialino ma è un po’ più basso di Tiger - ed anche più stupido. Anche la carenza intellettiva di Goyle non gli aveva dato da pensare più di tanto perché quei due - Tiger con Goyle - sono molto ridicoli, insieme, e lo fanno ridere più volte durante la giornata.

A Draco, i ciottoli del Lago Nero non piacciono perché quando ci si siede gli punzecchiano il sedere. Ecco qualcosa che, anche il giorno in cui avrebbe cominciato a comprendere l’estetismo, non avrebbe mai apprezzato.

A Vincent non importa dei ciottoli - tanto lui, sulle rive del lago, non ha intenzione di sedercisi. Vincent è, come Draco, un ragazzino di soli undici anni e di starsene seduto non ne vuole sapere. E per Gregory vale lo stesso. Infatti, per la strada non avevano esitato a correre e a sfidarsi a chi avrebbe raggiunto il lago per primo. Draco, sapendo di essere fisicamente in svantaggio - quelle gambe corte e esili non lo avrebbero aiutato - non vi aveva preso parte.

E comunque, a lui piaceva starsene seduto - ciottoli a parte, si intende. Ci si stenderebbe anche, su quella riva, se non fosse per i ciottoli e se non fosse per la presenza di quei nuvoloni impertinenti che impediscono, pur volendo, di apprezzare la bellezza del cielo a cui deve il suo stesso nome.

Ha undici anni, Draco, e s’è pur vero che è arrivato ad Hogwarts da soltanto una settimana, si accorge di non essersi fatto nessuna amica. A undici anni guardi le bambine solo se sono interessate al Quidditch come te, o se sono, per qualche altra ragione, perlomeno da considerarsi delle tipe in gamba.
Vincent aveva confessato di essersi preso una cotta per una loro compagna Serpeverde - Millicent Buldstrode. Dinanzi alla rivelazione, Gregory e Draco gli avevano immediatamente chiesto cosa significasse cotta.

Draco non si interessava di estetica - ma Millicent Bludstrode non si poteva comunque definire carina.

E l’estetica non interessa nemmeno a Vincent: la bimba è robusta quanto lui, altrettanto zuccona, e tifa per i Canons ed era stata così gentile da condividere metà muffin con lui. E questo era bastato.

Draco sa per certo di essere abbastanza ricco da potersi permettere un muffin intero e quindi, delle bambine, non gliene importa molto.

 

***

Draco ha sempre undici anni ma sono passate già tre settimane dal suo arrivo ad Hogwarts e si aspettava qualche cambiamento in più. Invece, i nuvoloni sul Lago Nero persistono - anche se non piove, non piove da quando è arrivato; i ciottoli della riva gli puntellano il sedere anche di più, dato che ha deciso di non indossare il mantello; Vincent continua ad avere una cotta per Millicent - e Draco ha appreso che cotta vuol dire quando tiri le trecce ad una bambina. Goyle avrà preso almeno un chilo nel giro di due settimane perché continua a fare il tris di dessert ad ogni pasto.

Gregory ha anche scoperto che c’è della forza nella sua bruttezza e anche nella sua stazza perché, senza nemmeno parlare, i ragazzini del suo anno gli consegnano i loro dolciumi.

Per il resto, nessun cambiamento - a Draco, correre continua a non piacere e se ne sta seduto sulla riva, guardando Gregory e Vincent rincorrersi.

‘’Uff!’’
Draco si gira di scatto, in direzione di quello sbuffo che sicuramente non è stato prodotto dalle voci già roche dei suoi amici.
E’ una ragazzina dai capelli ricci, riccissimi, ed un naso piccolo e all’insù che somiglia tanto al suo. Si siede poco lontano da loro all’ombra di un salice e sulle ginocchia incrociate - che sono piccole, corte e gracili proprio come le sue - posa un libro che sembra pesare il doppio di lei.
Draco sa bene chi è - Granger, primo anno, Grifondoro, secchiona. Lo sa perché durante le lezioni di Pozioni e di Difesa Contro le Arti Oscure, lei risponde sempre a tutte le domande. A Draco fa comodo - nonostante la trovi un po’ irritante - perché evita a lui e a tutta la classe la vergogna di non conoscere le risposte a tutte le domande. La Granger le sa tutte, risponde a tutte.
Draco, di estetismo, continua a non capirne molto; sa solo che c’entra con sua madre che si riunisce con quelle megere delle sue amiche per discutere di opere d’arte, di arazzi pregiati e di abiti di squisita manifattura.

Eppure, trova che ci sia qualcosa di bello nel modo in cui la Granger si è seduta, isolata dal mondo, da sola.

Draco lancia un’occhiata fugace a Gregory e Vincent: ancora si rincorrono e si sporcano di terra, di acqua, conseguentemente di fango - e di lui si sono dimenticati, così come non hanno badato alla presenza della Granger.

‘’Ciao! Stai facendo i compiti?’’
La bambina - Granger, di cui non ricorda il nome - alza di scatto la testa e lo fulmina con gli occhi; Draco intuisce che quello sia un sì.
‘’Esattamente. Dovresti farli anche tu, dato che per domani abbiamo entrambi un saggio di Pozioni da fare.’’
Draco fa spallucce. ‘’L’ho già fatto.’’
‘’Anche loro lo hanno già fatto?’’ La Granger indica con il mento i sue due amici.
Se c’era stato qualcosa di bello nel modo in cui, solitaria, era scesa per i pendii del castello per andarsi a rifugiare proprio lì, non c’è nulla di bello nella sua voce - così acuta e arrogante.
‘’Non sono fatti miei, no?’’ Le risponde con un ghigno e lei storce il viso di rimando, lentamente tornando a chinarsi sul suo libro.
‘’Io comunque sono Draco, Draco Malfoy. Tu come ti chiami?’’ Draco non tende la mano perché l’ultima volta che l’ha fatto gli è stata rifiutata - ed ha quindi imparato che non è un bene, tendere la mano, e che deve aver pazienza affinché sia l’altro a dargliela.
‘’So chi sei.’’ Risponde, sempre arrogante, e Draco alza gli occhi al cielo perché proprio non sa spiegarsi perché alcuni bambini abbiano delle cotte per alcune bambine, se sono tutte così. ‘’Io sono Hermione Granger.’’
‘’Anche io so chi sei. Rispondi sempre a tutte le domande a lezione.’’
‘’Beh, faccio solo il mio dovere, io.’’
‘’E anche io, che credi?’’
‘’Davvero?’’ Hermione lo guarda con un sopracciglio inarcato, certa di essere ineguagliabile quanto a diligenza.
‘’Oh, sì. Lascia che ti mostri.’’ Draco le si siede accanto - beh, non proprio accanto: le rimane ad almeno dieci centimetri di distanza, perché di stare troppo vicino ad una bambina non se ne parla. Le prende il tomo dalle mani - la sente sussultare a quel gesto, per via della mancanza. Draco le spiega che a casa - al Manor, perché lui ha un Manor, nel Wiltshire, perché vive nel Wiltshire - aveva già assistito alla preparazione della Pozione Scacciabrufoli: suo padre - Lucius - l’aveva preparata proprio davanti a lui quell’estate dato che, inspiegabilmente, la sua pelle solitamente diafana si era ricoperta di orripilanti foruncoli rossi.
‘’Avrei voluto farteli vedere - erano schifosi! Alcuni li ho fatti scoppiare, sai?’’
‘’Bleah!’’
‘’Già, bleah! Però sono andati via - quindi la pozione ha funzionato.’’
‘’Spero che il Professor Piton ce la faccia fare dopo aver consegnato la relazione. Non vedo l’ora!’’
‘’Già, non vedo l’ora anche io.’’

Hermione Granger ha evidentemente apprezzato il suo racconto e Draco si accorge che la sua voce non è poi così pungente e che non ha più quel cipiglio arrogante.

Ci continua a parlare perché né Vincent né Gregory sembrano voler terminare quel loro gioco. Draco scopre che a Hermione il Quidditch non piace e che lo trova molto pericoloso. La affascina, però, Storia della Magia. Draco pensa che questa Hermione debba essere proprio una tipa forte, e forte nel vero senso della parola, se riesce addirittura a trovare interessanti le soporifere lezioni del professor Ruf. Draco capisce che Hermione è una tipa sveglia perché in realtà le materie le piacciono tutte ed ha anche già terminato di leggere gran parte dei libri.
‘’Wow! Posso chiederti un aiutino se non capisco qualcosa?’’
Hermione, che ormai ha perso la rigidità iniziale, gli sorride calorosamente. ‘’Ma certo!’’
‘’Grazie mille, allora.’’ Draco infila le mani in tasca proprio come Hermione. Nota che loro due non sono poi così diversi. Sono probabilmente alti uguale, similmente esili. Anche le braccia di Hermione sono grandi quanto quelle di un ramoscello e la consistenza delle loro gambe - corte e magre - l’aveva già appurata prima. Anche lei è magra quanto lui. Draco deve ammettere che anche la sua voce è lievemente acuta.
‘’Hai detto che sei del Wiltshire, vero? Com’è lì?’’
E Draco le parla dei campi di grano che circondano il suo Manor, dove a lui però non è permesso avventurarvisi da solo. Le dice che dalle finestre del Manor gli piace osservarli, però, soprattutto d’estate - quando il Sole sembra donarli di vita, facendoli splendere quanto i suoi raggi. Dice ad Hermione che nel Wiltshire piove raramente, che il Sole c’è quasi sempre e che a lui questo clima scozzese proprio non piace.
Dove vive lui, nevica raramente - e quando succede, è sempre un’occasione per far festa. Suo padre lo aveva portato, in quelle rare occasioni, nei campi di grano coperti di bianco e lui si era divertito un mondo.

Alla fine, Draco sospira con aria sognante e guarda il cielo.

‘’C’è qualcosa che non va?’’ Gli chiede Hermione.
‘’Oh no, niente. E’ che…è davvero bello, il Wiltshire. Casa. Non me ne sono mai reso conto fino ad ora.’’
‘’Casa è bella un po’ per tutti.’’ Dice lei facendo spallucce.

Hermione Granger è sveglia e conosce già tutte le risposte; infatti, Draco - che fino a quel momento non sapeva cosa fosse l’estetismo, né ne era particolarmente interessato - scopre che la prima, vera, pura bellezza è casa.

 

***

 

E’ passato ormai un anno e Draco nemmeno se ne è accorto. Aveva passato l’estate al Manor e dato che era ormai un ometto, suo padre gli aveva permesso di giocare nei campi di grano fuori dal Manor con Vincent e Gregory. Continuava a non piacergli giocare a rincorrersi ma tra il grano alto, col il Sole che ti arrossa un po’ la pelle e la mamma che ti guarda da lontano affacciata alla finestra, correre ha tutto un altro sapore.

Ha ormai dodici anni, così come Vincent e Gregory. A loro, di estetismo ancora non importa molto ma Draco sta cominciando ad apprezzarlo. Decisiva è la vacanza che mamma organizza in Francia, sulla Costa Azzurra. Draco adora il mare, lo aveva adorato fin da piccolo perché gli piaceva sguazzare tra le acque limpide e costruire castelli di sabbia. Ora però ha dodici anni e del mare apprezza l’acqua, anche solo da guardare - e si perde ad osservare le onde infrangersi sulla costa durante i giorni di tempesta, e apprezza la bellezza della forza del mare perché non sa esista formula magica in grado di fermarla.

Le cose sono cambiate anche per Vincent: ora, sta insieme a Millicent - dopo aver passato un intero anno a tirarle le treccine e a rubarle l’ultimo muffin del cesto.

Draco non era sicuro che quello fosse il metodo giusto per attirare l’attenzione della loro compagna ma, a quanto pare, aveva funzionato.

A Hermione non sta più tanto simpatico perché la bambina aveva familiarizzato con il famosissimo Harry Potter - ormai, suo nemico giurato. Draco se ne rammarica molto ma non crede che sia tutto perduto.

Capita, un giorno, che se la ritrovi proprio davanti: Draco stava litigando con Potter, tanto per cambiare. Si accorge solo in quel momento che l’occhialuto continua ad essere molto basso e altrettanto magro e che, al contrario, Hermione era cresciuta di qualche centimetro - rimanendo pur sempre molto magra. Anche Draco era cresciuto e poteva ancora considerarsi pari a lei - anche se, colpevole sua madre, durante l’estate aveva messo su un chilo o due.

Draco sente Potter parlare, così come sente i suoi compagni di squadra ribattere a ciò che dice. Non è completamente a quel battibecco, tuttavia, che la sua attenzione va: Hermione è lì davanti a lui dopo così tanto tempo e gli piacerebbe tanto raccontarle della sua estate in Francia. Per qualche motivo, sente di volerle sorridere.

Si ricorda in quel frangente di Vincent, del suo modus operandi; si sovviene che Vincent è da considerarsi un tipo con una storia a sé - per non dire che non ci arriva - e che lui è tutta un’altra storia.

Ma Draco ha solo dodici anni: alla vita si è appena affacciato, di soddisfazioni guadagnate sudando ne ha avute poche, l’estetismo lo ha appena conosciuto e fare la corte non sa cosa voglia dire. Non sa nemmeno perché dovrebbe farla, la corte - e infatti non intende farla!

‘’Nessuno ha chiesto la tua opinione, lurida Sanguesporco.’’

Draco capisce in quel momento che Vincent Tiger è una storia a sé e che il resto della popolazione maschile non può andare in giro a tirare treccine.

Capisce anche che non c’è bellezza nelle lacrime di una bambina che piange a causa sua. Proprio nulla.

***

 

’’But that night, we stared in wonder
Wide-eyed but scared to wonder
The landslide fell silent all around’’

 

Draco ha quattordici anni e due mesi quando coglie l’occasione di studiare una ragazza da vicino.

Le cose sono, finalmente, cambiate.

Draco ha trascorso molto tempo, l’anno prima,  sulle rive del Lago Nero - la fedele compagnia di Vincent e Gregory non lo aveva abbandonato. Aveva capito che quella pozza d’acqua non aveva nulla a che vedere con le onde del Ligure che indomite si stagliano sulla costa francese. Aveva, in generale, perfezionato la sua capacità di giudizio - anche estetico. Non ne era diventato un sommo - ma faceva progressi.

In Francia, quest’anno, non ci sarebbero andati: suo padre è un continuo uragano che storma dentro e fuori dalla porta del Manor ad orari improponibili, accompagnato spesso da individui raccapriccianti. Sua madre non approva: Draco non sa cosa esattamente non approvi - sa solo che Narcissa Black - Malfoy se ne è chiamata fuori. Crede che tutta quella situazione non faccia bene al bambino ed è per questo che ha provato a distrarlo invitando Pansy a soggiornare al Manor per qualche giorno.

Dalla fine della scuola, Pansy si era arrotondata un po’; Draco, invece, era dimagrito ed cresciuto di parecchi centimetri: ormai, era diventato alto quanto sua madre.

Solo ora che se la ritrova accanto, però, si stupisce di quanto siano diventati diversi - di quanto siano cresciuti. Pansy indossa una canotta leggera e un po’, dice, se ne pente perché le estati del Wiltshire sono afose di giorno e fresche di sera ed ora sente freddo. Le clavicole sono esposte, Draco le vede, e le trova stranamente eleganti. Il collo di lei è molto più magro di quello di Draco - e lui non ne capisce il motivo dato che lui è, evidentemente, molto più magro di lei. Eppure, anche quello gli piace. L’enorme differenza - e che tuttavia, non lo aveva sorpreso molto - erano le spalle.

Aveva notato che dopo due anni di estenuanti allenamenti era diventato molto più forte e si era effettivamente guadagnato il titolo di ‘’ometto di casa’’ dimostrando di essere robusto come suo padre quando aveva aiutato sua madre a spostare un pesantissimo mobile. Di riflesso, aveva orgogliosamente visto i muscoli delle spalle e delle braccia crescere di volume e spesso li aveva messi a confronto, a scuola, con quelle grasse e flaccide di Vincent e Gregory.

Ora, Draco, non sa spiegarsi come sia possibile per Pansy compiere attività che richiedano un minimo di sforzo fisico perché le sue spalle e le sue braccia sono talmente strette, piccole, gracili che potrebbero spezzarsi anche se sottoposte ad una minima pressione.

Molto più ampi dei suoi sono, poi, i fianchi di lei; Draco ha avuto occasione di studiarla per bene e di accorgersi che Pansy non mangia poi molto - e comunque, mangia molto meno di lui. E di fatti, non crede che la grandezza dei suoi fianchi sia causalmente ricollegabile a quella di Vincent o di Gregory. No - Pansy è magra, molto magra, anche se i suoi fianchi sono decisamente più ampi di quelli di Draco e sicuramente anche più morbidi.

E, infine…

‘’Smettila di guardarmi le tette, porco!’’

‘’Non lo stavo facendo, te lo giuro.’’ Le risponde ridendo. Lo stava facendo ed essendo stato colto in flagrante, Draco arrossisce visibilmente. Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura ma si era perso più volte a guardarla, osservarla, studiare quei particolari. Non è di certo sua intenzione mettere l’amica in imbarazzo: non può fare a meno però di constatare che gli faccia un certo effetto notare quelle differenze fisiche tra loro che prima non c’erano - ne è sicuro. Si ricorda infatti di Pansy Parkinson - ma anche di Hermione Granger - durante il primo anno di Hogwarts; ricorda, in particolare, di quando aveva osservato la Granger e in lei non aveva trovato alcuna differenza rispetto al suo, di fisico. E non ci aveva trovato nulla di bello, nulla di brutto; nulla di interessante, su cui valesse la pena riporre l’attenzione e venerare.

Ora Pansy era cresciuta e anche lui ed erano, di rimando, diventati molto diversi - e di quella constatazione non sa cosa farci: se apprezzare la diversità o meno.

Se apprezzarne le forme.

‘’Cosa vuoi fare ora?’’
‘’Non lo so. E’ già ora di cena?’’
‘’No, non è ancora il crepuscolo. Credo manchi ancora un po’.’’
‘’Uhm, va bene.’’ Draco stacca una spiga di grano e si solletica le narici. Quando compie lo stesso gesto su Pansy, si rende conto di un altro particolare. Anche le sue labbra sono diventate un po’ più ampie e un po’ più rosee e un po’ più invitanti. E di quel pensiero, anche, non sa cosa farsene.
Pansy ride e la sua voce è decisamente acuta se messa a confronto con la sua che è, invece, bassa anche se vellutata.
‘’Allora, vuoi smetterla di fare il deficiente?’’
‘’Insomma Pansy, dammi tregua! Mi annoio quindi, o proponi di fare qualcosa oppure continuo a darti fastidio.’’
Pansy sembra rifletterci per davvero con l’ombra della minaccia della spiga di grano che Draco continua a rigirarsi tra le mani.
‘’Potremmo baciarci.’’ Dice, facendo spallucce come se fosse la cosa più scontata al mondo.
‘’Baciarci?! Come ti viene in mente?!’’ Esclama, Draco, a cui le guance diafane si colorano di rosso e alla cui reazione Pansy ride di nuovo.
‘’Beh, che c’è di strano? Non ti piaccio nemmeno un po’?’’
Draco si calma, ci pensa un attimo, fa spallucce. ‘’Io…non so, credo di sì. E’ che non l’ho mai fatto. Non sono sicuro nemmeno che sia la cosa giusta da fare, Pansy…’’
‘’Oh, ma andiamo! Sei proprio un fifone.’’ Lo schernisce.
Draco è permaloso; si porta le ginocchia al petto e guarda in tralice l’amica senza perdere di quel rossore innocente che gli tinge ancora le guance morbide come fossero due mandarini.
‘’Perché, tu l’hai mai fatto?’’
‘’No, non ancora. Ecco perché vorrei provare. Allora, ti va?’’
Draco ci pensa un po’ su ed è un po’ titubante perché da quella cosa è un po’ spaventato - anche se a Pansy non intende dirlo. Molti del suo anno, a Serpeverde, avevano già baciato una ragazza e qualcuno anche più di una. Si era creato un certo senso di competizione - se così si poteva definire - e si faceva a gara a chi ne avesse baciate di più. Non aveva ritenuto di prendervi parte perché non l’aveva trovata una sfida interessante. Non c’è alcun divertimento in una ragazza a meno che non la sappia lunga sul Quidditch - ed erano poche le ragazza che se ne intendevano. Draco e Gregory erano d’accordo sul fatto che le ragazze non avessero nulla di interessante e che spesso erano moleste, isteriche, e piangevano troppo per i loro gusti.

‘’Va bene, ci sto.’’ Draco accetta giusto per togliersi lo sfizio ed avere qualcosa da raccontare ai compagni una volta tornato ad Hogwarts - ed anche perché non avrebbe mai ammesso la sua codardia davanti a Pansy.
Pansy però perde tutta la sua sagacia a conti fatti. Entrambi si fanno più vicini, imbarazzati e senza sapere bene cosa fare, dove debbano andare le bocche e dove debbano andare le mani.

Contro ogni previsione, è Draco a farsi più avanti e sigilla le loro labbra e all’inizio rimangono così, fermi, senza muovere un arto e senza muovere nemmeno le loro labbra che ora se ne stanno incollate e non sanno cosa fare, così.

Draco pensa che i baci non siano poi così divertenti, esattamente come aveva preventivato.

Pansy si muove un po’, muove anche le labbra e le cose cominciano a migliorare e Draco, quindi, decide di fare lo stesso: muove le sue, di labbra, ed ora sono in due a muoverle.

Draco sorride a Pansy con gli occhi perché entrambi li tengono spalancati. Poi lei li chiude, gli occhi - e Draco non sa perché, non sa cosa sia successo; per un attimo, crede di aver sbagliato qualcosa e che Pansy se la sia presa ma lei è ancora impegnata nel bacio.

Fa una prova, Draco, e chiude anche lui gli occhi.

Non riceve una lezione sull’estetismo ormai da qualche anno - da quella volta con la Granger, alla riva del Lago Nero - ed anche oggi come allora si sorprende a scoprire che la vista non è necessaria a scorgere e comprendere la bellezza.

Comprende la bellezza delle labbra morbide e umide di Pansy; comprende l’incantevole calore che emette la sua bocca, la fantastica sensazione delle loro lingue che si incontrano ed accarezzano.

Comprende anche perché i fianchi di Pansy sono più larghi dei suoi - affinché lui possa afferrarsi ad essi ed esserne accolto dalla loro morbidezza; e sono belli, bellissimi, i fianchi larghi di Pansy, con quello strato di pelle in più di cui Draco non è dotato.

Ora sa perché tutti siano così indaffarati a darsi baci.

 

***

Ha quattordici anni e sei mesi ormai, e quasi non riesce a stare al passo con tutti i cambiamenti di quei pochi mesi e se lo eccitano, dall’altro lato lo paralizzano.

Da quel pomeriggio d’estate, Draco ha cominciato a prestare molta attenzione alle donne della sua vita. Si dà dello stupido, in effetti, per non aver cominciato a farlo prima nonostante di amiche, ormai, se ne fosse fatte un po’.

Hogwarts era stata un’ottima palestra soprattutto con l’arrivo della delegazione della Scuola di Beauxbatons in occasione del Torneo Tre Maghi. Le sue studentesse sono tutte vestite di blu e i loro occhi sono dello stesso colore e per qualche ragione, Draco, era rimasto affascinato da quella simmetria cromatica. Sembravano essere tutte delle dee - e Draco si era scomposto parecchio dinanzi a quella constatazione che sembrava essere emessa da qualcun altro e non da lui.

La bellezza delle ragazze è ben diversa dai campi di grano del Wiltshire - con cui non condivide di certo il calore o la calma, e quella sensazione di trovarsi tra le mura della propria casa; non ha nulla a che vedere, nemmeno, con la vigorosità del mare della Riviera francese, neanche quando i loro occhi ed abiti ne hanno le stesse sfumature limpide e di un blu acceso.

Sono un mistero, queste ragazze, e Draco non sa ancora bene cosa farsene.

Vincent è cresciuto molto più di lui. Da quando la scuola è ricominciata, dedica dieci minuti al giorno all’esercizio fisico ed ha dato un drastico taglio ai dolciumi; Millicent Buldstrode trova il suo ragazzo troppo grasso e, per il suo bene, gli ha suggerito - leggesi, imposto - di perdere qualche chilo.

Gregoy è entrato nella squadra di Quidditch quest’anno - proprio come Vincent - e sembra ritenere di dover mangiare di più di quanto non facesse prima perché gli allenamenti lo tramortiscono e lui ha bisogno di energie. A Gregory, le ragazze continuano a non interessare perché le trova parecchio stupide - ed è tutto dire.

Infatti, al Ballo del Ceppo Gregory aleggia come una fastidiosa presenza tra Draco e Pansy, e poi tra Vincent e Millicent. Al diretto interessato non sembra dar fastidio essere l’unico a non avere una dama per l’occasione e Draco crede che questo abbia poco a che fare con la sua idiozia - semmai, si chiede se Greg non c’avesse visto più lungo di tutti.

Pansy Parkinson ha un leggero vestito color rosa confetto e Draco le ha già fatto i complimenti. Anche Pansy è cambiata molto negli ultimi mesi e Draco ha cominciato a pensare che i baci fossero un affare più serio di quanto non si pensi. La ragazza, già da settembre, aveva cominciato ad avvicinarglisi molto più del solito e ad accarezzarlo così, dal nulla. Aveva delle aspettative, Pansy: Draco lo aveva capito ma non sapeva che farsene.

Di avere una ragazza per sé, proprio non se ne parlava. Aveva cominciato da poco ad avere a che fare con la presenza femminile e ancora non era sicuro che gli piacesse per davvero. Quattordici anni sono un po’ pochi per pensare di avere una ragazza, una sola, perché ancora Draco non ha capito se la loro bellezza abbia un’essenza comune o abbia un’anima tutta a sé, a seconda della donna che la possiede.
Al Ballo del Ceppo, invita Pansy perché deve.

 

‘’Ci andrò da solo, al ballo. Con Goyle. Lui e io siamo della stessa idea, sai?’’
Montgomery, sesto anno Serpeverde, aveva riso sordidamente. ‘’Meglio essere sfigati insieme, dici?’’
Draco ci era rimasto di secco. Lui non era uno sfigato!
‘’E’ che…oh, senti! Siete voi gli sfigati! Questa storia del ballo…beh, è una rogna! E con una ragazza sarà anche peggio e…’’
‘’Fa come credi, pivellino. Vuol dire che ce ne saranno più per noi normali, no?’’
Draco aveva stretto i pugni e torvo guardava il più grande. ‘’Io sono normale. E’ solo che non voglio che una stupida femmina mi rovini la serata.’’
‘’Ma lo hai almeno dato un bacetto, Malfoy? Uhm?’’
‘’Sì che l’ho dato!’’ Aveva tuonato non riuscendo a contenere il rossore che aveva imporporato le guance.
‘’E a chi, sentiamo?’’
‘’A Pansy, Pansy Parkinson.’’
Montgomery ci aveva riflettuto su, riflettuto su; soddisfatto, aveva detto. ‘’Carina, Pansy. Potresti invitare lei.’’

 

Draco la trova carina, infatti, e alla fine l’ha invitata perché non conosce molte altre ragazze carine e Pansy accetta volentieri. Draco la invita perché non vuole sentirsi un bambino, un pivello e vuole che Serpeverde cominci a guardarlo come il suo futuro leader. Sa che il cambio generazionale richiederà, al momento giusto, l’incoronazione del nuovo principe di Salazar e alla corsa per la corona vuole parteciparvi.

Non è nemmeno Draco a scegliere il vestito da cerimonia ma sua madre perché di abiti non se ne intende - anche se sulle divise da Quidditch potrebbe scriverci interi poemi e le scope da corsa, per lui, non hanno segreti.

Pansy si tiene stretta a lui da quando lasciano il dormitorio nei sotterranei. La sua presa attorno al braccio tornito di Draco è flebile perché da delle braccia così sottili non ci si può di certo aspettare molto.

Non bacia Pansy ormai da cinque mesi - non bacia nessuna, ormai, da cinque mesi - e sa che lei lo vuole e se lo aspetta per quella serata. Draco non è nemmeno sicuro di ricordarsi come si faccia.


Draco si accorge che Hermione Granger somiglia molto alle spighe di grano del campo che circonda il suo Manor nel Wiltshire.

Per lui è come aver scoperto un nuovo continente, ora che la guarda, perché mai l’aveva vista in vesti di fata e perché davvero non credeva che una donna potesse essere bella quanto le spighe di grano. Entra in Sala Grande, Hermione Granger, e come Pansy sorride felice al braccio del campione di Durmstrang e tutti gli occhi sono per lei, questa sera. Hermione Granger è più magra di Pansy, di rimando più fragile, più debole. Un soffio di vento potrebbe letteralmente piegarla, farla volteggiare come il grano nel campo - e Draco ricorda il soffio del vento, la melodia che emette, quando incontra la sconfinata distesa dorata del campo. Il viso è più pieno di quello di Pansy - che è accuminato, deciso, spigoloso - ed assomiglia ancora ad una bambina, pensa Draco, perché di quella innocenza ne conserva sia le forme, sia la luce. I capelli di Hermione Granger sono un po’ più chiari di quelli di Pansy - ed è forse per questo che gli ricordano i raggi di sole che si infrangono sulle spighe, quella sequenza cromatica da cui un pozionista si aspetterebbe una reazione alchemica da cui scaturirebbe l’oro. Hermione Granger gli ricorda casa, infine, perché il suo corpo non è cambiato poi di molto e in lei il tempo sembra essersi fermato nonostante il rossore delle sue guance e il braccio stretto attorno a quel ragazzo indichino il desiderio di crescita e di rottura con l’infanzia.

Draco ancora non se ne intende molto di baci, di corte, di carezze e abbracci, ma sono anni ormai che si interessa all’estetismo. Di colori ormai è un esperto ed ha il sentore che la bellezza sia nascosta, nascosta per davvero e che solo gli occhi dei più meritevoli possano coglierne la potenza.

Draco segue Hermione Granger a fine serata fuori, in cortile, dopo averla vista litigare con il Rosso e dopo non essersi risparmiato da qualche battuta impertinente con Pansy. Era stanca, Pansy, ed ha deciso di tornare in dormitorio. Draco la raggiungerà - non prima di aver seguito Hermione.

Hermione lascia il cortile, l’entrata, il castello e nel buio si dirige dove Draco ormai non va più da tempo immemore: il Lago Nero.

La vede crollare a terra - lì, alla riva del lago, dove i ciottoli sono così appuntiti da farti rimpiangere di non esserti seduto s’uno Spinato.

‘’Chi va là?!’’ osa girandosi di colpo quando avverte un cambiamento nell’aria che annuncia una presenza estranea. ‘’Ah, sei tu. Va via, Malfoy! Questo non è proprio il momento! Perché mi hai seguita?’’
‘’Io…io non lo so. Volevo prendere aria e ti ho seguita.’’ Draco si avvicina all riva ed è difficile, camminarci, a causa dei ciottoli che ostruiscono l’equilibrio. Vede Hermione cercare qualcosa nella borsetta di perline - probabilmente la bacchetta, per stare sicuri.

Draco si siede accanto a lei, lontano dalla ragazza da qualche metro.

‘’Non ricordo di essere mai venuto al Lago Nero di notte. E’ tutta un’altra storia.’’ Si lascia sfuggire, anche se non comprende il bisogno di condividere quel pensiero con lei - che, infatti, rimane muta e tira su con il naso.

Piange, Hermione, e Draco prova un moto di irritazione e rassegnazione perché le ragazze sono tutte uguali: complicate e piene di aspettative che lui non comprende, non sa come soddisfare. E piangono troppo, per i suoi gusti.

Intanto la luna piena riflette la luce sulla superficie calma del Lago che, rileva di nuovo, non ha nulla a che vedere con le onde implacabili del mare. C’è buio, un buio tetro, e se non fosse per la Luna nemmeno riuscirebbe a scorgere Hermione nell’oscurità.

‘’E’ proprio bello, qui.’’ Si lascia di nuovo sfuggire, questa volta parlando più a sé che alla ragazza scoprendosi a contemplare la bellezza di quel luogo che non aveva mai capito.

C’è la bellezza nella notte, nell’oscurità, e in quel filo di luce che frattura le tenebre e illumina solo ciò che è puro - l’acqua, che con il suo eterno flusso lava i peccati, gli errori, le paure a prescindere dal fatto che sia mare o lago o fiume.

C’è della bellezza nella solitudine che condivide con Hermione - al cui fianco è seduto, eppure così lontano.

‘’Ma insomma, che ti prende?!’’ Esclama, interrotto nel suo flusso all’ennesimo singhiozzo di Hermione.
‘’Oh, non capiresti, Malfoy!’’
‘’E infatti non voglio capire. Che m’importa se hai litigato con il Pezzente davanti a tutti, ah?’’
Hermione piange e singhiozza di più; proferisce parole intellegibili tra cui Draco riconosce solo ‘’sei un mostro.’’
E pensare che non l’aveva nemmeno insultata!
‘’Siete…siete tutti uguali!’’
‘’Chi?!’’
‘’Voi, voi maschi! Non ve ne importa niente di ferire i sentimenti di una ragazza. Voi…voi siete dei mostri!’’
‘’Siete voi che siete così … stressanti! Non ci lasciate mai in pace e…perché piangete sempre, poi?! E’ irritante, sai?! Ci mette a disagio e…-‘’
‘’Se voi aveste un minimo di cuore, noi, non piangeremmo!’’
‘’Oh, fa come vuoi Granger. E’ tutto fiato sprecato. Sono convinto che stai sprecando le tue lacrime per nulla - come fanno tutte.’’
‘’E invece non è vero! Ron mi ha rovinato la serata, è stato crudele ed egoista! E…io ero così felice che…Oh, lascia stare.’’
‘’Il Pezzente? Ma non eri accompagnata da Krum?’’

Hermione gli spiega che sì, Krum l’aveva invitata al ballo. Più volte glielo aveva chiesto. Dice a Draco che ha rifiutato tutte le volte in attesa che fosse Ron a chiederglielo. Ma Ron non lo ha fatto ed Hermione si è accontentata. Krum era stato una rivelazione, però, un vero principe del nord che l’aveva fatta sentire per la prima volta bella, bellissima; cresciuta, venerata, una donna vera. Ma Ron aveva rovinato tutto.

‘’Calma, Granger. Mi fai venire il mal di testa così. Ma vedi come siete complicate, mh? Se davvero per qualche strano motivo volevi che il Pezzente ti invitasse, perché non gliel’hai chiesto?’’
‘’Perché…è l’uomo a dover invitare la donna, mica il contrario!’’
‘’Ah, io questo non lo sapevo. E mi sembra una scusa bella e buona, sai? Non puoi lamentarti se avresti potuto evitare tutto questo semplicemente chiedendoglielo. Vedi quanto siete pazze voi ragazze?!’’
‘’Io volevo solo che lui mi guardasse come guarda le altre. Come se fossi…bella.’’

Draco non è così stupido da considerare quel desiderio frutto di un’empia superficialità perché il bello, Draco, ha imparato ad apprezzarlo e ad alenarne la presenza nelle foglie dei salici, nei raggi del Sole e anche nelle spighe di grano. C’è del divino, crede, nella bellezza.

‘’E che t’importa se lui non lo pensa?’’

Hermione lo guarda, lo fulmina, quasi afferra la bacchetta. ‘’Non tutti possono capire la bellezza.’’

‘’Io…lui trova le altre ragazze affascinanti. Perché non me?’’

‘’Proprio non capisci, Granger?’’ Hermione non capisce; non lo aveva capito nemmeno Draco - fino a quel momento. Hermione Granger lo aiuta di nuovo a comporre quel puzzle. Hermione fa spallucce perché non sa di aver dato la risposta ad un altra domanda che Draco le ha posto.

‘’La bellezza non può essere interrogata: regna per diritto divino. *’’ Draco capisce che anche i coccioli che gli puntellano il sedere sono parte del tutto - di quella notte, di quelle tenebre, della luce della luna che trafiggono le acque e anche Hermione Granger che non sa che la bellezza è lei, illuminata dalla luna, e che nell’oscurità si fonde e non accetta di mescolarsi.

‘’Non c’è motivo al perché Lavanda Brown sia più bella di te. E’ così, lo è per lui. Per me? Per me è la Luna. La fusione mistica del buio e della luce. Il vento, il freddo, il Sole e il caldo. Se mi chiedi perché è così, non so risponderti.’’

‘’Vorrei essere anche io la Luna.’’ Si lascia sfuggire la ragazza.

‘’E chi pensi che stia illuminando, ora?’’

 

***

 

‘’Do you remember when we used to see
White flamingos gliding on the breeze
And there was only ever you and me
In this neon jungle, you fed my hunger’’

 

Il quinto anno ad Hogwarts gli regala lo stemma di Prefetto e la corona di Principe delle Serpi. I G.U.F.O si avvicinano, così come la sua occasione di guadagnarsi qualcosa con le proprie forze e dimostrare a suo padre di essere degno di portarne il cognome.

Ha quindi anni, Draco, e le ragazze ormai gli piacciono un po’ tutte senza che vi sia un apparente ragione di fondo. La bellezza è nel profumo dei capelli di ognuna di loro, che ha scoperto essere tutti diversi: Daphne odora di rosa, Pansy di lavanda, Tracey Davis di muschio bianco. La bellezza è nelle loro labbra, morbide e calde in egual modo, anche se alcune sono rosse come il fuoco e piene e devastanti quanto le onde della Riviera francese; altre sono delicate nel colore e nella forma, ma non meno inebrianti e sembrano essere state create per incontrare le sue.

Draco osserva le ragazze cambiare e divenire donne ed ha ormai scoperto da tanto che la bellezza è sempre diversa come sempre diversa ne è l'essenza; è insindacabile e degna di venerazione. A Draco non importa che abbiano occhi del colore dell’oceano o nasi aquilini; non gli importa nemmeno che siano magre o grasse, che siano alte o basse. La bellezza è donna, e questo gli basta per vederla in tutte.

Ognuna, un continente da scoprire.

Ognuna, portatrice di un segreto che brama divulgare ai soli eletti da lei prescelti.

Draco acquista il senso del bello - e lo perde, contemporaneamente, perché non si rende conto che sta ancora cercando e non ha ancora trovato.

 

Scopre i colori dell’illusione ottica della libertà - inebriante, pungente, che ti brucia la gola e ti distrugge il fegato. Si lascia affascinare, in compagnia di Vincent e di Gregory, dall’ambra del Firewisky, dalla limpidezza della vodka, dal rosso sangue del vino. Si lascia stregare dai colori, si lascia intorpidire dal sapore e lo vede, finalmente, il colore della libertà. Ha quindici anni e non dovrebbe bere e Draco si chiede il perché di quella stupida legge che vorrebbe proibirglielo perché l’illusione della libertà, i suoi colori, i suoi fiumi, il suo sapore è quanto di più bello abbia mai sentito. Forme immobili prendono vita, conversazioni poco interessanti diventano dibattiti infuocati e degni di nota. Del mal di testa non gli importa e nemmeno dello stomaco che brucia e che chiede pietà: il dolore ha della bellezza perché sa che tra due giorni avrà dimenticato quella sensazione. Dal dolore ci si rigenera, dalle ceneri si rinasce.

Anche il fuoco ha la sua bellezza - ed è qualcosa a cui Draco non ha mai pensato fino a quando non sente la bocca bruciargli e guarda per davvero il camino in Sala comune, lo scoppiettante fuocherello che dovrebbe rendere la fredda sala un posto confortevole, nonostante sia nei meandri dimenticati della scuola. I suoi colori non sono stati mai così vivi ed è così che Draco capisce: la vita, la morte, il passaggio, il percorso. La bellezza, sì, di quel percorso che lo ha portato fino a quel momento, e solo a quel momento lì, preciso e tangibile. Avverte il fuoco in sé, il calore, l’ardore e non si è mai sentito così invincibile.

Quando i fiumi dell’alcol scemano, Draco non si sente più così potente.

 

***

Passa un anno ed è alto quanto suo padre; è ormai un uomo, Draco, ed è per questo che il suo gusto torna prepotente a farsi più accorto e il suo giudizio si affina, e i sensi lo dominano e da essi si lascia dominare. E’ ormai un uomo completo, secondo lui, perché ha conosciuto la donna e il calore che gli ha saputo regalare come fosse il Sole e lui una spiga di grano. Il calore lo ha saputo donare, anche, e il calore lo ha estirpato da un corpo che gli ha offerto dimora e salvezza.

La bellezza è nella musica, nella sinfonia, nella melodia contorta di un gemito flebile, femmineo, estorto da una gola arida per la passione che la divora: a suon di baci, la divora. I baci che ormai Draco padroneggia esattamente come si scopre il padrone di un collo ablungo, stretto, e Draco capisce che il collo di una donna deve essere così: deve essere lungo, affinché possa esservi spazio per le sue labbra, affinché possa morderlo, baciarlo, succhiarlo e non ne possa avere mai abbastanza.

La bellezza è nei colori: è bianca come le lenzuola, bianca come l’infanzia; è olivastra, come la pelle di Pansy; è rossa, come le sue labbra; è una sequenza cromatica fugace, ineffabile, illesa - ed è un turbinio di colori che Draco sente, annusa, vede, pregusta quando sente Pansy tutta attorno e da nessuna parte. Fuori è giorno e il Sole entra in camera attraverso le finestre ma Draco è sicuro che almeno per un istante lui abbia visto nero, tutto nero, perché la mente ha deciso di abbandonarlo ed è black out improvviso.

La bellezza è acqua, è liquida, come il sangue che sente affluire dall’alto verso il basso, irrogando ogni lembo di carne di vita, vita pura. La bellezza è l’acqua, è liquida, liquida e rossa come il sangue dei Black che gli scorre nelle vene e che per fortuna lo ha reso bello alla vista e al tatto.

Anche le rotondità di Pansy, su un corpo tuttavia scarno, acquistano un senso preciso, una funzione, una causa nel mondo. Ritrova casa, Draco, tra i seni pronunciati della ragazza e non sa perché ne ha bisogno, non sa spiegarsi perché gli piacciano e perché la sua bocca avverta l’insaziabile desiderio di assaggiarli e inghiottirli - ma succede, gli piacciono, li morde. Dei fianchi di Pansy avverte le ossa del bacino che incontrano quelli di lui e lo pungolano come i ciottoli della riva del Lago Nero. E’ un fastidioso dolore araldo della magia del contatto di due corpi che si scontrano, si allontanano e si cercano.

Ha sedici anni, Draco, e si sente bello come un dio e profondo come le acque del Pacifico. Del mare sente di condividerne l’essenza perché le spighe di grano sono lontane quando si trova ad Hogwarts ma l’impeto delle onde gli è proprio; lo sente nell’anima, nel corpo, nel cuore: energia pura, fuoco e acqua, che distruggono, purificano, creano.

È indomabile, a sedici anni, e nessun adulto può mettere freno alla frenesia delle sue mani, alla velocità della sua mente e alla profondità dei suoi sensi. A sedici anni, Draco si crede perfetto e infinito perché sa districarsi bene tra il peccato e la grazia ed ha capito che l’oscurità è luce, la luce oscurità, perché il corpo di una donna è quanto di più atavico e fecondo abbia conosciuto ed è per questo terreno, mortale e peccaminoso, oscuro; ma le gambe di una donna sono l’unica strada che se percorsa come si deve è in grado di fargli vedere i colori, di farglieli vedere tutti e più vivi che mai e come se di gambe non si trattasse affatto - semmai, di un caleidoscopio. E sono le gambe a cui si rivolge il sogno, che desidera e venera come esseri divini perché lo perdonano per essersi perso a contemplare il brutto - e sono celesti, le gambe, bianche come la neve e gli donano il suo personale paradiso.

La bellezza, Draco capisce, non si misura in parole ma in gemiti soffocati, in gambe intrecciate e in cuori che battono all’unisono.

 

‘’That night, we stared in wonder
The black sky turned technicolor
And your eyes surprised me when you smiled’’

 

‘’Oggi non ci sono nuvole. L’ultima volta che io e te ci siamo trovati, ce ne erano, anche se poche. Stasera, mi sono accorto che la Luna illumina il lago e le montagne circostanti - oltre che te, oggi come due anni fa. Credo di avertelo detto, no? Il Lago nero non mi piaceva fino a quando non ho avuto l’occasione di apprezzarlo per davvero di notte. Ecco perché mi piacciono le tenebre. Non voglio dire che mi piacciano sempre - dipende. I campi di grano mi piacciono illuminati dalla luce del giorno, non di certo della sera. Ma il Lago Nero, di notte - è pura poesia. Sento che le acque mi appartengono, le montagne anche e tu, anche, mi appartieni. Nelle tenebre, pretendo di essere la luce della Luna. C’è della bellezza, qui, nel senso più puro. Ora, Granger, chiedimi di nuovo perché. Ti risponderò esattamente come l’ultima volta. La bellezza non si capisce - si crea, si distrugge, si contempla. Non si studia, non si doma. Si apprezza.’’

‘’Ti invidio, sai?’’ Un po’ lo dice con quel cipiglio arrogante, come cinque anni fa sulla riva del lago quando già bambina credeva di non avere rivali quanto a logica e saggezza.

‘’E io invidio te. Dei libri non me ne importava nulla, né me ne importa. La scuola nemmeno la frequenterei, se potessi. Odio che mi si venga imposta un’istruzione. E non so cosa farmene della logica. Non so nemmeno cosa farmene della cultura. Mi sembrano solo parole fredde. Tu però ne capisci qualcosa, no? Di libri, di date, di nomi. Sai tutto, no? E ti piace sapere. Io non sono un tipo che sa, sono un tipo che sente, piuttosto. Insomma, mia madre non mi ha fatto razionale, Granger, e vorrei sapere cosa si prova a vivere in un reticolo di leggi lineari e gerarchie già tracciate. La logica mi è sconosciuta.’’

‘’Io non conosco la passione. Per me, la luna è solo un satellite. La luce mi serve solo a non perdermi di notte.’’

Draco fa spallucce. ‘’Weasley continua a non filarti, eh?’’

Hermione assottiglia le labbra, guarda altrove fulminea. ‘’Non mi interessa più. Sta con Lavanda, ora.’’

‘’Beh, non vorrei sembrarti banale ma non sa cosa si perde.’’

‘’Per uno che ama il suono della sua voce e imbambolare con paroloni sì, Malfoy. Sei banale.’’

‘’Lezione numero dodici - e apri bene le orecchie perché non mi ripeterò: i colori sono quanto di più banale esista al mondo ma sono anche il nucleo centrale dell’estetica.’’

Ridono entrambi sulla riva del lago nero in una sera di fine settembre.

Hermione Granger ha una bellezza innata che le discende direttamente dalle stelle. Della bellezza - della sua, di quella della vita - lei non se ne accorge, tanto è presa da quel garbuglio di logica che ne imprigiona la fantasia e i sensi.

Di estetismo, lei, continua a non intendersene - ecco perché Draco glielo insegna.

E’ il parto della ragione, Hermione, e la passione ancora non l’ha conosciuta.

Per una volta, Draco si fa oracolo dell’unica domanda a cui Hermione non sa dare risposta.

 

''And it was the same scene from a kaleidoscope dream
You got me spinning, no no
You didn't wake me from my kaleidoscope dream
You got me spinning in your love

And you hypnotize me like no other
Mesmerize my mind in colors
So let the night bring us together again''


 


DELLE BELLE (EHEH) NOTE

Prima di tutto, ringrazio te che hai avuto il coraggio di leggere questo scarabocchio. 
Che pazienza!
Questa one shot aveva, ad origine, l'intenzione di ripercorrere infanzia e adolescenza di Draco - quindi, nulla di che. 
Sarebbe stata una storia molto più ''semplice'' se nella mia mente perversa non avessi l'immagine di un Draco Malfoy particolarmente sveglio e sensibile. Avendo proprio questa immagine di Draco, ho voluto evitare di appiattirlo ad una mera descrizione di come sia cresciuto durante gli anni. 
L'idea dell'estetismo è stata abbastanza azzardata; io per prima, non me ne intendo - e la penso un po' come Draco, in realtà: la bellezza non si spiega - e soprattutto non si narra. 
Però mi sono divertita, a scriverla: ho trovato divertente rendere ''poetica'' (sì, lanciatemi una cruciatus) la transizione dall'infanzia all'adolescenza - che, ab origine, nella mia mente avevo immaginato piuttosto fluff. 

Spero davvero di non avervi annoiato e che questa storia - scarabocchio, ripeto - vi abbia suscitato almeno qualche cosa (anche schifo, va bene anche lo schifo). 

Fate felice questa esteta (tosse) e fatele sapere se avete gradito; apprezzo anche i pomodori (tutto, tranne i cetrioli - siete autorizzati a gettarmi anche uova, sì.)

Buona domenica a voi - potteriani e non - da Gab.

 
(1) Citazione di Oscar Wilde. 
(2) Strofe e titolo: Kaleidoscope degli Hurts.
  
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