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Autore: Shanley    08/01/2018    6 recensioni
In questa mini-long racconterò un episodio della vita di Goku e Chichi durante le festività. Qualcosa porterà la coppia ad allontanarsi e, questa volta, non sarà il nostro sayan a doversi far perdonare.
Tratto dal primo capitolo:
"Dopo varie notti all'insegna dell’amore, quella sera i coniugi Son si erano messi a dormire senza scambiarsi le solite effusioni e per la prima volta da quando erano sposati, Goku fu preoccupato da quella distanza."
Secondo posto nel Contest "Come neve nella notte di Natale" indetto da Nede sul forum di Efp
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Un po' tutti, Yamcha | Coppie: Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nick EFP/Forum: Shanley/Shanley
Titolo: Neve nel cuore
Citazione scelta: Non sentire il silenzio che c’è qui, non è facile guardare il cielo sta notte
Rating: Giallo
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Note: Questa storia partecipa al Contest “Come neve nella notte di natale” indetto da Nede

 
 
Neve nel cuore

 
 
 
 
Capitolo 1: I primi fiocchi di neve

 
 
Yamcha si era svegliato di malumore quella mattina. Le festività si stavano avvicinando inesorabili e anche quest’anno lui le avrebbe passate da solo. Sospirò mentre sorseggiava il caffè guardando fuori dalla finestra del suo appartamento le strade innevate. Osservava con le sopracciglia corrugate gli spazzaneve passare mentre la sua mente rivangava vecchi ricordi, uno più triste dell’altro. Perché la vita era stata così crudele con lui? Perché non riusciva a trovare nessuna che gli andasse bene per qualcosa di più di una notte e via? Da quando la sua storia con Bulma era finita, in ogni relazione che aveva avuto aveva sempre paragonato la sua nuova ragazza alla turchina e, ovviamente, nessuna reggeva il confronto con la perfezione. Già, perché Bulma era questo per lui, la perfezione. Nonostante fosse una donna irritante, ficcanaso e lunatica, era speciale e lui se l’era fatta portare via come un allocco dall’essere più spregevole dell’intera galassia. Che ora Vegeta fosse cambiato non vi erano dubbi ma, nonostante gli anni trascorsi, lui non riusciva ancora a perdonare il sayan per averlo fatto fuori e francamente non capiva come invece avessero fatto gli altri a passarci sopra con così tanta facilità. Il suo sguardo cadde su una vecchia foto del loro gruppo di amici in posa davanti la Kame House, quando ancora nessuno sapeva che Goku fosse un alieno, quando i sayan non avevano fatto la loro comparsa sulla Terra e lui non era ancora mai morto, quando tutto era ancora normale e spensierato. Guardò il se stesso più giovane e non poté non invidiare quel sorriso così ingenuo che il ragazzo aveva stampato in faccia. Quanto tempo era passato… Un senso di nostalgia gli colmò il cuore portandolo a prendere una decisione che, ancora non lo sapeva, ma avrebbe portato solo guai: andare a trovare i suoi vecchi amici.
Entusiasta di quella prospettiva, si fiondò nella sua macchina e partì a razzo in direzione dell’isola del maestro Muten, convinto che l’uomo lo avrebbe di certo tirato su di morale. Chi meglio del genio poteva portare a termine quel compito? La delusione minacciò di travolgerlo quando al suo arrivo trovò la piccola casa sulla spiaggia vuota e un biglietto che informava i possibili visitatori che il Maestro si sarebbe assentato per qualche giorno perché era andato a trovare la sorella. Impedendosi di crollare per quel piccolo intoppo nel suo programma, Yamcha decise di andare a trovare Crilin. Uno dei suoi amici più cari che sicuramente lo avrebbe rallegrato. Arrivato diverse ore dopo alla casa che Crilin condivideva con sua moglie e sua figlia, Yamcha scese dall’auto sicuro di passare finalmente una bella giornata. Con Crilin c’era sempre da divertirsi e forse l’amico l’avrebbe pure invitato a pranzo, ormai l’ora era quella e lui stava morendo di fame. Arrivò davanti la porta ma appena prima di bussare si accorse che qualcosa non andava. Tese l’orecchio per sentire meglio e sobbalzò nell’udire le grida che i due coniugi, immersi in una furiosa lite, si stavano rivolgendo l’un l’altra. Certo quello non era un buon momento per ricevere una visita quindi, sempre più scoraggiato, decise di andarsene. Dopo un pranzo veloce in un chiosco, decise che ormai che si trovava a Città dell’Ovest non poteva non fare una visita alla sua ex fidanzata. Nonostante si fossero lasciati, i due erano rimasti in buoni rapporti e di certo lei gli avrebbe fatto scordare il suo malumore, almeno per qualche ora. Arrivò in meno di un’ora davanti alla grande casa a cupola che aveva frequentato per anni, quando ancora poteva considerarsi un uomo felice, e raggiunta la porta d’ingresso, si apprestò a suonare il campanello pregustando già il lieto pomeriggio che avrebbe trascorso finalmente in compagnia. Quando la porta si aprì ebbe però una brutta sorpresa. Non era stata Bulma ad aprire e nemmeno uno dei suoi due figli, bensì il scorbutico principe dei sayan che lo guardò senza celare l’evidente disprezzo che provava nei suoi confronti.
-Che diavolo vuoi?!- Gli chiese Vegeta fulminandolo con lo sguardo.
-Ciao Vegeta.- Rispose l’altro ignorando la scortesia del principe. -Bulma è in casa?-
-No.- Vegeta lo squadrò dall’alto in basso stringendo gli occhi a fessura e puntandoli alla fine in quelli di Yamcha in evidente imbarazzo. -Che cosa vuoi da mia moglie?- Il sayan sottolineò l’aggettivo possessivo come a sbeffeggiare il suo indesiderato ospite. Come se gli volesse ricordare che quella donna che lui aveva tanto amato ormai fosse sua. Come se poi lui non lo sapesse… Ogni volta che si soffermava a pensare che Bulma lo aveva lasciato per stare con l’uomo che gli aveva tolto la vita e aveva minacciato di distruggere la Terra e sterminare i suoi abitanti, il suo cuore sprofondava nello sconforto più assoluto e la sua anima perdeva un pezzo.
-Volevo solo fare una chiacchierata fra vecchi amici.- Rispose infine Yamcha mantenendo il suo solito sorriso.
-Fuori dai piedi, inetto.- Lo liquidò Vegeta sbattendogli la porta in faccia.
Sospirando deluso se ne andò. Gli era rimasto un unico amico. Una sola persona che poteva placare la sua solitudine. Lo aveva tenuto per ultimo essenzialmente per due motivi. Il primo era che la sua casa si trovava a varie miglia di distanza da qualsiasi altro luogo abitato, sperduta tra le montagne. Il secondo, e forse quello più importante, era Chichi. Non era mai riuscito ad andare d’accordo con la moglie di Goku. Non al cento percento almeno. Quella donna era insopportabile. Tarpava le ali al suo amico di continuo e tormentava i suoi due figli con assurde regole comportamentali. L’uomo più forte, non solo della Terra ma dell’intero universo, era costretto a sottostare agli ordini di una donna, che non era neppure un granché fisicamente e si vestiva come sua nonna, ma soprattutto che gli impediva di vivere la sua vita come invece Goku avrebbe voluto. Un sorriso si allargò sul viso di Yamcha. Forse non era l’unico del vecchio gruppo a cui erano andate male le cose. Anche Goku non se la passava affatto bene imprigionato in un matrimonio senza amore a cui doveva sottostare per una sciocca promessa fatta da bambino. Goku probabilmente avrebbe capito il suo stato d’animo e forse lo avrebbe perfino rallegrato più di quanto chiunque altro nella vecchia combriccola avrebbe mai potuto fare. Era stato uno sciocco a tenere per ultimo il sayan, avrebbe dovuto andare direttamente da lui.
Dopo aver cenato e aver dormito qualche ora, si era messo in viaggio alle prime luci dell’alba verso i lontani Monti Paoz. Avrebbe potuto andarci volando ma non aveva voglia di sgualcire i costosi abiti di marca che aveva appena comprato, quindi aveva preferito guidare fino a lì. Inoltre a lui piaceva mostrare la sua nuova auto fiammante beandosi degli sguardi ammirati dei passanti, anche se non avrebbe fatto colpo sul suo vecchio amico, a Goku non importavano quel genere di cose. Raggiunse la sua meta in tarda mattinata. Stanco del lungo viaggio scese dall’auto e si avviò verso la porta d’ingresso sollevandosi appena da terra per evitare che la neve rovinasse i suoi mocassini nuovi. Bussò. Nessuna risposta. Non erano in casa. Il suo cuore sprofondò nella delusione più totale. La sua ultima speranza di passare un po’ di tempo in compagnia stava sfumando quando il rumore di un auto che si stava avvicinando, attrasse la sua attenzione. In quel luogo così isolato nessuno passava mai per caso quindi non c’era altra spiegazione se non che fosse il suo amico di ritorno a casa. Si concentrò per percepire la sua aura e la delusione non tardò ad arrivare. Di Goku non c’era traccia. Quella forza vitale non poteva che appartenere ad un’unica persona. La donna più detestabile del pianeta. Sospirò tornando ad appoggiarsi alla sua auto. Ormai che era arrivato fin lì sarebbe rimasto e avrebbe atteso il ritorno di Goku. Per quanto irritante fosse Chichi, l’ospitalità era un suo pregio, quindi Yamcha avrebbe approfittato di quel lato della donna per scroccare una bevanda calda e perché no? Magari pure il pranzo!
 
***
 
Chichi guidava lungo la strada che l’avrebbe ricondotta a casa, con la testa tra le nuvole. Mancavano appena una decina di giorni a Natale e quell’anno aveva deciso di organizzare il cenone a casa sua, invitando tutti gli amici. Ormai erano giorni che non parlava d’altro riempiendo la testa del marito di informazioni che a lui importavano meno di zero ma Chichi voleva che la festa riuscisse bene. Certo non si aspettava di eguagliare i mega party di Bulma. La turchina aveva a disposizione un budget illimitato, ma voleva che anche la sua festa fosse elegante e divertente. Perché Goku non riusciva a capirlo? Sospirò seccata. Quel zuccone pensava solo a cibo e allenamenti. Anche se doveva ammettere che era molto migliorato. Negli anni trascorsi dalla disfatta di Majin Buu, Goku era cambiato diventando man mano più attento ai suoi bisogni. Sorrise ripensando a come il suo uomo fosse diventato via via più passionale nel corso del tempo e senza rendersene conto, con la mente che vagava in ricordi tutt’altro che casti, era già arrivata a casa. Parcheggiò la macchina e quasi non si accorse dell’ospite che attendeva poco più in là, appoggiato sul suo mezzo.
-Ehilà Chichi!-
La donna sobbalzò. Non aspettava nessuna visita, dove abitavano loro non passava mai nessuno, quindi si era spaventata di sentire la voce di qualcun altro che non fosse un membro della sua famiglia. Si voltò e rimase a bocca aperta. Che cosa ci fa lui qui? Pensò Chichi infastidita da quella visita così inaspettata.
-Ciao Yamcha.- Rispose fredda ma cortese. -Se cerchi Goku si sta allenando nel bosco.- Lo informò nella speranza che l’uomo andasse a cercarlo e la lasciasse in pace.
-Sai se tornerà presto?- Chiese l’uomo avvicinandosi.
-Di solito torna verso mezzo giorno.- Rispose Chichi sospirando. -Vuoi aspettarlo dentro?- Chiese alla fine da brava padrona di casa, certo non poteva lasciarlo fuori al freddo.
-Se non disturbo.- Rispose Yamcha fiondandosi in casa senza chiederle nemmeno se avesse bisogno di una mano con le borse della spesa.
Chichi corrugò le sopracciglia irritata da tanta maleducazione. Che cosa aveva fatto di male per dover trascorrere il resto della sua mattinata in sua compagnia? Tra tutti gli amici di suo marito, Yamcha era quello che sopportava meno. Frivolo e donnaiolo, l’uomo la irritava con il suo atteggiamento immaturo e non voleva che suo figlio Goten, appena entrato nella difficile fase dell’adolescenza, imparasse certi atteggiamenti. Per fortuna in quei giorni il giovane Son era rimasto a dormire da Trunks quindi non doveva preoccuparsi che i due si incontrassero. Per lei un uomo che non si prendeva le sue responsabilità, non era un vero uomo e per quel poco che sapeva di lui, non considerava Yamcha come tale. Scocciata entrò in casa e posò le buste colme degli acquisti fatti quella mattina sul bancone della cucina. Nonostante non ne avesse nessuna voglia, preparò il tè per il suo ospite e lo servì con un vassoio colmo di buonissimi biscotti al burro fatti da lei quella stessa mattina prima di uscire di casa.
-Yamcha, gradisci una tazza di tè?- Chiese Chichi cercando di sembrare il meno scocciata possibile.
-Sì, molto volentieri.- Rispose lui sedendosi a tavola.
Bevvero in silenzio la bevanda calda. Non erano mai stati da soli loro due, si rese conto Chichi guardando di sottecchi l’amico di Goku. In tutti quegli anni che lo conosceva, non si era mai soffermata a parlare con lui, o meglio, certo che si erano rivolti la parola ma c’era sempre qualcuno con loro a intavolare un discorso e Chichi si rese conto di conoscerlo appena. Quello che sapeva di lui, oltre al fatto che fosse un donnaiolo incallito, era che durante la sua storia con Bulma, Yamcha l’aveva ripetutamente tradita. Chichi corrugò le sopracciglia irritata e bevve un lungo sorso di tè. Quel pensiero l’aveva convinta ancora di più del fatto che quell’uomo non le piacesse per niente.
-Che cosa volevi da Goku?- Chiese la donna, con un tono un più sgarbato di quanto avrebbe voluto.
-Io...- Iniziò Yamcha a disagio. -In realtà mi sentivo un po’ solo e sono venuto a fare un saluto.- Rispose ridendo in imbarazzo.
-Ti sentivi solo?- Chiese Chichi che per un attimo si sentì in colpa per averlo giudicato senza in realtà conoscerlo davvero. Certo che da un playboy come lui non si sarebbe mai aspettata di sentire una frase del genere. Sapeva che Yamcha dopo aver terminato la sua carriera come giocatore di baseball professionista ora allenava una squadra in serie A e che era considerato uno dei migliori nel suo campo, quindi non credeva che un uomo così famoso potesse sentirsi solo. Da quello che le aveva raccontato più volte Goku, l’uomo partecipava spesso a feste ed eventi mondani, quindi come poteva provare un sentimento simile?
-E già.- Rispose Yamcha abbassando lo sguardo. -Le festività mi fanno sempre ricordare che non ho nessuno al mio fianco con cui trascorrerle.-
A Chichi si strinse il cuore. Forse l’aveva d’avvero giudicato male basandosi sulle poche nozioni negative che conosceva sul suo conto. Forse l’uomo che aveva davanti non era più il frivolo playboy che era stato anni prima. Tutti potevano cambiare e avere una seconda chance, no? L’esempio più lampante non era forse Vegeta? In quegli anni il sayan era passato dall’essere uno spietato assassino ad un perfetto padre di famiglia. Con un gesto materno gli strinse la mano e gli sorrise incoraggiante.
-Non rattristarti. Vedrai che anche tu troverai qualcuno un giorno.-
-Lo credi davvero?-
-Certo! E magari questa persona è più vicina di quanto pensi.-
-D...davvero?- Chiese lui arrossendo appena e abbassando lo sguardo sulle loro mani giunte.
-Ne sono sicura.- Confermò la corvina mantenendo il sorriso. -Ora bevi il tuo tè prima che si raffreddi.-
 
***
 
Libertà. Una parola che cambia di significato per ogni persona. Ognuno si sente libero a modo suo. Chi si sente libero quando viaggia, chi a riposo nella propria casa, chi quando non ha legami emotivi. Per Goku la libertà era allenarsi da solo circondato dai suoi adorati Monti Paoz, immerso nella natura, a piedi nudi nonostante la neve, e solo con la sua adorata tuta rossa addosso, nonostante il vento gelido gli sferzasse la pelle. Lui stava bene così. Con la mente sgombra da ogni pensiero a colpire l’aria all’infinito con pugni e calci. In quelle ore di allenamento, che per lui erano sempre troppo brevi, diventava un tutt’uno con la natura, libero e sereno. Goku si fermò guardando il cielo. Il sole era allo zenit il che significava che era ora di tornare a casa. Chichi era molto ferrea sull’orario in cui si doveva pranzare e lui non osava ribattere. Dalla disfatta di Majin Buu ormai quasi dieci anni prima, sua moglie gli aveva imposto delle regole per quanto riguardava gli allenamenti. Gli era concesso allenarsi solo la mattina, il pomeriggio doveva lavorare nei campi e la sera doveva dedicarsi alla famiglia. Lui aveva accettato sapendo di non avere scelta, in fondo dopo tutti quegli anni di assenza doveva assecondare Chichi, ma doveva ammettere con se stesso che quella routine, che all’inizio gli era sembrata forzata e frustrante, ormai si adattava perfettamente alla sua vita e non avrebbe potuto essere più felice. Si alzò in volo diretto verso casa con lo stomaco che brontolava dalla fame, avrebbe potuto usare il teletrasporto ma dopo che, qualche anno prima, era apparso alle spalle di sua moglie e l’aveva spaventata quasi a morte, Chichi gli aveva proibito di usarlo per rincasare. Dal canto suo a Goku andava bene così. Non aveva fretta di fare ritorno e in quel modo poteva godersi ancora per qualche minuto la pace e la serenità dei Monti Paoz.
Atterrò dopo appena una manciata di minuti sulla morbida neve che si era posata nel giardino di casa sua. Un profumo delizioso aleggiava nell’aria proveniente dalla sua abitazione. Goku sentì lo stomaco brontolare e un sorriso entusiasta si allargò sul suo viso. Si affrettò ad entrare contento di poter assaporare i gustosi manicaretti che Chichi aveva preparato per lui. Sua moglie era un’ottima cuoca. Non aveva mai mangiato nulla di più buono di quello che lei gli cucinava e in quei giorni che il loro secondogenito aveva deciso di passare da Trunks lasciando ai genitori un po’ di privacy, sua moglie si era addirittura superata preparando ogni giorno qualcosa di speciale. Le loro serate poi… Goku deglutì estasiato al pensiero di come Chichi si lasciasse andare ora che Goten non era in casa. Avevano fatto l’amore centinaia di volte ma come si assaporavano in quei giorni, non c’era confronto. L’altra faccia della medaglia era che lui fosse costretto ad ascoltare il continuo monologo di sua moglie su quella benedetta festa di Natale che quell’anno la donna aveva deciso di organizzare a casa loro. Ormai erano settimane che Chichi ne parlava senza dargli tregua costringendolo pure l’indomani ad andare al centro commerciale, luogo che lui detestava con tutto se stesso. Però Goku sopportava pure quello. Del resto sua moglie faceva così tanto per lui, qualche ora come una ‘coppia normale’ come diceva sempre Chichi, poteva pure dedicargliela. Distratto com’era non si accorse che davanti casa le macchine parcheggiate fossero due né che ci fossero due forze vitali in casa sua.
-Chichi tesoro, sono a cas...a.-
Goku era rimasto in silenzio immobile davanti la porta d’ingresso quando entrando aveva sentito delle risate provenire dalla cucina. Una strana sensazione lo aveva colpito entrandogli nella testa come un tarlo. Sapeva che non c’era nessun pericolo ma allo stesso tempo qualcosa non andava anche se non sapeva spiegarsi cosa fosse. Solo in quel momento si rese conto che Chichi non era da sola in casa. Sentiva perfettamente un’altra presenza con lei in cucina e quando capì di chi si trattasse, rimase di sasso. Che cosa ci faceva Yamcha in casa sua? Rapido si diresse in cucina curioso non riuscendo a spiegarsi il motivo dell’inaspettata visita. Si affacciò alla porta della stanza e guardò Chichi e Yamcha ridere di gusto per qualcosa che l’uomo aveva appena detto. Di nuovo quella strana sensazione di fastidio che non comprendeva gli strinse lo stomaco. In fondo stavano solo chiacchierando, perché questo lo turbava così tanto?
-Ciao.- Disse incerto.
I due si voltarono a guardarlo accorgendosi solo in quel momento della sua presenza. Chichi si alzò con il sorriso sulle labbra.
-Ciao tesoro, ben tornato.- Gli sfiorò la guancia scoccandogli un leggero bacio. -Tra poco sarà pronto il pranzo, siediti pure. Yamcha è venuto a trovarti.-
-Grazie tesoro.- Rispose Goku che per qualche strano motivo sentì la necessità di baciare sua moglie sulle labbra, cosa che mai faceva in pubblico. Chichi arrossì appena ma il sorriso smagliante che le illuminò il viso dopo quell’inaspettato gesto di affetto, riempì il cuore del sayan di gioia e placò quella fastidiosa sensazione che ancora non aveva compreso ma che aveva turbato il suo cuore da quando aveva messo piede in casa. Si sedette, lasciando che Chichi si dedicasse al pranzo.
-Allora Yamcha.- Disse rivolgendo un sorriso all’amico. -Che cosa ti porta così lontano dalla città?-
-Ecco vedi, a dirla tutta mi sentivo un po’ solo.- Confessò l’amico in imbarazzo.
-Ti sentivi solo?- Chiese Goku confuso.
-Già.- Confermò Yamcha. -Del vecchio gruppo soltanto io non ho ancora trovato nessuno con cui sistemarmi e mi è venuta un po’ di nostalgia, quindi ho pensato di passare a trovare i miei vecchi amici.- Rise a disagio. -A dirla tutta voi siete i primi ad avermi accolto.-
-Che intendi dire?- Chiese il buon sayan inarcando le sopracciglia.
-Per primo sono passato dal maestro Muten ma non era in casa. Poi sono andato da Crilin ma lui e C18 stavano litigando quindi ho pensato fosse meglio andarmene. Avevo deciso di passare la giornata da Bulma ma quando sono arrivato ho trovato in casa solo Vegeta che, diciamo gentilmente, mi ha detto di andarmene.-
-Immagino la ‘gentilezza’ di Vegeta.- Rispose Goku divertito.
Il suo animo si era placato e adesso provava solo dispiacere per quel suo amico di vecchia data che non era ancora riuscito a trovare l’amore. Improvvisamente si sentì così fortunato ad avere al suo fianco una donna meravigliosa come Chichi. Un sorriso si fece strada sulle sue labbra pensando alla sua dolce metà. Si poteva essere più innamorati? Chichi li raggiunse qualche minuto più tardi con delle ciotole fumanti di riso accompagnate con della carne dall’aspetto invitante. Goku fissò il cibo con adorazione. Non vedeva l’ora di assaporare quei manicaretti che la sua dolce mogliettina gli aveva preparato con tanto amore.
-Goku, non serve che mi accompagni al centro commerciale domani.- Gli disse Chichi prima che lui riuscisse a mettere in bocca il primo boccone.
-Come mai?- Chiese curioso. Non che gli dispiacesse sia chiaro. Lui detestava fare shopping ma era stupito da quella novità. Erano giorni che lei lo tormentava per ricordargli che dovevano andare al centro commerciale per prendere gli addobbi natalizi, i regali e tutto quello che sarebbe potuto servirle per la festa di Natale. Si cacciò in bocca il pezzo di carne che teneva stretto tra le bacchette e attese la spiegazione di Chichi.
-Yamcha si è gentilmente offerto di accompagnarmi liberandoti da quest’onere.-
Goku per poco non si strozzò appresa quella inaspettata novità. La sensazione di disagio tornò a farsi strada nel suo animo e il sayan non poté fare a meno di fulminare con lo sguardo l’uomo che aveva seduto di fronte.
-Come mai vuoi andare con lei?- Chiese cercando di mantenere un tono di voce neutro.
-Non ho nulla di meglio da fare.- Rispose Yamcha sorridendo gioviale.
-Goku, non mi dirai che volevi venirci tu?- Chiese Chichi stupita dalla reazione del marito.
-No, cioè, sì, cioè, non lo so.- Ammise alla fine il buon sayan confuso. Che cosa gli era preso? Perché lo infastidiva tanto che Yamcha accompagnasse sua moglie al centro commerciale? Lui odiava quel posto e avrebbe fatto carte false per mandarci qualcun altro, e doveva ammettere di essersi scervellato per trovare un modo di incastrare suo figlio Goten e costringerlo ad accompagnare la madre al suo posto, allora perché non riusciva ad essere felice di essersi liberato di quel fardello?
-Ti sei lamentato tutta la settimana di non volerci venire e adesso che trovo qualcun altro con cui andare ti lamenti ancora?- Chichi incrociò le braccia al petto stizzita. -Sei incredibile Goku!-
-Scusa tesoro.- Rispose lui sentendosi in colpa. -Sono felice che Yamcha venga con te.- Aggiunse sorridendo all’amico. Si chinò sul suo piatto e riprese a mangiare.
 
***
 
Quando quella mattina Chichi arrivò al centro commerciale dovette ammettere a se stessa di essere a disagio. Non era mai andata da nessuna parte con qualcuno che non fosse Goku. Il giorno prima aveva accettato la proposta di Yamcha di accompagnarla molto volentieri pensando così di fare un favore a suo marito che odiava quel genere di cose ma il suo istinto le diceva che qualcosa avesse turbato Goku. Non avrebbe saputo dire cosa fosse stato ma dopo che Yamaha se n’era andato, suo marito le era sembrato stranamente taciturno. Quando quella sera avevano fatto l’amore, Goku era stato molto più passionale del solito e forse un pochino più… selvaggio. Non che a lei fosse dispiaciuto, sia chiaro, ma lo aveva trovato comunque un comportamento strano. O forse era lei che si stava preoccupando per nulla? Forse suo marito si era allenato cosi tanto da sfinirsi e non avere voglia di chiacchierare. Ma certo, era sicuramente quella la ragione del suo strano comportamento.
Arrivata al centro commerciale, notò con piacere che Yamcha fosse già lì ad aspettarla. Chichi aveva sempre amato la puntualità quindi era felice di non dover attendere il suo accompagnatore.
-Ciao.- Lo salutò Chichi con un sorriso.
-Ehilà.- Rispose gioviale l’amico di Goku.
-Sei pronto per una giornata di shopping?- Gli chiese divertita.
-Certo! Oggi sarò il tuo portaborse personale.- Rispose allegro l’uomo.
Chichi gli sorrise pensando di aver avuto una gran fortuna a ricevere la proposta di Yamcha. Avrebbe avuto un aiuto per portare gli innumerevoli acquisti che aveva intenzione di fare quel giorno e probabilmente non si sarebbe sorbita nemmeno una lamentela, cosa che invece Goku non avrebbe mancato di fare non appena avessero messo piede nel primo negozio.
Chichi era agguerrita come non mai. Non aveva saltato nemmeno un negozio e dopo una breve pausa per mettere qualcosa sotto i denti, i due erano ripartiti all’attacco continuando con quella folle sequela di acquisti. Il povero Yamcha era sommerso di pacchi, pacchetti, filande e decorazioni natalizie di ogni genere che Chichi aveva acquistato per cercare di rendere la sua prima festa di Natale perfetta. Con grande piacere della donna, l’amico non si era lamentato neppure una volta. Alla fine, quando ormai non sarebbero riusciti a portare nemmeno un altro pacchetto, Chichi decise che avevano concluso e che potevano tornare a casa. Da bravo gentleman, Yamcha l’aiutò a sistemare i pacchi nella sua auto. Soddisfatta degli acquisti, e anche della bella giornata passata con l’unico amico di Goku che fino al giorno prima non aveva mai apprezzato, Chichi sorrise.
-Ti ringrazio di avermi accompagnato oggi.- Gli disse raggiante. -Da sola non ce l’avrei mai fatta e andare a fare compere con Goku è uno strazio! Si lamenta in continuazione.-
-Lo immagino.- Rispose Yamcha sorridendo. -Non me lo vedo proprio Goku in una situazione ordinaria come questa.-
-Che vuoi farci. Il mio Goku è fatto così. Ha un gran cuore e farebbe di tutto per la sua famiglia ma una giornata con me a fare shopping proprio la odierebbe.- Chichi sorrise mesta distogliendo lo sguardo dall’uomo che aveva davanti. Amava suo marito più di qualsiasi cosa al mondo, eccetto i suoi figli ovviamente, e lo aveva da tempo accettato per quello che era. Amava tutti i suoi pregi e perfino i suoi difetti ma a volte avrebbe voluto passare una giornata normale con lui senza che Goku sentisse la necessità di allenarsi. Come una coppia normale insomma. Si era sentita così sola in quei cinque anni in cui lui aveva preso la decisione di rimanere nell’aldilà. Erano passati quasi dieci anni dal ritorno definitivo di suo marito e doveva ammettere che Goku era migliorato molto accettando la sua proposta di allenarsi solo la mattina ma non potevano considerarsi una coppia ordinaria. Sorrise tra sé e sé sentendosi una sciocca. Era sposata con un alieno quando mai erano stati una coppia ordinaria?
-Questo ti rattrista?- La voce di Yamcha riportò l’attenzione di Chichi su di lui.
-Forse un pochino ma va bene così.- Ammise la donna ritrovando il sorriso. -Dopo così tanti anni non si può cambiare qualcuno e poi mi sento già fortunata a poter vivere ancora con lui.-
-È lui quello fortunato.- Yamcha la guardava con un’intensità tale che per qualche motivo Chichi si sentì in imbarazzo.
-D…dici?- La donna rise a disagio spostando lo sguardo sul bagagliaio che chiuse con un colpo secco.
-Certo. Chiunque sarebbe fortunato a stare con una donna come te.- Chichi deglutì. Perché l’uomo aveva quel tono così serio nel dire quelle cose? Era solo un innocente complimento, allora perché lei si sentiva così a disagio? Yamcha rise portando una mano dietro alla testa imbarazzato. -Insomma Goku dovrebbe ritenersi fortunato ad avere qualcuno che nonostante le sue numerose assenze e la sua condotta di marito tutt’altro che perfetta, rimane ancora al suo fianco.- Sorrise. -Vorrei averla io una donna così.-
Chichi gli sorrise nonostante la sensazione di fastidio che aveva provato nel sentire quella piccola critica verso suo marito. In fondò però era dispiaciuta per Yamcha. Nonostante sapesse che il suo comportamento non era mai stato impeccabile per quanto riguardava il mondo femminile e che la colpa della sua solitudine fosse in gran parte sua, cominciava a pensare che forse l’uomo si era sempre comportato così perché non aveva mai trovato quella giusta. La donna che gli avrebbe fatto perdere la testa non era mai arrivata. Forse lei l’aveva sempre giudicato male per come aveva trattato la sua amica Bulma ma anche lui si meritava qualcuno che gli stesse a fianco e lo amasse allo stesso modo in cui lei amava il suo Goku perché, nonostante i loro alti e bassi, il loro amore era davvero speciale. Appoggiò una mano sulla spalla di Yamcha che, chissà per quale strano motivo, arrossì.
-Vedrai che anche tu troverai qualcuno che ti ami come io amo Goku. Sei un bravo ragazzo e te lo meriti.-
-Lo credi davvero?- Le chiese lui mesto.
-Certo! Qualsiasi donna sarebbe fortunata a stare con te. Sei fantastico.- Gli rispose lei incoraggiante. -Ora è meglio che vada.- E così dicendo salì nella sua auto e si diresse verso casa stanca ma felice di vedere il suo uomo che in quelle ore le era mancato moltissimo.
 
***
 
Yamcha rimase ad osservare l’auto di Chichi allontanarsi finché la strada glielo permise. Qualcosa dentro di lui era cambiato quel giorno. La donna che da quando la conosceva aveva sempre ritenuto fastidiosa ed irritante, in quell’occasione si era dimostrata essere simpatica, gentile e in alcuni momenti, perfino divertente. Inoltre, truccata e con addosso abiti normali, Chichi non era affatto male. Ora finalmente riusciva a capire cosa Goku ci trovasse in lei. Cosa per tutti quegli anni lo avesse tenuto legato a quella donna che per gli altri sembrava essere solo un peso per il sayan. Una punta di invidia si insinuò nell’animo di Yamcha. Perfino Goku che non l’aveva neppure cercato aveva trovato l’amore. E non un amore qualsiasi ma quel tipo di amore che durava per sempre, quello che non ti abbandona mai e ti aspetta rimanendoti fedele nonostante tutto. Perché era questo che Chichi era per Goku. Nonostante le sue numerose assenze e la sua innata ossessione per gli allenamenti che spesso lo avevano portato a passare molto tempo lontano da casa, Chichi era sempre rimasta al suo fianco. Strinse i pugni dalla rabbia. Non era giusto. Non era affatto giusto. Nonostante la loro dubbia condotta, gli ultimi due sayan erano riusciti ad accaparrarsi due delle donne migliori che la Terra avesse da offrire. Anche lui aveva salvato il pianeta in più di un’occasione. Anche lui era un eroe. Allora dov’era il suo premio? Dov’era il suo happy ending?
 
***
 
Quando Chichi era tornata a casa quella sera, Goku aveva subito notato il suo buon umore. Mentre l’aiutava a scaricare i pacchi che quel giorno aveva acquistato al centro commerciale, Chichi si era dilungata in un monologo celebrativo su quanto Yamcha fosse gentile, adorabile, simpatico e un vero gentleman. Goku dal canto suo se ne stava in silenzio ad ascoltare sempre più contrariato. Non riusciva a capire cosa avesse di così speciale il fatto che Yamcha si fosse offerto di accompagnarla. In fondo l’aveva fatto perché non aveva nulla di meglio da fare, no? Non era poi una gran cosa portare due pacchi al posto di Chichi, avrebbe potuto farlo pure lui, e poi non capiva perché sua moglie, che per anni aveva mal sopportato Yamcha nonostante lui invece le dicesse che era un bravo ragazzo, ora lo considerasse l’uomo perfetto. Purtroppo per Goku, le lodi a Yamcha continuarono anche nel momento in cui i due coniugi, finita la cena ormai da un paio d’ore, si erano coricati a letto.
-Davvero Goku, Yamcha è stato una vera rivelazione.- Affermò per l’ennesima volta Chichi, un po’ troppo entusiasta per i suoi gusti.
-L’hai già detto tesoro.- Le rispose lui paziente nonostante sentisse uno strano peso nello stomaco.
-Lo so, ma ho finalmente aperto gli occhi e avevi ragione tu Goku. Yamcha è davvero un bravo ragazzo.-
-Già.- In tutti quegli anni di matrimonio Chichi non gli aveva mai dato ragione su niente, proprio su Yamcha doveva concordare con lui?
Guardò sua moglie infilarsi la camicia da notte e, accantonando le sensazioni negative che lo avevano assillato negli ultimi due giorni, si preparò ad assaporare la sua donna. Avvicinandosi a lei iniziò a baciarle il collo ma capì subito che qualcosa non andava quella sera.
-Tesoro.- Gli disse lei fermando le sue mani che erano già partite ad esplorare il corpo di Chichi. -Sono molto stanca, ti dispiace se sta sera dormiamo e basta?-
Il cuore di Goku perse un battito e per un attimo si sentì ferito da quelle parole. Sforzandosi riuscì a sorridere, ricacciando indietro quella sensazione sgradevole.
-Certo tesoro.- Rispose mesto.
Sospirando rassegnato, il buon sayan si distese a letto tentando di dormire nonostante la frustrazione che lo stava assillando. Dopo varie notti all’insegna dell’amore, quella sera i coniugi Son si erano messi a dormire senza scambiarsi le solite effusioni e per la prima volta da quando erano sposati, Goku fu preoccupato da quella distanza.
   
 
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