Prologo
The very first time I remember you, you are blonde and
don’t love me back.
The
next time you are brunette, and you do.
After
a while I give up trying to guess if the
colour of your hair means anything.
because
even if you don’t exist, I am always in
love with you.
25
lives, Tongari
“Mayer,
svegliati.”
Dolore
al
petto, sangue sangue sangue, l’odore della pioggia e della paura, tanto
sangue,
aiuto
“Abel!
Abel-“
“No-
il
libro-“
E’
Julius
quello, Abel lo riconosce, è Julius con i suoi occhi blu elettrico e le
scarpe
da ginnastica e i jeans e un pugnale grondante di sangue. Dolore al
petto, il
libro il libro scappa Abel, dolore al petto, l’odore della pioggia e
della
paura, sangue sangue sangue, il bosco è nel bosco prendi il libro e
scappa
Abel!
“Fabian-“
Capelli
biondi
sporchi di sangue, Emma è morta, scappa scappa scappa il libro, sangue,
dolore
al petto.
---
Abel
preme la
punta della matita sul foglio così forte che finisce per spezzarsi, poi
realizza di non avere con sé un temperino.
La
libertà, tema libero.
-dal
momento in cui nasciamo, siamo liberi.
Sono
le 4:37 di mattina, è martedì e ha lezione tra quattro
ore e la professoressa Clarke aveva detto di prendersela con calma, che
era un
compito difficile e che voleva che gli studenti scrivessero qualcosa
che
colpisse il lettore. ‘Prendetevela comoda, questo tema sarà il 40% del
voto
finale” aveva detto e Abel è deciso a prendere il massimo dei voti.
Per
questo si trova alle 4:37 di martedì mattina in un bar
aperto ventiquattrore su ventiquattro a pensare a cosa vuol dire essere
liberi.
La
libertà, tema libero.
-dal
momento in cui nasciamo, siamo liberi. Donne, uomini, bambini-
“Sei
sulla stessa riga da almeno un paio d’ore,” dice Emma
sorridendo mentre gli porta il terzo (forse il quarto) caffè.
“Difficile?”
Emma
è
morta è morta è morta.
Abel
si gratta la guancia con la penna, lasciando un segno
blu. “Mi fa male il cervello.” risponde eloquentemente.
Sente
Emma ridacchiare però è distratto da una soffiata di
vento gelido provenire dalla porta; chiunque l’avesse aperta, era stato
così
brusco da far dondolare la campanella di benvenuto fuori dai cardini.
Nella
luce soffusa del bar vede un paio di occhiali e dei capelli biondo
platino
rasati ai lati, degli zigomi alti e un’aria d’arroganza pervadere
l’aria.
“Salve,”
sente lo sconosciuto chiedere. Abel abbassa gli
occhi sul quaderno. “Siete ancora aperti?”
“Ventiquattrore
su ventiquattro,” risponde Emma in modo
meccanico come se fosse abituata a rispondere sempre in questo modo,
“siamo il
rifugio degli studenti indietro con lo studio che hanno coinquilini
rumorosi.”
Lo
sconosciuto ha una voce calda, una di quelle morbide,
però sembra come si sforzasse di parlare più alto per farsi sentire.
“Almeno
non sono l’unico,” e Abel incurva la schiena e non
alza lo sguardo, però sente gli occhi dell’altro in mezzo alle scapole.
Uno
spostamento d’aria vicino al viso dopo, e lo sconosciuto è seduto di
fronte a
lui.
“Sono
tornato oggi da Parigi e tu, amico mio, non eri qui
quando me ne sono andato,” afferma il biondino con arroganza; Abel nota
che è
tinto, le sopracciglia sono castane.
“Strano,
non è la prima volta che vengo qu-.” risponde, un
po’ infastidito, però non fa in tempo a finire la frase che nota con
orrore che
il biondino di cui ancora non conosce il nome gli ha sfilato il
quaderno dalle
mani e sta leggendo a voce alta.
“La
libertà!” proclama, “Tema libero.” pausa, comincia a
leggere in falsetto, “Dal momento in cui nasciamo, siamo liberi. Donne,
uomini,
bambini.” alza lo sguardo, “Fa schifo, sai.”
Abel
boccheggia, ma
che cazzo, è vero che non è il
migliore però aveva appena iniziato e non era un tema facile, e
comunque sia
non erano nemmeno affari suoi!
“Hey,
ma che cazzo fai!” esclama Abel, e chi cazzo sei,
vuole aggiungere, ma non lo fa.
“Io?
ti aiuto.” risponde l’altro con sicurezza.
“Mi
aiuti? Ma chi ti conosce?”
“Si
che ci conosciamo, coglione, guarda,” e gli ruba il
caffè, “Siamo amici, ti ho fregato il caffè. Comunque, ritornando al
tuo tema
mediocre, cos’è per te il concetto di libertà? Trascende la nascita, la
classe
sociale, la razza, la famiglia, il sesso, la sessualità? Parli di
libertà dal
tuo punto di vista di maschio bianco privilegiato o dal punto di vista
delle
classi sociali più oppresse? Libertà, poi, in che senso? A livello
legislativo,
sociale, filosofico? Come cazzo fai tu, Abel Mayer, scrittore a tempo
perso, a
spiegare a Fabian Michel, artista mediocre, il concerto di libertà se
non sai
nemmeno di cosa parli? Che definizione vuoi dar-“
“Portagli
un caffè,” sospira Abel ad Emma che ascoltava
divertita, “Penso che ne avremo per molto.”
Erano
le 4:50 di martedì mattina e fuori aveva cominciato a
piovere.
---
Fabian
Michel, a detta di Abel, non era per niente un
artista mediocre. Gli aveva sfilato il blocco da disegno dalla borsa
mentre
parlava e l’aveva sfogliato, ascoltandolo distrattamente. La prima
pagina l’aveva
lasciato a bocca aperta.
Adesso,
Abel non aveva mai avuto la presunzione di capire l’arte:
se le righe avevano senso e formavano un’immagine, allora lui la
trovava bella
e si chiedeva se le pennellate dell’autore avessero la stessa
profondità delle
parole di uno scrittore, o se un dipinto fosse in qualche molto più
frivolo di
un libro.
Però,
Fabian aveva talento. Abel teneva gli occhi incollati
sul disegno: era una casa di pietra così realistica da sembrare in 3D …
o forse
si trattava di tante pietre messe insieme e dalla roccia crescevano dei
gigli.
I
fiori erano disegnati in modo superbo, e Abel era sicuro
che ci fosse uno studio dietro all’opera, però i fiori non crescono
dalla
roccia, c’è bisogno di terra. Magari Fabian l’aveva fatto apposta
oppure è
terribilmente ignorante in botanica.
“Ma
i gigli da dove crescono?” domanda ad un tratto.
Fabian
interrompe la sua tirata su una poesia sulla libertà
che Abel avrebbe potuto incorporare nel suo scritto e chiede di
ripetere.
“I
gigli.” dice Abel, “Da dove crescono? Non vengono sul dal
terreno, però com’è possibile che crescano dalla roccia?”
Fabian
abbassa lo sguardo sul quaderno di Abel e sorride un
po’ e Abel si accorge che è bello in tutta la sua arroganza, come se in
qualche
modo gli donasse. Solleva la tazza piena del caffè di Abel, il vapore
va verso
l’alto accentuandogli gli occhi ambrati.
“Molte
persone non fanno queste domande, hanno paura di
offendere la sensibilità dell’artista, credo.”
“Quindi?”
“Dalle
crepe,” ridacchia, “i fiori crescono dalle crepe.”
Abel
piega la testa verso quella dell’altro, incuriosito, “Ma
allora ci deve essere del terriccio nelle crepe. Altrimenti come si
spiega?”
Fabian
ride, forse un po’ amareggiato e risponde quando Abel
si è quasi dimenticato di aver posto la domanda, “I fiori crescono
sulle tombe,
no?” ed è una domanda fatta per chiedere, non una domanda fatta per
rispondere.
“Si,”
risponde Abel, “ne sono certo.” ed è come se lo stesse
rassicurando, in un certo senso.
Fabian
sorseggia il caffè e annuisce, poi ritorna a parlare
come se niente fosse, una macchia di crema all’angolo delle labbra.
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Ciao! Questo è un esperimento, quindi le
recensioni sono tutte ben accette, critiche comprese (siate gentili)!
Grazie per aver letto e ci vediamo alla prossima.