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Autore: cakecup    08/01/2018    0 recensioni
Nella maniera in cui Fabian esiste con lui, e ritorna sempre da lui, furiosamente, felicemente, in lacrime, innamorato, Abel scopre che forse era un po’ a corto di furia d’amore.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
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Prologo

The very first time I remember you, you are blonde and don’t love me back.
The next time you are brunette, and you do.
After a while I give up trying to guess if the colour of your hair means anything. 
because even if you don’t exist, I am always in love with you.

25 lives, Tongari

“Mayer, svegliati.”

Dolore al petto, sangue sangue sangue, l’odore della pioggia e della paura, tanto sangue, aiuto

“Abel! Abel-“

“No- il libro-“

E’ Julius quello, Abel lo riconosce, è Julius con i suoi occhi blu elettrico e le scarpe da ginnastica e i jeans e un pugnale grondante di sangue. Dolore al petto, il libro il libro scappa Abel, dolore al petto, l’odore della pioggia e della paura, sangue sangue sangue, il bosco è nel bosco prendi il libro e scappa Abel!

“Fabian-“

Capelli biondi sporchi di sangue, Emma è morta, scappa scappa scappa il libro, sangue, dolore al petto.

---

Abel preme la punta della matita sul foglio così forte che finisce per spezzarsi, poi realizza di non avere con sé un temperino.

La libertà, tema libero.

-dal momento in cui nasciamo, siamo liberi.

Sono le 4:37 di mattina, è martedì e ha lezione tra quattro ore e la professoressa Clarke aveva detto di prendersela con calma, che era un compito difficile e che voleva che gli studenti scrivessero qualcosa che colpisse il lettore. ‘Prendetevela comoda, questo tema sarà il 40% del voto finale” aveva detto e Abel è deciso a prendere il massimo dei voti.

Per questo si trova alle 4:37 di martedì mattina in un bar aperto ventiquattrore su ventiquattro a pensare a cosa vuol dire essere liberi.

La libertà, tema libero.

-dal momento in cui nasciamo, siamo liberi. Donne, uomini, bambini-

“Sei sulla stessa riga da almeno un paio d’ore,” dice Emma sorridendo mentre gli porta il terzo (forse il quarto) caffè. “Difficile?”

Emma è morta è morta è morta.

Abel si gratta la guancia con la penna, lasciando un segno blu. “Mi fa male il cervello.” risponde eloquentemente.

Sente Emma ridacchiare però è distratto da una soffiata di vento gelido provenire dalla porta; chiunque l’avesse aperta, era stato così brusco da far dondolare la campanella di benvenuto fuori dai cardini. Nella luce soffusa del bar vede un paio di occhiali e dei capelli biondo platino rasati ai lati, degli zigomi alti e un’aria d’arroganza pervadere l’aria.

“Salve,” sente lo sconosciuto chiedere. Abel abbassa gli occhi sul quaderno. “Siete ancora aperti?”

“Ventiquattrore su ventiquattro,” risponde Emma in modo meccanico come se fosse abituata a rispondere sempre in questo modo, “siamo il rifugio degli studenti indietro con lo studio che hanno coinquilini rumorosi.”

Lo sconosciuto ha una voce calda, una di quelle morbide, però sembra come si sforzasse di parlare più alto per farsi sentire.

“Almeno non sono l’unico,” e Abel incurva la schiena e non alza lo sguardo, però sente gli occhi dell’altro in mezzo alle scapole. Uno spostamento d’aria vicino al viso dopo, e lo sconosciuto è seduto di fronte a lui.

“Sono tornato oggi da Parigi e tu, amico mio, non eri qui quando me ne sono andato,” afferma il biondino con arroganza; Abel nota che è tinto, le sopracciglia sono castane.

“Strano, non è la prima volta che vengo qu-.” risponde, un po’ infastidito, però non fa in tempo a finire la frase che nota con orrore che il biondino di cui ancora non conosce il nome gli ha sfilato il quaderno dalle mani e sta leggendo a voce alta.

“La libertà!” proclama, “Tema libero.” pausa, comincia a leggere in falsetto, “Dal momento in cui nasciamo, siamo liberi. Donne, uomini, bambini.” alza lo sguardo, “Fa schifo, sai.”

Abel boccheggia, ma che cazzo, è vero che  non è il migliore però aveva appena iniziato e non era un tema facile, e comunque sia non erano nemmeno affari suoi!

“Hey, ma che cazzo fai!” esclama Abel, e chi cazzo sei, vuole aggiungere, ma non lo fa.

“Io? ti aiuto.” risponde l’altro con sicurezza.

“Mi aiuti? Ma chi ti conosce?”

“Si che ci conosciamo, coglione, guarda,” e gli ruba il caffè, “Siamo amici, ti ho fregato il caffè. Comunque, ritornando al tuo tema mediocre, cos’è per te il concetto di libertà? Trascende la nascita, la classe sociale, la razza, la famiglia, il sesso, la sessualità? Parli di libertà dal tuo punto di vista di maschio bianco privilegiato o dal punto di vista delle classi sociali più oppresse? Libertà, poi, in che senso? A livello legislativo, sociale, filosofico? Come cazzo fai tu, Abel Mayer, scrittore a tempo perso, a spiegare a Fabian Michel, artista mediocre, il concerto di libertà se non sai nemmeno di cosa parli? Che definizione vuoi dar-“

“Portagli un caffè,” sospira Abel ad Emma che ascoltava divertita, “Penso che ne avremo per molto.”

Erano le 4:50 di martedì mattina e fuori aveva cominciato a piovere.

---

Fabian Michel, a detta di Abel, non era per niente un artista mediocre. Gli aveva sfilato il blocco da disegno dalla borsa mentre parlava e l’aveva sfogliato, ascoltandolo distrattamente. La prima pagina l’aveva lasciato a bocca aperta.

Adesso, Abel non aveva mai avuto la presunzione di capire l’arte: se le righe avevano senso e formavano un’immagine, allora lui la trovava bella e si chiedeva se le pennellate dell’autore avessero la stessa profondità delle parole di uno scrittore, o se un dipinto fosse in qualche molto più frivolo di un libro.

Però, Fabian aveva talento. Abel teneva gli occhi incollati sul disegno: era una casa di pietra così realistica da sembrare in 3D … o forse si trattava di tante pietre messe insieme e dalla roccia crescevano dei gigli.

I fiori erano disegnati in modo superbo, e Abel era sicuro che ci fosse uno studio dietro all’opera, però i fiori non crescono dalla roccia, c’è bisogno di terra. Magari Fabian l’aveva fatto apposta oppure è terribilmente ignorante in botanica.

“Ma i gigli da dove crescono?” domanda ad un tratto.

Fabian interrompe la sua tirata su una poesia sulla libertà che Abel avrebbe potuto incorporare nel suo scritto e chiede di ripetere.

“I gigli.” dice Abel, “Da dove crescono? Non vengono sul dal terreno, però com’è possibile che crescano dalla roccia?”

Fabian abbassa lo sguardo sul quaderno di Abel e sorride un po’ e Abel si accorge che è bello in tutta la sua arroganza, come se in qualche modo gli donasse. Solleva la tazza piena del caffè di Abel, il vapore va verso l’alto accentuandogli gli occhi ambrati.

“Molte persone non fanno queste domande, hanno paura di offendere la sensibilità dell’artista, credo.”

“Quindi?”

“Dalle crepe,” ridacchia, “i fiori crescono dalle crepe.”

Abel piega la testa verso quella dell’altro, incuriosito, “Ma allora ci deve essere del terriccio nelle crepe. Altrimenti come si spiega?”

Fabian ride, forse un po’ amareggiato e risponde quando Abel si è quasi dimenticato di aver posto la domanda, “I fiori crescono sulle tombe, no?” ed è una domanda fatta per chiedere, non una domanda fatta per rispondere.

“Si,” risponde Abel, “ne sono certo.” ed è come se lo stesse rassicurando, in un certo senso.

Fabian sorseggia il caffè e annuisce, poi ritorna a parlare come se niente fosse, una macchia di crema all’angolo delle labbra.






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Ciao! Questo è un esperimento, quindi le recensioni sono tutte ben accette, critiche comprese (siate gentili)! Grazie per aver letto e ci vediamo alla prossima.

   
 
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