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Autore: ROW99    08/01/2018    1 recensioni
Dopo i fatti di "One of Us", la vita insieme di Minaho e Manabe è messa a repentaglio da innumerevoli problemi. Quando ogni giorno sembra più difficile del precedente, con l'aiuto di vecchi e nuovi amici, riusciranno a combattere ancora per la loro amicizia?
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Con gran piacer ben mio
Sarem nipote e zio
E ognun lo crederà!



Dopo una mattinata passata all’insegna della matematica, Manabe era molto affamato.
Chiuse il libro… davanti a lui una stesa di fogli scritti. Era ad un passo solo dalla soluzione… ancora pochi accomodamenti e il suo lavoro sarebbe stato pronto. Era felice e spaventato allo stesso tempo.

Sospirò, si alzò in piedi e si sgranchí. Il profumino che risaliva le scale faceva ben sperare per il pranzo… doveva ammettere che, come cuoco, Minaho era decisamente migliorato!
Si preparò per una bella scorpacciata ed uscì dalla stanza molto di buon umore. Sentiva il suo amico canticchiare in cucina, al piano terra. Sorrise tra sé e scese di corsa le scale, facendo irruzione in cucina.

-Ehila Min! Che hai preparato di buono?
L’arancione si voltó sorridendo sornione.-Vedrai… questo sarà il miglior pranzo della tua vita! Ho fatto il sushi!
Manabe sorrise felice. -E Bravo Min! Così mi piaci! Ma… il pesce? Sarà costato tantissimo!
-Tranquillo. .. Mentre lavorava è passato il mister. Ci ha portato del pesce fresco, appena pescato e sanissimo.  Diceva di non voler dare strane idee alla moglie… ieri sera ha preparato il pollo arrosto… Endou deve ancora riprendersi, credo!
Manabe scoppiò a ridere. Si sentiva discretamente di buon umore, al netto dell’ansia. Il tepore della cucina immersa nella luce della tarda mattinata lo faceva sentire come in un nido sicuro. Lo sguardo di Minaho, poi, illuminava tutto. Era così facile per Manabe capire quando era felice… era un libro aperto per lui.
-Bene allora! Che ne dici… facciamo onore alla tua cucina?


Il pranzo non era stato niente male, e il lilla se ne stava ora sul divano insieme a Minaho, intorpiditi dalla digestione e infreddoliti, a stringersi sotto una coperta troppo corta per entrambi.
-Man… Man, allora, come procede il tuo lavoro?
-Bhe… -Il lilla si grattó i capelli. -Diciamo che sono quasi arrivato al mio obiettivo. Questo pomeriggio, se tutto va bene, conto di arrivare fino in fondo.
-Ma… non hai paura di stancarti troppo? -Minaho lo guardò preoccupato. -È tutta la mattina che lavori… devi riposare…
Il lilla sospirò. -Min… ti ringrazio per le tue premure ma… abbiamo tempo, per caso? Hai visto anche tu il sacchetto dei soldi. Ne abbiamo per quanto… tre giorni? Quattro? Abbiamo disperato bisogno di soldi, subito.
L’arancione strinse i denti. -Credo che… che tu abbia ragione, Man. Il punto è che tu non puoi sforzarti così tanto… sei stato male! Se non riposi…
Manabe sorrise e fece con la mano cenno di non pensarci. -Sto benissimo Min… benissimo.


Non c’era stato niente da fare. Il tempo di vedere una puntata di un telefilm che seguivano da tempo, e non erano nemmeno le due che Manabe era di nuovo al lavoro, chiuso in camera.
L’arancione, da parte sua, cercava di passare il tempo rassettando la casa. I lavori domestici non erano mai stati il suo forte… strano per uno che aveva una mente così analitica e ordinata.
Raccolse da terra un paio di pantaloni e li piegò, appoggiandoli poi sul corrimano delle scale. Caricó la lavatrice di biancheria sua e di Manabe e ripulì il piano della cucina dagli avanzi della preparazione del pesce. Accese il ferro da stiro… non poteva sistemare i vestiti nei cassetti senza stirare prima. Inizió a pensare.

Ricordava il padre… si chiedeva se sarebbe stato fiero di lui. Poteva dire di essere indipendente? Forse no… però combatteva, ed era felice ora. Felice con un vero amico, quello che aveva sempre desiderato.
Aveva sempre visto i genitori come troppo perfetti, troppo alti per lui. Li adorava, li stimava, ma non si sentiva mai alla loro altezza. Ora, invece, per la prima volta,  sentiva di stare gestendo la sua vita in maniera produttiva. Stava lottando per un amico…
Sovrappensiero, appoggió per errore la mano sulla piastra del ferro da stiro, cacciando un grido di dolore soffocato.
Mentre teneva la mano sotto il getto dell’acqua fredda, si accorse di una lacrima che, contro la sua volontà, gli scivolava sul viso. Si sentiva fragile.

-Ehi Min… ti sei fatto male?
La voce del lilla era comparsa all’improvviso alle sue spalle, morbida e leggera. Minaho sussultó e si asciugó gli occhi prima di voltarsi.
-M…Man… cosa… cosa ci fai qui?
Il lilla portò una mano dietro la nuca. -Ehm… niente è che… ho… ho sentito un grido soffocato e ho pensato che ti fossi fatto male, ecco…
L’arancione sospirò, pregando che non lo avesse visto piangere. Lui voleva essere quello forte, un riferimento per Manabe.
-Ah… capisco. No… niente di che… mi sono solo scottato. Non… non è niente, credo.

Il lilla sospirò a sua volta. -Fammi vedere…
Prese dolcemente la mano dell’amico e gli aprì le dita. Sul palmo una grossa scottatura rossa risaltava sulla pelle candida. Minaho gemette di dolore quando il lilla la sfiorò con le dita.
-Ok… non è grave. Vedrai che non ti verranno vesciche… tranquillo, lo so che fa male. Aspettami qui…
Minaho si stupiva sempre della voce calma con cui Manabe era in grado di parlargli quando era necessario. Lo faceva sentire al sicuro, in buone mani.
Tempo un minuto ed il lilla  era di ritorno con un tubetto di pomata. Lo aprì e ne pose una minima quantità su indice e medio della mano destra.
-Ok Min... dammi la mano. Vedrai…  sentirai solo un po’ di bruciore.

Minaho appoggió dolorante la mano scottata sulla sinistra di Manabe, con il palmo all’insù. Il lilla gli sorrise come per scusarsi, quindi con la maggior delicatezza possibile iniziò a spalmargli dolcemente la pomata sull’ustione.
Minaho inizialmente sussultó per il dolore, ma poi il sollievo fu immediato. Gemette mentre la pomata gli spegneva il bruciore.
-Grazie al cielo hai subito interrotto il contatto… -Il lilla sorrideva all’amico mentre gli soffiava lentamente sul palmo della mano ustionata. -Vedrai che domani sarà tutto passato… non è niente… non è niente.
Minaho sorrise dolorante. Per fortuna Manabe non si era accorto della sua angoscia… solo quello contava. Aveva dovuto fare un po' di scena... ma ne era valsa la pena, pur di difendere il suo amico.



Il resto della giornata trascorse tranquillo, e Manabe arrivò davvero vicino a concludere il suo lavoro. Tanto vicino che, la mattina successiva, aveva gli occhi rossi dal sonno.
-Min… Min... penso… penso che ci siamo!

A scuola stettero ben poco attenti alle lezioni, vuoi per il sonno (Minaho aveva fatto compagnia al suo amico tutta la notte) vuoi per l’emozione di andare dallo zio di Manabe. L’arancione era terrorizzato, anche se il suo amico gli aveva garantito che non aveva niente a che fare con i suoi genitori.
Minaho non si era ancora liberato dei pensieri del giorno prima… nelle poche ore di sonno quella notte aveva addirittura sognato il padre.


All’ultima ora avevano una sostituzione… momento splendido per ripassare i loro progetti, infatti nessuno faceva nulla e i ragazzi giravano liberi per la classe.
-Ehila, bambini! -Era Kitama, il bulletto della classe. Poche settimane prima aveva preso una bella lezione prima da Minaho, che lo aveva fatto nero per aver osato toccare Manabe, quindi dal padre che era venuto a sapere nel corso di un consiglio di istituto delle violenze che perpetrava nei confronti dei compagni. Da allora non aveva più alzato un dito, sostituendo alla violenza strafottenza e sarcasmo.
-Che mi dite… ve ne state qui tutti soli soletti a parlare del vostro amore?

Minaho si inviperí in un istante. -Cosa vorresti…
Manabe lo prese per il braccio. -Lascialo perdere Min… non perdiamo tempo con lui. Abbiamo di meglio da fare, no?
L’arancione sbuffó. -Hai ragione…
Kitama, da par suo, non sembrava avere intenzione di smettere. -Quindi? Quando vi darete un bel bacio davanti a tutti noi? Vi aspettiamo con ansia!
Nessuna risposta. Manabe e Minaho lo ignoravo bellamente, cosa che lo mandava letteralmente in bestia.
-Allora? Sapete? Sarebbe ora di scambiarsi l’anello! Altrimenti come…

Mentre parlava, Kitama afferrò con violenza la mano di Minaho, come a voler sottolineare le sue parole. L’arancione urló di dolore. L’ustione fresca non aveva smesso di fargli male tutta la notte.
Kitama si ritrasse di colpo. Aveva il terrore di fare del male a Minaho… dopo quello che era successo, temeva di essere espulso. E poi chi lo sentiva suo padre?
-Io… io non ho fatto nulla! Gli ho solo preso la mano, dannazione!
Manabe, che aveva subito costretto Minaho ad aprire le dita e gli premeva dolcemente un fazzoletto bagnato sull’ustione, gli lanciò uno sguardo nero di rabbia.
-Sparisci, idiota.


Cinque minuti dopo Manabe e Minaho erano in infermieria.
Il lilla aveva praticamente costretto l’amico a seguirlo, nonostante dicesse che non era nulla. I suoi gemiti di dolore dicevano il contrario.
-Ooook… dammi la mano Min…
L’arancione aprì la mano e il lilla vi pose delicamente sopra un sacchetto di ghiaccio. Minaho sospirò di sollievo.
-Tienilo per un po’… ti calmerà il bruciore.
Minaho annuì a testa bassa, uggiolando di dolore.
-G…grazie Man… non è davvero niente, comunque.
-Lascia stare… lo capisco quando soffri. Se avessi accettato di bendarti oggi la tua mano starebbe bene…
-Ma… lo sai che odio farmi vedere così in pubblico… mi vergogno, ecco!
Manabe non trattenne una dolce risata. -Oh Min… non devi vergognarti! E poi ti sei fatto male per una giusta causa… aiutarmi nelle faccende di casa!
L’arancione sospirò. -Ero sovrappensiero…
-Lo so, pensavi a tuo padre.


Minaho era rimasto paralizzato. -Co…come lo…
-Chiamala intuizione… -Manabe gli mise una mano sulla spalla. -… oppure nascondi meglio il viso la prossima volta. Hai la pelle troppo chiara perché non si vedano le lacrime, sai?
Minaho sospirò. -Non ero triste… è solo che… che…

-Che hai paura e ti senti inadeguato, proprio come me. Siamo fatti per stare insieme, vedi?
Il lilla fece un sorriso talmente  buffo che Minaho non poté che scoppiare a ridere. Come si faceva ad essere tristi con un amico così?


Le lezioni finirono poco dopo.
Manabe, dopo aver fatto lo zaino, si infilò il giacchetto e guardò Minaho.
-Min… ascolta. Dobbiamo andare abbastanza spediti se vogliamo essere di ritorno a scuola per le tre per poter prendere parte agli allenamenti. Te la senti di correre?
L’arancione era tutto tranne che entusiasta di accelerare il suo incontro con lo zio del lilla, ma poteva fare altrimenti? Non voleva che perdessero l’allenamento… la domenica successiva avevano l'ultima partita per le selezioni del torneo nazionale... la finale del girone della prefettura. Vinto quello... avrebbero avuto davanti le squadre più forti del paese!
-Va bene Man… che corsa sia, allora!


Un tiepido sole illuminava la città, mentre Minaho e Manabe filava come fulmini verso uno dei quartieri più  benestanti del centro.
Intorno a loro ville sempre più lussuose, macchine sportive e negozi di grandi firme. Niente a che vedere con il tranquillo quartiere scolastico immerso nel verde del parco dove risiedevano loro. Qui c’erano addirittura dei grattacieli!
-Ci siamo quasi Min… dobbiamo fare ancora due isolati! -Manabe prese la mano dell’amico. Gli sembrava molto in agitazione…
-O…ok Man. Ci…ci sono.


Gli ultimi duecento metri furono percorsi in un lampo, e i due ragazzi si ritrovarono di fronte ad una villetta elegante, in mattone rosso.
L’arancione, che iniziava ad essere letteralmente terrorizzato, cercava disperatamente un modo per ritardare l’incontro. Era certo che tutti i parenti del lilla lo odiassero, nessuno escluso.
-Man… ascolta… non è il caso di…


Dlin dlon…. Il lilla aveva suonato il campanello, spiazzando l’amico battuto sul tempo. Minaho sbiancó.
-Sì? -Una voce profonda risuonó nel citofono. Manabe sorrise.
-Zio? Zio… sono Manabe! Sono qui con un amico… abbiamo bisogno del tuo aiuto! Possiamo  salire?
Ci fu un istante di silenzio.
-Ma certo! Venite pure ragazzi! Man… è da tanto che non ti vedo!
   
 
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