Hit
the
Floor 4
Capitolo
13
Gojyina
Jude si
svegliò sul divano. Disorientato
si guardò intorno e sorrise alle gemelle che dormivano sul suo petto,
protette
dalla fascia. Controllò la loro temperatura e tirò un sospiro di
sollievo
quando si rese conto che la febbre era sparita.
Purtroppo
la dentizione delle piccole si
stava rivelando difficile. Tra febbre alta, dolore, diarrea e altri
sintomi
antipatici che non permetteva loro di dormire bene la notte.
Jude si
rese conto di quanto fosse stanco
lui stesso. Sette bambini al di sotto dei sei anni era seriamente
impegnativo,
tanto da non permettergli nemmeno di seguire la squadra come faceva un
tempo.
Accese
la televisione e abbassò il volume
per non svegliare le bambine.
–… Non
se la passano bene nemmeno i Devils, che sono soltanto al quarto posto.
Non c’è
da stupirsi, – rise il telecronista, – tra
giocatori vecchi o fuori forma e il presidente occupato con il suo
asilo
personale, – sullo schermo apparve una foto di uno degli ultimi
selfie di
Gideon, che ritraeva la famiglia al completo, – per la
squadra di Los Angeles si prospettano tempi duri!
Jude
spense la televisione, iniziando a
respirare a fatica.
Quando
Zero rincasò, una ventina di minuti
dopo, lo trovò seduto sul divano, rantolante, e subito corse da lui.
– Jude?
Jude! – Lo abbracciò, posandogli
una mano sul viso. – Respira con me, bravo così. Inspira, espira. Di
nuovo.
Bravo, continua così. – Attese che si fosse calmato, prima di salire in
camera
e prendere un plaid.
Quando
tornò da lui, lo avvolse nel caldo
tessuto e pretese una spiegazione.
– Colpa
mia. Ho acceso la televisione.
Il
biondo strinse gli occhi. – Cosa hanno
detto? E non minimizzare perché lo verrò a sapere domani negli
spogliatoi.
– Che
la squadra fa schifo perché sono
impegnato con il mio asilo privato. – Sentì suo marito tremare di
rabbia. – Sai
come funziona, tesoro. Meglio lasciar correre, così non ci saranno
polemiche.
– Jude,
possono insultarmi fino allo
sfinimento, non mi importa, ma la mia famiglia non si tocca.
–
Questo è il prezzo della fama, lo sai. –
Sussurrò, posando la fronte sulla sua spalla.
– Non è
colpa tua, stupido. Derek è appena
tornato dopo un infortunio, io in questo periodo dell’anno sono sempre
fuori
forma e i nuovi giocatori si stanno ancora ambientando.
– La
mia presenza limita gli acquisti. I
giocatori cristiani non firmerebbero mai un contratto con un presidente
gay.
–
Smettila, stupido. Abbiamo un’ottima
squadra, ma non sempre si può vincere, lo sai. Non è colpa tua. Stai
facendo di
tutto per noi. – Gli accarezzò il viso. – Sei stanco, lo vediamo. Ma
non devi
fare sempre tutto da solo.
–
Oddio! Dove sono i bambini?! – Domandò
scioccato, notando la loro assenza solo in quel momento.
– Vieni
a vedere. – Lo aiutò ad alzarsi,
perché ancora spossato dall’attacco di panico precedente.
– Hanno
usato le scale? È pericoloso per
le bambine!
– Shh!
Hanno tre fratelli e due cani da
guardia. – Gli ricordò, avvicinandosi alla stanza dei gemelli. – Guarda.
I
cinque erano stesi sul letto a forma di
macchinina rossa.
Sean
russava sulla schiena di Sky che
teneva Kim per mano. Accanto a loro Matt aveva la piccola Amy sul petto
e, con
voce bassa e gentile, le stava raccontando fatti casuali avvenuti negli
ultimi
giorni. Il suo tono ricordava molto quello che usava sempre Jude per
farli
addormentare.
Soprattutto
al tempo dei gemelli, Jude non
conosceva favole o ninne nanne, così aveva iniziato a raccontare ai
piccoli
della sua giornata o di Gideon e Lionel. Racconti vari, sussurrati con
gentilezza, che avevano un effetto soporifero.
Ai
piedi del letto, Devil e Logan
sollevarono la testa e puntarono i musi verso la porta. Quando furono
riconosciuti, tornarono a sonnecchiare l’uno sull’altro.
– Hai
visto? – Sorrise Zero, conducendolo
nella loro camera da letto. – Va tutto bene, non sei da solo. Riposati,
ci sono
io qui. – Lo coprì con cura e Jude crollò non appena posata la testa
sul
cuscino.
Zero
accarezzò le teste bionde delle
bambine e rimase a lungo in silenzio, meditando vendetta. Prese il
cellulare
pronto a chiamare l’avvocato, quando trovò una decina di messaggi dei
compagni
di squadra. Distese le labbra in un sorriso predatore.
Jude si
svegliò sentendo una pioggia di baci
sul viso. Sorrise e aprì gli occhi, specchiandosi in quelli di suo
marito. –
Sei di buon umore. – Notò, cercando le gemelle che non erano più con
lui. Si
rilassò quando le vide nella culla portatile, ancora profondamente
addormentate.
– Vuoi
la storia intera o quella breve?
Si
accoccolò contro di lui. – Breve.
– I
social si sono scagliati contro quel
giornalista. Oltre alle comunità gay, sono insorte anche le famiglie
con bambini
adottati, quelle arcobaleno, l’Unicef e tutte le associazioni che si
occupano a
livello mondiale di salvaguardare i bambini meno fortunati. La rete
televisiva
ha mandato un comunicato in cui si è scusata per il giornalismo troppo
“aggressivo”. Tsk! Aggressivo, lo hanno chiamo! – Ringhiò, adombrandosi.
–
Allora tutto è finito bene, no?
–
Nessuno ha accettato quelle scuse e la
polemica continua.
– A me
interessa solo che non importunino
i bambini. Matt e i gemelli hanno scuola lunedì.
–
Dubito che qualcuno lo farà. È
impopolare darci contro. Le fans Zude si inferociscono. Carina questa
fanart, la
voglio stampare. – Borbottò guardando il cellulare.
– Cos’è
una fanart? – Jude sollevò il
viso, guardandolo confuso.
–
Disegni fatti dai fans. Guarda. – Gli
occhi verde chiaro di suo marito si allargarono così tanto da farlo assomigliare a uno dei
pupazzetti che usava per coprire il volto dei loro figli su Instagram.
– Jude?
–
Co-Che, cosa, cosa che, cosa? – Iniziò a
balbettare, rosso come un pomodoro maturo. – Sono nudo. Perché sono
nudo? E sei
nudo anche tu e… e quest’altra cos’è?! Usano Photoshop?!
–
Dimentico sempre che non hai tempo per i
social. Quindi tu non hai mai letto nemmeno le nostre fanfiction,
giusto?
– Non
voglio sapere cosa siano. – Decise,
infilando la testa sotto al cuscino.
–
Storie su di noi scritte dai nostri
fans. Esistono da prima che ci mettessimo insieme!
–
Cosa?! – Tornò a guardarlo scioccato.
– Zude
esiste dalla mia presentazione con
i Devils. Ricordi? Ti ringraziai per avermi portato a Los Angeles e tu
sorridesti alle telecamere. È allora che è nata la ship Zude.
– Ma se
neanche pensavo a te in quel
senso!
– Lo
so, eravamo troppo impegnati a
cercare le cose sbagliate. – Gli baciò una tempia. – Per fortuna siamo
rinsaviti.
Jude
gli sorrise con dolcezza. – Hai
ragione. – L’occhio gli cadde su un sito di fanfiction e lesse
distrattamente
alcune trame. – Non riesco a crederci. – Si sollevò su un gomito. – La
cosa che
hai fatto per il nostro anniversario con la piuma di struzzo, l’hai
trovata
qui?!
– È una
fonte di ispirazione. – Borbottò,
scrollando le spalle.
– Oh,
mio Dio! – Esclamò, nascondendosi di
nuovo sotto al cuscino.
– Papa,
quando viene nonno Michael? –
Domandò Sky, addentando un pezzo di mela.
–
Domani pomeriggio. – Rispose Jude,
seduto sul pavimento accanto ai tavolini. Per sua fortuna alle gemelle
piacevano le mele e le pere grattugiate e farle fare merenda era molto
semplice.
–
Possiamo andare in piscina con lui? – La
voce di Matt era piena di speranza. Adorava nuotare in piscina nella
calde
giornate estive. Assurdo ricordando quanto, da piccolo, avesse avuto
paura
dell’acqua.
– Penso
di sì. Dipende da lui, non
possiamo forzarlo. Voi però potete andare, è stata pulita apposta.
Amy si
stropicciò un occhio con una mano e
tirò la manica di Jude, così che si potesse girare, permettendole di
salirgli
in grembo.
Dopo
avergli buttato le braccia al collo,
gli baciò una guancia.
Aveva
notato che lo faceva sempre quando
dava da mangiare alle gemelle.
– Ehi,
piccola guerriera, non ti devi
preoccupare. A te e alle tue sorelline ci pensiamo noi. – La rassicurò
con un
sorriso gentile. – Hai dato un nome agli orsacchiotti che ti ha
regalato nonno
Michael?
– Non
ancora. – Pigolò, sbadigliando
contro il suo petto.
–
Allora dobbiamo inventare qualcosa. Nomi
corti, così li ricorderemo più facilmente. Mally, Molly, Tolly, Tilly…
–
Tilly! – Decise la piccola. – Rosa.
– Tilly
l’orso rosa, Tally quello lilla e…
Telly quello verde?
– Sì!
Sky e
Sean cominciarono a prendersi a
gomitate, facendo cenno con la testa a Matt che fece loro segno di no.
Kim
sbuffò, roteando gli occhi, in una
mimica che a Jude ricordò Lionel.
–
Maschi! Sempre a fare confusione! – Sbottò,
posando la testa sul braccio del suo papà. – La cagnetta di Miguel ha
avuto tre
cuccioli. Possiamo prenderli noi?
– Tre
cuccioli?! – L’uomo inarcò le
sopracciglia. – Tesoro, non credo che…
– Ma
sono tre fratelli! Non vogliamo che
siano divisi! Per favore Papa! – Pigolò, sbattendo gli occhi, altro
gesto che
gli ricordò drammaticamente la sua migliore amica.
– Tu
sei stata troppo in compagnia di zia
Lionel. – Decise, atteggiando le labbra a un lieve broncio. – Quando
stasera
torna Daddy, lo chiederemo anche a lui.
–
Abbiamo già i nomi! – Disse lei, come se
questo potesse essere un incentivo. – Thor, Hulk e Groot!
–
Dovete stare lontani anche dai film
Marvel. – Borbottò tra sé, guardando l’orologio. – Avete voglia di fare
il
riposino? – Chiese ai figli più grandi che scrollarono le spalle.
Non
erano più obbligati, ma spesso lo
facevano per tenere compagnia ad Amy e alle gemelle. Kim ancora lo
faceva
volentieri, ma i maschietti di solito preferivano fare altro. Matt si
era
appassionato alla matematica e i gemelli avevano ricevuto in regalo dal
nonno
decine di libri sui dinosauri.
Non fu
sorpreso quando solo Kim accettò di
salire in camera, mentre i bambini scelsero di studiare.
C’erano
stati alcuni cambiamenti al
secondo piano.
Quando
aveva iniziato la scuola, Matt
aveva scelto di dormire in una camera tutta sua. Kim aveva diviso la
sua con Amy, per questo avevano comprato loro un bel letto lilla a due
piazze, mentre
la nursery era nella stanza accanto alla loro.
Per il
sonnellino pomeridiano le due
bambine dormivano nella loro cameretta e le gemelle restavano con loro
nella
culla portatile, con Devil a fare da guardia, dato che Logan non
lasciava quasi
mai il fianco di Matt.
Forse
era per questo che volevano dei
cuccioli, così che anche i gemelli e Kim avessero un cane tutto per
loro.
Accese
il baby monitor e lasciò dormire le
bambine. I maschietti erano rimasti in soggiorno, seduti ai loro
tavolini.
Cogliendo
al volo quel momento di quiete,
andò nello studio a lavorare.
Quando
Zero tornò a casa, li trovò così. –
Ehi, piccoli lettori! – Sorrise quando i tre figli corsero ad
abbracciarlo.
–
Possiamo avere dei cuccioli, Daddy? –
Chiese subito Sky, da sempre il più impaziente. – Papa dice che se
anche tu sei
d’accordo possiamo!
–
J-Jude? – Balbettò, non sapendo cosa dire.
Suo
marito lo guardava appoggiato allo
stipite della porta dello studio. – Hanno anche i nomi! – Rispose con
tono
semiserio. – Almeno fategli togliere la giacca.
Prese
il borsone del marito e lo portò
nella lavanderia del seminterrato.
– Sono
i cuccioli di Betty. – Spiegò Sky,
saltellando intorno al padre.
– Chi è
Betty? – Domandò Zero,
afferrandolo per la vita.
Il
bimbo scoppiò a ridere – La cagnetta di
Miguel.
– Ha
avuto tre cuccioli, – spiegò Matthew,
seguendoli sul divano, – vuole darli a qualche amico. Ma così saranno
divisi!
Non possiamo dividere tre fratelli!
Zero
smise di sorridere. – Capisco. – Gli
scompigliò i capelli. – Non possiamo permetterlo.
Jude
tornò da loro e sedé accanto a Sean,
che subito si arrampicò su di lui per farsi abbracciare. – Daddy ha
detto di
sì!
– Ne
ero certo. Fa tanto il brontolone, ma
è di buon cuore.
– Ehi!
– Protestò il diretto interessato.
– Ho
già chiamato Miguel, ci porterà i
cuccioli appena saranno svezzati.
Mentre
i bambini rotolavano sul pavimento,
abbracciandosi felici, Zero posò la testa sulla spalla del marito. –
Gli hai
chiesto di sterilizzarla, vero?
–
Forse. – Sbadigliò, passandosi una mano
sul viso. – Sono tre Akita Inu.
– Che
sarebbe?
– Una
razza giapponese. Miguel ha visto il
film con Richard Gere e se n’è innamorato, così Jelena gliene ha
comprato uno
per il compleanno.
–
Aspetta, non c’è a Tokyo la statua di un
cane simile? Quello che attese il padrone per anni e anni alla stazione
di
Shibuya senza sapere che lui era morto sul lavoro. Da questa storia
hanno poi
tratto il film. Jude, sono cani piuttosto grandi. – Commentò, iniziando
a
preoccuparsi.
–
Abbiamo spazio. Spero che Logan e Devil
li accolgano senza problemi.
– Sono
i cani più buoni del mondo! – Rise
della sua preoccupazione. – Le bambine dormono di sopra?
– Sì,
Kim è andata a far compagnia ad Amy
e alle gemelle.
–
Dovresti riposare anche tu. – Gli
accarezzò il viso un po’ pallido. Sapeva quanta fatica stesse facendo
Jude,
anche se non glielo diceva apertamente. Sette bambini erano impegnativi
da
gestire, senza contare che non voleva l’aiuto di estranei.
Con le
gemelle e i loro problemi di
dentizione, nelle ultime settimane aveva dormito pochissimo.
– Non
potevo lasciare i bambini senza
nessuno a controllarli.
–
Adesso ci sono io. Vai a riposarti.
Penserò anche alle bambine quando si sveglieranno. – Gli baciò le
labbra e lo
sospinse verso le scale.
–
Grazie! – Gli sorrise Jude, salendo al
piano superiore.
–
Piccoli ninja, avete dei compiti da
fare? – Domandò ai bambini ancora sul pavimento.
–
Matematica. – Rispose Matt.
–
Dinosauri! – Dissero in coro i gemelli.
–
Daddy, se vuoi fare il riposino con
Papa, possiamo andare a studiare nelle nostre camere. – Propose il
figlio
maggiore. – Tutti i libri li abbiamo lì!
– Sei
un piccolo genio. Forza, andiamo!
Controllate
le bambine, il giocatore andò
da Jude. Non si stupì nel trovarlo già profondamente addormentato.
Aveva
sposato una delle persone più
testarde del mondo, pensò mentre lasciava la porta aperta.
Si
sdraiò accanto a lui e sorrise.
Poteva
sentire i gemelli parlare a voce
bassa, Logan russare e Amy parlottare nel sonno.
La sua
vita era molto diversa da come se
l’era immaginata quando aveva firmato il primo contratto con una
squadra di
basket.
Per
fortuna aveva incontrato Jude.
Sperare
che fosse anche ragionevole
sarebbe stato chiedere un po’ troppo.
Lo vide
muoversi nel sonno, spostandosi su
un fianco. Gli sistemò la coperta sulle spalle e si attardò per
accarezzargli
il viso.
Passavano
gli anni ma lo amava sempre,
forse anche di più.
Vederlo
con i bambini smuoveva qualcosa
dentro di lui, un istinto di protezione che non pensava di avere. Nel
corso
degli anni l’amore per Jude si era riempito di sfumature diverse, ma
rimaneva
forte e vitale.
Il
suono delle zampe di Devil sul
pavimento attirò la sua attenzione. Sollevandosi su un gomito, vide il
cane
affiancato dalla piccola Amethyst, ancora assonnata.
–
Daddy! – Lo chiamò, puntando le manine
verso di lui.
Si
affrettò a prenderla in braccio e
accarezzò la testa della baby sitter a quattro zampe, che tornò
scodinzolando
nella stanza delle bambine.
La fece
stendere tra lui e Jude sorridendo
quando, nel sonno, suo marito allungò una mano per avvicinarla a sé.
Zero
non aveva nostalgia per la vita
mondana. Feste, bevute, musica, appartenevano al suo passato solitario.
Quando
era certo che sarebbe morto da solo in una casa fatiscente.
Quella
pace, il profumo dello shampoo dei
bambini, il calore dei loro abbracci, l’amore nella voce di Jude, erano
tesori
inestimabili.
Presto
avrebbe lasciato l’agonismo per
dedicarsi alla sua famiglia, ma non aveva rimpianti. Aveva vinto tutto
quello
che era possibile. Con l’arrivo delle bambine, però, aveva iniziato a
pesagli
l’andare in trasferta, assentandosi da casa per uno o due giorni.
Non gli
piaceva l’idea di lasciare Jude da
solo con sette bambini da accudire. Non che lui potesse fare chissà
cosa, suo
marito era un padre eccezionale, ma voleva essere più presente.
Si
passò una mano tra i capelli biondi.
Si
augurava di essere alla sua altezza,
quando sarebbe stato lui ad occuparsi dei bambini a tempo pieno.
–… E
sto imparando le moltiplicazioni. –
Stava dicendo Matt, trascinando Michael per una mano. – Mi sta
insegnando
Miguel, perché Papa è spesso impegnato con le gemelle. Loro sono
piccole, hanno
bisogno di cure!
– Sei
un bambino davvero giudizioso! – Si
complimentò l’uomo d’affari.
– E io
sono ragionevole! – Disse Sean.
Accanto a lui, il gemello sbuffò.
Zero
corse a salvare il loro ospite. –
Ehi, piccoli ninja, andate a prendere i vostri giubbotti o niente
piscina.
Ciao, Michael! – Gli strinse la mano e lo fece entrare in casa. – Caffè?
–
Grazie. – Inarcò le sopracciglia quando
vide il soggiorno. – Avete ridecorato! – Scherzò, notando i tre
orsacchiotti
colorati che aveva regalato alle bambine, posizionati davanti alla
vetrata che
dava sul giardino. Sdraiate su quello lilla e quello rosa, dormivano
Amy e Kim.
– Ehi!
– Lo salutò Jude uscendo dalla
cucina con un piatto di frutta grattugiata. – Sono diventati i loro
letti
preferiti.
– Lieto
che siano piaciuti. Eccole qui. –
Esclamò, salutando le gemelle, sedute sui seggioloni.
– Ta
ta! – Lo salutò Bera, mostrandogli la
sua bambola di stoffa.
– Oggi
niente pisolino? – Domandò l’uomo,
accettando il caffè da Zero.
– Tra
poco. Il tempo di dare loro la mela.
Oggi gli orari sono saltati perché mi sono addormentato sul divano. –
Jude
arrossì imbarazzato.
– Con
sette figli, sarebbe strano il
contrario. – Commentò l’uomo.
–
Nonno! Daddy! Abbiamo i giubbotti! –
Urlò Sky dal giardino.
–
Gideon, vai a fermarlo prima che svegli
le bambine. – Disse il marito.
– Vado
anche io, la mia presenza è
richiesta! – Scherzò Michael, uscendo in giardino dove i bambini lo
stavano
aspettando.
Aiutò
Zero ad allacciare i loro giubbotti arancioni
e sedé accanto a lui sulla sdraio più vicina, tenendo sempre
sott’occhio i tre.
–
Qualcosa ti preoccupa. – Intuì Michael.
– Ancora il giornalista con la sua uscita infelice?
– No,
no. Ho lasciato il tizio alla
pubblica gogna. – Replicò ironico. – No, è Jude. È un padre
eccezionale. Ben
presto lo sarò a tempo pieno e…
– Temi
di non essere alla sua altezza?
–
Qualcosa del genere.
–
Quante sciocchezze! – Sbuffò l’uomo più
grande. – Non è un esame, non ti danno un voto. Agli occhi dei bambini
avete
ruoli diversi. Jude li nutre e li protegge, con te giocano e imparano.
–
Vorrei solo poter fare di più ma, come
al solito, il presidente non me lo permette.
– Sai
com’è fatto.
– Sì,
ma speravo che, con sette bambini da
crescere, diventasse più ragionevole.
–
Stando a tuo figlio, Sean è il più
ragionevole della famiglia. – Scherzò, riuscendo a farlo ridere. –
Andrete al
party organizzato da Marcus? – Cambiò argomento, salutando con la mano
i
gemelli in piscina.
– Penso
di sì. La signora Vega terrà i
bambini. Con lei sono a proprio agio. Poi si tratta di poche ore.
Perché? –
Inarcò le sopracciglia. – Oh, capisco… quello!
– Credo
si siano decisi ad annunciare la
loro relazione. Da quanto lo sapete?
– Di
Marcus e Lionel? Dal funerale di
Oscar.
Michael
fischiò. – È molto tempo.
– Hanno
tergiversato più di quanto
pensassimo. Certo che è assurdo, se pensi che non si sopportavano
quando lei
era alla guida dei Devils.
Jude li
raggiunse in quel momento. Posò la
culla portatile sul patio in una zona in ombra e controllò le gemelle
addormentate, prima di sedersi accanto al marito.
– A
proposito di guida, – esordì con un
sorriso appena accennato, – domani Jelena avrà un accompagnatore
particolare.
Ti prego di non metterla in imbarazzo. – Sussurrò a Zero, che inarcò un
sopracciglio.
Si posò
le mani sul petto. – Io che metto
in imbarazzo qualcuno che non sei tu? Impossibile! – Scherzò, facendolo
ridere.
– Sto
parlando di Terrence.
– Quel
Terrence?! Wow! Sono impressionato.
– Non
so quanto durerà stavolta, ma sembra
che abbiano appianato le loro divergenze. Spero solo che sappiano quello
che
stanno facendo. Adesso c’è Miguel. – Sussurrò preoccupato.
–
Jelena sarà una vipera arrivista, ma ama
quel bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo. – Gli fece notare
Zero. –
Non farebbe mai nulla che potrebbe farlo soffrire. Se ha voluto
Terrence di
nuovo nella sua vita, avrà i suoi validi motivi.
– Hai
ragione. – Ammise Jude, sorridendo
ai bambini che giocavano nella piscina.
– Non
mi starai diventando un fratello
protettivo, vero? – Lo prese in giro Zero, ricevendo un’occhiataccia.
–
Stupido. Jelena non è mia sorella e lei
non mi tratta come un fratello. Questa è una delle poche
certezze
che ho nella vita!
Michael
inarcò le sopracciglia, pensoso. –
Per fortuna non avete altri parenti stretti o tuo marito ci sarebbe
andato a
letto.
Zero
scrollò le spalle. – Probabile, con
la fortuna che ho!
Jude si
coprì il viso arrossato con le
mani. – Perché mi circondo di persone che mi mettono in imbarazzo?!
Al
ricevimento di Marcus erano presenti i
maggiori esponenti del mondo dello sport e della finanza.
Le luci
del giardino diffondevano una
piacevole luce blu chiaro, il cui riverbero rendeva ancora più
suggestivo il
colore dell’acqua della piscina.
Lionel,
elegantissima in un abito azzurro
chiaro, aveva raccolto i folti capelli castani sulla spalla sinistra.
Raramente
Jude l’aveva vista così radiosa.
– Non
pensavo che saresti venuto. – Lo
salutò lei, sollevando un sopracciglio. – Dove hai lasciato i bambini?
–
Indagò, sistemandogli il fazzoletto verde chiaro che sporgeva dal
taschino.
– A
casa con la signora Vega. L’unica di
cui mi fidi. – Rispose, controllando distrattamente il cellulare.
– Stai
andando in crisi di astinenza? – Lo
prese in giro bonariamente.
–
Prendimi in giro anche tu, tanto sono
abituato con Gideon. È la prima volta che lascio sole Amy e le gemelle.
– Si giustificò,
sorseggiando il suo champagne.
Zero
lasciò i suoi compagni di squadra per
affiancare suo marito. – Quante volte hai controllato il cellulare?
Jude
roteò gli occhi. – Solo due. Va bene,
tre. Forse quattro. Smettetela! – Sibilò, quando i due gli risero in
faccia.
Lionel
distolse lo sguardo dalla coppia,
giocando con la sua collana di perle.
– Jude,
non so bene come dirtelo. –
Cominciò, per una volta in imbarazzo. – So che potrà sembrarti strano,
ma da
qualche tempo, io… Io frequento Marcus.
– No!
Davvero?! – Sbottò, cercando di
risultare credibile.
Lionel
socchiuse gli occhi, scrutando la
coppia con attenzione.
– Da
quanto tempo lo sapete, bastardi?
– Dal
funerale di Oscar. – Rispose il
giocatore, afferrando suo marito per la vita. – Jelena è appena
arrivata e c’è
Terrence con lei. – Sussurrò al suo orecchio.
– Te
l’ho detto, non sono affari miei.
Sono solo preoccupato per Miguel. – Rivolse poi un sorriso gentile alla
sua
amica. – Sono contento per te Lionel. Spero che Marcus ti renda felice.
Lei
annuì e avvicinò i loro bicchieri in
un silenzioso brindisi.
– Ma
guarda chi c’è! – Jelena inarcò le
sopracciglia. – Come hai fatto a convincerlo a separarsi dai bambini? –
Rivolse
quella domanda a Zero, che le sorrise malizioso.
– Ho i
miei metodi. – Ammiccò, suscitando
il malcontento di Jude.
– Siamo
qui da cinque minuti e già stiamo
parlando della nostra vita sessuale? Non esistono altri argomenti al
mondo?
Terrence
si grattò la punta del naso,
nascondendo una risata. – Ti trovo bene Kinkade. Mi hanno detto grandi
cose su di
te, come presidente dei Devils.
– Non
sono stata io, ovviamente. – Ci
tenne a precisare Jelena.
– Ne
ero sicuro. – La tranquillizzò,
trafiggendo l’ex giocatore con i suoi occhi verde chiaro. – Stasera ci
sono
diversi sponsor, se vuoi tentare di rientrare nella squadra. Ah, già!
Sei
passato per la presidenza, stavolta.
–
Jude…– Iniziò Jelena, subito interrotta
da lui.
– Cosa
voi facciate sotto alle lenzuola è
affar vostro, ma Miguel non merita di affezionarsi a un uomo che poi
sparirà da
un giorno all’altro. – Strinse la mascella prima di proseguire. – Non
si tratta
della squadra, dei soldi o di una dannata poltrona. Miguel è stato
rifiutato
dai genitori, merita di avere qualcuno che lo ami. Qualcuno che sia una
presenza costante nella sua vita. Se hai intenzione di giocare a fare
il padre,
esci da questa stanza ora. Perché se farai soffrire quel ragazzino, ti
farò
pentire di essere ritornato. – Concluse con la voce fredda e inumana
che
utilizzava quando era particolarmente inviperito.
Terrence
trasalì, ma cercò di non farsi
intimidire. – Non mi interessa più nulla dei Devils. Mi mancava Jelena
e,
quando ho conosciuto Miguel, mi è subito piaciuto. Ho a che fare quasi
quotidianamente con i ragazzi della sua età, ci stiamo trovando bene
insieme.
Jude
annuì, soddisfatto dalla sua
risposta. – Buon per voi. – Sentì il peso del corpo di Zero su di lui.
– Che
c’è?
–
Quando usi quel tono da presidente mi
ecciti da morire!
– Per
l’amor di Dio! – Esplosero in coro
Jelena e Terrence, allontanandosi il più in fretta possibile, seguiti
da Lionel
che si limitò a sollevare un sopracciglio e scuotere la testa con uno
sbuffo
rassegnato.
Jude
non badò a loro, concentrato com’era
a guardare Zero, mordendosi il labbro inferiore.
– Ci
sarà un ripostiglio da qualche parte?
– Chiese con le gote arrossate.
–
Davvero, Jude? Poi sarei io il maniaco
sessuale di questa coppia?! – Volle sapere il biondo, prendendolo per
mano.
–
Andiamo o vuoi restare qui a lamentarti?
– Non
ti farò camminare per un mese! –
Promise baciandolo con ferocia.