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Autore: Gojyina    09/01/2018    1 recensioni
Questa è la mia versione della stagione 4. Stanno registrando ora il telefilm ma è quasi certo che non sarà presente il personaggio di Zero. Ho "rimediato" scrivendo questa fanfiction.
Genere: Angst, Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jude Kinkade, Un po' tutti, Zero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hit the Floor 4

Capitolo 13

Gojyina

 

Jude si svegliò sul divano. Disorientato si guardò intorno e sorrise alle gemelle che dormivano sul suo petto, protette dalla fascia. Controllò la loro temperatura e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che la febbre era sparita.

Purtroppo la dentizione delle piccole si stava rivelando difficile. Tra febbre alta, dolore, diarrea e altri sintomi antipatici che non permetteva loro di dormire bene la notte.

Jude si rese conto di quanto fosse stanco lui stesso. Sette bambini al di sotto dei sei anni era seriamente impegnativo, tanto da non permettergli nemmeno di seguire la squadra come faceva un tempo.

Accese la televisione e abbassò il volume per non svegliare le bambine.

–… Non se la passano bene nemmeno i Devils, che sono soltanto al quarto posto. Non c’è da stupirsi, – rise il telecronista, – tra giocatori vecchi o fuori forma e il presidente occupato con il suo asilo personale, – sullo schermo apparve una foto di uno degli ultimi selfie di Gideon, che ritraeva la famiglia al completo, – per la squadra di Los Angeles si prospettano tempi duri!

Jude spense la televisione, iniziando a respirare a fatica.

Quando Zero rincasò, una ventina di minuti dopo, lo trovò seduto sul divano, rantolante, e subito corse da lui.

– Jude? Jude! – Lo abbracciò, posandogli una mano sul viso. – Respira con me, bravo così. Inspira, espira. Di nuovo. Bravo, continua così. – Attese che si fosse calmato, prima di salire in camera e prendere un plaid.

Quando tornò da lui, lo avvolse nel caldo tessuto e pretese una spiegazione.

– Colpa mia. Ho acceso la televisione.

Il biondo strinse gli occhi. – Cosa hanno detto? E non minimizzare perché lo verrò a sapere domani negli spogliatoi.

– Che la squadra fa schifo perché sono impegnato con il mio asilo privato. – Sentì suo marito tremare di rabbia. – Sai come funziona, tesoro. Meglio lasciar correre, così non ci saranno polemiche.

– Jude, possono insultarmi fino allo sfinimento, non mi importa, ma la mia famiglia non si tocca.

– Questo è il prezzo della fama, lo sai. – Sussurrò, posando la fronte sulla sua spalla.

– Non è colpa tua, stupido. Derek è appena tornato dopo un infortunio, io in questo periodo dell’anno sono sempre fuori forma e i nuovi giocatori si stanno ancora ambientando.

– La mia presenza limita gli acquisti. I giocatori cristiani non firmerebbero mai un contratto con un presidente gay.

– Smettila, stupido. Abbiamo un’ottima squadra, ma non sempre si può vincere, lo sai. Non è colpa tua. Stai facendo di tutto per noi. – Gli accarezzò il viso. – Sei stanco, lo vediamo. Ma non devi fare sempre tutto da solo.

– Oddio! Dove sono i bambini?! – Domandò scioccato, notando la loro assenza solo in quel momento.

– Vieni a vedere. – Lo aiutò ad alzarsi, perché ancora spossato dall’attacco di panico precedente.

– Hanno usato le scale? È pericoloso per le bambine!

– Shh! Hanno tre fratelli e due cani da guardia. – Gli ricordò, avvicinandosi alla stanza dei gemelli. – Guarda.

I cinque erano stesi sul letto a forma di macchinina rossa.

Sean russava sulla schiena di Sky che teneva Kim per mano. Accanto a loro Matt aveva la piccola Amy sul petto e, con voce bassa e gentile, le stava raccontando fatti casuali avvenuti negli ultimi giorni. Il suo tono ricordava molto quello che usava sempre Jude per farli addormentare.

Soprattutto al tempo dei gemelli, Jude non conosceva favole o ninne nanne, così aveva iniziato a raccontare ai piccoli della sua giornata o di Gideon e Lionel. Racconti vari, sussurrati con gentilezza, che avevano un effetto soporifero.

Ai piedi del letto, Devil e Logan sollevarono la testa e puntarono i musi verso la porta. Quando furono riconosciuti, tornarono a sonnecchiare l’uno sull’altro.

– Hai visto? – Sorrise Zero, conducendolo nella loro camera da letto. – Va tutto bene, non sei da solo. Riposati, ci sono io qui. – Lo coprì con cura e Jude crollò non appena posata la testa sul cuscino.

Zero accarezzò le teste bionde delle bambine e rimase a lungo in silenzio, meditando vendetta. Prese il cellulare pronto a chiamare l’avvocato, quando trovò una decina di messaggi dei compagni di squadra. Distese le labbra in un sorriso predatore.

 

Jude si svegliò sentendo una pioggia di baci sul viso. Sorrise e aprì gli occhi, specchiandosi in quelli di suo marito. – Sei di buon umore. – Notò, cercando le gemelle che non erano più con lui. Si rilassò quando le vide nella culla portatile, ancora profondamente addormentate.

– Vuoi la storia intera o quella breve?

Si accoccolò contro di lui. – Breve.

– I social si sono scagliati contro quel giornalista. Oltre alle comunità gay, sono insorte anche le famiglie con bambini adottati, quelle arcobaleno, l’Unicef e tutte le associazioni che si occupano a livello mondiale di salvaguardare i bambini meno fortunati. La rete televisiva ha mandato un comunicato in cui si è scusata per il giornalismo troppo “aggressivo”. Tsk! Aggressivo, lo hanno chiamo! – Ringhiò, adombrandosi.

– Allora tutto è finito bene, no?

– Nessuno ha accettato quelle scuse e la polemica continua.

– A me interessa solo che non importunino i bambini. Matt e i gemelli hanno scuola lunedì.

– Dubito che qualcuno lo farà. È impopolare darci contro. Le fans Zude si inferociscono. Carina questa fanart, la voglio stampare. – Borbottò guardando il cellulare.

– Cos’è una fanart? – Jude sollevò il viso, guardandolo confuso.

– Disegni fatti dai fans. Guarda. – Gli occhi verde chiaro di suo marito si allargarono così tanto da farlo assomigliare a uno dei pupazzetti che usava per coprire il volto dei loro figli su Instagram. – Jude?

– Co-Che, cosa, cosa che, cosa? – Iniziò a balbettare, rosso come un pomodoro maturo. – Sono nudo. Perché sono nudo? E sei nudo anche tu e… e quest’altra cos’è?! Usano Photoshop?!

– Dimentico sempre che non hai tempo per i social. Quindi tu non hai mai letto nemmeno le nostre fanfiction, giusto?

– Non voglio sapere cosa siano. – Decise, infilando la testa sotto al cuscino.

– Storie su di noi scritte dai nostri fans. Esistono da prima che ci mettessimo insieme!

– Cosa?! – Tornò a guardarlo scioccato.

– Zude esiste dalla mia presentazione con i Devils. Ricordi? Ti ringraziai per avermi portato a Los Angeles e tu sorridesti alle telecamere. È allora che è nata la ship Zude.

– Ma se neanche pensavo a te in quel senso!

– Lo so, eravamo troppo impegnati a cercare le cose sbagliate. – Gli baciò una tempia. – Per fortuna siamo rinsaviti.

Jude gli sorrise con dolcezza. – Hai ragione. – L’occhio gli cadde su un sito di fanfiction e lesse distrattamente alcune trame. – Non riesco a crederci. – Si sollevò su un gomito. – La cosa che hai fatto per il nostro anniversario con la piuma di struzzo, l’hai trovata qui?!

– È una fonte di ispirazione. – Borbottò, scrollando le spalle.

– Oh, mio Dio! – Esclamò, nascondendosi di nuovo sotto al cuscino.

 

– Papa, quando viene nonno Michael? – Domandò Sky, addentando un pezzo di mela.

– Domani pomeriggio. – Rispose Jude, seduto sul pavimento accanto ai tavolini. Per sua fortuna alle gemelle piacevano le mele e le pere grattugiate e farle fare merenda era molto semplice.

– Possiamo andare in piscina con lui? – La voce di Matt era piena di speranza. Adorava nuotare in piscina nella calde giornate estive. Assurdo ricordando quanto, da piccolo, avesse avuto paura dell’acqua.

– Penso di sì. Dipende da lui, non possiamo forzarlo. Voi però potete andare, è stata pulita apposta.

Amy si stropicciò un occhio con una mano e tirò la manica di Jude, così che si potesse girare, permettendole di salirgli in grembo.

Dopo avergli buttato le braccia al collo, gli baciò una guancia.

Aveva notato che lo faceva sempre quando dava da mangiare alle gemelle.

– Ehi, piccola guerriera, non ti devi preoccupare. A te e alle tue sorelline ci pensiamo noi. – La rassicurò con un sorriso gentile. – Hai dato un nome agli orsacchiotti che ti ha regalato nonno Michael?

– Non ancora. – Pigolò, sbadigliando contro il suo petto.

– Allora dobbiamo inventare qualcosa. Nomi corti, così li ricorderemo più facilmente. Mally, Molly, Tolly, Tilly…

– Tilly! – Decise la piccola. – Rosa.

– Tilly l’orso rosa, Tally quello lilla e… Telly quello verde?

– Sì!

Sky e Sean cominciarono a prendersi a gomitate, facendo cenno con la testa a Matt che fece loro segno di no.

Kim sbuffò, roteando gli occhi, in una mimica che a Jude ricordò Lionel.

– Maschi! Sempre a fare confusione! – Sbottò, posando la testa sul braccio del suo papà. – La cagnetta di Miguel ha avuto tre cuccioli. Possiamo prenderli noi?

– Tre cuccioli?! – L’uomo inarcò le sopracciglia. – Tesoro, non credo che…

– Ma sono tre fratelli! Non vogliamo che siano divisi! Per favore Papa! – Pigolò, sbattendo gli occhi, altro gesto che gli ricordò drammaticamente la sua migliore amica.

– Tu sei stata troppo in compagnia di zia Lionel. – Decise, atteggiando le labbra a un lieve broncio. – Quando stasera torna Daddy, lo chiederemo anche a lui.

– Abbiamo già i nomi! – Disse lei, come se questo potesse essere un incentivo. – Thor, Hulk e Groot!

– Dovete stare lontani anche dai film Marvel. – Borbottò tra sé, guardando l’orologio. – Avete voglia di fare il riposino? – Chiese ai figli più grandi che scrollarono le spalle.

Non erano più obbligati, ma spesso lo facevano per tenere compagnia ad Amy e alle gemelle. Kim ancora lo faceva volentieri, ma i maschietti di solito preferivano fare altro. Matt si era appassionato alla matematica e i gemelli avevano ricevuto in regalo dal nonno decine di libri sui dinosauri.

Non fu sorpreso quando solo Kim accettò di salire in camera, mentre i bambini scelsero di studiare.

C’erano stati alcuni cambiamenti al secondo piano.

Quando aveva iniziato la scuola, Matt aveva scelto di dormire in una camera tutta sua. Kim aveva diviso la sua con Amy, per questo avevano comprato loro un bel letto lilla a due piazze, mentre la nursery era nella stanza accanto alla loro.

Per il sonnellino pomeridiano le due bambine dormivano nella loro cameretta e le gemelle restavano con loro nella culla portatile, con Devil a fare da guardia, dato che Logan non lasciava quasi mai il fianco di Matt.

Forse era per questo che volevano dei cuccioli, così che anche i gemelli e Kim avessero un cane tutto per loro.

Accese il baby monitor e lasciò dormire le bambine. I maschietti erano rimasti in soggiorno, seduti ai loro tavolini.

Cogliendo al volo quel momento di quiete, andò nello studio a lavorare.

Quando Zero tornò a casa, li trovò così. – Ehi, piccoli lettori! – Sorrise quando i tre figli corsero ad abbracciarlo.

– Possiamo avere dei cuccioli, Daddy? – Chiese subito Sky, da sempre il più impaziente. – Papa dice che se anche tu sei d’accordo possiamo!

– J-Jude? – Balbettò, non sapendo cosa dire.

Suo marito lo guardava appoggiato allo stipite della porta dello studio. – Hanno anche i nomi! – Rispose con tono semiserio. – Almeno fategli togliere la giacca.

Prese il borsone del marito e lo portò nella lavanderia del seminterrato.

– Sono i cuccioli di Betty. – Spiegò Sky, saltellando intorno al padre.

– Chi è Betty? – Domandò Zero, afferrandolo per la vita.

Il bimbo scoppiò a ridere – La cagnetta di Miguel.

– Ha avuto tre cuccioli, – spiegò Matthew, seguendoli sul divano, – vuole darli a qualche amico. Ma così saranno divisi! Non possiamo dividere tre fratelli!

Zero smise di sorridere. – Capisco. – Gli scompigliò i capelli. – Non possiamo permetterlo.

Jude tornò da loro e sedé accanto a Sean, che subito si arrampicò su di lui per farsi abbracciare. – Daddy ha detto di sì!

– Ne ero certo. Fa tanto il brontolone, ma è di buon cuore.

– Ehi! – Protestò il diretto interessato.

– Ho già chiamato Miguel, ci porterà i cuccioli appena saranno svezzati.

Mentre i bambini rotolavano sul pavimento, abbracciandosi felici, Zero posò la testa sulla spalla del marito. – Gli hai chiesto di sterilizzarla, vero?

– Forse. – Sbadigliò, passandosi una mano sul viso. – Sono tre Akita Inu.

– Che sarebbe?

– Una razza giapponese. Miguel ha visto il film con Richard Gere e se n’è innamorato, così Jelena gliene ha comprato uno per il compleanno.

– Aspetta, non c’è a Tokyo la statua di un cane simile? Quello che attese il padrone per anni e anni alla stazione di Shibuya senza sapere che lui era morto sul lavoro. Da questa storia hanno poi tratto il film. Jude, sono cani piuttosto grandi. – Commentò, iniziando a preoccuparsi.

– Abbiamo spazio. Spero che Logan e Devil li accolgano senza problemi.

– Sono i cani più buoni del mondo! – Rise della sua preoccupazione. – Le bambine dormono di sopra?

– Sì, Kim è andata a far compagnia ad Amy e alle gemelle.

– Dovresti riposare anche tu. – Gli accarezzò il viso un po’ pallido. Sapeva quanta fatica stesse facendo Jude, anche se non glielo diceva apertamente. Sette bambini erano impegnativi da gestire, senza contare che non voleva l’aiuto di estranei.

Con le gemelle e i loro problemi di dentizione, nelle ultime settimane aveva dormito pochissimo.

– Non potevo lasciare i bambini senza nessuno a controllarli.

– Adesso ci sono io. Vai a riposarti. Penserò anche alle bambine quando si sveglieranno. – Gli baciò le labbra e lo sospinse verso le scale.

– Grazie! – Gli sorrise Jude, salendo al piano superiore.

– Piccoli ninja, avete dei compiti da fare? – Domandò ai bambini ancora sul pavimento.

– Matematica. – Rispose Matt.

– Dinosauri! – Dissero in coro i gemelli.

– Daddy, se vuoi fare il riposino con Papa, possiamo andare a studiare nelle nostre camere. – Propose il figlio maggiore. – Tutti i libri li abbiamo lì!

– Sei un piccolo genio. Forza, andiamo!

Controllate le bambine, il giocatore andò da Jude. Non si stupì nel trovarlo già profondamente addormentato.

Aveva sposato una delle persone più testarde del mondo, pensò mentre lasciava la porta aperta.

Si sdraiò accanto a lui e sorrise.

Poteva sentire i gemelli parlare a voce bassa, Logan russare e Amy parlottare nel sonno.

La sua vita era molto diversa da come se l’era immaginata quando aveva firmato il primo contratto con una squadra di basket.

Per fortuna aveva incontrato Jude.

Sperare che fosse anche ragionevole sarebbe stato chiedere un po’ troppo.

Lo vide muoversi nel sonno, spostandosi su un fianco. Gli sistemò la coperta sulle spalle e si attardò per accarezzargli il viso.

Passavano gli anni ma lo amava sempre, forse anche di più.

Vederlo con i bambini smuoveva qualcosa dentro di lui, un istinto di protezione che non pensava di avere. Nel corso degli anni l’amore per Jude si era riempito di sfumature diverse, ma rimaneva forte e vitale.

Il suono delle zampe di Devil sul pavimento attirò la sua attenzione. Sollevandosi su un gomito, vide il cane affiancato dalla piccola Amethyst, ancora assonnata.

– Daddy! – Lo chiamò, puntando le manine verso di lui.

Si affrettò a prenderla in braccio e accarezzò la testa della baby sitter a quattro zampe, che tornò scodinzolando nella stanza delle bambine.

La fece stendere tra lui e Jude sorridendo quando, nel sonno, suo marito allungò una mano per avvicinarla a sé.

Zero non aveva nostalgia per la vita mondana. Feste, bevute, musica, appartenevano al suo passato solitario. Quando era certo che sarebbe morto da solo in una casa fatiscente.

Quella pace, il profumo dello shampoo dei bambini, il calore dei loro abbracci, l’amore nella voce di Jude, erano tesori inestimabili.

Presto avrebbe lasciato l’agonismo per dedicarsi alla sua famiglia, ma non aveva rimpianti. Aveva vinto tutto quello che era possibile. Con l’arrivo delle bambine, però, aveva iniziato a pesagli l’andare in trasferta, assentandosi da casa per uno o due giorni.

Non gli piaceva l’idea di lasciare Jude da solo con sette bambini da accudire. Non che lui potesse fare chissà cosa, suo marito era un padre eccezionale, ma voleva essere più presente.

Si passò una mano tra i capelli biondi.

Si augurava di essere alla sua altezza, quando sarebbe stato lui ad occuparsi dei bambini a tempo pieno.

 

–… E sto imparando le moltiplicazioni. – Stava dicendo Matt, trascinando Michael per una mano. – Mi sta insegnando Miguel, perché Papa è spesso impegnato con le gemelle. Loro sono piccole, hanno bisogno di cure!

– Sei un bambino davvero giudizioso! – Si complimentò l’uomo d’affari.

– E io sono ragionevole! – Disse Sean. Accanto a lui, il gemello sbuffò.

Zero corse a salvare il loro ospite. – Ehi, piccoli ninja, andate a prendere i vostri giubbotti o niente piscina. Ciao, Michael! – Gli strinse la mano e lo fece entrare in casa. – Caffè?

– Grazie. – Inarcò le sopracciglia quando vide il soggiorno. – Avete ridecorato! – Scherzò, notando i tre orsacchiotti colorati che aveva regalato alle bambine, posizionati davanti alla vetrata che dava sul giardino. Sdraiate su quello lilla e quello rosa, dormivano Amy e Kim.

– Ehi! – Lo salutò Jude uscendo dalla cucina con un piatto di frutta grattugiata. – Sono diventati i loro letti preferiti.

– Lieto che siano piaciuti. Eccole qui. – Esclamò, salutando le gemelle, sedute sui seggioloni.

– Ta ta! – Lo salutò Bera, mostrandogli la sua bambola di stoffa.

– Oggi niente pisolino? – Domandò l’uomo, accettando il caffè da Zero.

– Tra poco. Il tempo di dare loro la mela. Oggi gli orari sono saltati perché mi sono addormentato sul divano. – Jude arrossì imbarazzato.

– Con sette figli, sarebbe strano il contrario. – Commentò l’uomo.

– Nonno! Daddy! Abbiamo i giubbotti! – Urlò Sky dal giardino.

– Gideon, vai a fermarlo prima che svegli le bambine. – Disse il marito.

– Vado anche io, la mia presenza è richiesta! – Scherzò Michael, uscendo in giardino dove i bambini lo stavano aspettando.

Aiutò Zero ad allacciare i loro giubbotti arancioni e sedé accanto a lui sulla sdraio più vicina, tenendo sempre sott’occhio i tre.

– Qualcosa ti preoccupa. – Intuì Michael. – Ancora il giornalista con la sua uscita infelice?

– No, no. Ho lasciato il tizio alla pubblica gogna. – Replicò ironico. – No, è Jude. È un padre eccezionale. Ben presto lo sarò a tempo pieno e…

– Temi di non essere alla sua altezza?

– Qualcosa del genere.

– Quante sciocchezze! – Sbuffò l’uomo più grande. – Non è un esame, non ti danno un voto. Agli occhi dei bambini avete ruoli diversi. Jude li nutre e li protegge, con te giocano e imparano.

– Vorrei solo poter fare di più ma, come al solito, il presidente non me lo permette.

– Sai com’è fatto.

– Sì, ma speravo che, con sette bambini da crescere, diventasse più ragionevole.

– Stando a tuo figlio, Sean è il più ragionevole della famiglia. – Scherzò, riuscendo a farlo ridere. – Andrete al party organizzato da Marcus? – Cambiò argomento, salutando con la mano i gemelli in piscina.

– Penso di sì. La signora Vega terrà i bambini. Con lei sono a proprio agio. Poi si tratta di poche ore. Perché? – Inarcò le sopracciglia. – Oh, capisco… quello!

– Credo si siano decisi ad annunciare la loro relazione. Da quanto lo sapete?

– Di Marcus e Lionel? Dal funerale di Oscar.

Michael fischiò. – È molto tempo.

– Hanno tergiversato più di quanto pensassimo. Certo che è assurdo, se pensi che non si sopportavano quando lei era alla guida dei Devils.

Jude li raggiunse in quel momento. Posò la culla portatile sul patio in una zona in ombra e controllò le gemelle addormentate, prima di sedersi accanto al marito.

– A proposito di guida, – esordì con un sorriso appena accennato, – domani Jelena avrà un accompagnatore particolare. Ti prego di non metterla in imbarazzo. – Sussurrò a Zero, che inarcò un sopracciglio.

Si posò le mani sul petto. – Io che metto in imbarazzo qualcuno che non sei tu? Impossibile! – Scherzò, facendolo ridere.

– Sto parlando di Terrence.

– Quel Terrence?! Wow! Sono impressionato.

– Non so quanto durerà stavolta, ma sembra che abbiano appianato le loro divergenze. Spero solo che sappiano quello che stanno facendo. Adesso c’è Miguel. – Sussurrò preoccupato.

– Jelena sarà una vipera arrivista, ma ama quel bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo. – Gli fece notare Zero. – Non farebbe mai nulla che potrebbe farlo soffrire. Se ha voluto Terrence di nuovo nella sua vita, avrà i suoi validi motivi.

– Hai ragione. – Ammise Jude, sorridendo ai bambini che giocavano nella piscina.

– Non mi starai diventando un fratello protettivo, vero? – Lo prese in giro Zero, ricevendo un’occhiataccia.

– Stupido. Jelena non è mia sorella e lei non mi tratta come un fratello. Questa è una delle poche certezze che ho nella vita!

Michael inarcò le sopracciglia, pensoso. – Per fortuna non avete altri parenti stretti o tuo marito ci sarebbe andato a letto.

Zero scrollò le spalle. – Probabile, con la fortuna che ho!

Jude si coprì il viso arrossato con le mani. – Perché mi circondo di persone che mi mettono in imbarazzo?!

 

Al ricevimento di Marcus erano presenti i maggiori esponenti del mondo dello sport e della finanza.

Le luci del giardino diffondevano una piacevole luce blu chiaro, il cui riverbero rendeva ancora più suggestivo il colore dell’acqua della piscina.

Lionel, elegantissima in un abito azzurro chiaro, aveva raccolto i folti capelli castani sulla spalla sinistra. Raramente Jude l’aveva vista così radiosa.

– Non pensavo che saresti venuto. – Lo salutò lei, sollevando un sopracciglio. – Dove hai lasciato i bambini? – Indagò, sistemandogli il fazzoletto verde chiaro che sporgeva dal taschino.

– A casa con la signora Vega. L’unica di cui mi fidi. – Rispose, controllando distrattamente il cellulare.

– Stai andando in crisi di astinenza? – Lo prese in giro bonariamente.

– Prendimi in giro anche tu, tanto sono abituato con Gideon. È la prima volta che lascio sole Amy e le gemelle. – Si giustificò, sorseggiando il suo champagne.

Zero lasciò i suoi compagni di squadra per affiancare suo marito. – Quante volte hai controllato il cellulare?

Jude roteò gli occhi. – Solo due. Va bene, tre. Forse quattro. Smettetela! – Sibilò, quando i due gli risero in faccia.

Lionel distolse lo sguardo dalla coppia, giocando con la sua collana di perle.

– Jude, non so bene come dirtelo. – Cominciò, per una volta in imbarazzo. – So che potrà sembrarti strano, ma da qualche tempo, io… Io frequento Marcus.

– No! Davvero?! – Sbottò, cercando di risultare credibile.

Lionel socchiuse gli occhi, scrutando la coppia con attenzione.

– Da quanto tempo lo sapete, bastardi?

– Dal funerale di Oscar. – Rispose il giocatore, afferrando suo marito per la vita. – Jelena è appena arrivata e c’è Terrence con lei. – Sussurrò al suo orecchio.

– Te l’ho detto, non sono affari miei. Sono solo preoccupato per Miguel. – Rivolse poi un sorriso gentile alla sua amica. – Sono contento per te Lionel. Spero che Marcus ti renda felice.

Lei annuì e avvicinò i loro bicchieri in un silenzioso brindisi.

– Ma guarda chi c’è! – Jelena inarcò le sopracciglia. – Come hai fatto a convincerlo a separarsi dai bambini? – Rivolse quella domanda a Zero, che le sorrise malizioso.

– Ho i miei metodi. – Ammiccò, suscitando il malcontento di Jude.

– Siamo qui da cinque minuti e già stiamo parlando della nostra vita sessuale? Non esistono altri argomenti al mondo?

Terrence si grattò la punta del naso, nascondendo una risata. – Ti trovo bene Kinkade. Mi hanno detto grandi cose su di te, come presidente dei Devils.

– Non sono stata io, ovviamente. – Ci tenne a precisare Jelena.

– Ne ero sicuro. – La tranquillizzò, trafiggendo l’ex giocatore con i suoi occhi verde chiaro. – Stasera ci sono diversi sponsor, se vuoi tentare di rientrare nella squadra. Ah, già! Sei passato per la presidenza, stavolta.

– Jude…– Iniziò Jelena, subito interrotta da lui.

– Cosa voi facciate sotto alle lenzuola è affar vostro, ma Miguel non merita di affezionarsi a un uomo che poi sparirà da un giorno all’altro. – Strinse la mascella prima di proseguire. – Non si tratta della squadra, dei soldi o di una dannata poltrona. Miguel è stato rifiutato dai genitori, merita di avere qualcuno che lo ami. Qualcuno che sia una presenza costante nella sua vita. Se hai intenzione di giocare a fare il padre, esci da questa stanza ora. Perché se farai soffrire quel ragazzino, ti farò pentire di essere ritornato. – Concluse con la voce fredda e inumana che utilizzava quando era particolarmente inviperito.

Terrence trasalì, ma cercò di non farsi intimidire. – Non mi interessa più nulla dei Devils. Mi mancava Jelena e, quando ho conosciuto Miguel, mi è subito piaciuto. Ho a che fare quasi quotidianamente con i ragazzi della sua età, ci stiamo trovando bene insieme.

Jude annuì, soddisfatto dalla sua risposta. – Buon per voi. – Sentì il peso del corpo di Zero su di lui. – Che c’è?

– Quando usi quel tono da presidente mi ecciti da morire!

– Per l’amor di Dio! – Esplosero in coro Jelena e Terrence, allontanandosi il più in fretta possibile, seguiti da Lionel che si limitò a sollevare un sopracciglio e scuotere la testa con uno sbuffo rassegnato.

Jude non badò a loro, concentrato com’era a guardare Zero, mordendosi il labbro inferiore.

– Ci sarà un ripostiglio da qualche parte? – Chiese con le gote arrossate.

– Davvero, Jude? Poi sarei io il maniaco sessuale di questa coppia?! – Volle sapere il biondo, prendendolo per mano.

– Andiamo o vuoi restare qui a lamentarti?

– Non ti farò camminare per un mese! – Promise baciandolo con ferocia.

   
 
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