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Autore: Gely_9_5    10/01/2018    4 recensioni
Gli devo la vita. Sono vivo grazie a lui perché non lo ha chiamato. Non so se lo abbia fatto per paura, perché riponeva in me la sua ultima speranza o perché per una volta nella vita ha voluto dimostrare quel coraggio che non sapeva di avere ma che io ho sempre saputo esserci, da qualche parte dentro di lui. Ma non importa. L’unica cosa che conta è questa: sono vivo e ho vinto la guerra, e Draco Malfoy è un nome da aggiungere alla lista di eroi che lo hanno permesso. Aggiungete quelle lettere in alto, prima ancora del mio nome, grazie.
Dedicata a Mark_Criss
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa piccola idea è un regalo per Mark_Criss, per fargli i miei migliori auguri di compleanno… Spero ti piaccia!
 
 
 
Aveva gli occhi lucidi e sorrideva.
Sedeva al centro di quella grande aula di tribunale, che lo faceva sembrare piccolo, più piccolo di quanto fosse mai stato, e sorrideva.
Non era pazzo, non era il sorriso di un folle quello che gli incurvava leggermente le labbra screpolate e portava un po’ di luce nei suoi occhi sempre spenti e ora così lucidi.
Non sorrideva da così tanto tempo che aveva quasi dimenticato come si facesse, e un po’ gli facevano male i muscoli e la pelle gli tirava, ma in quel momento gli sembrava la cosa più naturale e semplice da fare, e non poteva smettere. Semplicemente non poteva.
Non aveva mai ricevuto un sorriso da lui, Harry. Non un sorriso così. C’erano stati ghigni, quelli tanti. Sorrisetti derisori, smorfie di scherno e risate in seguito ad uno scherzo di cattivo gusto o ad un’offesa. Ma un sorriso sincero, senza filtri e senza maschere, quello mai. Fino ad allora.
Draco Malfoy gli sorrideva, grato, mentre lui, davanti all’intero Wizengamot e davanti alla stampa di mezzo Mondo Magico, parlava di lui.
Mi ha salvato la vita, diceva. Non mi ha consegnato a Voldemort e non mi ha ucciso quando ne ha avuto l’occasione. E ne ha avute di occasioni, credetemi.
Gli devo la vita, intendeva dire in realtà. Sono vivo grazie a lui perché non lo ha chiamato. Non so se lo abbia fatto per paura, perché riponeva in me la sua ultima speranza o perché per una volta nella vita ha voluto dimostrare quel coraggio che non sapeva di avere ma che io ho sempre saputo esserci, da qualche parte dentro di lui. Ma non importa. L’unica cosa che conta è questa: sono vivo e ho vinto la guerra, e Draco Malfoy è un nome da aggiungere alla lista di eroi che lo hanno permesso. Aggiungete quelle lettere in alto, prima ancora del mio nome, grazie.
Nessuno comprese quello che intendeva dire il Salvatore del Mondo Magico.
Nessuno, tranne Draco. Lui capì. Capì e sorrise, mentre i suoi occhi diventavano sempre più lucidi.
Avevano sbagliato tutto, loro due. Lo capirono quando i loro sguardi si incrociarono e tutto intorno a loro, dal Wizengamot all’intero Ministero della Magia, all’intero Mondo Magico, perse di importanza e sparì dalla visuale. E rimasero solo loro. Un ragazzo moro che portava ancora su di sé i segni di una guerra che aveva vinto. Alcuni di quei segni sarebbero scomparsi presto; altri no, e li avrebbe portati per sempre con sé, come marchi sulla pelle o come cicatrici sul cuore. E un ragazzo biondo, che si era trovato sul lato sbagliato del fronte, e la guerra lui l’aveva persa, ma aveva aiutato altri a vincerla, e allora forse i suoi errori potevano essere dimenticati, perché anche Draco aveva sofferto, e le sue cicatrici erano uguali a quelle di Harry.
E magari, magari, avrebbero potuto leccarsi le ferite a vicenda, e baciarsi l’un l’altro le cicatrici, convincendosi che ormai il peggio era passato e che, insieme, avrebbero potuto superare ogni cosa.
Si sentivano così simili, così affini in quel momento. Eppure, per anni si erano allontanati, fingendo di odiarsi e tentando di ferirsi in ogni modo possibile. Ma non avevano mai smesso di tenersi d’occhio, forse per assicurarsi che nessun altro si intromettesse e cercasse di portar loro via il divertimento.
E si erano offesi, si erano urlati contro insulti e si erano lanciati fatture e maledizioni. Si erano colpiti e feriti, talvolta anche gravemente, ma si erano sempre assicurati che l’altro si rimettesse.
Non morire, ok? Io senza te non mi diverto e nessuno sa rispondere ai miei insulti come fai tu, quindi torna presto!
Erano infantili, come i loro pensieri, i loro gesti e le loro parole. Se ne rendevano conto solo in quel momento, mentre il Mondo Magico li guardava con attenzione, come si guardano due adulti.
Adulti? E loro quando erano diventati adulti? La loro infanzia dov’era finita? Quando avrebbero cominciato a viverla?
Vuoi tornare ad essere un bambino insieme a me, Draco? Possiamo ricominciare daccapo! Possiamo tornare al nostro primo anno di scuola e stringerci la mano come avremmo dovuto fare a undici anni. Sono ancora in tempo, no? Sono ancora in tempo per diventare tuo amico? Facciamo così, io ti faccio uscire da qui e tu mi dici di sì, ci stai?
E Draco disse davvero di sì. Aveva gli occhi lucidi e sorrideva, e nel suo viso c’era quel “sì” che avrebbe voluto sentire da bambino, e che Harry avrebbe voluto dire a undici anni. Ma quello era il passato, non si poteva cancellare. Il destino stava dando loro una seconda possibilità, di quelle che non capitano tutti i giorni, e non potevano non coglierla al volo. Erano stati stupidi a undici anni, ma non lo sarebbero stati ancora, da adulti.
Aveva gli occhi lucidi e sorrideva, Draco, mentre lo ascoltava.
E anche Harry sentiva gli occhi che divenivano via via più umidi, mentre guardava quel ragazzo con occhi nuovi, e veniva guardato a sua volta con uno sguardo che mai gli aveva visto sul volto. E pensare che aveva fissato quei lineamenti per anni, ma si sentiva come se lo vedesse per la prima volta, e si diede dell’idiota, e diede dell’idiota anche al biondino davanti a lui, perché avevano solo sprecato tempo.
Ma una guerra cambia il modo di vedere le cose, e anche chi si è sempre considerato un nemico, dopo aver sconfitto il nemico vero, ci si rende conto che altri non era che un ragazzo uguale a tutti gli altri.
Anzi, no, non uguale. Più fragile, più delicato, più sensibile degli altri. Più importante degli altri, quasi, e meritevole di amicizia, di amore, di un abbraccio e di una stretta di mano negata per troppo, troppo tempo.
Siamo ancora in tempo, si dicevano l’un l’altro, ed entrambi desideravano solo potersi sorridere apertamente, senza timore di essere guardati in modo strano da tutta quella gente lì con loro, e magari potersi scambiare un abbraccio. Un abbraccio impacciato, perché mai dato prima, ma che con il passare del tempo, un abbraccio dietro l’altro, sarebbe diventato più naturale, più semplice da dare e meno imbarazzante.
Ce la possiamo fare, pensavano i due ragazzi, ed incrociarono le dita, nascondendo le mani dentro le maniche delle loro maglie lunghe, per non mostrare quel gesto al Wizengamot, ai giornalisti, e per nasconderselo l’un l’altro.
Non erano ancora pronti per parlarsi apertamente, questo lo sapevano. Ma sapevano anche che, un passo alla volta, prima o poi ci sarebbero riusciti.
Avrebbero potuto cominciare con una Burrobirra calda ai Tre Manici di Scopa, una volta usciti da quel tribunale. Era un luogo importante per entrambi, e anche se faceva caldo, avrebbero trascorso nel pub una serata intera. Avrebbero parlato della scuola, dei vecchi amici, e avrebbero trovato qualcosa di divertente di cui chiacchierare, per poter ridere insieme per la prima volta da quando si erano conosciuti.
Poi, Harry avrebbe potuto invitarlo a Grimmauld Place. Immaginava già l’espressione di Draco mentre metteva piede nella casa dei suoi antenati. Ma gli avrebbe mostrato il grande albero genealogico, in cui compariva Draco stesso. E gli avrebbe mostrato la grande libreria con centinaia di libri. E allora prendere il tè insieme sarebbe sembrato meno strano. E anche parlare di argomenti più delicati, più intimi, sarebbe sembrato più semplice.
Ormai erano adulti, quindi nessuno avrebbe avuto nulla da ridire se avessero deciso di uscire per bere del Whisky Incendiario, brindando ai bei tempi andati e alla speranza di un futuro migliore. E si sarebbero potuti ubriacare senza problema alcuno, per poi passare insieme la notte a casa dell’uno o dell’altro. E la mattina seguente, si sarebbero svegliati, si sarebbero scambiati un sorriso, con gli occhi lucidi, ed avrebbero cominciato un altro giorno.
Insieme.
Sì, stavano facendo programmi a lungo termine. Perché la guerra era finita e non dovevano aver paura di morire da un momento all’altro. E perché erano sicuri, Draco soprattutto, che Harry avrebbe convinto tutta quella gente che lo stava ascoltando a lasciarlo andare, perché Draco non era cattivo, Draco non voleva fare del male, Draco è stato costretto, Draco è innocente.
E in quel momento, ascoltando le sue parole, Draco ci credette davvero.
Perché era Harry Potter a parlare. Era l’Eroe del Mondo Magico che diceva tutte quelle cose di lui. Era il Salvatore del Mondo Magico che lo stava perdonando pubblicamente.
E, pubblicamente, gli stava chiedendo di perdonarsi a sua volta, per poter ricominciare una nuova vita.
Ti aiuto io, Draco. Dimmi che vuoi il mio aiuto, dimmi che mi vuoi nella tua vita, e ti prometto che non sarai più solo, che io sarò con te. Per sempre, se lo vorrai. Quindi, avanti, dimmi di sì.
Harry parlava ai membri del Wizengamot con la voce. Ma parlava a Draco con gli occhi. E con lo sguardo, ebbero la conversazione più lunga, più bella e più intensa delle loro vite da diciottenni. E dentro il cuore, entrambi speravano che quella conversazione muta terminasse al più presto, per lasciare il posto ad una conversazione verbale, davanti ad un boccale di Burrobirra, ad una tazza di tè, ad un bicchiere di Whisky.
Mi fido di te, Harry. So che farai il possibile per farmi uscire da qui, e ti prometto che quando uscirò sarò una persona migliore, e mi farò perdonare per tutti i guai che ti ho causato. So di non averti reso la vita facile, ma tu fidati, ok? Fidati e non te ne pentirai. Non ti deluderò più. Mai più.
Draco aveva gli occhi lucidi e sorrideva, mentre il moro finiva di parlare. Aveva gli occhi lucidi e sorrideva mentre questi tornava al suo posto. Aveva gli occhi lucidi e sorrideva mentre il Ministro della Magia in persona lo liberava da tutte le accuse. Aveva gli occhi lucidi e sorrideva mentre si voltava verso Harry, lo guardava, e lo ringraziava con lo sguardo, aspettando di poter essere da solo con lui per poterlo ringraziare anche con la voce.
Mi hai salvato. Sapevo che lo avresti fatto. Lo hai sempre fatto, Harry, mi hai sempre salvato. E ora sei riuscito a salvarmi da me stesso.
E anche Harry lo guardava, mentre si venivano incontro, finalmente liberi di potersi avvicinare, di potersi parlare, di potersi toccare.
Ce l’ho fatta, Draco. Sono riuscito a mantenere la promessa. Ora, tu farai lo stesso? Manterrai la tua promessa?
«Potter…»
«Harry. Chiamami Harry.»
«Harry… Ti andrebbe una Burrobirra?»
Harry annuì, e insieme uscirono dal Ministero, lasciandosi alle spalle il processo, tutta la gente che li aveva guardati fino a quel momento, tutti i loro problemi e il loro passato.
Davanti a loro c’era solo il futuro. Un futuro tutto da scoprire. E avrebbero potuto scoprirlo insieme, quel futuro.
Un futuro che, come loro, aveva gli occhi lucidi e sorrideva.
  
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