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Autore: Bubbles_    10/01/2018    5 recensioni
When the moon fell in love with the sun
All was golden in the sky ~
.
"Posso farla innamorare di te in un batter d’occhio e tu potresti ricambiare il favore"
"E trasformarti nella ragazza dei sogni di Bright?"
"Io sono già la sua ragazza dei sogni, deve solo rendersene conto"
"Quindi mi stai offrendo il tuo aiuto, quando in realtà sei tu a voler qualcosa da me"
"Siamo sulla stessa barca, sfigato"
"La tua sta decisamente affondando per chiedere aiuto a me, principessa"
.
All was golden when the day met the night ~
La solita vecchia storia - Blue Moon.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Papavero Giallo significa

Amore
Unilaterale
 
 
 
 
 
 

Capitolo 10

 

Pioveva da esattamente una settimana.
Rein invece non mi parlava da due.
Io avevo passato le ultime tre ore della mia vita rinchiuso nella mia serra. L’odore di terra bagnata era tutto intorno a me. Potevo sentirlo sui miei vestiti, umidi e pesanti, e persino sulla pelle. La serra si era allagata e io avevo passato il pomeriggio a rattoppare buchi sul soffitto e scopare via foglie e acqua.
Come se questo non bastasse, lo avevo già detto che Rein non mi parlava da due intere settimane?
Non un sguardo, non un saluto o un messaggio da quattordici giorni esatti.
In fondo era stata una sua idea. Era suo il piano. Che diritto aveva di coinvolgermi in tutto quello e poi di smettere di parlarmi di punto in bianco?
Avevo appena finito di scopare il pavimento quando una folata di vento spalancò una finestra e spinse a terra un vaso di terracotta che si infranse in mille piccoli pezzi.
Fanculo.
Mi sedetti a terra buttando la scopa lontano da me.
Tutto era un casino. Mamma stava di nuovo male, ero completamente fradicio e Rein non mi parlava da due settimane. Quattordici fottuti giorni. Non so quante ore, minuti o secondi fossero, ma erano decisamente troppi. Più di quanti potessi sopportare.
Forse meglio così. Era stato uno stupido piano fin dall’inizio. Di certo io non avevo bisogno di lei. Di quel suo fare da maestrina, del suo perfezionismo o del suo bisogno di controllare tutto e tutti. Non avevo bisogno di quei due suoi occhi incredibilmente grandi e azzurri, o del suo profumo alla pesca, o di quel suo sorrisetto furbo mentre le guance le si coloravano di rosso.
Io non avevo bisogno di lei.
Il fatto che la sognassi la notte, che il mio cuore battesse all’impazzata ogni qual volta mi passasse di fianco in corridoio, o che la bocca mi si seccasse quando ricevo un messaggio, e che sperassi fino all’ultimo di vedere il suo nome sul display, non voleva dire assolutamente niente.
Avevo passato decisamente troppo tempo con lei, tanto che il mio stupido subconscio si trovava perso ora che era scomparsa dalla mia vita.
In fondo, era davvero meglio così. Dopo quel primo sogno mi ero ripromesso le sarei stato alla larga. Come potevo immaginare che me la sarei ritrovata iscritta al club di giardinaggio? Soprattutto, come potevo prevedere mi sarei trovato con lei in braccio mezza nuda, le sue gambe intorno alla vita, il suo seno contro il mio petto, mentre i suoi occhi mi guardavano come non avevano mai fatto?
Ma non era successo nulla. Nulla se non un “quasi-bacio”, quel momento di anticipazione, in cui i respiri si mischiano, il battito aumenta e la testa diventa calda e pesante, ma le nostre labbra non si erano mai toccate. E non lo avrebbero mai fatto.
E allora perché Rein non mi parlava da due settimane?
Avevo forse davvero rovinato tutto?
“È così assurdo?” ripetei tra me quella famosa frase che mie era scappata quel fatidico giorno.
Che idiota.
Il premio per le peggiori parole scelte nel peggior momento mi spettava di diritto.
Rein non mi parlava da due settimane perché in un momento in cui il sangue mi era confluito in altre aree oltre che al cervello, avevo deciso di parlare a caso spaventandola a morte.
Ancora ricordavo il suo sguardo completamente perso mentre cercava di sorridermi pretendendo andasse tutto bene.
Ed era davvero meglio così. Perché la mia vita era già abbastanza incasinata, non avevo bisogno di avere anche un piano strampalato, dove mentivo al mio migliore amico e alla ragazza che in teoria avrei dovuto corteggiare. Perché mentre Rein aveva smesso di parlare con me, lei e Bright invece sembravano andare alla grande. Il mio migliore amico non faceva altro che organizzare uscite con me per aggiornarmi sulla situazione. Io puntualmente gli davo buca.
Cosa potevo dirgli?
“L’idea di te e Rein mi dà talmente ribrezzo che l’ultima volta che hai accennato a baciarla sono stato male fisicamente. Questo ovviamente prima che la sognassi nel mio letto o ci ritrovassimo abbracciati quasi nudi in mare”.
Non ne sapevo neanche il perché. Ero sempre stato bravo a dissociare le due cose: Rein era attraente, ma insopportabile, il che era l’equivalente di un grande, grandissimo no su tutti i fronti. Ultimamente invece i miei ormoni sembravano aver preso il controllo.
Sentii dei rumori provenire dall’entrata e per un attimo il mio cuore smise di battere. Mi diedi mentalmente dello stupido. La mia testa si era alzata in aria come una molla nella sola speranza di vederla spuntare da dietro quella porta e quando vidi spuntare la chioma magenta di Fine non potei che rimarci deluso.
“Questa pioggia la deve smettere! Ho fatto una faticaccia per arrivare qui!” esclamò mentre con qualche difficoltà chiudeva l’ombrello.
La cosa ridicola era che non ero nemmeno più nervoso quando Fine era nei paraggi. Il mio cervello sembrava lavorare in modo binario. Il casino con Rein mi impediva di provare qualsiasi reazione con Fine.
Lo avevo notato qualche giorno prima. L’avevo incontrata un pomeriggio dopo scuola ed eravamo finiti di nuovo in pasticceria. Ora che Rein non occupava il novanta per cento delle mie giornate, avevo molto più tempo libero.
Avevamo parlato tutto il pomeriggio e io, magicamente, ero rimasto calmissimo. Non avevo più sentito le farfalle nello stomaco, le mani non erano sudate e parlare con lei non mi era più sembrata la cosa più difficile del mondo.
Mi alzai da terra e le andai incontro, ricevo raramente ospiti, ancora più raramente quegli ospiti erano ragazze che avevano appena attraversato il diluvio universale per me.
“Vedo che la pioggia ha fatto lavorare anche a te” commentò guardandosi intorno. Con sguardo curioso e mani dietro la schiena fece un mini tour della serra, cercando di evitare pozzanghere e i pezzi del vaso caduto.
“È assurdo come in anni e anni di scuola, non sia mai stata qui”
“C’è una prima volta per tutto” le sorrisi gentile mentre, recuperata la scopa da terra, ripresi a spazzare il pavimento “Hai bisogno di qualcosa?” chiesi celando la mia curiosità con sguardo fisso a terra.
“No, cioè sì” si grattò la testa imbarazzata e senza esitare si sedette su uno sgabello a pochi passi da me “Non di qualcosa, ma di qualcuno. Pensavo di trovarla qui, ma evidentemente mi sono sbagliata”.
Si portò un dito sul mento pensierosa e fece vagare lo sguardo per tutta la serra.
“A meno che non sia nascosta dentro qualche vaso penso proprio io sia nel posto sbagliato”
“Chi stai cercando?” mi ritrovai a chiedere usando la scopa come sostegno.
“Rein! Non riesco a trovarla da nessuna parte e quindi pensavo fosse con te” a quelle parole la scopa scivolò sul pavimento e io per poco non caddi a terra. Riacquistato l’equilibrio cercai di riappropriarmi anche di quel poco di dignità che mi rimaneva.
“E perché pensavi fosse con me?” chiesi e la domanda purtroppo suonò più acida di quello che avrei voluto.
“Ultimamente è sempre con te! Si è persino iscritta a questo club. Sai lei dice di odiare tutto ciò che le rovina lo smalto, ma in realtà è innamorata dei fiori. Legge persino libri a riguardo, lo sapevi? Che schiocca! Sì, certo che lo sai! Come quel libro che pensavi fosse mio, ricordi?”
E come avrei potuto mai scordarlo.
“Vagamente…” mi sedetti sullo sgabello accanto al suo e Fine posò il suo sguardo su di me. Con le gambe a penzoloni e un sorriso in volto mi guardava come se si aspettasse una grande rivelazione.
“Allora?” chiese dopo parecchi secondi di silenzio.
“Allora cosa?”
“Allora dov’è?”
“Io non ne ho idea” il suo sorriso scomparve e i suoi occhi i fecero molto più seri “In realtà non la vedo da quasi due settimane”.
“È successo qualcosa? No, aspetta. Domanda sbagliata. Cosa è successo?”
Ma era una prerogativa delle donne avere poteri da strega e riuscire a capire cose del genere?
“Non è successo assolutamente nulla” risposi sulla difensiva mentre mi alzavo in piedi e mi allontanavo di qualche passo.
“Sei sicuro?” chiese nuovamente saltando giù dallo sgabello a sua volta.
“Sì”
“Sicuro, sicuro?” il fatto che mi guardasse dal basso verso l’alto non rendeva la cosa meno intimidatoria, ma non sarebbe riuscita a far uscire una sola parola dalla mia bocca.
“Al cento per cento”
“Quindi non c’entra niente con il fatto che ti piace giusto?” tutta la mia sicurezza evaporò in mezzo secondo. Mi ritrovai a corto di parole, balbettante e leggermente più sudato di quanto lo fossi un minuto prima.
“C-cosa? A me pia- cosa?”
“Shade, puoi risparmiarti tutto questo. Io lo so, tu lo sai, quindi saltiamo questa sceneggiata e andiamo al dunque”.
Rimasi in silenzio con occhi sbarrati. Fine mi guardava spazientita con entrambe le mani sui fianchi. Poi, all’improvviso, la sua espressione cambiò, qualcosa le si accese in testa e un attimo dopo mi guardava confusa, lo sguardo quasi preoccupato.
“O forse, tu non lo sai” mormorò più per se stessa.
“Non ti sei accorto di nulla?” fece un passo nella mia direzione e io automaticamente indietreggiai.
“Accorto di cosa?” ero confuso, a corto di parole e… perché diavolo mi stava sorridendo?
“Tesoro, di cosa? Di come hai passato più tempo tu con lei quest’ultimo mese, che io, la sua migliore amica? Di come non fai altro che parlare di lei? O di come conosci a memoria qualsiasi cosa la riguardi?” si aprì in una risata leggera e mi accarezzò una guancia proprio come si fa con un bambino.
“Io…”
“Shade, sei cotto perso”
Merda.


 
 




 
Il peso di quella realizzazione rimase un attimo nell’aria prima di colpirmi come un macigno e farmi quasi perdere l’equilibrio.
“Cosa?” urlai iniziando a camminare avanti e indietro con entrambe le mani tra i capelli, il mio berretto lanciato lontano da me.
“Mi piace Rein. Oddio, mi piace Rein. Perché mi piace Rein. È ovvio che mi piaccia Rein” parlavo a vanvera marciando nella mia serra. Perché non lo avevo realizzato prima? Avevo mascherato quello che il mio corpo aveva cercato di dirmi da giorni. Forse da settimane.
Non solo questo! La ragazza che in teoria stavo corteggiando se ne era accorta prima di me. Ero un dannato disastro.
Più stavo bene con Rein, più avevo cercavo una ragione per detestarla, ma era del tutto inutile. A me Rein piaceva e parecchio. Era simpatica, divertente, intelligente e, nonostante adorasse regole ed ordine, riusciva ad essere sempre imprevedibile.
“Mi piace Rein?” il mio sguardo cercò disperato quello di Fine che annuì lasciandosi scappare una risata divertita.
Sì, diavolo, mi piaceva Rein. E mi piaceva prima di quella enorme farsa. Prima che dovesse pretendere di essere qualsiasi cosa non fosse lei. Prima di quegli stupidi vestiti scollati e attillati. Mi piaceva con le sue gonne a ruota e le sue camicette di cotone. Mi piaceva quando correva da una parte all’altra della scuola per risolvere un problema, o quando si emozionava per il nuovo numero del giornalino.
E mi piaceva quando eravamo insieme. Come riusciva a lasciarmi senza parole con quel suo sguardo furbo e quella sua lingua tagliente, le nostre discussioni che non ci vedevano mai d’accordo, e il suo agitarsi in modo spropositato ad ogni piccola presa in giro.
“Oddio. Mi piace Rein” sprofondai a terra e Fine mi fu subito accanto.
“Sì, questo lo hai detto circa una ventina di volte”
“No Fine, tu non capisci. A me piace Rein e a Rein piac-”
“Bright”
“E Bright è il m-”
“Il tuo migliore amico. Lo so, io capisco benissimo” sbuffò scocciata e fece un gesto della mano come per voler scacciare quel pensiero.
“Puoi smettere di finire ogni mia frase”
“Oh Shade, tesoro” rise di gusto e si accucciò accanto a me per guardarmi negli occhi “Ma Rein non ama Bright”.
“Qui non si sta parlano d’amore Fine”
“E invece fa tutta la differenza del mondo! Rein ha una cotta per quello che lei crede sia il ragazzo perfetto. Non per Bright, ma per l’idea che si è fatta di lui” fece una smorfia contrariata e la sua voce si fece infastidita e leggermente più alta.
“Bright è un bravissimo ragazzo, ma sappiamo entrambi non è il ragazzo adatto a lei” si guardò intorno come per cercare conferma fossimo soli prima di voltarsi nuovamente verso di me “Che rimanga tra noi, ma Rein ha cambiato il suo modo di vestire, di parlare e persino di ridere per piacere a Bright. Io non penso sia giusto. Io non vorrei mai dover cambiare per piacere a qualcuno e non vorrei nemmeno qualcuno cambiasse per me. Non credi?” il suo sguardo era serissimo e per un attimo pensai sapesse di più di quello che le sue parole lasciassero intendere.
Mi sentii subito un completo idea. Quel piano era stata una delle cose più stupide che avevo mai accettato di fare. Fine aveva perfettamente ragione, una relazione non si poteva basare su menzogne e non era giusto cambiare ciò che si era solo per piacere di più a qualcuno.
“Fine se anche tutto questo fosse vero, io- ”
“Lo è” mi corresse veloce.
“Perché mi stai dicendo tutto questo? Rein non mi parla da due settimane e…” mi bloccai e distolsi lo sguardo. Rein mi detestava. Lo aveva sempre fatto e quelle poche settimane passate insieme non volevano dire niente. Mi aveva odiato dal primissimo giorno, quando nel suo cammino verso la conquista di Bright si era ritrovata in mezzo il migliore amico di lui.
“Perché per iniziare a te lei piace proprio com’è. E poi io vi ho visti insieme, è settimane che vi osservo e con te lei è felice”.
“E come fai a saperlo?” la guardai con scetticismo.
“Sono la sua migliore amica, ricordi?” lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Evidentemente mi ero perso la memo sui poteri telepatici delle ragazze e l’implicito ruolo di una migliore amica.
“Shade… non posso prometterti che Rein sarà follemente innamorata di te, ma quando è con te ride, si diverte e non ha paura di mostrare nessun lato di sé, neanche quelli più difficili”.
A quelle parole rividi Rein con occhi gonfi e arrossati in pasticceria. Poi in biblioteca, con quel ridicolo foulard e lo sguardo che tradiva quanto nervosa fosse. Nel camerino del negozio insicura e alla ricerca di approvazione. E infine quella sua infinita lista su Fine e il bisogno maniacale di dover programmare e prevedere tutto.
Mi aveva mostrato ogni sua insicurezza e ogni suo difetto, dal suo perfezionismo al bisogno di avere tutto sotto controllo, e non si era mai vergognata di farlo, ma soprattutto, erano tutte cose che mi aveva permesso di apprezzarla ogni giorno di più.
Fine mi sorrise dolce prima di alzarsi in piedi. Dondolò sul posto sgranchendosi le gambe intorpidite e io l’imitai.
“Ora devo andare, devo ancora trovare Rein.” mi fece l’occhiolino e io ricambiai con un sorriso. Quella discussione mi aveva lasciato con più confusione in testa di prima.
Fine recuperò l’ombrello e saltellò fino alla porta. L’osservai scomparire sul viale attraverso le finestre e mi lasciai andare in un lungo sospiro liberatorio.
Mi piaceva Rein.
E adesso che facevo?


 
 
Era ormai tardo pomeriggio. Il sole stava tramontando e ancora pioveva. Tutto intorno a me era un ammasso di erba bagnata e fango. Avevo appena chiuso la porta della serra quando mi sentii chiamare.
Desiderai immediatamente di non essere mai uscito. Bright mi salutava a gran voce dalla strada principale e io non avevo nessuna via di fuga. Feci un lungo respiro e presi coraggio. Lo raggiunsi a passo veloce e una volta accanto a lui non mi fermai.
“Ciao Bright” commentai mentre lui iniziava a camminarmi accanto. Dovette correre per i primi due passi per raggiungermi.
“Shade, tutto bene amico?”
“Sono solo stufo di questa pioggia, non vedo l’ora di tornare a casa” né io né lui avevamo l’ombrello e a quanto pare la cosa non lo disturbava affatto.
“Ho bisogno di te”
“Bright non è il momento giusto” scherzai indicando il cielo, ma senza smettere di camminare. Superammo i cancelli dell’accademia e lui mi seguì verso il parcheggio.
“Shade è per Rein, io penso inizi a piacermi”
Mi bloccai e Bright fece lo stesso. Per un secondo non riuscii a muovermi. Feci un profondo respiro e con enorme fatica cercai di sorridere.
“Buon per te, amico” gli diedi una pacca spalla e ripresi a camminare raggiungendo la mia macchina. Bright era ancora fermo a pochi metri lontano da me. Mi guardava confuso, lo sguardo completamente perso.
“Bright, ne riparleremo presto. Devo tornare a casa adesso, mamma ha bisogno di me” al sentire nominare mia madre Bright si riprese. Mi raggiunse veloce, lo sguardo preoccupato.
“Tutto bene?”
“Tutto come al solito” annuì e senza preavviso mi abbracciò. Rimasi per un attimo interdetto a quel gesto inaspettato e poi lo abbracciai a mia volta.
“Scrivimi se hai bisogno” lo ringraziai con un gesto del capo ed entrai in macchina. Solo una volta che lo vidi scomparire dietro ai cancelli della scuola mi lasciai andare.
Presi a pugni il voltante, una, due, tre volte.
Perché Bright non sapeva nulla di Rein, quindi come poteva realmente piacergli?
Perché Rein era irrimediabilmente persa di lui.
Perché Bright nonostante tutto era il mio migliore amico.


 

 
 
Il campanello di casa non la smetteva di suonare. L’avevo ignorato una, due volte, ma qualcuno là fuori aveva deciso di farmi perdere la pazienza.
Una volta davanti alla porta ero pronto ad insultare chiunque mi si fosse parato davanti. Ero esausto, Dolores non era ancora tornata e Milky mi aveva fatto impazzire.
Aprii la porta con tutte le intenzioni di urlare all’ennesimo venditore porta a porta e ogni parola mi morì in gola.
“Ti ho fatto una torta”
Rein teneva con una mano il piatto con la torta, nell’altra diversi quaderni.
Era lì in silenzio davanti a me e mi guardava.
Un sorriso incerto e suoi grandi, timidi occhi azzurri.
 



 
 

Questo capitolo è corto, ma il prossimo (secondo calcolici altamente affidabili) dovrebbe essere lunghissimo. Quindi mi sembra un buon compromesso...?
E' tutto sommato il capitolo del quale sono meno convinta, ma, di nuovo, il prossimo dovrebbe essere uno dei capitoli più importanti (che ho in mente da ormai anni), quindi spero mi perdoniate.
E' più un flusso di pensieri di Shade e penso che ce ne fosse bisogno.
Ho intenzione di far durare la storia ancora due o tre capitoli dopo questo. O forse qualcuno di più, ma siamo in dirittura d'arrivo. Mi fa davvero strano dire questa cosa, avevo immaginato la storia in tutt'altro modo all'inzio e ci sono molte scene che non hanno mai visto la luce per colpa del timing con cui ho fatto accadere le cose, ma va bene così.
Spero di non avervi annoiato (nè con il capitolo, nè con questa nota autore infinita) e a presto (si spera)!





 
 
 
 
  
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