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Autore: tatagma_    12/01/2018    3 recensioni
Park Jimin lavora come cameriere in uno dei ristoranti più ambiti di tutta Seoul. La sua è una vita stabile, circondata da amici, divertimento ed un grande sogno nel cassetto: quello di diventare un ballerino professionista. Tutto cambia quando incontra Jeon Jungkook, figlio di un importante avvocato, ribelle, trasgressivo e con un forte desiderio di libertà. [Jikook _ accenni Namjin _ surprise!]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Park Jimin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hold me Closer


Jungkook aprì gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre come ali di farfalle pronte al volo e prendendo controllo dei propri sensi uno alla volta. Le prime luci del mattino appena sorto filtravano attraverso le grandi finestre della sua sua stanza in radiose colonne scintillanti, rendendo chiara e limpida la visione del mondo attorno a sé. Con i muscoli rilassati ed immobile come un sasso, fermo a fissare il soffitto bianco della sua calda camera da letto, Jungkook cercò di ricordare l'ultima volta in cui aveva dormito così bene, su cui quelle stesse lenzuola il sonno gli si presentò piacevole e longilineo, senza accenni di tormento per poi svegliarsi con un senso di oppressione sul petto, frustrato ed inquieto per la giornata a cui avrebbe dovuto far fronte.
 
Corrucciato fra le fervide coperte e il silenzio tuonante, a tratti fastidioso, che lo avvolgeva, il moro si sentì in pace, sereno e rilassato come se nulla in quel momento potesse nuocerlo e scalfirlo. Jungkook sbadigliò appena, strofinandosi gli occhi con un mano e, incapace di far svanire dal volto un sorriso compiaciuto, guardò accanto a sé i raggi del sole nascente accarezzare la schiena nuda e bianca di Jimin. Realizzò così, con stupore e fatica, quanto successo la sera precedente, chiudendo e riaprendo gli occhi più e più volte nella speranza che la presenza del biondo nel suo letto fosse reale e non soltanto un meraviglioso sogno dettato invece dal suo inconscio.
 
Era riuscito a spazientirlo e portarlo ai limiti massimi di esasperazione, ferire una persona dolce e buona come lui per un semplice e stupido principio di orgoglio. Jungkook sapeva di essere difficile da gestire, ad occhi estranei persino da capire, e a stento riusciva ad immaginare quanto Jimin si fosse sentito rifiutato in quei giorni di sua totale assenza. Aveva mentito guardandolo negli occhi in maniera spudorata, lo aveva pensato ogni singolo giorno e ricostruito nella sua memoria quel bacio travolgente ogni singolo istante, avvertendo la paura attimo dopo attimo, il sangue ghiacciarsi nelle vene non appena la consapevolezza di poterlo perdere per davvero sopraggiunse.
 
Jungkook era corso a riprenderlo gettandosi l'amor proprio e tutti i suoi - ben creduti - sani principi alle spalle, trascorrendo forse una delle notti più intense di tutta la sua vita, imparando Jimin a memoria, baciandolo, sfiorandolo, toccandolo in ogni suo tratto, con gesti e carezze premurose, accorte, come se avesse avuto timore di rovinare cotanta bellezza con le sue stesse mani. Nel momento in cui - nelle tarde ore - i loro corpi si erano uniti, in una danza dettata dalla sola fiamma della passione, nulla attorno sembrava più esistere. Non era servito parlare, nessuno dei due lo fece, per tutto il tempo soltanto sguardi infuocati e respiri ansimanti furono i veri protagonisti, un dialogo muto ma colmo di tangibili sensazioni. Fra tocchi di labbra, baci colmi di tenerezza e blandizie gentili, a tratti devote, Jungkook scoprì una dimensione a lui del tutto nuova in cui per la prima volta si era sentito speciale.
 
L'unico.
 
Quello con Jimin non fu del semplice sesso, una notte come tante finita con doccia ed una sigaretta consumata all'aria aperta, Jungkook lo sapeva bene. Quella che vissero fu singolare, unica nel suo genere, una notte che schiuse i loro cuori e che assunse l'aria di una vera e silenziosa dichiarazione d'amore. Jungkook rimase così poggiato sui gomiti ad ascoltare il respiro pesante del biondo ed osservare il suo muoversi incosciente. Avrebbe tanto voluto svegliarlo e scoprire se fare l'amore con lui la seconda volta sarebbe stato devastante quanto la prima. Si limitò invece a scostare le lenzuola ed abbracciarlo da dietro, aderendo il petto alle sue scapole, intrecciando le dita con le sue. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e chiuse gli occhi inspirando l'odore delicato della sua pelle. Se gli avessero chiesto che tipo di sapore potesse aver avuto la felicità, avrebbe senz'altro risposto "di zucchero", il sapore di Jimin.
 
Il giovane avvocato tenne il maggiore stretto così tra le proprie braccia, stampandogli baci sulla nuca e disegnando sulla pelle curve invisibili con la punta del suo naso. Trascorsi minuti che assunsero invece l'aspetto di ore, il biondo si stiracchiò appena inarcando la schiena e girandosi così dall'altro lato incontrando il suo dolce viso ancora assonnato. Jungkook guardò i suoi occhi aprirsi al rallentatore, spezzandogli il respiro per quanto potesse essere bello già così di prima mattina. Jimin abbozzò un sorriso pacato non appena incrociò il suo sguardo, le sue guance erano arrossate ed i capelli arruffati. "Buongiorno" sussurrò con voce roca.
 
"Giorno" mormorò il minore ricambiando lo splendido sorriso.
 
"Sei sveglio da molto ?" chiese Jimin sbadigliando appena.
 
"Solo da un po' " rispose lui scostandogli dolcemente i capelli dal viso, "Hai dormito bene ?"
 
"Mh-mh. E tu ?"
 
Jungkook annuì, "Benissimo"
 
Il biondo scostò di poco le lenzuola avvicinandosi affinché nessuno spazio potesse rimanere fra i loro corpi infervorati, intrecciando le gambe con le sue e facendo scontrare le sommità dei loro nasi. Adorava averlo finalmente così vicino, senza più nessun ostacolo e barriere, soltanto fiato contro fiato e pelle contro pelle. Jungkook era così caldo al tatto che a Jimin quasi venne voglia di rannicchiarsi contro il suo petto e rimanere lì, in quella posizione, per il resto della giornata. Lo guardò negli occhi brillanti, le labbra che a stento si sfioravano. "Sai che ..." disse allungando una mano per accarezzargli il viso, facendo scivolare poi l'indice lungo la sua mandibola pronunciata. "Per un attimo ho creduto sarei rimasto solo una volta sveglio, che tutto quello successo fra noi fosse tutto un sogno"
 
Jungkook rise, "Sembra che tu ne sia deluso"
 
"Affatto" rispose il biondo ridendo a sua volta, il dito che scese a disegnare spirali sul suo petto delineato "Credo mi sia ancora un po' difficile realizzarlo: tu ed io ... qui ... nudi sul tuo letto" pronunciò Jimin con un affronto di malizia nel suo sguardo.
 
"Per nulla al mondo avrei rinunciato alla visione di tale spettacolo" mormorò Jungkook baciandogli la punta del piccolo naso, "Non ti libererai di me così tanto facilmente"
 
"Se vuoi farla suonare come una minaccia Jeon, stai fallendo miseramente".
 
"Non sono quel tipo di persona, sono un gentiluomo Jimin Hyung. Se ti avessi lasciato qui mi sarei almeno assicurato ci fosse stato un biglietto ed una colazione ad aspettarti al tuo risveglio"
 
"Mh romantico" sorrise Jimin a metà bocca.
 
Jungkook contornò con la bocca i dettagli del suo viso di porcellana, passando dalla fronte alle ciglia dei suoi occhi, dalle guance paffute al mento disegnato, evitando di pura volontà la pienezza della sue labbra rosee. Jimin osservò attento i suoi movimenti con un sorriso dipinto in viso, ghignando per la dolcezza del momento e sentendo il cuore aumentare di battiti ad ogni fior di bacio.
 
"È stata okay ?" sussurrò poi Jungkook con timore e discrezione nel suo tono "La ... tua prima volta, è stata ... Ti ho fatto male ?"
 
"E' stata perfetta" rispose il biondo rassicurandolo, "Tu eri perfetto"
 
Jungkook giocherellò con le dita della sua mano, portandole ad incontrare la morbidezza delle sue labbra e baciandogli le punte in maniera devota "Mi dispiace hyung" sussurrò fra esse come un mantra.
 
"Per cosa?"
 
"Per ieri, per i giorni precedenti ancora, per aver ignorato le tue chiamate" mormorò "Sono stato un completo idiota, mi dispiace"
 
"Sei stato uno stronzo Jungkook" disse Jimin con fare serio, non c'era ironia nella sua voce roca "Ma era ieri, adesso non importa più"
 
Jungkook lo attirò a sé, aderendo il petto al suo e sorridendo fra i denti per quanto il corpo di Jimin rispondesse di volta al suo, "Vuoi dire che sono perdonato ?" chiese stuzzicandolo.
 
"Dipende" scherzò Jimin incrociandogli le braccia dietro al collo e accarezzandogli sensuale i capelli sulla nuca.
 
Se avesse percorso a ritroso i suoi passi e pensato per un attimo a come tutto fra loro era nato, Jungkook avrebbe senz'altro ribadito che tutta quella generosità e purezza d'animo lui non la meritava. Era sempre stato bravo a non lasciar trasparire le proprie emozioni, a scindere i rapporti, a non farsi coinvolgere, ma in quel caso Jimin lo aveva travolto come un fiume in piena non lasciandogli la minima possibilità di appiglio. Era ormai con l'acqua alla gola, schifosamente felice per quanto la vita gli stesse regalando, e se prima non avesse esitato un attimo ad abbandonare un letto dopo una notte di sesso sfrenato, adesso Jungkook avrebbe fatto carte false affinché potesse rallentare la durata di quel momento e restare lì con Jimin il più a lungo possibile.
 
"Sei davvero carino mentre dormi, lo sai ? Ti rannicchi tutto e la tua bocca — "
 
"Aish ... Jungkook!", strillò il biondo coprendosi il volto con un cuscino, così come avrebbe fatto un bambino colto in fragrante a rubare cioccolata dalla dispensa. Il minore scoppiò a ridere e glielo tolse con la forza, guardando le sue bellissime gote andare in fiamme. Jimin lo spintonò e salì a cavalcioni su di lui, cominciando a fargli il solletico sui fianchi. "Sei proprio un stupido!".
 
Jungkook prese a ridere a più non posso, sentendosi il respiro mancare. "Se devo essere sincero, russi anche un po'", sforzò di dire provando a divincolarsi dalla stretta possente delle sue gambe.
 
Jimin spalancò la bocca, "Ripeti quello che hai detto se hai il coraggio!", continuò ridacchiando.
 
"Basta, basta. Ti prego, basta!" implorò lui.
 
Il biondo ebbe così la meglio, riuscendo ad immobilizzare il minore con ambe le mani portate ai lati del capo, il petto che gli si sollevava ed abbassava con tale energia e carenza di aria da sfiorargli il torace. Jimin si chinò su di lui, incatenando gli occhi nei suoi, i capelli che soffici gli ricaddero sulla fronte; Jungkook riusciva quasi a sentire l'odore del suo stesso respiro e, nonostante i suoi buoni propositi, nonostante cercasse di frenare quei pensieri poco casti che fulminei balenarono nella sua mente, desiderava averlo ancora più vicino. "Se non la smetti di guardarmi in quel modo sarò costretto a baciarti" mormorò.
 
"Ancora non capisco cosa diavolo tu stia aspettando", lo sfidò Jimin.
 
Jungkook liberò così le mani dalla sua presa e si sollevò appena catturando le labbra del biondo in un bacio travolgente, furioso, che non aveva niente a che vedere con la dolcezza utilizzata la sera precedente. Jimin chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da esso sospirando estasiato, come se quell'urgente bisogno di contatto fosse diventatola sua dose quotidiana di eroina. Si scoprì incapace di reagire e formulare pensieri concisi, Jungkook lo incantava e lo marchiava senza più ormai la minima difficoltà oscurando a pieno la sua testa. Le sue labbra, calde ed implacabili, gli imposero di arrendersi: Jimin piegò il capo, lasciando che la lingua si insinuasse con facilità nella sua bocca. Il contatto umido lo fece rabbrividire, una scossa gli percosse il corpo dalla punta delle dita fino al centro dell'anima. I suoi sensi tornarono a vivere, amplificati, come se mente e cuore avessero improvvisamente ricordato come funzionare. I baci si inseguirono, le dita si cercarono, finché il desiderio non si trasformò in una febbrile bramosia.
 
Un gemito osceno sfuggì dalla gola di Jungkook quando Jimin si mosse contro di lui facendo strusciare la sua erezione già dura sul tessuto dei boxer. La passione bruciava dentro, selvaggia, incontrollata. Il moro gli afferrò i fianchi, accompagnando i suoi movimenti sinuosi, facendo poi scivolare le mani lungo le natiche sode. Avrebbe voluto strappargli di dosso quel solo indumento che lo ricopriva e prenderlo su ogni superficie di quella casa senza badare al minimo ritegno. Jimin lo guardò perdere il controllo, contorcersi sotto i suoi baci, spingere sempre più in alto il bacino contro il suo e rincorrere la sua lingua. Non l'aveva ancora toccato eppure Jungkook stava godendo così tanto. Gli sorrise compiaciuto sulle labbra e si abbassò ad incontrare la curva sensibile del collo, mordendo e succhiando avidamente la pelle bianca come avorio e scatenando in lui un certo sentimento di possesso: Jimin voleva che chiunque guardasse quel livido violaceo appena provocato, in netto contrasto con il candore della camicia che in seguito sapeva avrebbe indossato, si accorgesse di quanto Jungkook era stato suo quella mattina, suo soltanto. Un sospiro estatico percepì sulla superficie del suo orecchio, le dita avvinghiarsi alla schiena, mentre chiara era la consapevolezza che di lì a poco si sarebbero nuovamente presi su quelle stesse lenzuola.
 
"Ti voglio, Jimin" ansimò leccandogli il labbro.
 
In seguito a quella richiesta, suonata in modo fin troppo disperato, Jimin cominciò a baciargli il petto, lentamente, seguendo affascinato le forme dei suoi muscoli e marcando con la punta della lingua l'areola dei capezzoli turgidi. Scese con un sentiero di carezze umide fino al ventre piatto e scolpito, giungendo ancora più in basso ad incontrare il tanto desiderato confine.
 
"Che fai ?" domandò Jungkook con pura retorica, sapendo benissimo invece cosa Jimin stesse per fare.
 
"Basta parlare", rispose lui abbassandogli l'elastico dei boxer.
 
Lo sentì così fremere ad ogni suo movimento, vibrare di spasmi, finché ad ogni respiro non si accompagnarono in sincrono gemiti appaganti di finale resa. Jimin si atterrò su di lui prendendo la sua esemplare lunghezza nella bocca inesperta ma desiderosa di imparare. Istinto o forse qualcosa di più. Il biondo leccò dal basso verso l'alto, succhiando con vigore ed accompagnando i suoi gesti a quelli della mano che fluida scivolava su e giù portando a lungo andare il moro a toccare il cielo con un dito. Jimin prese a stuzzicarlo, a far ruotare la lingua intorno la punta del suo membro e fu solo allora che Jungkook morse con forza il suo stesso labbro inferiore, gettando la testa all'indietro, perdendo incontrollato l'ultimo briciolo di razionalità.
 
"Cazzo Jimin ... così mi farai impazzire" mormorò rauco. Jungkook intrecciò le dita nei suoi capelli lisci e biondi, guidandolo cauto sul giusto ritmo da intraprendere. Lo guardò in viso, abbassando lo sguardo per osservare tale meraviglia: gli occhi erano lucidi ai suoi angoli e le sue labbra così gonfie e rosse che sembravano esser plasmate apposta per stare su di sé. Jimin si mosse con maggiore prese di autostima, più velocemente sotto le sue direttive, il membro di Jungkook che pulsava sempre più ad ogni risucchio e spinta donata.
 
Jimin non impiegò molto a fargli raggiungere l'apice dell'orgasmo incalzante, notando quanto lui si stesse dimenando e cercando invano di spingerlo via. "Spostati" ebbe il coraggio di dire Jungkook fra i suoi gemiti. "Jimin, baby ... spostati". Ma Jimin non lo ascoltò, desideroso invece di arrivare fino in fondo, sentirlo in tutta la sua integrità. Jungkook non riuscì più a trattenersi e, attraverso violenti e deleterei spasmi, rigettò il succo del suo orgasmo caldo dritto nella sua bocca. Jimin ingoiò e leccò ogni goccia, sentendolo pulsare sulla sua stessa lingua.
 
Jungkook respirò a fatica, travolto dal piacere e da un'ondata di sensazioni altrettanto incredibili. "Sei ..."
 
"Cosa ?" domandò Jimin tirandosi su e guardandolo con un piccolo ghigno soddisfatto.
 
Pazzesco. Bellissimo. Mio. Avrebbe voluto dire Jungkook, mordendosi la guancia per il momento di smancerie fin troppo poco adatto. Si alzò così sui gomiti, gettando un occhio ai boxer di Jimin, gonfi e altrettanto macchiati dei suoi stessi liquidi, uscendo nuovamente fuori dai gangheri al pensiero di essersi eccitato nel donargli piacere. Jungkook lo afferrò così per le cosce muscolose, facendogli perdere l'equilibrio e cadere di schiena sulle lenzuola. Jimin lo attirò su di sé e gli cinse le braccia al collo ridacchiando. Il moro sorrise nel trovarsi lui stavolta a condurre il gioco, avendo tutta l'intenzione di ricambiargli il favore e sentire il biondo gemere tra le dita al suo stesso modo. Ma non appena Jungkook stava per infilare la mano al di sotto dei suoi boxer, il campanello della porta d'ingresso cominciò a suonare in maniera incessante.
 
"Non vai ad aprire ?" chiese Jimin ansimante.
 
"Che si fottano", mormorò il minore accarezzandogli il collo con le labbra.
 
"Vai ..." replicò lui fermandolo per un polso "... Potrebbe essere importante"
 
Jungkook si lasciò così convincere e, con le mani premute contro il materasso, sospirò infastidito. Raccattò dal pavimento i pantaloni della tuta e li infilò di tutta fretta mollando a Jimin un bacio prima di andare via, la promessa che tra loro lì non era affatto finita. Jungkook si chiuse alle spalle la porta della camera da letto e raggiunse invece, quasi correndo, quella d'ingresso. Tra un'imprecazione e l'altra, gettata per il momento d'intimità appena spezzato, il moro abbassò la maniglia iniziando a sudare freddo quando trovò, dall'altro lato della porta, la figura nobile e signorile di Kim Taehyung.
 
Taehyung, impeccabile come non mai nel suo completo di sartoria e cappotto di cashmere, lo guardò dalla testa ai piedi, focalizzandosi sul petto nudo del minore e sui soli pantaloni sgualciti indossati. "Cristo, mettiti qualcosa addosso" esordì con riluttanza gettandogli addosso la cartellina di un fascicolo.
 
Jungkook la prese al volo, gettandole all'interno una veloce occhiata "Quanto disturbo Taehyung, ora mi porti anche il lavoro a casa ? Già che c'eri mi portavi anche del caffè, lo sai che lo prendo amaro"
 
"Fa' poco lo spiritoso Jungkook, è il caso a cui abbiamo lavorato ieri. Tuo padre vuole la deposizione entro stasera".
 
"Dì a mio padre che se la facesse da solo. Ho altre cose a cui pensare al momento".
 
"Piantala di fare i capricci Jeon e vatti a vestire, non sono affatto in vena di scherzi"
 
"Forse non sono stato abbastanza chiaro Taehyung: oggi non vengo al lavoro, porgigli pure i miei saluti"
 
Taehyung inarcò un sopracciglio e lo osservò con fare sospetto avvicinandosi poco dopo e, prendendogli il mento tra una mano, lo costrinse a voltarsi di lato prima che lui potesse anche solo provare a protestare. Fu soltanto dopo aver visto sul collo quel generoso marchio violaceo che Taehyung sorrise, i pezzi del suo puzzle che iniziarono ad andare ognuno al proprio posto. "Non ci posso credere —" scoppiò a ridere frenetico, " — E' qui, vero ?". Jungkook serrò la mascella restando in silenzio dinanzi l'amara verità che Taehyung aveva appena intuito, "Sei in ritardo di qualche giorno ma sapevo che non mi avresti deluso".
 
"Non è come credi Taehyung", cercò di dire.
 
"Oh no Kookie –" disse Taehyung voltandogli le spalle e scendendo di un gradino. " – Sarà meglio ad essere esattamente come credo".
 
Jungkook lo guardò impietrito andare via, con quella camminata sensuale e quelle gambe che da sempre continuavano ad essere il suo punto debole di non ritorno, mettersi alla guida della sua macchina e sparire in frazioni di attimi dal suo campo visivo dopo prima avergli lanciato un sguardo ammiccante. Il giovane avvocato rientrò così in casa, passandosi nervoso una mano fra i capelli e poggiandosi alla porta chiusa respirando con la fatica di un peso appena caduto sulle spalle fragili. Jungkook sapeva che nessuno era mai stato in grado di tenderlo come corde di violino quanto Kim Taehyung, nessuno capace di tenergli testa ed intrappolarlo in sottile e letale ragnatela con tanta semplicità così come faceva lui.
 
Rumori e vocii provenienti dalla camera da letto distrassero il suo inquieto flusso di coscienza, Jungkook gettò il fascicolo sul tavolino da caffè e si diresse curioso nella stanza laddove Jimin era stato lasciato. Lo trovò difatti seduto ancora sul letto, le lenzuola a coprire le sue nudità, che sorrideva e giocherellava palesemente con qualcosa – o meglio – con qualcuno.
 
"Vedo che hai conosciuto Maru", disse lui poggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.
 
"È un amore, Jungkook" rispose Jimin sollevando il gatto e strofinando il naso contro il suo. "Dove lo tenevi nascosto ?"
 
Il moro si sedette sul bordo del letto cominciando anche lui ad accarezzare la pancia del suo micio. "Lontano da te, sapevo che questo Don Giovanni mi avrebbe rubato tutte le attenzioni".
 
"Ci sono problemi ?" chiese Jimin con dolcezza, notando dalla voce il suo repentino cambio d'umore
 
Jungkook sbuffò, "Lavoro".
 
"Devi ... devi andare ?"
 
"No, e anche se dovessi, mio padre è perfettamente in grado di cavarsela un giorno senza di me" rispose baciandogli la tempia, "Ti ... ti andrebbe di rimanere qui con me ? Pranziamo insieme ?"
 
"Mi piacerebbe, ma tra un po' ho lezione in accademia e Jin si starà sicuramente chiedendo che fine abbia fatto" disse Jimin guardandosi intorno imbarazzato "Anzi ... ti dispiace se ... insomma ... posso usare la doccia ?"
 
"Ho un'idea migliore –" Jungkook sorrise con malizia " – Che ne dici se la facciamo insieme ?"
 
La proposta, dettata con intenzioni tutt'altro che pure, si rivelò essere fin troppo invitante per regalare un rifiuto. E così, dopo essersi svestiti lungo la via per il bagno, Jimin si lasciò trascinare con lui sotto l'avvolgente getto dell'acqua calda. Nessuno dei due ebbe dubbio ci sarebbe stata una sola, semplice e veloce doccia fra loro, non appena lo vide inarcarsi sotto la pioggia a catinelle e passarsi le mani fra i capelli umidi, Jungkook si sentì attratto come una falena dalla luce e l'aveva preso lì tra le pareti di quella stessa cabina con estrema passione, desideroso di sentire le fibre del suo corpo rispondere ai suoi stessi stimoli. I due fecero l'amore a lungo, scambiandosi carezze sfinenti e baci intriganti, tocchi delicati di una prima scoperta, marchiandosi e volendosi come magneti di uno stesso campo. Jimin sentì male, ma non come la notte trascorsa, poiché Jungkook seppe rilassarlo e trattarlo con un'estrema dolcezza di cui il biondo fu sorpreso lui possedesse.
 
Dopo ore interminabili passate ad asciugarsi fra baci rubati i due uscirono dal bagno per dare il via alle loro giornate frenetiche. Jungkook si preoccupò di prestare lui tutto ciò di cui avesse bisogno, dalla biancheria, allo spazzolino, ai vestiti stirati e ben puliti. Jimin sorrise fra i denti nell'indossare una sua semplice felpa nera, un gesto - seppur sciocco - che gli fece intendere quanto Jungkook pensasse a lui e quanto tenesse a portare avanti quella che stava diventando per loro una frequentazione a tutti gli effetti. Insieme fecero colazione seduti al tavolo dell'ampia cucina, Jimin preparò i pancakes che tempo prima Jin gli aveva insegnato, spargendo farina a più non posso e combinando fra i fornelli un vero e proprio disastro. I dolci non vennero buoni e perfetti come quelli del suo Hyung, ma Jungkook sembrò invece gradirli e li divorò tutti. Chiacchierarono e si presero in giro per tutto il tempo, fino a quando Jimin non disse lui di dover scappare a lezione di danza e Jungkook non avvertì lo stomaco contorcersi, al pensiero di quanto quella grande casa sarebbe stata vuota senza di lui.
 
Jungkook lo salutò sull'arco della porta con un bacio che durò un'eternità, inseguendo le sue labbra ad ogni distacco, guardandolo poi andare via con la promessa che quella sera, rincasati dal lavoro, si sarebbero almeno inviati un messaggio della buonanotte. Fu solo dopo essersi chiuso la porta alle spalle che Jungkook si accorse di quanto il cuore gli stesse battendo forte, rimbombando incontrollabile attraverso le pareti del suo stesso torace. Andò così in camera da letto con l'intenzione di rimettere a posto il caos poco prima creato, ma non appena guardò il letto ancora sfatto e i cuscini gettati per terra una profonda angoscia, e senso di mancanza, lo travolsero. Il moro decise così di trovare espedienti che lo aiutassero a non pensare al sorriso e le curve sinuose del corpo di Jimin, scorgendo salvezza in un micio appollaiato sulle gambe e una pila di lavoro pronto, sul tavolino da caffè, ad aspettarlo.
 
Jungkook ricercò paragrafi giuridici al computer, sottolineando e revisionando in maniera operativa tutti i documenti che suo padre gli aveva chiesto - con una punta di gentilezza - di riguardare. Lavorò come una macchina da guerra per l'intero giorno, senza darsi un attimo di tregua, finché non alzò lo sguardo da quelle scartoffie quando il sole in cielo era ormai calato. Con la schiena ormai indolenzita e gli occhi pesanti dal troppo lavoro, Jungkook si accorse di aver mancato un ultimo fascicolo ancora: quello che Taehyung gli aveva consegnato quella stessa mattina.
 
Kim Taehyung. Il perfetto e bellissimo Taehyung. Jungkook pensò a lui a lungo, torturandosi nervosamente il labbro fino a farlo sanguinare. L'istinto prevalse forte nel suo ego, ancora una volta, e senza più fonte di uscita e via alternativa, il moro afferrò le chiavi della macchina e si precipitò fuori, raggiungendo nel giro di pochi minuti l'elegante condominio in cui il castano risiedeva. Salì tre rampe di scale, giungendo dinanzi alla sua porta e suonando il campanello con la stessa insistenza da lui utilizzata quella mattina.
 
Taehyung aprì con indosso una vestaglia, reggendo tra le mani un bicchiere con del ghiaccio e liquido ambrato. "Ecco il figliol prodigo tornare a casa!" esordì.
 
Jungkook entrò in casa senza troppi convenevoli, conoscendo quell'appartamento ormai come le sue stesse tasche. L'aria era satura dell'odore di alcol, una bottiglia di bourbon vuota ai piedi del divano. "Sei ubriaco ?", domandò con espressione disgustata.
 
"Stavo cercando di esserlo prima che arrivassi tu" rispose sorseggiando. "E' stata una giornata infernale Jeon, ma non lo puoi sapere dato che a lavoro non sei venuto"
 
Il moro si passò la lingua sui denti, incassando i colpi di una lunga provocazione che sapeva sarebbe accaduta. "Continuerai a fare lo stronzo a lungo?"
 
"Ho appena cominciato Jungkook, mettiti pure comodo" ironizzò sedendosi sul divano con le gambe accavallate "Forza avanti, dimmi. Perché sei qui ?"
 
"Sai perché sono qui. Dobbiamo parlare di Jimin"
 
Il silenzio calò nella stanza. Un brivido percorse la sua schiena non appena quel nome fu pronunciato lì davanti a lui. "Jimin ... Jimin ... Jimin" cantilenò Taehyung "Com'è andata ? A giudicare dai segni direi che il biondino ci sa fare piuttosto bene. Te lo sei scopato o ti sei fatto scopare?"
 
"Tae"
 
"Che c'è ? Andiamo Kookie, mi racconti sempre delle tue scopate! Il praticante di tuo padre, te lo ricordi ? Un vero tesoro"
 
"Sto cercando di essere sincero per una volta, dannazione!", sbottò Jungkook dinanzi la sua testardaggine.
 
"Sincero ? Tu vuoi sul serio parlarmi di sincerità, Jungkook ?" disse Taehyung alzandosi e andandogli incontro, così vicino che il minore poté sentirlo respirare "Credi sia stupido ?" ringhiò "Che non mi sia accorto di niente? Di come guardi lui e di come invece guardi me ?"
 
"Ti avevo detto che questa sarebbe stata una pessima idea"
 
"Non ti azzardare a darmi la colpa dei tuoi casini Jungkook. Conosci le nostre regole, sei tu quello incapace di trattenersi, che si è fatto travolgere come uno stupido!"
 
"Me ne infischio delle tue cazzo di regole, Taehyung!"
 
Taehyung attese in silenzio che il respiro nel petto tornasse regolare, fissando Jungkook con una rigidità tale che il minore stesso giurò avrebbe potuto ghiacciarlo - se non incenerirlo - se solo avesse voluto. "Ti piace, non è così ? Sei innamorato di lui ?" domandò di retorica. "Lo sei Jungkook ? Rispondimi!"
 
Jungkook restò pietrificato non appena le sue labbra pronunciarono quella lunga ed imminente parola capace di provocare terrore in lui al solo ascolto. Sapeva bene che la reazione di puro istinto sarebbe stata quella di deridere, negare a più non posso, perché in fondo cosa poteva saperne lui dell'amore. Ma Jungkook quella sera, di suo malgrado, non lo fece.
 
Non c'era riuscito.
 
"Mi fai schifo" sentenziò Taehyung con disprezzo dinanzi al suo silenzio assordante "Dio, mi fai proprio schifo!"
 
Taehyung gli voltò così le spalle, raggiungendo uno dei banconi della cucina e poggiandosi ad esso con lo sguardo rivolto verso il basso, respirando a fatica come se un grosso peso gli stesse opprimente il petto. O forse soltanto il cuore. "Vattene Jungkook, sparisci dalla mia vista" ordinò con voce strozzata, sofferente, di certo l'ultima cosa che invece avrebbe voluto dire.
 
"Hyung ..." mormorò Jungkook cercando la sua mano, ritratta non appena l'altro sentì il tocco caldo sfiorargli la pelle.
 
"Non mi toccare!" urlò "Esci da casa mia, cazzo!"
 
E quando alzò finalmente il viso per urlargli contro tutto l'odio e il disprezzo che in quel momento stava provando, il moro vide i suoi occhi arrossati traboccare. Le lacrime scorsero fugaci sulle guance alte, piene e violente, come gocce di pioggia durante un temporale. Jungkook non l'aveva mai visto in quelle stracci condizioni, mai e poi mai avrebbe creduto che uno sguardo freddo e impenetrabile come il suo potesse dare vita ad un tale fiume in piena.
 
Il moro fece così ciò che Taehyung credeva non avrebbe mai più fatto: lo abbracciò, stringendolo a sé così forte che sapeva avrebbe potuto in qualsiasi momento sentire le ossa delle coste spezzarsi dalla pressione. Taehyung cedette al rimorso di quell'abbraccio, togliendosi dal viso la sua inutile maschera d'acciaio, e si lasciò andare riversando sulla camicia del minore tutta la sua rabbia e frustrazione. Sferrò pugni sul suo petto tirando fuori l'avversione che il suo cuore frantumato provava, un dolore che Jungkook non capiva e che Taehyung sperava di non riuscire mai provare in vita sua.
 
Nonostante il petto gli doleva, Jungkook incassò i colpi uno dietro l'altro, silenzioso, affranto, disposto a riempirsi l'intero corpo di lividi se ciò riusciva anche solo un minimo a reprimere ed allineare il tornado di sensazioni contrastanti che il suo Hyung provava. Jungkook gli fermò così i polsi, portandoli ai lati del suo viso e donandogli un casto bacio impresso ormai sulla fronte, mostrando a lui - e a se stesso - nessuna intenzione di andare via e lasciare Taehyung lì, fragile come una bolla di sapone, a fronteggiare da solo il volto della sua paura più grande.
 
"Dimmi che mi ami" singhiozzò Taehyung, la camicia ormai zuppa delle sue stesse lacrime "Lo so che provi ancora qualcosa per me ... dimmelo Jungkook, ne ho bisogno, dimmelo per favore".
 
Jungkook strinse la presa sui suoi capelli così come il cuore strinse la presa sui suoi battiti. "Non posso farlo Taehyung ..."
 
"Tu sei la cosa più bella che la vita mi abbia mai regalato. Se non ho te ... io non ho nessuno Jungkook, nessuno"
 
Il minore gli sollevò il mento con una mano, i suoi occhi gonfi e ormai stanchi. "Io ci sarò sempre per te, hai capito ? Nonostante tu sia uno stronzo Taehyung, incontrollabile e menefreghista, sei stato il mio tutto. Non potrò mai dimenticare quello che tu hai fatto per me, rimpiangere il tempo trascorso con te ..."
 
"Cosa ha lui che io non ho ?" domandò Taehyung singhiozzando ancora.
 
"Sai bene che non è questo il punto ..."
 
"Mi hai mai amato Jungkook ?" chiese quasi con un sussurrò. "Sii sincero, lo hai mai fatto ?"
 
"Ti ho amato troppo Taehyung, più della mia stessa vita".
 
La distanza tra loro si rivelò così minima che a Taehyung bastò poco per protendersi verso di lui e lasciare che le sue labbra si schiudessero, con dolcezza e sagacia, in un piccolo bacio a cui il minore non si sottrasse. Era un bacio casto, puro, un diretto contatto fra sole labbra. Jungkook aveva imparato col tempo a classificare tutti i suoi tipi di baci, quelli affamati, quelli seducenti, ma quello fu - per lui - un'esperienza del tutto nuova. Era un qualcosa di rassegnato, un addio silenzioso che non aveva nulla a che vedere con la brutalità invece scambiata nei loro momenti di passione.
 
"Resta con me stanotte", mormorò Taehyung ad occhi chiusi, la fronte poggiata su quella di Jungkook, "Non farò nulla, te lo giuro. Voglio soltanto averti vicino un'ultima volta"
 
Jungkook annuì e intrecciò così le dita della mano fra le sue, facendosi strada ormai sapiente verso la sua camera da letto, la stanza le cui pareti - attraverso giorni, mesi, ed anni - avevano assistito ai loro litigi e sfoghi più ardenti. Taehyung si stese sul morbido letto facendo scivolare un braccio dietro la sua schiena, cingendogli la vita. Jungkook lo accolse sul suo petto, fra quelle braccia che - ora si accorse - erano da sempre state il suo unico porto sicuro. Restò lì ad accarezzargli i capelli soffici e baciargli la fronte finché non avvertì il suo respiro farsi via via sempre più pesante e Taehyung chiuse gli occhi cadendo in un beato sonno profondo, il più sereno che avesse mai fatto.
 
Il cellulare di Jungkook vibrò improvviso fra tutto quel silenzio. Il moro si apprestò a recuperarlo dalla tasca posteriore dei jeans con movimenti fluidi e quieti, stando attento a non svegliare il maggiore stretto a sé. Il display segnava un messaggio in entrata non letto: era da parte di Jimin.

 
“Ho ancora indosso la tua felpa, sa di te”.
 
Jungkook lesse quella sola riga di testo più e più volte, sospirando inquieto e meschino al pensiero di trovarsi - alle spalle di Jimin - in un letto in cui il biondo al suo fianco non c'era. Gettò così il cellulare sul comodino, senza regalare risposta incerta, lasciando cadere il capo all'indietro ad incontrare la dura testata del letto.
 
Il soffitto bianco non era mai stato tanto comprensivo con lui, quella notte.
 
Jungkook non dormì.
 
E neanche Jimin.
 


Nota dell'autrice: mi dispiace, ma Taehyung oggi proprio non ve lo faccio odiare. <3 un po' di smut è quel che ci voleva, non mi morite, sappiate che vi voglio bene. Grazie per le bellissime parole che mi dedicate ogni volta. Grazie anche a chi semplicemente da un occhio a questo perverso lavoro, frutto di tante notti insonni. Alla prossima - xx - moonism
   
 
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